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Nessun'isola è un'isola - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 08:07

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    Nessun’isola è un’isola

    Parafrasando il celebre verso di John Donne «Nessun uomo è un’isola», proponiamo una rassegna di esperienze e contributi presentati in occasione del corso “Una Sicilia con sensei” svoltosi a Giardini Naxos nel febbraio scorso. La fede, il dialogo e la creatività possono dare origine a infiniti ponti invisibili di cui parla Daisaku Ikeda nell’omaggio poetico inviato nel settembre del 2000 alla Conferenza dei poeti del Mar Mediterraneo e che ripubblichiamo in queste pagine

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    Parafrasando il celebre verso di John Donne «Nessun uomo è un’isola», proponiamo una rassegna di esperienze e contributi presentati in occasione del corso “Una Sicilia con sensei” svoltosi a Giardini Naxos nel febbraio scorso. La fede, il dialogo e la creatività possono dare origine a infiniti ponti invisibili di cui parla Daisaku Ikeda nell’omaggio poetico inviato nel settembre del 2000 alla Conferenza dei poeti del Mar Mediterraneo e che ripubblichiamo in queste pagine

    Vi sono luoghi, o momenti, in cui ci è dato vivere circondati da numerosi compagni di fede, mentre le attività pulsano a un ritmo dinamico; ve ne sono altri fatti di solitudini e di una intensa ricerca individuale, di esperienze di condivisione della filosofia buddista in cui ci sentiamo esploratori, o cercatori d’acqua nel deserto. Vivo su un’isola che è anche il quartiere storico di Siracusa; nei giorni di vento, sembra quasi che Ortigia si possa staccare dai ponti che la uniscono alla terraferma, e prendere la via del mare. Allora mi capita di chiedermi come sarebbe vivere e fare attività qui, se a perdita d’occhio non si vedesse che una distesa d’acqua e non ci fosse un Centro culturale ad appena un’ora di strada.
    La risposta è arrivata guardando un video realizzato da Giusi Scaglione e Toti Migliore, proiettato durante il corso della regione Sicilia che si è svolto nel febbraio scorso: una raccolta di brevi filmati inviati dai membri degli arcipelaghi. Sorrisi e obiettivi lanciati da posti incantevoli e remoti: le isole dell’isola. Così li ho cercati, questi compagni che immaginavo isolani da sempre, per poi scoprire, con una certa sorpresa, come i pionieri di kosen-rufu per lo più non siano nati in quei luoghi ma li abbiano scelti, per ragioni e percorsi diversi e con la comune determinazione di esprimere ciò che Daisaku Ikeda chiama «l’illimitato potere della creatività».
    C’è Gina che è arrivata a Lipari dalla sua Napoli ventuno anni fa, a metter su famiglia con il marito bresciano e la figlia che, dice lei, «è un misto di tutto». Adesso è proprio la giovanissima Marialaura a spronare la madre e le donne che compongono il gruppo Lipari a recitare insieme un’ora di Daimoku ogni mattina, prima della scuola. Questo è il modo con cui Martina, la giovane responsabile di gruppo, Gina, Elena, Antonella, Roberta, Norma, Teresa e Agnese iniziano la giornata facendo proprie le parole del maestro: «Kosen-rufu è aprire una strada laddove non ne esiste nessuna» (BS, 151, 5).
    Adesso sembrano lontani i lunghi anni di pratica solitaria, alimentata da un forte desiderio di propagare il Buddismo nell’isola, che Gina ricorda come un allenamento prezioso, ancora oggi fonte di ispirazione soprattutto negli inverni in cui Lipari si spopola o diventa difficile da raggiungere: «Proprio perché isolati, in quei momenti dobbiamo basarci al cento per cento sul Gohonzon, cercando di trasformare gli ostacoli nei mattoni con cui costruire il maestoso castello interiore di cui parla il maestro».
    A Pantelleria c’è Eleonora, che dopo sedici anni di pratica e attività a Torino, ha deciso di lasciare città e sicurezze per trasferirsi nell’isola dei suoi sogni: «Una scelta coraggiosa e sofferta» ma basata sul Gohonzon, da cui sono emersi subito grandi benefici. Così, la natura incontaminata del luogo, i pochi membri e la cordialità delle persone hanno accolto questa bodhisattva che si definisce “un po’ musicista e un po’ impiegata” e che ha promesso a sensei di incoraggiare ogni singola persona, di far conoscere il Buddismo e il maestro nell’isola, e di utilizzare la sua voce per kosen-rufu. Oggi il gruppo Cossyra è formato da sei membri e due principianti: oltre Eleonora, i due Michele, Nino, Giuseppe, Tiziana, Adriana e Gloria, che vive tra Ibiza e Pantelleria.
    Altrove la pratica è ancora, per lo più, un’esperienza solitaria, come accade a Giuseppe, catanese di origine, approdato nella “sua” Lampedusa nel 2011 dopo lunghe peregrinazioni. «Lampedusa, terra di confine. Luogo estremo, per certi versi. Un paradiso in natura, dove esiste anche tanta sofferenza», ci dice. Ma questo è il luogo che ha scelto, dopo aver lasciato l’attività giornalistica e la vita in città per dedicarsi alle immersioni e insegnare a farlo, creando una vera e propria “Accademia del mare”. Una sfida ancora in corso, che richiede una fede salda che lui rafforza ogni giorno con molte ore di Daimoku per percepire con la vita le parole del Sutra del Loto: «Questa, la mia terra, rimane salva e illesa, costantemente popolata di dèi e di uomini» (capitolo “Durata della vita del Tathagata”, pag. 303). Grazie a questi sforzi, nonostante non vi sia un gruppo stabile, la sua casa ospita riunioni con diversi partecipanti: una grande conquista sostenuta dal “forte desiderio di trasformare Lampedusa nell’isola di kosen-rufu“.
    Seguendo la scia della Legge mistica arriviamo a Favignana, l’isola-farfalla: questo il suo secondo nome, questa la sua forma che descrive la più bella delle trasformazioni. A raccontarcelo è Stefania, piemontese di origine che, dopo una lunga esperienza di vita e di pratica a Roma, ha scelto l’isola amata da sempre, in cui si è sentita “libera e a casa” per continuare la sua rivoluzione umana e far fiorire la sua vita. Qui Stefania ha “realmente deciso di non smettere mai di praticare” e di dedicarsi a kosen-rufu; qui è “tornata a essere artista” e ha determinato di esprimere senza paura il suo talento, facendo del cuore l’”abile pittore” di cui parla un sutra. Oggi, insieme a un gruppo di principianti – Stefania, Patrizia, Franco, Roberto – ha formato un nucleo in cui si tengono riunioni di discussioni «un po’ dipendenti dal meteo e che si popolano d’estate, quando tra i turisti arrivano molti praticanti e trovano un Gohonzon ad attenderli»: un primo passo verso il gruppo che nascerà, proprio come una meravigliosa farfalla.
    Il nostro viaggio si conclude qui, e nel percorrerne l’ultimo tratto, ci pervade la sensazione di aver ricevuto molti doni dai generosi compagni di fede che abbiamo “incontrato”, da questi luoghi in cui la vita e l’attività assumono il ritmo delle maree: il coraggio indispensabile per ogni “trasformazione”, il calore dell’accoglienza, la forza della preghiera che crea infiniti ponti invisibili, perché l’unica insularità rischiosa è quella del cuore, quella che ci separa dagli altri e da noi stessi. Anche grazie al loro incoraggiamento, oggi la “mia” isola mi sembra più bella e ricca di tesori ancora da scoprire.
    «Nessuno può fermare una persona che avanza con la determinazione del sole all’alba. Qualsiasi gruppo nella sua fase pionieristica possiede una forza potente quanto l’ondata della marea. Tuttavia l’unica cosa che può permettere a questa corrente di scorrere eternamente è la fede» (D. Ikeda, La rivoluzione umana, vol. 10, pag. 107).

    Hanno collaborato: Eleonora Bernardo, Martina Bobbio, Stefania Orsola Garello, Giuseppe Mancini, Gina Palumbo

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