Alla famosa frase del Daishonin: «È il cuore che è importante», sembrano fare eco le parole del Petrarca: «Ciò che ci rende felici o infelici giace nel profondo del nostro animo». Con il consueto affetto che nutre per la cultura italiana, Ikeda utilizza le parole del nostro poeta per ricordare che «una forte preghiera e un’azione sincera e precisa ci permettono di abbattere qualsiasi ostacolo»
Kosen-rufu, cioè l’impegno verso la pace e la felicità di tutta l’umanità, rappresenta la più grande speranza per il mondo. Non esistono battute d’arresto o persecuzioni in grado di infrangere la speranza che germoglia nei nostri cuori. La speranza è davvero il pilastro del mondo. Essa dona ali alla libertà. Le persone fiduciose nel futuro sono forti. Finché mantenete la speranza, non sarete mai sconfitti.
L’ex presidente del Sudafrica Nelson Mandela, coraggioso paladino dei diritti umani che ho incontrato in due occasioni, è un superbo esempio di questa grande verità. Durante i suoi oltre ventisette anni in prigione, un’aspra battaglia durata circa diecimila giorni, Mandela lesse alcuni miei scritti sui giovani. Dopo la sua liberazione, avvenuta nel febbraio del 1990, Mandela mi chiese di incontrarci, e quando, l’ottobre successivo, visitò il Giappone, lo accolsi con affetto, insieme a cinquecento rappresentanti della Divisione giovani, all’entrata dell’edificio del Seikyo Shimbun a Tokyo. Non è la posizione sociale, non sono i titoli altisonanti a rendere grande una persona. È grande colui che combatte per la gente, per i giovani, per l’eguaglianza di tutti e contro gli abusi del potere, come ha fatto Mandela.
E lo stesso vale per la Soka Gakkai. Il fatto di ricoprire una posizione di alta responsabilità nella nostra organizzazione non rende più importanti e non dà diritto a nessun trattamento di favore. Nel Buddismo, chiunque si batta altruisticamente per kosen-rufu è grande. I nostri membri che si impegnano per diffondere il Buddismo sono oltremodo encomiabili, così come lo sono coloro che proteggono, incoraggiano e sostengono questi paladini di kosen-rufu. Come sostenne Nichiren Daishonin: «La Legge non si diffonde da sola; poiché sono le persone che la propagano, sia le persone che la Legge sono degni di rispetto» (GZ, 856).
Il premier cinese Zhou Enlai (1898-1976), del quale avevo immensa stima, dichiarò: «Incontrare gli amici è sempre un piacere». Dal momento che comunque si vive, cerchiamo di farlo con allegria! Per ottenere questo, dobbiamo abbattere i muri nel nostro cuore e unirci agli altri in amicizia.
Un proverbio venezuelano sostiene che non si può attraversare l’oceano senza prima saltarci dentro. Allo stesso modo, non possiamo raggiungere i nostri obiettivi senza fare il primo passo. L’azione è fondamentale: fate quel primo passo coraggioso. Il progresso è vittoria.
Il mio maestro Josei Toda disse: «La fede non è questione di formalità. Significa vivere ogni momento al massimo» e aggiunse: «In ogni momento, qual è la vostra direzione, quale azione intraprendete, e quale evitate? Il fatto che otteniate o no la Buddità dipende dal bilancio finale di tutti questi diversi pensieri e azioni». Ciò che conta è quello che facciamo ora, in questo momento. Facendo il massimo in ogni momento e in ogni giornata, ci mettiamo in condizione di godere di un grande senso di vittoria e appagamento, apprezzando ogni singolo giorno dell’anno.
Qual è la chiave perché un’organizzazione cresca? Toda era piuttosto chiaro su questo punto: è l’aiutare i giovani a realizzare il loro pieno potenziale, sostenendo con tutto il cuore il loro sviluppo, e soprattutto lottando insieme con loro nelle attività per kosen-rufu.
Le menti dei giovani sono in sintonia coi tempi. I giovani, inoltre, sono acuti osservatori. Che si tratti delle tendenze della società o dell’atteggiamento dei responsabili della Gakkai, i giovani hanno sempre uno sguardo attento su ciò che li circonda. Dobbiamo prestare attenzione ai giovani. Anche Toda aveva una grande considerazione di loro e io altrettanto. Dobbiamo incoraggiarli a crescere e ciò dipende unicamente da quanto riusciamo a conquistare i loro cuori e a ispirarli. Il presidente Zhou osservava che molte organizzazioni hanno un difetto comune: mancano della passione di attrarre sempre nuove persone in grado di partecipare attivamente. La presenza di numerosi nuovi individui di valore desiderosi di ricoprire un ruolo nel nostro movimento è una forza propulsiva per la vittoria.
La vera essenza della relazione tra maestro e discepolo
All’inizio del 1276, Nichiren Daishonin scriveva al giovane Nanjo Tokimitsu: «Inoltre, nell’Ultimo giorno della Legge del Budda Shakyamuni, quando il mondo è nel caos, quando il sovrano, i suoi ministri e tutto il popolo concordemente odiano il devoto del Sutra del Loto, quando il devoto è come un pesce in una piccola pozza d’acqua in un periodo di siccità o come un cervo accerchiato da mille cacciatori, i meriti di colui che visiterà il devoto saranno di gran lunga maggiori di quelli guadagnati servendo il Budda Shakyamuni in persona con la mente, la bocca e il corpo per un intero kalpa. Le auree parole del Budda lo dicono chiaramente» (Fortuna in questa vita, SND, 7, 254-5).
In tempo di crisi, la vera essenza della relazione tra maestro e discepolo diventa chiara.
Nel 1950 Toda, maestro di kosen-rufu che aveva un legame diretto con il Daishonin e devoto del Sutra del Loto, stava affrontando il tracollo dei suoi affari, che a quel tempo rappresentavano il principale sostegno finanziario della Gakkai. Diede le dimissioni dalla carica di direttore generale della Soka Gakkai, ma la situazione era talmente disastrosa che lo sfiorò persino l’idea di suicidarsi. Solo io mi dedicai a tempo pieno a sostenerlo. «Sensei, combatterò per lei. La prego di non preoccuparsi», gli promisi. Abbandonai i miei studi alle scuole serali e in cambio Toda promise di dedicarsi alla mia istruzione per il resto della sua vita, in ogni materia, in un primo momento di domenica, e poi ogni giorno, prima di iniziare il lavoro.
Considero un orgoglio infinito l’essere riuscito a ricostruire la sua impresa, superando ogni ostacolo attraverso i miei sforzi incessanti, aprendo così la strada alla nomina di Toda a secondo presidente della Soka Gakkai. Quel giorno il suo viso splendeva di una gioia indescrivibile. Non mi lodava mai davanti agli altri, ma in privato mi disse: «Sei il mio discepolo, Daisaku, e io sono il tuo maestro. Abbiamo vinto, Daisaku. Sono felice». Quello fu un autentico esempio della vittoria di maestro e discepolo.
Ho lottato instancabilmente per kosen-rufu, in pieno accordo con il Sutra del Loto e gli insegnamenti del Daishonin. Ho voluto lasciare come prova tanti risultati conseguiti attraverso le mie azioni per ispirare i giovani delle generazioni future, che diranno: «Guarda come lottò questo fedele discepolo di Toda! Guarda come sostenne il suo maestro!».
Toda cercava sempre di spingere i giovani a realizzare grandi risultati, qualcosa che avrebbe brillato per sempre. Questo è lo scopo dei giovani e della vita stessa, sosteneva.
Ho propagato in tutto il mondo la filosofia della sacralità della vita sostenuta da Makiguchi e Toda e il loro nobile spirito nel condurre tutte le persone all’Illuminazione. Le oltre duecento lauree e titoli onorifici che ho ricevuto da istituzioni accademiche di tutto il mondo sono la prova della vittoria dell’”università Toda” e la vittoria dello spirito Soka di maestro e discepolo, incarnato dai primi tre presidenti della Gakkai.
“Il segreto e i poteri sovrannaturali del Tathagata”
Il potere del Buddismo è molto più grande di quanto possiate immaginare. Sono sicuro che tutti voi avete finora sperimentato straordinari benefici dal Gohonzon. Ma il vero potere del Budda e della Legge supera anche quelli. Toda ne era così convinto che spesso diceva: «I grandi benefici che avete ricevuto nella fede sono solo una piccola parte di quelli che ho avuto io». Ciò veniva dalla grande convinzione acquisita dopo aver trionfato su grandi persecuzioni e avversità incontrate sostenendo la Legge corretta.
Il potere benefico della Legge mistica trascende la comprensione umana. Il potere del Budda e quello della Legge sono infiniti e incommensurabili, vanno oltre la nostra immaginazione. In che modo si può attingere a questo potere? Con il potere della fede e il potere della pratica di dedicarsi a kosen-rufu, seguendo la strada di maestro e discepolo.
Il sedicesimo capitolo del Sutra del Loto, “Durata della vita del Tathagata“, nel quale è rivelato il cuore del sutra, l’insegnamento che costituiva il vero scopo per cui Shakyamuni è nato, spiega «il segreto e i poteri sovrannaturali del Tathagata» (SDL, 16, 295). [Tathagata è uno dei dieci titoli onorifici di un Budda, n.d.r.]. Durante la Cerimonia nell’aria descritta in quel capitolo, Maitreya e gli altri bodhisattva uniscono i palmi delle mani in segno di rispetto, chiedendo a Shakyamuni: «Onorato dal Mondo, ti imploriamo di spiegare. Noi crederemo alle parole del Budda e le accetteremo» (SDL, 16, 295). I discepoli ripetono questa frase tre volte, e poi lo chiedono di nuovo. In risposta al loro sincero desiderio di ricercare la via, Shakyamuni comincia a esporre i profondi princìpi dell’insegnamento originale del Sutra del Loto, dicendo: «Ascoltate attentamente il segreto e i poteri sovrannaturali del Tathagata» (SDL, 16, 295). Li esorta a prestare attenzione perché, con questa affermazione, Shakyamuni rivela che, in effetti, egli aveva ottenuto la Buddità nel remoto passato. In questo senso, l’insegnamento del “segreto e i poteri sovrannaturali del Tathagata” viene trasmesso attraverso lo scambio sincero, da vita a vita, tra maestro e discepolo.
“Il segreto e i poteri sovrannaturali del Tathagata” indica un grande, immenso potere che Shakyamuni non aveva mai rivelato prima ai suoi discepoli, ed è per questo che Shakyamuni usa la parola “segreto”, pur conoscendolo lui stesso, perché questo potere è inerente allo stato vitale della Buddità.
Quindi, in questo caso, il termine “segreto” non indica qualcosa che deve rimanere nascosto, ma solo che è rimasto tale finché non è arrivato il momento giusto perché sia svelato, in modo da condurre all’Illuminazione tutti gli esseri viventi. Quando arriva questo momento? Quando si fanno avanti dei veri discepoli. È quando emergono dei veri discepoli che vengono esposti gli insegnamenti veri o originali.
Il capitolo “Durata della vita” venne predicato solamente dopo che erano apparsi i Bodhisattva della Terra. Il Gran Maestro Shakyamuni attese che questi grandi discepoli entrassero in scena prima di annunciare che avrebbe finalmente rivelato “il segreto e i poteri sovrannaturali del Tathagata“. «È giunto il tempo che io riveli la verità» dice. «Perciò ascoltate con attenzione per poi mettere in pratica le mie parole».
Il “segreto” e i “poteri sovrannaturali” di cui parla non sono, in realtà, qualcosa di misterioso o magico. Nichiren Daishonin afferma con chiarezza che “il segreto e i poteri sovrannaturali del Tathagata” non sono altro che “il segreto e i poteri sovrannaturali del Tathagata Nam-myoho-renge-kyo”. In altre parole, Nam-myoho-renge-kyo stesso è il vero “segreto e i poteri sovrannaturali del Tathagata“. Nella Raccolta degli insegnamenti orali, il Daishonin dichiara: «Al di fuori dell’ottenimento della Buddità, non esiste “segreto” né “poteri sovrannaturali”» (cfr. OTT, 125). L’ottenimento della Buddità da parte di tutti gli esseri viventi è la manifestazione del “segreto e dei poteri sovrannaturali del Tathagata“. Ciò non è altro che il potere della grande Legge di Nam-myoho-renge-kyo.
Toda diede una spiegazione molto chiara di questo punto: «”Il segreto e i poteri sovrannaturali del Tathagata” rappresentano quel potere che permette a tutte le persone comuni di conseguire la Buddità», aggiungendo poi: «”Il segreto e i poteri sovrannaturali del Tathagata Nam-myoho-renge-kyo” sono ciò che porta la felicità a tutti gli esseri viventi». Il potere fondamentale che permette a noi e agli altri di ottenere l’Illuminazione e la felicità eterna è “il segreto e i poteri sovrannaturali del Tathagata“, cioè il potere di Nam-myoho-renge-kyo. Questo è un principio della vita che dovrebbe essere universalmente accettato e messo in pratica, per portare tutti a una felicità durevole.
L’alto stato vitale del Budda
«Quando recitiamo Daimoku davanti al Gohonzon, il potere di Nam-myoho-renge-kyo si manifesta nella nostra vita. Quando Nam-myoho-renge-kyo diventa una forza che pulsa dentro di noi, otteniamo un’armonia e un equilibrio che ci permettono di vincere sulle malattie, le difficoltà finanziarie e ogni altra avversità – sottolineava poi Toda – allora saremo pieni della compassione pura e costante di aiutare gli altri e della facoltà di vivere con piena fiducia in noi stessi».
Il “Tathagata Nam-myoho-renge-kyo” (OTT, 123) si riferisce alla vita di Nichiren Daishonin, come dichiara lui stesso: «L’anima di Nichiren non è altro che Nam-myoho-renge-kyo» (Risposta a Kyo’o, SND, 4, 150). Quando recitiamo Daimoku davanti al Gohonzon e lottiamo insieme per kosen-rufu con lo spirito di “diversi corpi, stessa mente”, siamo pervasi esattamente dello stesso stato di Buddità, vasto e infinito, sperimentato da Nichiren Daishonin. Com’è meraviglioso!
Nichikan Shonin (1665-1726), un grande restauratore del Buddismo del Daishonin, affermò: «Quando una persona abbraccia il Gohonzon, prende fede in esso e recita Nam-myoho-renge-kyo, in quel momento la sua vita diventa l’oggetto di culto dei tremila regni in un singolo istante di vita [il Gohonzon]. Essa diventa la vita di Nichiren Daishonin».
Noi persone comuni, così come siamo, possiamo tirar fuori dalla nostra vita lo stesso potere inerente al Gohonzon. Come indica la frase: «Essa [la nostra vita] diventa la vita di Nichiren Daishonin», riusciamo a manifestare uno stato vitale analogo a quello del Daishonin. Le nostre vite in ogni momento sono un tutt’uno con lo stato vitale del Budda del tempo senza inizio, tramite il quale siamo certi di diventare felici superando ogni negatività e funzione demoniaca.
Il maestro insegna agli altri questo potenziale insito nelle loro vite. Al tempo di Shakyamuni, i discepoli che ascoltarono e accettarono questo insegnamento del “segreto e dei poteri sovrannaturali del Tathagata” furono avvolti dal potere senza limiti della Legge mistica. E i discepoli del Daishonin che praticarono come lui aveva insegnato sperimentarono la profonda verità che «al di là del conseguimento della Buddità, non esiste “segreto” né “poteri sovrannaturali”» (cfr. OTT, 125). Quando i discepoli si impegnano, vivendo con lo stesso spirito del maestro, diventano in grado di attivare le infinite funzioni della Legge buddista nelle loro vite. Ciò si accorda con i princìpi del Buddismo.
La Buddità esiste in ogni persona
Impegnato nella sua battaglia coraggiosa contro aspre persecuzioni, il Daishonin dichiara che chiunque propaghi la Legge mistica «è destinato a incontrare l’odio […]. Lascia che ti odino» (Gli argini della fede, SND, 4, 217). Lo spirito intrepido che non ci fa scoraggiare quando la nostra sincerità viene ripagata con odio e critiche è lo spirito stesso del Buddismo.
È anche necessario prendere una posizione decisa contro le forze negative che cercano di distruggere la verità e il bene. Toda ammonì che se i responsabili dimenticano di denunciare gli errori e le falsità, i membri soffriranno. Compito dei responsabili è quello di proteggere i membri da macchinazioni senza scrupoli. Dal punto di vista buddista, trascurare di fare ciò rappresenta una grave colpa. Inoltre, dobbiamo rimproverare con severità qualunque responsabile corrotto, che, invece di darsi da fare per il progresso di kosen-rufu, cerca di distruggere l’unità della nostra organizzazione.
Toda osservò che i responsabili invidiosi di altri responsabili sono quelli che finiscono spesso per causare i problemi maggiori. Fondamentalmente, coloro che giustificano la corruzione e le malefatte sono impuri nel cuore: sono persone arroganti, codarde e meschine. Makiguchi sosteneva che la viltà morale è un crimine. È un modo miserabile di vivere. Possiamo evitarlo, mantenendo costante la nostra consapevolezza e intraprendendo azioni piene di forza e coraggio.
Sono discepolo di Toda. Ho rischiato la vita per proteggerlo. I discepoli che rimangono inerti quando il loro maestro, cui devono tanto, viene diffamato, non hanno riconoscenza e sono per questo assolutamente indegni. L’antico classico cinese Han Fei Tzu afferma che il modo migliore per contrastare la slealtà è agire con decisione. È profondamente vero: è davvero importante ribellarsi contro ogni abuso, opponendovisi coraggiosamente.
Il nobile stato vitale del Budda esiste in ognuno, e tutti possiedono dentro di sé “il segreto e i poteri sovrannaturali del Tathagata“. Toda ci esortava a elevare lo stato vitale di tutta l’umanità. Mostrò un coraggio incrollabile nell’affrontare in prima persona il male rappresentato dalle armi nucleari, che minacciano l’esistenza stessa dell’umanità. Quest’anno cade il cinquantesimo anniversario della sua storica “Dichiarazione per l’abolizione delle armi nucleari” (8 settembre 1957).
Nella Raccolta degli insegnamenti orali, il Daishonin spiega: «Le azioni che noi esseri viventi compiamo attimo per attimo, gesto dopo gesto, sono considerate il potere sovrannaturale [del Tathagata]» (cfr. OTT, 125). Questo “potere sovrannaturale” non è qualcosa di separato dalla nostra vita. Le azioni che intraprendiamo per ciò che è buono e giusto, in accordo con la Legge mistica, sono esse stesse “il potere sovrannaturale”.
Toda affermava: «Quando si lotta per realizzare il mandato del Budda, si possiede il suo stesso potere». E ancora: «Dovreste essere orgogliosi di possedere dentro di voi lo stesso stato vitale di Nichiren Daishonin. Mantenete uno spirito nobile e trionfate nella vita. Non denigrate mai voi stessi».
Il Daishonin insegna: «È il cuore che è importante» (La strategia del Sutra del Loto, NR, 346, 17). Già, è il cuore che conta, lo spirito della fede. Il poeta italiano Francesco Petrarca (1304-74) scrisse: «Ciò che ci rende felici o infelici giace nel profondo del nostro animo». Con una forte fede, possiamo superare le avversità più spaventose e trasformare il veleno in medicina. Una forte preghiera e un’azione sincera e precisa ci permettono di abbattere qualsiasi ostacolo.
In una lettera, Petrarca consiglia un amico di vivere felicemente e perseverare con coraggio. Scrisse poi: «Più grosse sono le difficoltà più volentieri le affronto». Più impegnativo è il problema che ci si presenta, più dovrebbe suscitare lo spirito combattivo necessario a sfidarlo. Questo è il mezzo per forgiare e rafforzare il nostro carattere come essere umani.
In un altro scritto, Petrarca affermò: «Sono stato avido e fedele devoto delle amicizie degne di onore». Niente è più prezioso della vera amicizia. Spero che creiate molte amicizie attraverso un dialogo caldo e sincero.
Responsabili onesti e franchi
Qui, al Makiguchi Memorial Hall di Hachioji, a Tokyo, ho accolto molti leader mondiali. Ricordo con piacere di essermi incontrato qui nel 1994 con l’ex presidente cileno Patricio Aylwin e sua moglie Leonor. Aylwin si adoperò per porre fine ai diciassette anni di dittatura militare in Cile, diventando il primo presidente eletto nel suo paese dopo il ritorno della democrazia (nel 1990). L’altro giorno ho ricevuto una sua lettera insieme a una raccolta di interviste personali che coprono l’arco della sua vita, che va dall’infanzia fino al termine dell’incarico presidenziale.
Ricordando uno dei punti centrali della sua campagna presidenziale, Aylwin dice: «Ho posto un’attenzione particolare nello spiegare con chiarezza ciò che promettevamo nel programma di governo. Le linee generali sono nate così». Qualsiasi impresa collettiva si intraprenda, è essenziale avere scopi chiari. Inoltre gli obiettivi dovrebbero essere di rilevanza universale ed essere divulgati a tutti.
Le parole sono importanti. La voce è importante. Tutte le lotte, tutti gli sforzi devono iniziare da lì.
Aylwin spiega molto semplicemente il suo atteggiamento durante la campagna elettorale: «In cose di questo tipo ci si butta anima e corpo. L’obiettivo è vincere le elezioni, e vincere bene». Aggiunge poi: «Mi piaceva incontrare le persone, rispondere ai loro dubbi […] viaggiare per il paese, perché in questo modo venivo a conoscere il vero Cile della gente, al di là del mondo della politica». Anche nella Soka Gakkai incontrare gli altri è una parte fondamentale dell’attività.
Parlando delle sue idee sulla leadership, Aylwin dichiara: «Bisogna saper continuare a combattere senza paura, anche quando si viene schiaffeggiati. Non ero mai bellicoso o mosso dall’odio. Ma, quando è il momento di lottare, si deve farlo, senza rilassarsi o accontentarsi di squallidi compromessi». È proprio così. Chi non lotta quando è necessario in alcuni casi procura più danni del male a cui si dovrebbe opporre.
Come avverte il Daishonin: «Una bella spada si ottiene battendo il ferro incandescente» (Lettera da Sado, SND, 4, 78). Una dura lotta forgia il carattere e ci fortifica più di ogni altra cosa: è un aspetto molto importante da tenere a mente.
A proposito della leadership efficace Aylwin dice ancora: «Si deve avere un ideale del paese e della società cui si mira. In che situazione si trova il nostro paese, e che direzione vogliamo che prenda? Questi sono i requisiti di base per diventare uno statista: si deve conoscere la realtà e tendere a un obiettivo. Poi si tratterà di trovare il modo di realizzarlo».
Per farsi un’idea corretta della realtà, c’è bisogno di una filosofia corretta e valida. È necessario. E ciò sottolinea l’importanza del concetto di “adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese”, che sta alla base del Buddismo di Nichiren Daishonin.
Quando gli fu chiesto come avrebbe voluto essere considerato dalle generazioni future, Aylwin rispose: «Come un uomo di legge al servizio della giustizia». Come praticanti del Buddismo del Daishonin, ci stiamo adoperando affinché kosen-rufu avanzi in accordo con la Legge mistica, che pervade l’universo intero. Noi sosteniamo questa nobile Legge, giorno dopo giorno. Ecco perché la Soka Gakkai si è propagata così diffusamente nel mondo.
Lo sviluppo del movimento buddista in Italia
Ho ricevuto resoconti dalle nostre organizzazioni SGI in Europa e, tra di esse, la SGI-Italia sta mostrando uno sviluppo notevole. Ci sono membri che si stanno guadagnando la fiducia della società italiana, e molti di coloro che ho seguito personalmente fin da ragazzi stanno diventando responsabili di valore. Ciò mi riempie di gioia. A proposito dell’Italia, ho un ricordo indelebile della mia visita all’Università di Bologna, una delle più antiche del mondo, in cui tenni anche una lezione. [Nel giugno 1994 dopo aver ricevuto l’Anello Dottorale dall’università, pronunciò un discorso dal titolo “La visione universale di Leonardo e il Parlamento dell’umanità: riflessioni sul futuro delle Nazioni Unite”, n.d.r.].
Francesco Petrarca, che studiò in quella stessa università, scrisse: «Vado invocando “Pace, pace, pace”». Questo grande poeta desiderava eliminare la brutalità di un mondo pieno di ipocrisia, ingiustizia e guerra, fondando un nuovo e pacifico regno di umanità. Con questo scopo in mente, studiò avidamente le opere degli autori classici, che ispirarono lo sviluppo dell’umanesimo, e si adoperò per la creazione di una nuova letteratura. Coloro che vennero dopo di lui furono molto influenzati dal suo lavoro e portarono avanti la sua eredità. Questa battaglia di individui animati da un comune ideale fiorì nel Rinascimento.
Riguardo l’amicizia, Petrarca scrisse di avere «un ricordo tenace dei benefici» ricevuti dagli amici. L’ingratitudine è proprio vergognosa. Un testo buddista dichiara: «Chi tradisce un debito così importante è destinato a sprofondare a lungo nel mare della sofferenza». E un proverbio spagnolo dice: «L’inferno è pieno di ingrati». Il modo giusto e umano di vivere consiste nel ricordare sempre il debito di gratitudine che abbiamo nei confronti dei nostri maestri e dei nostri amici.
Petrarca scrisse: «Così fa’ in modo che la verità vinca e regni / e tutte quelle menzogne crollino, vinte, al suolo». Le menzogne alla fine vengono sempre smascherate, così come la corruzione e le malefatte e noi dobbiamo darci da fare affinché ciò accada. E ancora: «Ignoranza è tremenda povertà di spirito», e «Mantenere convinzioni errate è segno di ignoranza, e insistere sfacciatamente sui propri errori è non solo da ignoranti, ma anche da arroganti».
Non possiamo permettere che coloro che hanno acquisito posizioni importanti col supporto della Gakkai vadano in giro parlando male dell’organizzazione e dei membri. «Mandate via i corrotti e gli arroganti!» diceva Toda. Lo spirito di lottare con coraggio per confutare gli errori e denunciare le malefatte è lo spirito della Gakkai.
In un altro scritto, Petrarca affermò: «Non c’è alcun dubbio riguardo il potere che le nostre parole hanno di consolare e incoraggiare i cuori degli altri». Questo si accorda con il principio: «La voce svolge l’opera del Budda» (cfr. OTT, 4). Compito dei responsabili della Gakkai è di incoraggiare i membri con parole piene di calore e sostegno, di ispirarli con parole ricche di convinzione.
Egli scrisse anche: «Si deve procedere decisi lungo la strada della vita senza voltarsi indietro. Dimenticate il passato e pensate al futuro». Qualsiasi cosa accada, dovremmo mantenere l’ottimismo e continuare ad avanzare, questa è la chiave per la felicità. Non importa ciò che è successo o che gli altri dicono; vivete con atteggiamento positivo e affrontate il futuro col morale alto. È questo atteggiamento che contraddistingue un vero vincitore.
Vorrei concludere ricordando alcune frasi di Toda: «Ricevere una risposta rapida fa stare bene, siete d’accordo? Soprattutto in Giappone, non farlo è considerato irrispettoso. Le persone eccellenti agiscono rapidamente e hanno una saggia visione della vita». La rapidità è un ingrediente essenziale per la vittoria. Se siamo lenti a comunicare apprezzamento o a contattare le persone, c’è sempre il pericolo di arrivare troppo tardi. E se accadrà, saremo noi a rimetterci e ce ne pentiremo. La vittoria arriva rispondendo velocemente, senza perdere un attimo.
Toda disse anche: «Siamo Bodhisattva della Terra e dobbiamo lottare con ferma decisione. Dobbiamo vincere!»