Le cose più preziose della Soka Gakkai sono i suoi membri impegnati, ogni giorno, nel sostenere gli altri e nel costruire legami di amicizia. Sono queste le azioni che fanno crescere la stima e la considerazione nelle rispettive comunità
Un nuovo anno è iniziato.
Una nuova luce comincia a risplendere.
Un nuovo cammino verso la vittoria si apre davanti a noi.
Lavorare fino alla fine del giorno – questo era lo spirito dello scrittore tedesco Johann Wolfgang von Goethe (1749-1832), che mantenne energia e creatività per tutta la sua lunga vita. Anche lo storico scozzese Thomas Carlyle (1795-1881), che ammirava Goethe come un maestro, visse con la fiducia nel motto: «Avanti! Avanti!». Volle emulare il grande maestro tedesco che continuò a proseguire instancabile nei suoi nobili sforzi giorno dopo giorno, anno dopo anno, come il sole nel suo viaggio maestoso e incessante nei cieli.
Nichiren Daishonin scrive: «La vita è limitata e non dobbiamo lesinarla. Ciò a cui dobbiamo principalmente aspirare, è la Terra del Budda» (Aspirare alla terra del Budda, RSND, 1, 169). I primi due presidenti della Soka Gakkai, Tsunesaburo Makiguchi e Josei Toda, dedicarono generosamente le loro vite alla propagazione della Legge mistica in totale accordo con questo insegnamento. Anche per questo, come terzo presidente e discepolo che ha ereditato direttamente e fedelmente il loro lascito, sono determinato a continuare a impegnarmi insieme ai giovani, che sono i nostri successori, avanzando con coraggio e forza al massimo delle mie capacità per scrivere una pagina nuova e gloriosa della storia di kosen-rufu.
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Amici miei,
siate saldi come il monte Fuji,
nello spirito congiunto di maestro e discepolo.
Durante le feste di Capodanno uno straordinario numero di membri ha visitato la sede della Soka Gakkai per portare gli auguri. Vorrei ringraziarli tutti ancora una volta. Anche nel primo giorno lavorativo di quest’anno, fin dalle prime ore del mattino, sono giunti in sede numerosi visitatori. Sono profondamente commosso e toccato da questa dimostrazione di sostegno. È stato davvero il Capodanno più festoso della Gakkai fino a oggi, e vorrei esprimere ancora il mio apprezzamento a tutto lo staff che ha organizzato l’evento lavorando così duramente.
Tokyo ha goduto di un tempo così sereno e soleggiato durante il periodo di Capodanno che da Shinanomachi, dove è situata la sede della Soka Gakkai, si poteva godere della splendida vista del monte Fuji. Membri della città di Fujinomiya nella prefettura di Shizuoka e di altre parti del Giappone mi hanno inviato alcune foto scattate il 2 gennaio, nelle quali il monte Fuji svettava maestoso e splendido nel cielo azzurro e senza nubi. [Il 2 gennaio 2008 è stato l’ottantesimo compleanno del presidente Ikeda, n.d.r.].
Il monte Fuji è “sempre impegnato” in una lotta incessante. La sua vetta è battuta per tutto l’anno da venti che soffiano a una velocità media di 12 metri al secondo (43 km all’ora), con punte improvvise che raggiungono i 91 m/s (328 km/h). Ho fotografato il monte Fuji in tutte e quattro le stagioni ed è veramente un’intrepida “montagna combattente”, in lotta costante con i venti più forti.
Per molti capodanni ho osservato il monte Fuji con il mio maestro. «Guarda quella vetta pura e nobile. È così splendida e maestosa perché non cessa di lottare neanche per un momento» mi disse una volta con solennità, esprimendo uno stato vitale forte e incrollabile come quella montagna.
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Che questa esistenza
sia indomita
come il monte Fuji.
Nella Canzone dei compagni della Gakkai, da lui scritta, Toda dichiarò:
Io non lesino la mia vita,
ma dove sono i giovani che portano il vessillo?
Non riuscite a vedere la vetta del Fuji?
Riunitevi ora in fretta sempre più numerosi!
Come convocati dalla voce del mio maestro, giovani portatori del vessillo si riunirono con energia al suo fianco uno dopo l’altro. Erano tutti individui capaci, veri tesori.
Nel terzo capitolo del Sutra del Loto, “Parabola e similitudine” si legge: «In quella terra i bodhisattva saranno considerati un grande tesoro» (SDL, 67).
Dengyo, il Gran maestro del Giappone, definì il vero significato di “un tesoro della nazione” all’inizio della sua opera Norme per gli studenti della scuola della montagna, che egli presentò alla corte imperiale. Quel famoso passo dice: «Cos’è il tesoro della nazione? Una mente che cerca la via è un tesoro; coloro che possiedono questa mente che cerca sono il tesoro della nazione».
“Una mente che cerca” qui significa una mente che cerca la via del Budda, lo spirito del bodhisattva di dedicarsi al benessere di tutte le persone. In altre parole, cose come la ricchezza, la posizione sociale o il potere posseduti da una persona non sono veri tesori; il tesoro vero è lo spirito di chi agisce per gli altri, sostenuto dal desiderio della loro felicità.
Citando le parole di un saggio del passato, Dengyo asserisce: «Colui che è incapace di agire e parlare è un traditore della nazione». Egli avverte che coloro che non agiscono o non si esprimono in favore di ciò che è giusto, per quanto possano ostentare il loro potere, non sono altro che traditori. E conclude: «Colui che è capace di agire e parlare è il tesoro della nazione», riferendosi alle persone che difendono con fermezza i princìpi giusti e le cui parole sono coerenti con le loro azioni. Dengyo dichiara, inequivocabilmente e costantemente, che i tesori della nazione sono coloro che si esprimono e agiscono in nome della verità e della giustizia per il bene degli altri e della società.
È chiaro che i membri impegnati della SGI rappresentano proprio simili nobili tesori. Sono oltremodo inestimabili. Sono sinceramente eccezionali. Sono i principali sostegni delle loro comunità e dei loro paesi, e pilastri di speranza senza eguali nel mondo.
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Sono molto felice di sentire che c’erano molti giovani tra i membri che hanno ricevuto il Gohonzon quest’anno durante le nostre riunioni per Gongyo di Capodanno.
Il quindicesimo capitolo del Sutra del Loto, “Emergere dalla Terra”, narra come innumerevoli milioni di bodhisattva siano emersi dalla Terra di questo mondo di saha. Il Sutra del Loto affermerebbe il falso se questi Bodhisattva della Terra non fossero comparsi nell’età malvagia dell’Ultimo giorno della Legge.
Nel Gosho Il vero aspetto di tutti i fenomeni il Daishonin scrive: «Dapprima solo Nichiren recitò Nam-myoho-renge-kyo, ma poi due, tre, cento lo seguirono, recitando e insegnando agli altri. La propagazione si svilupperà così anche in futuro. Non vuol dire ciò “emergere dalla terra”?» (RSND, 1, 341). Incoraggiando la crescita di persone capaci e sviluppando il nostro movimento – il nostro tema di quest’anno – stiamo chiaramente dimostrando il principio di “emergere dalla terra”.
A seguito dell’inizio del secondo atto di kosen-rufu, nuove moltitudini di Bodhisattva della Terra stanno facendo la loro comparsa con la vivace luminosità del sole del mattino, come se non avessero aspettato altro che l’arrivo di questo momento.
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Nel maggio del 1951, dopo aver sistemato i propri affari ed essere stato nominato secondo presidente della Soka Gakkai, Toda proclamò: «La Gakkai ha “abbandonato il transitorio e rivelato il vero”!». Citando il concetto buddista di abbandonare il proprio stato transitorio e mostrare la propria vera identità, Toda intendeva dire che la comunità intera dei membri della Soka Gakkai aveva acquisito una profonda consapevolezza della propria identità di Bodhisattva della Terra e si era sollevata per partecipare alla lotta per kosen-rufu.
Toda prese coscienza di essere un Bodhisattva della Terra mentre si trovava in prigione. In un primo tempo fu una sua illuminazione personale, ma in seguito si unirono a lui con impegno i discepoli che condividevano il suo senso di missione come Bodhisattva della Terra.
L’”abbandono del transitorio e la rivelazione del vero” da parte dei discepoli è centrale per “l’abbandono del transitorio e la rivelazione del vero” della Soka Gakkai.
Toda sottolineò: «Capirete meglio la missione della vostra vita mettendo realmente in pratica gli insegnamenti del Daishonin! Comprendere la vostra missione con la mente e comprenderla grazie all’esperienza concreta sono due cose diverse come il giorno e la notte».
Un singolo discepolo che si impegna sinceramente con lo stesso cuore del maestro può stimolare chiunque. Io ho lottato con vigore in qualità di discepolo sincero. Ho sostenuto il mio maestro, ampliato la grande battaglia per kosen-rufu e aperto la strada verso la vittoria. Ho fatto da battistrada per raggiungere l’ambìto obiettivo di Toda di far aderire alla Soka Gakkai settecentocinquantamila famiglie nel corso della sua esistenza. Ho realizzato tutte le sue idee per promuovere la pace, la cultura e l’educazione e ho diffuso la grande filosofia e gli ideali del nostro movimento in tutto il mondo. Il discepolo che “ha abbandonato il transitorio e rivelato il vero” ha costruito la fiorente Soka Gakkai di oggi, secondo le disposizioni del suo maestro.
«È un uomo che ottiene sempre ciò che si prefigge» – questa era l’opinione che Toda aveva di me, e ciò rappresenta per me uno degli onori più grandi.
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Per quale ragione siamo nati? Perché siamo vivi? Quando arriviamo a riconoscere in profondità la nostra fondamentale missione nella vita possiamo dare origine a un potere davvero grande e inimmaginabile.
Intellettuali di tutto il mondo hanno notato i nostri sforzi per conferire potere ai cittadini comuni e ai giovani. L’ex sottosegretario generale dell’ONU Anwarul K. Chowdhury è uno di questi. Ha lodato la SGI per aver messo in risalto il meglio di ogni individuo sulla base della nostra convinzione che tutte le persone possiedono la capacità di superare anche le difficoltà più grandi.
Vorrei annunciare che è nuovamente arrivato il momento per la Soka Gakkai di “abbandonare il transitorio e rivelare il vero.” Io dico a voi, amici miei: «Intraprendete nuove sfide come se foste totalmente rinati!», «Siate leoni! Siate leoni, e ottenete una vittoria dopo l’altra!», «Portiamo insieme a compimento le nostre vite per la grande e nobile causa di kosen-rufu!».
Guardando insieme intensamente
il monte Fuji
nella vittoria.
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Quest’anno più che mai
siate leoni,
avanzate con vigore.
Quindici anni fa, nel gennaio del 1993, ho dato il benvenuto a Rosa Parks (1913-2005), celebrata madre del movimento americano per i diritti civili, presso il campus della Soka University di Los Angeles (SULA) a Calabasas, in California. Di lì a pochi giorni la signora Parks avrebbe festeggiato il suo ottantesimo compleanno, così le abbiamo offerto una torta a cui aveva provveduto mia moglie. In quell’occasione, questa grande campionessa dei diritti civili che ha contribuito a cambiare la storia mi disse di avere la sensazione che il nostro incontro segnasse una nuova direzione per la sua vita, la spinta a dedicarsi alla pace nel mondo, ed espresse il desiderio di intraprendere questo nuovo viaggio insieme a me.
L’anno seguente, nel maggio del 1994, la signora Parks compì il suo primo viaggio attraverso l’Oceano Pacifico per giungere in Giappone. A ottant’anni aveva veramente intrapreso un nuovo inizio. Il mio cuore si commuove ogni volta che penso al suo nobile sorriso.
Oggi le giovani donne che accolsero la signora Parks durante la sua visita alla Soka University e al Soka College femminile durante quel viaggio sono attive ed esemplari responsabili della Divisione donne.
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Quest’anno (2008) ricorre il sessantesimo anniversario dell’adozione da parte dell’ONU della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Il dottor Austregésilo de Athayde (1898-1993), noto attivista per i diritti umani ed ex presidente dell’Accademia Brasiliana delle Lettere, con il quale ho pubblicato un dialogo, fu tra coloro che diedero un importante contributo alla stesura della dichiarazione. Aveva novantaquattro anni quando, nel febbraio del 1993, ci incontrammo e dichiarò che il suo interesse in quel periodo era l’educazione e il sostegno della generazione successiva. Chiunque rifletta seriamente sul futuro dell’umanità è profondamente coinvolto nell’educazione e nel sostegno dei giovani che ci seguiranno.
Questo è un punto di attenzione cruciale anche per noi della SGI che siamo impegnati nella sacra e perenne impresa di kosen-rufu.
Toda diceva: «Le persone sono essenziali. Tutto dipende dalle persone. Tutto dipende da ogni singolo individuo».
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Quest’anno ricorre anche il cinquantesimo anniversario della grande cerimonia del 16 marzo, giorno di kosen-rufu, e anche il cinquantesimo anniversario della morte del secondo presidente della Soka Gakkai, Josei Toda, avvenuta il 2 aprile 1958.
Quando Toda scomparve, i media giapponesi e il pubblico in genere ricoprirono la sua figura di critiche e derisione, affermando con sarcasmo che probabilmente la Soka Gakkai si sarebbe sciolta. Persino i leader più alti della Gakkai, che avrebbero dovuto alzarsi per difendere il loro maestro e proteggere l’organizzazione, si mostrarono avviliti e passivi. Si erano talmente abituati a nascondersi dietro Toda che non dimostravano alcun senso di responsabilità del loro ruolo di leader.
Con vigore ho incoraggiato tutti a seguire la lezione del nostro maestro – in altre parole, a continuare a opporci alle ingiustizie, avanzando con forza ed energia.
Quando si avvicinò il 3 maggio, scrissi nel mio diario: «Lotterò per dimostrare al mondo la grandezza del mio maestro. Avanzerò sempre. Lotterò con determinazione, cavalcando le onde violente degli ostacoli e dei demoni. È iniziato il periodo più importante della mia giovinezza».
Ero convinto che toccasse ai giovani esprimersi con passione e sostenere la causa del loro maestro, che fosse compito dei discepoli diventare fari luminosi dello spirito della Gakkai e lottare con la forza e il coraggio del leone prontio all’attacco.
Il 3 maggio di quell’anno, seguendo l’idea del mio maestro secondo cui noi «suoniamo una campana ogni sette anni per segnare il nostro progresso verso kosen-rufu», annunciai il concetto delle Sette Campane – sette periodi di sette anni – come obiettivo pieno di speranza per la nostra comunità di membri (cfr. NR, 352, 10).
Il 30 giugno divenni amministratore generale unico della Soka Gakkai, e mi alzai da solo con ferma risoluzione per il bene di kosen-rufu e di tutti i nostri membri. Toda diceva: «Kosen-rufu non progredisce grazie al potere dell’organizzazione, ma grazie al potere di individui dalla fede salda. Ecco perché tutto ciò che mi occorre è un discepolo sincero».
Superando l’ostacolo delle calunnie e degli insulti indirizzati alla Soka Gakkai, e registrando una nuova crescita che sorprese l’intero Giappone, il 3 maggio di due anni dopo, nel 1960, venni proclamato terzo presidente della Soka Gakkai.
Nichiren Daishonin scrisse: «Quando un leone ruggisce, tutti gli altri animali tacciono» (La tartaruga con un solo occhio e il tronco galleggiante, RSND, 1, 852). È semplicemente naturale che il cucciolo di un re leone diventi a sua volta un re leone. Esorto tutti i membri della nostra Divisione giovani a diventare ugualmente re leoni!
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Qual è la caratteristica che contraddistingue un re leone? La capacità di combattere con coraggio, partendo all’attacco con tutta la sua forza, e di vincere a prescindere da quale sia la battaglia. Significa essere costantemente vigili. Nel famoso Gosho Risposta a Kyo’o il Daishonin scrive: «Si dice che il leone, re degli animali, avanzi di tre passi, poi si raccolga su se stesso per saltare, sprigionando la stessa potenza nel catturare una piccola formica o nell’attaccare un animale feroce» (RSND, 1, 365). La negligenza è il nemico principale.
Lo storico greco Erodoto ha tramandato la storia di Sardis, capitale dell’antico regno di Lidia (parte dell’attuale Turchia). Sardis era protetta da una fortezza considerata inespugnabile. Essa rimase impenetrabile agli attacchi prolungati di molte armate potenti. Una sezione della fortezza, comunque, non era sorvegliata. Si trattava di una ripida scarpata a picco che tutti – amici e nemici – credevano inattaccabile. Come tale, era stata completamente trascurata. Un intrepido soldato, però, decise con coraggio di provare a scalarla, e ci riuscì. Così la fortezza venne violata e Sardis, la città che si era gloriata di tale potere e splendore, venne conquistata.
Erodoto avverte: «Il vantaggio […] genera insolenza». L’insolenza, sinonimo di arroganza, a sua volta porta alla negligenza. Ecco perché non ci possiamo permettere l’autocompiacimento quando le cose vanno bene. Farsi intossicare dal successo è già un segno di sconfitta. Il declino e la rovina cominciano da un borioso eccesso di sicurezza. Se smettiamo di lottare con tutte le nostre forze e diventiamo irriconoscenti, cederemo all’arroganza e cadremo vittime della nostra stessa negligenza. Un leone, un campione, non è mai negligente – questo è un concetto che spero tutti i nostri responsabili imprimeranno nel proprio cuore.
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Nel novembre dell’anno scorso (2007) a Dubai, la capitale degli Emirati Arabi Uniti (EAU), è stata organizzata con grande successo la mostra “Costruire una cultura di pace per i bambini del mondo”. La mostra, sponsorizzata dalla SGI, ha avuto il patrocinio di Sua Altezza Reale la principessa Haya Bint Al Hussein. Circa trecentocinquanta invitati hanno partecipato alla cerimonia di inaugurazione, tra cui il dottor Abdulla Al Karam, direttore generale della Dubai Knowledge and Human Development Authority, e il dottor Ayoub Kazim, direttore esecutivo del Dubai Knowledge Village e della Dubai International Academic City.
Molti noti personaggi pubblici di Dubai, impegnati a sostenere una diversità armoniosa, hanno mostrato calorosa comprensione e sostegno verso le attività educative e culturali della SGI. A loro va la mia profonda gratitudine.
L’Hamasah, famosa raccolta di poesia araba del IX secolo, contiene questi versi profondamente significativi:
Non importa quanto sia nobile la nostra discendenza,
non riposiamo neanche un giorno su quegli allori.
Costruiamo, come fecero i nostri antenati
e progrediamo, come
progredirono loro.
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La Soka Gakkai ha sopportato continue avversità per aprire la strada verso kosen-rufu. Se ripercorriamo gli sforzi dei maestri e discepoli Soka nei giorni pionieristici del nostro movimento, non possiamo permetterci di rilassarci nei nostri sforzi. Il Daishonin esorta: «Rafforzate la vostra fede giorno dopo giorno e mese dopo mese. Se la vostra determinazione cala anche solo un po’, i demoni prenderanno il sopravvento» (Le persecuzioni che colpiscono il santo, RSND, 1, 885). Teniamo queste parole sempre in mente.
In qualunque luogo e momento i discepoli si mettano in azione per kosen-rufu con lo stesso spirito dei loro maestri, la fiamma luminosa della Soka brucia alta.
Non dobbiamo rimandare, questo è il momento. Il Daishonin ci sprona: «Rafforza la tua fede ancora di più» (La supremazia della Legge, RSND, 1, 547), e «Devi raccogliere più che mai il potere della tua fede» (La strategia del Sutra del Loto, RSND, 1, 888).
Si è alzato il sipario su una nuova fase della rivoluzione umana. Mi aspetto discepoli dal cuore sincero che ardano dello stesso spirito invincibile che si batte per kosen-rufu di cui io ardo. Ho fede nei loro sforzi e nei loro successi.
Alzatevi come leoni,
avanzate come leoni,
trionfate come leoni.