Avevo tredici anni quando mio padre mi portò al primo incontro buddista e pensai che volevo provare la stessa gioia che sentivo nei racconti delle persone. Iniziai a praticare e vidi subito un miglioramento scolastico.
In quel periodo feci una radiografia perché faticavo a camminare e il medico mi disse che in tre mesi sarei finito sulla sedia a rotelle per un assottigliamento della cartilagine delle ginocchia.
Sprofondai nello sconforto, era una situazione più grande di me e non volevo parlare con nessuno.
Guardandomi allo specchio provavo odio verso me stesso: un ragazzo di novanta chili per un metro e cinquanta… non mi ero mai preso cura di me, non mi accettavo.
Lessi un incoraggiamento del maestro Ikeda in cui affermava che offendere la propria vita equivale a offendere il Sutra del Loto; mi colpì così tanto che mi resi conto di quanto mi stessi disprezzando.
Sostenuto dai giovani e dai membri del mio gruppo iniziai a praticare con costanza, svegliandomi prestissimo per fare Gongyo e Daimoku. Cominciai una dieta e mi iscrissi a nuoto su consiglio dei medici. Era difficile mantenere anche gli impegni scolastici. Al secondo controllo il medico confermò la diagnosi. Andai davanti al Gohonzon di mio padre e giurai di guarire il mio malessere, sia interiore che fisico, amando me stesso, consapevole che sarebbe emersa la risposta migliore per la mia vita.
Al terzo controllo, guardando l’ennesima radiografia il medico stupito mi chiese se fosse mia. Non era possibile: la cartilagine c’era! Ero guarito, niente sedia a rotelle!
Diventai membro della Soka Gakkai, era il 1990. Nel corso degli anni accettai varie responsabilità nell’attività giovani e condivisi il Buddismo con tanti miei amici, alcuni dei quali hanno ricevuto il Gohonzon.
A trentadue anni, misi l’obiettivo di creare una famiglia di valore e di diplomarmi.
Con lo staff audiovideo di cui facevo parte, nel 2007 partecipai alla cerimonia di conferimento del Sigillo della pace a Ikeda Sensei da parte del sindaco di Firenze. Grazie a questa attività, emerse la decisione di approfondire la mia conoscenza nel campo audiovideo ma trovai solo due scuole che rilasciavano il diploma, a Bologna e a Milano.
Una sera di agosto al Centro culturale conobbi Asia, una ragazza che si trovava a Firenze per un corso buddista, anche lei figlia di praticanti. Nel corso dell’estate nacque una relazione sentimentale. Tempo dopo lei mi propose di trasferirmi a Milano e mi segnalò una scuola per fonici che rilasciava un diploma riconosciuto.
Nichiren Daishonin scrive:
«Sviluppa sempre più la tua fede fino all’ultimo momento della tua vita, altrimenti avrai dei rimpianti. Per esempio, il viaggio da Kamakura a Kyoto dura dodici giorni: se viaggi per undici giorni e ti fermi quando ne manca uno solo, come puoi ammirare la luna sopra la capitale? Qualunque cosa accada, rimani vicino al prete che conosce il cuore del Sutra del Loto, continua a imparare sempre più da lui i princìpi del Buddismo e prosegui il viaggio della fede» (Lettera a Niike, RSND, 1, 911)
Decisi di lasciare Firenze per questa nuova avventura di convivenza e per frequentare la scuola in una città nuova. Dovevo costruire la mia nuova vita e con una parte del TFR del mio vecchio lavoro decisi di fare l’offerta per kosen-rufu. Dopo pochi giorni, trovai un nuovo lavoro. Fortunatamente tutto quello che avevo imparato nello staff audiovideo mi aiutò con la scuola e in un anno riuscii a diplomarmi.
Con Asia all’inizio non fu facile, ma pian piano il Daimoku ha unito le nostre vite fino alla decisione di avere un figlio. Ma fu una gravidanza difficile e al quarto mese perdemmo Alessandro. Dovetti trasformare velocemente la mia sofferenza per sostenere Asia che era caduta in un baratro. La Soka Gakkai è una grande famiglia, in quel momento abbiamo sentito il calore e il sostegno di tutti.
Nel 2010 ci sposammo, l’anno dopo nacque Ludovica Kaori e nel 2013 Riccardo Naoki. Dopo venticinque anni nei giovani, decisi di passare al Gruppo uomini.
Intanto nel lavoro seguivo dei gruppi musicali come fonico, ma dovevo viaggiare ogni fine settimana e guadagnavo poco. Non era quello che avevo sognato per la mia vita… In seguito a un brutto incidente fui costretto a letto per quattro mesi ed entrai in una bolla di apatia, non sentivo più nessuna spinta a evolvermi e migliorarmi.
Nel 2019 accettai la responsabilità di capitolo, eravamo solo tre uomini attivi.
Questo mio stato vitale continuò a persistere finché, nel 2020, dopo il primo lockdown, mia moglie mi disse di volermi lasciare perché non mi riconosceva più.
Intrapresi una lotta accanita davanti al Gohonzon recitando Nam-myoho-renge-kyo più che potevo per vincere su me stesso, “urlavo” Daimoku perché non volevo perdere la mia famiglia.
Le “funzioni protettive della vita” non tardarono ad attivarsi, e una persona a me vicina – psicoterapeuta affermato – si accorse della mia sofferenza e iniziò a sostenermi.
Nonostante la sofferenza mi sentivo forte dentro, e continuai a incoraggiare gli uomini fino a che diventammo dieci membri attivi nel capitolo.
Mia moglie non voleva parlarmi e io sperimentai ciò che dice Ikeda Sensei quando ci incoraggia a creare un ponte di dialogo attraverso il Daimoku. Dopo due mesi, ricominciammo a dialogare e da lì ci siamo riavvicinati.
Ora posso dire di aver realizzato quella famiglia armoniosa che avevo tanto desiderato. Ogni mattina ci svegliamo presto per fare Daimoku insieme, per non dare per scontata la nostra famiglia armoniosa e per proteggere le nostre vite e quelle dei nostri figli.
Nel frattempo nel lavoro ho iniziato a collaborare saltuariamente come fonico, guadagnando il triplo di quando andavo in trasferta nel fine settimana. Il maestro Toda dichiarò:
«Il Buddismo è una lotta in cui si vince o si perde, e il Buddismo consiste nel lottare con tutto il cuore all’interno della società. Per essere autentici discepoli del Daishonin, veri artefici del cambiamento, dobbiamo mettere in pratica il Buddismo nella società e batterci con tutti noi stessi per il benessere degli altri, del nostro paese e del mondo. Questa è la Soka Gakkai» (Maestro discepolo, Esperia, pag. 4)
Ringrazio il mio maestro con la promessa di non tradire mai la sua fiducia e di sostenere sempre il movimento di kosen-rufu, la Soka Gakkai e i giovani.
