Domenica 6 giugno si è tenuta la Riunione europea del voto, un evento che ha unito i membri di tutto il continente che si sono ritrovati in diretta per celebrare il 40° anniversario del Giorno di maestro e discepolo per l’Europa.
Per ogni partecipante è stata una meravigliosa occasione per rinnovare il voto di propagare il Buddismo in tutta Europa e rafforzare ancora di più il legame di non dualità di maestro e discepolo.
Durante la riunione si sono susseguite esperienze, incoraggiamenti, esibizioni artistiche che hanno suscitato una profonda emozione culminata nel video finale in cui “il coro e l’orchestra del voto”, composti da 468 persone, hanno eseguito l’Inno alla gioia di Beethoven. Un’esecuzione meravigliosa, che ha trasmesso grande forza e gioia profonda!
Nelle prossime pagine pubblichiamo alcuni dei contenuti della riunione, mentre a pagina 2 trovate il messaggio che il maestro Ikeda ha inviato per questa occasione.
Nei mesi che hanno preceduto questo evento i membri europei si sono sfidati per fare del 6 giugno un nuovo punto di partenza, a cui arrivare con una grande vittoria per kosen-rufu.
A questo scopo è stata creata la campagna “Ondate di dialoghi per la speranza”, con l’obiettivo di coinvolgere i membri di tutta Europa nel dialogare con amici, familiari e compagni di fede per trasmettere coraggio e speranza.
Questa campagna si è conclusa con oltre 145000 dialoghi registrati, ognuno dei quali costituisce un seme per lo sviluppo del movimento di kosen-rufu nel nostro continente!
Il significato del 6 giugno, giorno di maestro e discepolo per l’Europa
Il punto di origine di questa riunione risale al 6 giugno 1981, quando si tenne l’apertura del corso estivo europeo al Centro culturale di Trets, nel sud della Francia.
Quel giorno il presidente Ikeda propose di rendere il 6 giugno, che è anche il compleanno del primo presidente della Soka Gakkai Tsunesaburo Makiguchi, il “Giorno d’Europa”, più tardi rinominato il “Giorno di maestro e discepolo per l’Europa”.
Questo quarantesimo anniversario è l’occasione per noi membri europei, di rinnovare il voto fatto nel giugno 1981, così come si racconta ne La nuova rivoluzione umana (NRU, vol. 30, cap. 4, p.ta 42):
«“Non ci lasceremo sconfiggere”, “Vinceremo assolutamente!”. I cuori di tutti si fusero in questa profonda determinazione per kosen-rufu, e il loro canto risuonò per tutta la Montagna di Sainte Victoire.
L’Europa divenne una. Era l’unione spirituale di esseri umani che perseguivano l’obiettivo della pace».
Oggi la Soka Gakkai europea è un tutt’uno con il maestro Ikeda, come espresso dal nostro motto “One Europe with Sensei!”.
Il significato più importante che possiamo dare a questo quarantesimo anniversario del Giorno di maestro e discepolo per l’Europa è farne il punto di partenza verso il 2030, il centenario della Soka Gakkai.
Come è stato affermato durante la Riunione europea del voto, tutti noi siamo determinati a creare le condizioni per un secolo di pace e armonia, incidendo nel cuore questa promessa:
«Grazie Sensei, andiamo avanti verso il 2030! “Non ci lasceremo sconfiggere”, “Vinceremo assolutamente!”»
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“Noi saremo la luce!”
Durante la riunione alcuni rappresentanti del Comitato europeo dei giovani (EYC) hanno espresso la loro determinazione
Dichiarazione dei giovani europei
«Oggi, mentre il mondo affronta sfide senza precedenti, noi giovani d’Europa riconosciamo più profondamente che mai la missione di assumerci la responsabilità del nostro futuro, specialmente in questo primo anno della decade che ci conduce al centenario della Soka Gakkai, nel 2030.
«Come il sole illumina ogni parte della Terra, come la luce solare che ci offre i suoi benefici, il Buddismo di Nichiren Daishonin è l’insegnamento che arreca agli individui l’autentica felicità. È il Buddismo del sole» (NRU, vol. 30, cap. 4, p.ta 4).
Abbiamo ereditato la visione del nostro maestro e stiamo espandendo onde di dialogo per costruire la speranza.
Niente è più potente dell’incoraggiamento che possiamo offrire alla persona che si trova proprio di fronte a noi, attraverso azioni di coraggio, saggezza e compassione.
I nostri legami di amicizia ci faranno intessere un’unità incrollabile di “One Europe with Sensei”.
Questo nostro motto esprime la realizzazione della visione del nostro maestro: “uniti come uno solo” e “fare della pace mondiale una realtà”, proprio in un continente la cui storia è stata di divisione e conflitto.
Ispirandoci reciprocamente, diventeremo una fonte di ispirazione per le persone attorno a noi.
Rispettandoci reciprocamente e avanzando armoniosamente sconfiggeremo le funzioni divisive con lo spirito di “non lasciare nessuno indietro”. Dimostrando compassione reciproca, trascenderemo tutte le differenze e faremo tesoro della nostra missione, unica per ciascuno di noi.
Aprendo i nostri cuori per lavorare con individui e organizzazioni affini al nostro pensiero, espanderemo il sentiero della pace.
Ora è il momento di intraprendere una nuova grande partenza verso i prossimi dieci anni di kosen-rufu in Europa.
Oggi formuliamo un voto insieme!
«Come discepoli di Sensei saremo la luce, realizzando la visione del nostro maestro di kosen-rufu mondiale attraverso la nostra rivoluzione umana che brillerà negli annali di kosen-rufu in Europa, per l’eternità.
Come giovani saremo la luce, fiduciosi che ciascuna e ciascuno di noi, senza alcuna eccezione, è un individuo di inestimabile valore dotato dell’illimitato potenziale della vita.
Come One Europe with Sensei saremo la luce, trasmettendo coraggio e trasformando la disperazione in speranza possiamo cambiare tutto, tutto è possibile!».
We will be the light! Noi saremo la luce!
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Il nostro viaggio di speranza e vittoria
esperienza di Jurgen Koenig
Cari membri e amici ospiti da tutta Europa, mi chiamo Jürgen Koenig, ho sessantatré anni e sono un meccanico. Io e mia moglie Marion abbiamo quattro figli e un nipote. Ho ricevuto il Gohonzon a Francoforte nel 1980.
Ho vissuto un’infanzia e un’adolescenza difficili. Cominciò tutto all’età di dieci anni, quando insieme ai miei genitori e due fratelli da un piccolo villaggio ci trasferimmo a Ruesselsheim.
Nel 1966 Ruesselsheim, la città della Opel, contava più di cinquantamila abitanti e la casa automobilistica ne impiegava circa trentamila, molti dei quali provenienti dall’Europa e dal Nord Africa. Io da bambino ero spesso abbandonato a me stesso e potevo fare quello che volevo, con alcuni compagni di scuola rubavo caramelle nei negozi ed ero coinvolto in altre attività illecite.
Molte persone di Ruesselsheim lavoravano alla Opel e avevano poco tempo da dedicare a noi bambini e adolescenti. Negli anni ’70 sono stati creati molti club per giovani dove io passavo il tempo bevendo e diventavo sempre più aggressivo. Provavo indifferenza nei confronti degli altri ed ero spesso coinvolto in risse. Mi guadagnai la reputazione di essere un teppista violento.
Non avevo idea di come costruire la mia vita e la mia frustrazione cresceva sempre più. A diciotto anni iniziai a drogarmi, della mia vita non mi importava affatto. Ci furono momenti in cui avrei potuto perdere la vita e sono profondamente grato per essere sopravvissuto.
Nel 1979 venni arrestato e persi il mio lavoro. I miei genitori soffrivano molto a causa mia, ma nonostante tutto erano sempre lì per me. “Cosa fare della mia vita?”, questa era la mia domanda costante, a cui non ero in grado di rispondere. In quel periodo, i primi membri iniziavano a recitare Nam-myoho-renge-kyo a Ruesselsheim.
Nella primavera del 1980, in una discoteca incontrai una persona che in passato si drogava insieme a me, e che aveva superato la sua grave dipendenza grazie alla pratica buddista. Quella sera andammo a casa sua e facemmo Gongyo. Sentii profondamente di aver trovato quello che avevo sempre cercato. Da allora ho fatto Gongyo ogni giorno, partecipando alle attività, e come risultato ho imparato a essere positivo e rispettoso verso gli altri.
In seguito venni ferito gravemente due volte da dei teppisti in un pub, ma non reagii e fui protetto dagli altri. Dato che a mia volta avevo ferito delle persone in passato, considerai quelle aggressioni in base alla legge di causa ed effetto. Nonostante il naso rotto e tre ferite, le considerai come un’opportunità per recitare più Daimoku e studiare di più. Inoltre decisi di interrompere i rapporti con i miei ex compagni.
Nel 1981 sentivo spesso affermare: “Sensei sta arrivando”, ma non capivo cosa significasse. Un giorno in un incontro di scambio in un hotel vicino a Francoforte, vidi il presidente Ikeda per la prima volta e pensai: “Ah, allora è lui!”. Mi guardò più volte con un sorriso.
Qualche giorno dopo si tenne il corso estivo europeo a Trets, nel sud della Francia. Io continuavo a chiedermi: “Qual è il significato della mia vita, qual è la mia missione?”. Ero ancora nuovo nella SGI Germania e non conoscevo molti membri. Guidai fino al Centro europeo con un membro del gruppo di Ruesselsheim; anche lui aveva superato la sua grave dipendenza dalla droga recitando Nam-myoho-renge-kyo.
Quando vidi così tante persone felici, sentii ancora più solitudine e malinconia. Pensavo: “Cosa ci fai tu qui, tanto non importa a nessuno di te!”.
Ero abbattuto, quando improvvisamente un uomo allontanandosi da un gruppo di persone si avvicinò a me. Era il presidente Ikeda, che avevo visto in Germania qualche tempo prima. Totalmente sorpreso, dissi: «Signor Ikeda?», e lui rispose: «Salve!» e mi strinse la mano. Cominciai a piangere, profondamente commosso, e sentii che un grande peso mi era stato tolto dal cuore. Presentai a Sensei Mike, il mio compagno di fede di Ruesselsheim, e lui ci incoraggiò a dedicarci entrambi a kosen-rufu nella nostra città. Ci invitò anche a fare Gongyo con lui e con altri membri europei.
Presi nota delle sue parole e pensai: “Sì, si può fare”. Il mio atteggiamento verso Sensei era: “Lui era lì per me e io sarò lì per lui”. Senza esserne consapevole, avevo trovato la mia missione nella vita.
Anni dopo capii che c’era una persona che aveva percepito la mia disperazione e che non era indifferente a come mi sentivo. Attraverso la sua profonda compassione mi aveva incoraggiato a vedere che ero prezioso, che la mia vita aveva un senso e che avevo una missione. Questa esperienza è stata decisiva e indimenticabile per la mia vita.
Dopo il corso europeo nel giugno 1981, iniziai a fare Gongyo e a recitare Nam-myoho-renge-kyo quasi ogni giorno con Mike, spesso insieme a molti ospiti che recitavano con noi.
Nell’autunno del 1981 incontrai una giovane donna a casa di un membro che stava recitando Nam-myoho-renge-kyo. Più avanti mi disse che quel giorno stava recitando per far sì che ci incontrassimo, e così trovai un’adorabile fidanzata. Quest’anno abbiamo festeggiato quarant’anni insieme, trentasette dei quali come marito e moglie, come compagni per kosen-rufu a Ruesselsheim. Durante questo periodo, abbiamo sempre preso parte alle attività della SGI, anche con i nostri figli, quando possibile.
Oggi i nostri tre figli più grandi praticano il Buddismo e il più giovane, anche se non recita regolarmente, ha un forte legame con la pratica. Sono orgoglioso del fatto che tutti loro sono la prova del cambiamento avvenuto nella mia vita e nella mia famiglia, visto che si sono tutti diplomati e stanno vivendo una vita basata sulla creazione di valore.
Florian si è laureato con il massimo dei voti in Biologia all’Università di Magonza; Timo ora ha una sua azienda e insegna in una scuola professionale. È anche attivo come responsabile nazionale sokahan e dei giovani uomini di hombu; Dennis supporta il team audiovisivo per i Centri culturali ed è riuscito ad assicurarsi un lavoro nel settore del commercio al dettaglio e Tom Robin si è recentemente diplomato al liceo. Ora, questa trasformazione del nostro karma familiare si sta manifestando nella terza generazione con il nostro giovane nipote Julien che sta iniziando a recitare Daimoku.
Oggi vorrei cogliere l’occasione per esprimere la mia gratitudine a tutti i compagni di fede che mi hanno sostenuto, incoraggiato e hanno recitato per me e la mia famiglia in questii quarant’anni.
Ho potuto partecipare a molte attività negli ultimi decenni. Attualmente sono responsabile del Gruppo uomini nella zona di Rhein-Main, dove si trovano la sede principale della SGI Germania e l’Ikeda Peace Culture Center di Francoforte a Walldorf. Da un po’ di tempo sono anche vice responsabile di regione. Lavoro con il comitato di studio e con il comitato del Centro culturale.
Alla fine dell’anno scorso ho deciso di fare shakubuku a una persona ogni anno per i prossimi dieci anni e di sostenerla in modo che possa ricevere e abbracciare il Gohonzon per tutta la vita. Già lo scorso gennaio, un uomo a cui avevo parlato di Nam-myoho-renge-kyo ha deciso di ricevere il Gohonzon.
All’inizio di quest’anno, ho deciso di recitare tre ore di Daimoku ogni giorno, e finora ci sono sempre riuscito! Da marzo dello scorso anno sono in pensione anticipata tuttavia ho molto da fare, è un grande piacere lavorare per la felicità delle persone!
Quest’anno costituisce le fondamenta per i prossimi dieci anni.
Come scrive Sensei: «Promettiamo insieme di avanzare con gioia nel viaggio della non dualità di maestro e discepolo, il nostro viaggio di speranza e vittoria, in questo anno cruciale che determinerà il corso del prossimo decennio!» (NR, 689, 4). Sono determinato a dare tutto me stesso per questo!
Sensei, sarò un buon discepolo!
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La forza delle sorelle di kosen-rufu
esperienza di Carla e Claudia Valente
In ogni Daimoku scoprire la meraviglia di ciò che sono
di Carla Valente
Ho trentuno anni e sono nata vicino Roma. Avevo vent’anni e stavo attraversando un momento di grande confusione e sofferenza quando la mia coinquilina mi parlò del Buddismo. Io non ero interessata e anzi mi infastidiva, tanto che quando iniziava a fare Daimoku mi mettevo i tappi alle orecchie. Provai perfino a recitare Nam-myoho-renge-kyo per dimostrare l’inutilità della pratica.
Tuttavia, quando partecipai a uno zadankai rimasi molto colpita dalla cura e dalla discrezione con cui venni accolta.
Il mio grande sogno era diventare un’attrice di teatro ma non sapevo da dove partire. Un giorno, mentre viaggiavo in treno, mi tornò alla mente il suono di Nam-myoho-renge-kyo e cercai dei contatti per praticare il Buddismo nella mia città, Gaeta, in cui ero tornata a vivere.
Iniziai a praticare con costanza con due obiettivi precisi: diventare un sole per la mia famiglia ed entrare nell’accademia di teatro migliore per me.
Alle 6 di mattina andavo a recitare Daimoku da una compagna di fede, studiavo una pagina degli scritti di Nichiren Daishonin e mi sforzavo di condividere il Buddismo con dieci amici ogni giorno. Nel frattempo andavo a Roma per le lezioni di teatro e il pomeriggio lavoravo.
Mi sentivo rinata, determinata, forte e piena di speranza, ma questi cambiamenti nella mia vita non furono inizialmente accolti con entusiasmo dalla mia famiglia che, preoccupata per questo mio nuovo percorso di fede, voleva che smettessi di praticare.
Ma io sapevo di essere sulla strada giusta e quindi ero determinata a non indietreggiare e a mostrare una prova concreta.
Un mese dopo ricevetti il Gohonzon e in concomitanza iniziai a fare i provini nelle varie scuole di teatro in tutta Italia che mi portarono a realizzare il mio obiettivo: entrare all’Accademia teatrale dei Filodrammatici a Milano, la più antica scuola di recitazione d’Europa, totalmente gratuita, che prevede l’ammissione di solo sei studentesse ogni due anni.
Il mio cambiamento colpì soprattutto Claudia, la mia sorella più piccola, che a diciassette anni decise di ricevere il Gohonzon.
I nostri familiari non accettavano del tutto il Buddismo, ma noi facevamo Daimoku e studiavamo il Gosho convinte che la nostra fede, collegata al cuore di Sensei, fosse indistruttibile. Il nostro obiettivo era diventare due soli per kosen-rufu. Insieme abbiamo fatto shakubuku alla nostra sorella più grande, Giusy, che ha deciso di ricevere il Gohonzon.
A Milano, all’Accademia, sono stati anni difficili, avevo pochi soldi e ho iniziato a soffrire di ansia e di insonnia, mi sentivo sola e sbagliata ma continuavo a praticare e, incoraggiata dai compagni di fede, sono riuscita a portare a compimento il mio percorso accademico.
Compresi che uno dei nodi del mio dolore era dovuto al fatto di non accettare il mio corpo: sono nata con una malformazione alla mano sinistra che è sempre stata causa di bullismo e di vergogna.
Ho imparato a nasconderla nel cappotto e a non esprimere il dolore che mi causava, per paura di essere di peso ai miei genitori, e ciò mi ha portata ad anteporre i bisogni degli altri ai miei.
Con questa consapevolezza ho iniziato a praticare per percepire la bellezza nella mia vita e accettare la mia diversità, per viverla come una risorsa e non come un limite.
Questo cambiamento mi ha ispirata a scrivere e a dirigere il mio primo spettacolo teatrale dal titolo Sciù Sciù – Broken Becomes Beautiful, che ho dedicato al mio maestro e a tutte le donne.
Nello spettacolo parlo della mia malformazione come espressione di bellezza e denuncio, tra l’altro, lo smaltimento dei rifiuti radioattivi nel mio paese.
Contro ogni previsione, nonostante la pandemia sono riuscita a debuttare nel dicembre 2020, proprio come avevo determinato.
Lo spettacolo ha vinto due bandi importanti e ha ricevuto il sostegno di fondi italiani e svizzeri.
Nei momenti più duri sono sempre stata incoraggiata dal nostro maestro che invita i giovani a credere nei loro sogni e a realizzarli. Lo scorso anno mi sono laureata in Psicologia e sono stata ammessa per la specialistica in una prestigiosa università italiana.
Nel frattempo, nonostante il momento di forte crisi nel mondo dello spettacolo, ho avuto il beneficio di trovare lavoro come insegnante di teatro a Lugano, in Svizzera.
Attualmente insegno anche nei centri di accoglienza per i rifugiati, dove bambini e adulti imparano attraverso il teatro a dare voce al loro dolore.
Il Buddismo mi ha insegnato cosa significa provare gratitudine per i miei genitori e percepire l’amore in ogni aspetto della vita.
Determino di avere il coraggio di vivere fedele ai miei princìpi e di riscoprire ogni giorno, in ogni Nam-myoho-renge-kyo, la meraviglia e il valore di ciò che sono.
Coltivare lo spirito di non arrendermi!
di Claudia Valente
Mia sorella Carla mi ha fatto shakubuku quando avevo sedici anni.
Una delle mie prime sfide all’inizio della pratica è stata poter recitare Nam-myoho-renge-kyo, perché tutta la mia famiglia era contraria. Oggi con immensa felicità posso affermare che quattro mie sorelle su cinque recitano Daimoku! I miei genitori, che non praticano, hanno imparato a nutrire un profondo rispetto nei confronti del Buddismo grazie alla rivoluzione umana che stiamo realizzando noi, come sorelle di kosen-rufu.
A diciotto anni mi sono trasferita a Milano dove ho intrapreso il mio percorso di studi universitari in Giurisprudenza. Il mio sogno più grande infatti è poter diventare un magistrato nel tribunale dei minori per assicurare a ogni ragazzo, a ogni ragazza il diritto di vivere una vita di valore e di costruirsi un futuro migliore nonostante le difficoltà o gli errori compiuti. Questa per me è giustizia.
Dal punto di vista economico non mi sarei mai potuta permettere di studiare e vivere in un’altra città, ma grazie a una forte preghiera è emerso il coraggio di non arrendermi. Ho fatto delle esperienze incredibili e ho trovato dei lavori che mi hanno consentito di studiare al meglio. Ogni anno sono riuscita a vincere una borsa di studio e inoltre mi è stato assegnato un premio in denaro per merito accademico.
Tuttavia il percorso della tesi non è stato facile. Il mio correlatore mi rimandava costantemente indietro, per mesi, quello che scrivevo, e io mi sentivo incapace, sempre in ritardo rispetto ai miei colleghi e con l’ansia di non riuscire a laurearmi in tempo.
Recitavo Daimoku per abbracciare la mia vita e sentire profondamente il mio valore, a prescindere dall’opinione altrui. In questo modo ho trasformato la mia paura e ho compreso che essere capace non significa essere perfetta e in “tempo”, ma avere il coraggio di continuare a sfidarmi nella mia rivoluzione umana.
Il mio correlatore si stava rivelando il mio più grande amico perché mi dava l’opportunità di crescere umanamente e professionalmente.
A luglio del 2020, in piena pandemia, mi sono laureata.
Quel giorno ho sentito una profonda gratitudine per Sensei, per la mia famiglia e per tutta l’attività svolta nel Gruppo studenti.
Quando sono arrivata alla discussione della tesi avevo già vinto, perché proprio quella mattina avevo recitato tre Daimoku insieme ai miei genitori! Mi sono laureata con 110 e lode e la mia professoressa mi ha detto che ero stata brillante, proponendomi di collaborare con lei.
Questa proposta mi ha stupita e riempita di gioia, ma recitando Daimoku ho deciso di rifiutare perché, nonostante fosse una grande occasione per il mio percorso accademico, volevo restare fedele al mio obiettivo di diventare magistrato.
Davanti a me iniziava una nuova sfida: trovare un tribunale dove poter svolgere il tirocinio formativo, per il quale in Italia si richiedono requisiti molto esigenti.
Sono tornata a vivere nella mia città natale insieme ai miei genitori e ho fatto domanda presso il Tribunale sia di Roma che di Napoli, ma a causa della pandemia era tutto bloccato.
Inizialmente mi sono lasciata abbattere dalle circostanze, ma poi ho scritto a Sensei per rinnovare la mia promessa che avrei assolutamente vinto.
Il 5 novembre mi sono arrivate due email, una mi comunicava un regalo da parte di Sensei, l’altra, della Procura Generale di Napoli, diceva che ero stata presa, seconda in graduatoria!
A febbraio è uscita anche la graduatoria della Corte di Appello di Roma: ero stata presa anche lì!
Ora sto affrontando un altro pezzo della mia rivoluzione umana per realizzare una felicità assoluta nella mia famiglia.
Ogni giorno recito cinque minuti di Daimoku insieme a mia nipote, che ha ventuo anni, alla quale ho regalato la raccolta di guide di Sensei dedicate al Gruppo studenti, incoraggiandola a riprendere l’università.
Inoltre ho fatto shakubuku a mia cugina, che ha ventitré anni.
Nonostante le restrizioni sto rafforzando e coltivando i miei legami, e anche una mia amica ha iniziato a praticare ogni giorno per la propria felicità e quella della sua famiglia.
Nel mio cuore sento illimitata fiducia e gratitudine per il mio maestro, e determino di continuare a sviluppare lo spirito di non arrendermi mai!
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Vincere per mostrare il potere della Legge mistica
esperienza di Julien Darty
Vorrei condividere con voi la mia esperienza, legata alla mia lotta contro il razzismo e il karma economico, e come ho trasformato i miei sogni in realtà.
Dieci anni fa, quando ho cominciato a recitare Daimoku, il mio sogno era diventare un grande chef e aprire un mio ristorante. Era un sogno molto ambizioso, ma in realtà non avevo soldi per poterlo realizzare. Mia madre mi incoraggiò così: «Tutte le grandi sfide hanno bisogno di Daimoku, figlio mio, perciò recita Daimoku!». Cominciai a sognare più in grande. Lasciai la mia isola (La Réunion) nel gennaio del 2011 e mi trasferii in un bellissimo paese della Normandia. Lì contattai una famiglia di praticanti della Soka Gakkai e ogni settimana andavo da loro a recitare Daimoku. Due mesi dopo il mio arrivo fui vittima di un episodio di razzismo: stavo camminando lungo la strada quando un uomo mi fermò, mi insultò e corse via.
Mi sentii molto male e trovai la cosa davvero triste. Mentre approfondivo la mia pratica mi chiedevo: «Perché? Come possono le persone essere giudicate in base al colore della pelle?». Ma trasformai tutto questo in un istante, determinando di seguire l’esempio del Bodhisattva Mai Sprezzante: avrei aperto un locale take-away insieme a mia sorella, mettendo da parte i soldi per un futuro ristorante, e avrei lavorato duramente per lasciare una buona impressione alle persone, in modo da non dover vivere mai più un’esperienza del genere. Così cominciai a stringere amicizia con il sindaco e gli abitanti del mio paese.
Ho sempre cercato di essere molto gentile, offrendo il mio miglior sorriso e salutando tutte le persone che incontravo.
Nel luglio del 2011, mentre portavo avanti il ristorante take-away, fui di nuovo vittima di razzismo. Ma questa volta le cose finirono in modo diverso perché le persone presenti presero le mie difese. Il karma del mio paese si era trasformato e le funzioni positive dell’universo mi avevano protetto!
Nonostante il ristorante avesse successo, il mio reddito rimaneva molto basso. Non riuscivo a comprendere perché la mia situazione economica fosse così grave. Decisi di perseverare e allenarmi senza sosta con la forte determinazione di trasformare il mio karma. Decisi di partecipare di più alle attività buddiste e di impegnarmi nello shakubuku: percorrevo molti chilometri per incontrare le persone o fare attività di protezione. L’unico libro che avevo era il Gosho, e continuai a studiare ogni mattina per comprendere il significato della perseveranza. Volevo davvero vincere e mostrare la prova concreta, il potere della Legge mistica.
A gennaio del 2015, durante la cerimonia di Capodanno mi sentii sopraffatto dalle difficoltà economiche. Sapevo che erano un’opportunità di crescita, ma le cose non andavano come mi sarei aspettato. Venni anche imbrogliato e derubato di 4.500 euro. Mi sentivo come un piccolo alberello appena colpito dalla sua prima tempesta.
Mi affiorarono alla mente molte domande. A volte nella disperazione volevo farla finita, ma recitare Nam-myoho-renge-kyo mi tenne vivo. Rafforzai il mio impegno recitando molto Daimoku ogni giorno e portando avanti 41 dialoghi. Nonostante lavorassi più di 80 ore a settimana, il Daimoku mi aiutò a creare il tempo di cui avevo bisogno per sviluppare me stesso. Cominciai a costruire una fede forte e incrollabile. Tutti gli sforzi fatti mi aiutavano a vivere con uno stato vitale gioioso, trasformando tutti i miei ostacoli in solide fondamenta. Nonostante i debiti, la mia priorità era far crescere la mia attività lavorativa. Ricordavo continuamente a me stesso: «Considera allo stesso modo sofferenza e gioia, e continua a recitare Nam-myoho-renge-kyo» (Felicità in questo mondo, RSND, 1, 607).
Ma a luglio del 2017, quando cominciarono a emergere altri problemi economici, mi chiesi se dovessi continuare a recitare per lo sviluppo della mia attività oppure per chiuderla e cambiare lavoro. Decisi di ricevere una guida personale nella fede, e questo incoraggiamento cambiò il mio cuore. Mi resi conto che persino dopo tutti i miei sforzi stavo ancora assaporando soltanto metà della mia buona fortuna, e trovai molte risposte alle mie domande. Studiando i princìpi della nona coscienza e della non dualità di vita e ambiente capii cosa mi stesse trattenendo dall’essere libero nella mia fede. Decisi di chiudere la mia attività e risparmiare soldi per aprire il mio ristorante. Mia sorella, la mia socia, non era d’accordo con me. Ma il Gohonzon rispose nel modo più incredibile: dopo undici anni di tentativi, mia sorella rimase incinta e in seguito sostenne la mia decisione.
In quel periodo stavo preparando un corso di studio a Trets insieme al comitato organizzatore.
Non avevo i mezzi economici per viaggiare fin là. Ma come responsabile dei giovani uomini volevo assolutamente realizzare la mia missione. Mi impegnai con tutto me stesso e riuscii a partecipare, e feci anche un’offerta per kosen-rufu. Dopo queste azioni, tutta la buona fortuna accumulata si manifestò come uno spettacolo di fuochi di artificio: ricevetti un aiuto dallo Stato perché stavo vivendo al di sotto della soglia di povertà, riuscii a pagare tutte le rate di affitto arretrate e più della metà dei miei debiti.
Mia sorella e io decidemmo di parlare con il sindaco del nostro paese per comunicargli che avremmo chiuso il ristorante take away, ma che avremmo riaperto in futuro. Quest’azione fu molto importante. Il sindaco fece il nostro nome al sindaco di una cittadina vicina, proprio quella dove avevo recitato Daimoku per la prima volta in Normandia.
Quest’ultimo ci offrì qualcosa di impossibile: un ristorante di cui potevamo decidere tutto, ristrutturazione, pianificazione, pavimentazione, tinta delle pareti e altro ancora, e tutte le spese sarebbero state coperte dal Comune che prevedeva di aprire il ristorante con un budget di 450.000 euro, offrendo anche sei mesi di affitto gratuito e un affitto ribassato al prezzo quasi ridicolo di 550 euro. Era incredibile!
Il mio più grande sogno stava diventando realtà! Avevo trasformato il veleno in medicina! Il Gohonzon aveva moltiplicato di mille volte quello che avevo perso.
Il mio ristorante ha aperto nel febbraio del 2020 e sto imparando a godere appieno della mia buona fortuna. Dopo un mese di attività avevo guadagnato il 25% del fatturato previsto per il primo anno! Il mese successivo si è scatenato il Covid-19, ma io vendevo comunque 150 ordini da asporto a settimana.
Perfino dopo il primo lockdown il mio ristorante era sempre pieno all’ora di pranzo. Nel settembre del 2020 il Comune ha organizzato l’inaugurazione.
Quel giorno ho avuto l’onore di accogliere nel mio ristorante il ministro dei territori d’oltremare, l’ex ministro della difesa e il presidente del consiglio regionale dell’Alta Normandia.
A gennaio del 2021 ho ricevuto il titolo di “Toques Françaises”, molto prestigioso nel mondo della cucina francese. Sono apparso in più di dodici articoli di giornale e sono stato invitato in televisione. Il mio obiettivo di diventare un grande chef si sta concretizzando.
Questa esperienza mi ha permesso di crescere: il piccolo alberello sta finalmente diventando un albero con profonde radici, pronto ad affrontare la prossima tempesta. Adesso capisco davvero come vincere portando avanti la mia missione.
Grazie Sensei e grazie a tutti i miei amici della Soka Gakkai!