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Noi siamo natura - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 08:09

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Noi siamo natura

In occasione della Giornata della Terra abbiamo intervistato Maria Chiara Pettenati, dirigente di ricerca presso Indire, un istituto del Ministero dell’Istruzione, e ambasciatrice del Patto per il clima dell’Unione europea

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MARIA CHIARA: La “solastalgia” ha come effetto quello di paralizzare le persone. Questo fenomeno nei giovani può essere contrastato in due modi fondamentali: il primo è attraverso l’empowerment, ossia promuovendo tra le persone la consapevolezza che ogni singolo individuo può fare la differenza mettendo in atto dei cambiamenti.
Se contribuiamo a sostenere i giovani incoraggiandoli, coltivando la profonda fiducia che ogni individuo può essere il centro di un cambiamento, l’empowerment potrà realmente essere realizzato. In questo senso, le scuole devono sostenere questa fiducia riposta in tutti i ragazzi e le ragazze.
Il secondo punto essenziale è la connessione con la natura. Il tipo di vita che conduciamo ci ha portato a perdere il contatto con la natura.
I giovani sono molto informati sul cambiamento climatico e sugli effetti dell’azione dell’essere umano sulla natura, ma questi effetti sono spesso insegnati in maniera negativa: tutto quello che di male l’essere umano fa alla natura.
Viceversa non veniamo educati sulle molteplici azioni positive volte a contrastare il cambiamento climatico e a nutrire una relazione positiva con la natura. Non veniamo neppure educati a comprendere la relazione positiva e forte che abbiamo con la natura. Si dovrebbe partire dall’idea che dal momento in cui io sono consapevole dell’effetto che la natura ha su di me, guadagno quella consapevolezza che “io sono natura”. Percepisco quella non dualità tra l’io e ambiente che mi consente di prendermi cura della natura, perché sono parte integrante della natura.
La prima dimensione quindi è l’empowerment e la seconda è proprio questa connessione con la natura o meglio, “la riconnessione”.

MARIA CHIARA: Sicuramente quando parliamo di lotta al cambiamento climatico non possiamo non prendere in considerazione la stretta connessione tra cambiamento climatico e disuguaglianze. Per esempio, l’obiettivo 10 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite è proprio quello che si concentra sulla riduzione delle disuguaglianze. C’è la necessità di mettere insieme la dimensione sociale e ambientale, affinché le persone possano avere gli strumenti per portare avanti un cambiamento più profondo. Per spiegare meglio il legame tra il cambiamento climatico e le disuguaglianze, vorrei prendere ad esempio il caso di molteplici persone che ad oggi, proprio a causa degli effetti del cambiamento climatico, sono costrette a migrare dal proprio paese. Questi individui hanno perso tutte le risorse necessarie alla loro sopravvivenza. Purtroppo queste realtà sono spesso presenti in paesi economicamente più poveri del nostro. Inoltre, in certi territori del mondo, dove si fa fatica a trovare le risorse primarie per vivere, vengono spesso portate avanti attività inquinanti – come estrazione di gas o minerali – che contribuiscono notevolmente al cambiamento climatico. Ovviamente però, non si può chiedere a persone che vivono già in condizioni di estrema povertà, di assumere come loro priorità uno stile di vita sostenibile. È quindi fondamentale che siamo noi, abitanti di paesi occidentali fortemente privilegiati, ad assumerci ancora di più la responsabilità di agire per contrastare il cambiamento climatico. Per questo motivo il tema del clima e quello delle disuguaglianze è strettamente connesso.

MARIA CHIARA: Il Buddismo è la mia vita quotidiana, è il coraggio, la saggezza, la compassione che ogni giorno ridetermino di manifestare nel mio lavoro e nella mia famiglia. Non saprei pensarlo diversamente il mio lavoro se non illuminato dalla pratica buddista. Leggere ogni giorno le guide del maestro Ikeda è molto incoraggiante e spesso è ciò di cui ho bisogno per iniziare la giornata con rinnovata determinazione.
Per un po’ di tempo ho mantenuto sul desktop questa frase del presidente Ikeda:

«Vi prego di ricordare che la pazienza è di per sé una grande sfida e che spesso è la chiave per farsi strada in una situazione apparentemente senza via d’uscita» (Giorno per giorno, 17 gennaio).

Questa frase mi ha incoraggiata per molto tempo, contro quella smania di voler risolvere tutto e subito. Inoltre il Buddismo mi ha insegnato a leggere la realtà attraverso le lenti della legge di causa ed effetto. Rispetto a questo vorrei aggiungere un mio pensiero legato al tema dei giovani, che purtroppo a volte potrebbero essere scettici o fortemente scoraggiati quando si affronta il tema del cambiamento climatico e dei suoi effetti.
Una chiave di volta che ho appreso in questi anni è l’importanza di educare al pensiero sistemico. Il pensiero sistemico è una competenza, non molto presente nel nostro sistema scolastico, ma tenuta fortemente in considerazione nel recente quadro di competenze europeo, chiamato “Greencomp”, nel quale il pensiero sistemico viene annoverato tra le 12 competenze necessarie per condurre una vita sostenibile. Il pensiero sistemico allena ad analizzare i fenomeni in termini di cause ed effetti, di relazioni.
Questa è una competenza che si allena attraverso dei metodi educativi, ma la trovo molto connessa con il pensiero buddista. Detto questo, ritengo che a volte le persone scettiche rispetto all’esistenza del cambiamento climatico, sono tali perché non vedono o non comprendono la relazione tra causa ed effetto. Credo, quindi, che il pensiero sistemico possa essere funzionale per educare gli individui rispetto a questo tema. Infatti questo tipo di pensiero ci dà la possibilità di individuare e analizzare la relazione tra micro e macro, tra la nostra vita e ciò che ci circonda.

MARIA CHIARA: Questa conferenza è stata organizzata da Indire ed è stata pensata per la Giornata della Terra, voluta e ideata dalla mia collega Isabel de Maurissens. Abbiamo pensato di organizzare la conferenza in 3 parti: iniziamo parlando dall’empowerment, passando poi per la dimensione della connessione con la natura e poi affronteremo il tema dell’attivismo.
In particolare per il tema dell’attivismo parleremo con alcuni ambasciatori del patto europeo per il clima, we world e altri individui che fanno la differenza nella lotta al cambiamento climatico e alle disuguaglianze.

Per quanto riguarda un consiglio da trasmettere agli insegnanti, ritengo che in Italia quando si insegnano temi ambientali nell’ambito dell’educazione civica si faccia sempre con un approccio cognitivo e poco comportamentale. Invece è molto importante trasmettere la fiducia che partendo da ogni singolo individuo si può portare un effettivo cambiamento. Dobbiamo comprendere l’attivismo e portarlo nelle scuole.
Per gli insegnanti a volte affrontare tali temi è complesso perché si toccano diversi ambiti come quello della cultura, della società, dell’economia e delle istituzioni.
Non si può pretendere che un singolo insegnante possa fare da solo, è un lavoro complesso che richiede anzitutto l’apertura delle scuole all’esterno. L’ideale sarebbe invitare attivisti, change makers, utilizzare gli open day e le assemblee studentesche con questo fine. Sicuramente nutrirsi e nutrire le istituzioni scolastiche con le esperienze di chi viene da fuori, potrebbe portare un grande cambiamento anche in ambito educativo sul modo in cui si affrontano le tematiche legate al cambiamento climatico e al senso di responsabilità individuale.

MARIA CHIARA: Ciò che mi sostiene molto è il forte senso di missione che ho nel mio cuore, legato al mio lavoro. Sono molto grata di avere l’opportunità di poter incidere sul sistema educativo nazionale e di potermi confrontare con altri sistemi educativi.
Spesso penso a quanto i nostri sforzi quotidiani, anche se sembra non producano immediati risultati, in realtà stanno già producendo dei cambiamenti. Nutro una profonda fiducia nel fatto che lo faranno. È nelle parole e nell’esempio del maestro Ikeda che ritrovo la speranza e il coraggio di andare avanti anche nei momenti di sconforto. Inoltre, anche sul posto di lavoro ho trovato tante persone che sono per me dei grandi esempi, maestri di speranza che non si sono lasciati abbattere.
Infine i giovani. Quando sono circondata dai giovani, quando vedo i giovani in azione, il mio cuore si riempie di fiducia perché sono certa che tutti i nostri problemi possono essere risolti.

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