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Nei giovani è racchiuso un potere illimitato - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 09:30

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Nei giovani è racchiuso un potere illimitato

All’epoca del Daishonin, le persone stavano sperimentando miseria e sofferenze indescrivibili a causa di una serie di calamità naturali che si verificavano una dopo l’altra. Tutto ciò ricorda da vicino le avversità che l’umanità sta oggi affrontando a causa della pandemia da Covid-19

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All’epoca del Daishonin, le persone stavano sperimentando miseria e sofferenze indescrivibili a causa di una serie di calamità naturali che si verificavano una dopo l’altra. Tutto ciò ricorda da vicino le avversità che l’umanità sta oggi affrontando a causa della pandemia da Covid-19

Desidero innanzitutto esprimere la mia più sentita vicinanza a tutti gli abitanti di Kumamoto e delle altre aree del Kyushu (la più meridionale delle quattro isole principali del Giappone, n.d.t.) per i gravi danni subìti a causa delle recenti piogge torrenziali.
Lo scorso 5 luglio ho recitato Gongyo e Daimoku presso la Sala di maestro e discepolo nella sede centrale della Soka Gakkai (a Shinanomachi, Tokyo), pregando con tutto il cuore per le vittime di questa grave calamità naturale e per la salute, l’incolumità, la pace e la sicurezza di coloro che vivono nelle zone colpite.
Dopo le aree di Kumamoto, Kagoshima e Miyazaki, le forti precipitazioni si sono abbattute anche su Fukuoka, Saga, Nagasaki e Oita, estendendosi fino all’intera isola del Kyushu e a ogni zona del Giappone, causando ingenti danni. Continuo a inviare ancora più Daimoku per la sicurezza di tutti voi.

Dalla sofferenza condivisa al sorgere dell’alba

Nel mese di luglio il nostro spirito di Bodhisattva della Terra arde ancora più luminoso.
Per noi l’importanza di questo mese risale al 16 luglio 1260, quando Nichiren Daishonin presentò il suo trattato Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese come rimostranza alla massima autorità del Giappone dell’epoca.
“Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese” (giap. Rissho ankoku, letteralmente: rissho “adottare l’insegnamento corretto” e ankoku “assicurare la pace nel paese”) è un’espressione immortale coniata per la prima volta dal Daishonin. Non è altro che il ruggito del leone colmo di compassione del Daishonin che si è alzato da solo tenendo alto il vessillo della Legge mistica per la salvezza di tutte le persone comuni.
All’epoca del Daishonin le persone stavano sperimentando miseria e sofferenze indescrivibili a causa di una serie di calamità naturali, tra cui “insolite perturbazioni nel cielo e strani fenomeni sulla terra. Carestie e pestilenze” che si verificavano una dopo l’altra (cfr. RSND, 1, 6). Tutto ciò ricorda da vicino le avversità che l’umanità sta oggi affrontando a causa della pandemia da Covid-19.
In apertura del trattato Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese si legge: «Non c’è una persona che non pianga almeno un lutto in famiglia» (Ibidem).
Lo sguardo del Daishonin era focalizzato soprattutto sulle persone comuni che si dolevano per la perdita dei propri cari. Egli osservò da vicino la sofferenza che avvolgeva le persone, arrivando a esserne profondamente angustiato, come se fosse la propria.
Nel manoscritto originale del trattato, per scrivere l’ideogramma “paese” (koku) di ankoku (“per la pace nel paese”), il Daishonin utilizzò il carattere che si usa per indicare le “persone comuni”, racchiuso in una cornice quadrata. Da ciò si comprende il cuore di Nichiren Daishonin che pregava incessantemente per la sicurezza e la tranquillità della gente e per la pace nel paese, intendendo con il termine “paese” non una nazione astratta, ma il luogo dove le persone vivono svolgendo le loro attività quotidiane.
Facendo proprio il grande spirito del Budda dell’Ultimo giorno della Legge, i maestri Tsunesaburo Makiguchi e Josei Toda continuarono a intraprendere azioni risolute per difendere la giustizia e la verità durante il periodo bellico, con la convinzione che fosse giunto il momento di ammonire le autorità del governo militarista dell’epoca. Ciò portò al loro arresto, il 6 luglio del 1943.
L’anno seguente, il 18 novembre 1944, il maestro Makiguchi morì in carcere per aver tenuto fede fino in fondo ai propri ideali, mentre il maestro Toda – unito a lui da un legame di non dualità – dopo aver trascorso due anni di prigionia, fu scarcerato il 3 luglio del 1945, subito prima della fine della guerra. Nel suo cuore ardeva lo spirito di un indomito campione, il “Conte di Montecristo della Legge mistica”.
Si può affermare che quel giorno, in quel preciso momento, fu annunciata l’alba dell’ideale di “adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese”. Così, il Buddismo del sole di Nichiren Daishonin iniziò a sorgere dall’oscurità più buia e profonda della crudeltà e della miseria della guerra.
All’epoca il maestro Toda aveva quarantacinque anni. Coloro che prima della guerra erano responsabili della Soka Gakkai avevano abbandonato la fede per paura di subire persecuzioni da parte delle autorità. Sentendo di poter fare affidamento sui giovani, il maestro Toda pregò e attese che emergessero «giovani portabandiera» (RU, 3, 18). Intraprese un passo dopo l’altro pregando come a voler impregnare di Daimoku la terra del Giappone del dopoguerra e richiamare uno a uno i giovani discepoli pronti a condividere la missione di Bodhisattva della Terra.

L’unità di maestro e discepolo

A luglio del 1950, cinque anni dopo la liberazione dal carcere del maestro Toda, noi giovani organizzammo insieme una riunione congiunta dei Gruppi giovani uomini e giovani donne. Eravamo circa una ventina, ma fu un incontro dal significato profondo.
Non è il numero delle persone che conta, ma l’unione spirituale tra loro.
All’epoca scrissi nel mio diario: «Il Gruppo giovani ha issato le vele verso le tempeste e le onde impetuose del futuro. Anch’io avanzerò fino al limite delle mie forze» (Diario giovanile, Esperia, pag. 62).
Era un periodo in cui molte aziende giapponesi erano andate in bancarotta e anche le imprese del maestro Toda stavano attraversando un momento estremamente critico. Non solo, dimenticando il debito di gratitudine nei confronti del loro maestro, molte persone lo avevano tradito e abbandonato.
In tali circostanze, decisi fermamente nel mio cuore che quello era il momento per noi giovani di alzarci e agire.
Nel Gosho L’apertura degli occhi Nichiren Daishonin afferma: «Come le montagne si sovrappongono alle montagne e le onde seguono le onde, così le persecuzioni si aggiungono alle persecuzioni e le critiche si aggiungono alle critiche» (RSND, 1, 214). Non è forse questa “la rotta” del grande voto di kosen-rufu che il maestro e i discepoli Soka devono percorrere?
Compresi: “Quante più prove e avversità tentano di ostacolarci, tanto più noi giovani diventiamo forti”.
E pensai: “Sebbene io non sia altro che un ragazzo comune con poca esperienza, con la forza del Daimoku basato sulla non dualità di maestro e discepolo sarò in grado di proteggere con risolutezza il mio maestro. Sconfiggerò con coraggio gli ostacoli e i demoni. Riuscirò a far avanzare sempre di più il movimento di kosen-rufu”.
Questa fu la mia promessa solenne e la mia preghiera: «“Più forte è la resistenza che incontrano, più le onde diventano forti”. Con questa determinazione, affronterò con tenacia e pazienza ogni difficoltà e sofferenza e mostrerò la vittoria di maestro e discepolo, con la certezza che “dove c’è una virtù invisibile ci sarà una ricompensa visibile”».

Tutto inizia dal dialogo

L’anno seguente, dopo aver superato le tempeste delle avversità che si erano abbattute su di lui, il maestro Toda fu nominato secondo presidente della Soka Gakkai (il 3 maggio 1951). Pochi mesi dopo, a luglio, fondò i Gruppi giovani uomini e giovani donne (rispettivamente l’11 e il 19 luglio).
Osservando la situazione mondiale di quel periodo, la Guerra di Corea era ancora in pieno svolgimento e stava causando morte e devastazione. In occasione della fondazione dei due Gruppi che costituiva una nuova partenza per noi giovani, il maestro Toda – che di lì a poco avrebbe condiviso la sua visione della “cittadinanza globale” (febbraio 1952, n.d.t.) – spiegò che la nostra nobile missione era realizzare kosen-rufu, ovvero concretizzare l’ideale di “adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese” non solo in Giappone, ma in Asia e oltre, nel mondo intero.
All’epoca ero un responsabile di gruppo e mi impegnavo nella prima linea dell’organizzazione. Con il cuore ardente del desiderio di realizzare un’ulteriore espansione di kosen-rufu, mi precipitai immediatamente a Sendai, nella prefettura di Miyagi, nel Tohoku. Mi tornano in mente le lotte condivise con i compagni di fede del Tohoku, campioni di kosen-rufu dall’animo sincero.
Durante uno zadankai raccontai con grande convinzione le mie esperienze di fede, di come ero riuscito a guarire dalla tubercolosi e a risollevare gli affari del maestro Toda. Ricordo che otto persone che partecipavano per la prima volta a una riunione decisero una dopo l’altra di entrare a far parte della Soka Gakkai.
Il trattato Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese è scritto in forma di dialogo tra due persone, è uno scambio “cuore a cuore”. In questo modo il Daishonin mostra che il mezzo supremo per “adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese” è stabilire l’insegnamento corretto nel cuore di ogni singola persona.
Pertanto noi giovani decidemmo di dare inizio a un cambiamento radicale cercando un contatto profondo ed entrando “in risonanza” con la vita di ogni singola persona.
La nostra rete solidale basata sul rispetto e l’amicizia, che permette a ciascuno di risplendere delle proprie caratteristiche uniche, in accordo con il principio del «ciliegio, susino, pesco e prugno selvatico» (Raccolta degli insegnamenti orali, BS, 124), è una potente fonte di speranza.

La sfida risplende nella crisi

Anche in questo periodo di difficoltà senza precedenti derivate dalla pandemia di Covid-19, in Giappone e nel mondo intero i nostri membri del Gruppo giovani, che risplendono di un “blu ancora più intenso dell’indaco”, si stanno sfidando ogni giorno con saggezza, coraggio e spirito indomito per trasformare questa crisi in una svolta positiva. Inoltre, grazie ai veloci progressi della tecnologia della comunicazione, stanno utilizzando le piattaforme online per continuare a portare avanti con vivacità le attività della Soka Gakkai.
Anche se non possiamo incontrarci fisicamente, viviamo in un’epoca in cui è comunque possibile dialogare guardandoci in volto. Ho saputo che in alcune zone, grazie all’utilizzo delle piattaforme online, molte più persone rispetto a prima stanno partecipando alle riunioni.
I responsabili si stanno impegnando con la massima serietà affinché questi incontri online siano veramente significativi per tutti. Come risultato, sempre più persone affermano con gioia: «Le riunioni della Soka Gakkai sono così interessanti e gioiose!», oppure: «Ho ascoltato parole piene di ottimismo!» e tutti continuano a crescere insieme.
Anche in Brasile, un paese che è stato colpito duramente dalla pandemia, in questo mese di luglio centomila membri del Gruppo giovani si stanno sfidando costantemente, con tutte le loro forze, per incoraggiare i loro amici e contribuire alla società.
Il maestro Toda, un matematico esperto che si è sempre tenuto al passo con lo sviluppo delle scienze, affermava che il progresso della tecnologia dei trasporti e delle comunicazioni era il segno che il tempo di kosen-rufu era vicino. Sono sicuro che proverebbe un’immensa gioia per lo spirito creativo dei giovani di oggi.
In ogni caso, il flusso di kosen-rufu mondiale sta senza dubbio avanzando, e oltretutto più veloce che mai!
Quindi, piuttosto che opporre resistenza al cambiamento, desidero che tutti noi, con i giovani in prima linea, ci impegniamo a infondere in questa realtà in costante mutamento lo spirito di “adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese”, ovvero di dedicarci alla pace e alla felicità di tutte le persone.
Questa è una magnifica opportunità per far risplendere ulteriormente l’umanesimo del Buddismo del Daishonin. Non c’è limite al valore che possiamo creare. Ciò è particolarmente vero perché nei giovani che si assumono questa missione è racchiusa una forza illimitata.

Superiamo le divisioni!

Esattamente trent’anni fa, a luglio del 1990, visitai il Cremlino dove incontrai per la prima volta l’ex presidente dell’allora Unione Sovietica Mikhail Gorbaciov, che ebbe un ruolo chiave nel porre fine alla Guerra fredda.
In quell’occasione iniziai il mio discorso esclamando in tono scherzoso: «Sono venuto qui per “discutere” con lei. Apriamoci a un dialogo franco, dal quale possa scaturire anche qualche “scintilla” per il bene dell’umanità» (NRU, 30, Il voto, Esperia, pag. 36). A quelle mie parole, il presidente Gorbaciov rispose con il suo sorriso gioviale: «Anch’io amo i dialoghi schietti. Mi sembra di trovarmi di fronte a un vecchio amico!» (Ibidem).
Uno degli argomenti dei nostri dieci incontri è stato il fatto che la divisione costituisca la più grande minaccia per il ventunesimo secolo. Domandai al presidente Gorbaciov quale fosse la sua opinione in merito, e come sconfiggere la divisione che si diffonde ovunque come una piaga invisibile, proprio come la peste nel Medioevo. Mi rispose con convinzione: «Dobbiamo assolutamente cercare e tirare fuori la forza per unire le persone».
Una delle conclusioni a cui giungemmo fu l’importanza dell’ottimismo. L’assoluta convinzione di riuscire a superare qualsiasi prova o avversità, la fiducia incondizionata nella forza spirituale dell’essere umano e la certezza di un futuro migliore per l’umanità: in questo atteggiamento pulsa la forza per superare la divisione e unire le persone del mondo intero.
In quanto discepolo dei maestri Makiguchi e Toda, ho continuato a dedicarmi fino in fondo a innumerevoli dialoghi volti a realizzare l’ideale di “adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese”. A testimonianza di ciò molti dei miei libri, tra cui le raccolte dei miei dialoghi con intellettuali di tutto il mondo per creare legami tra culture e civiltà, sono stati tradotti in cinquanta lingue. Tutte le versioni tradotte sono attualmente esposte all’interno della Sala di maestro e discepolo nella sede centrale della Soka Gakkai, come espressione della mia più profonda gratitudine nei confronti di entrambi i miei maestri.
I giovani Soka sono “re e regine del dialogo”, sono “campioni delle parole” che porteranno avanti nel ventunesimo secolo uno spirito di tenace ottimismo e di fiducia nell’essere umano, in grado di disperdere l’oscurità di quest’epoca di crisi caduta in un vortice di sfiducia e incertezza.

Giovani, siate “re e regine dallo spirito indomito”!

A luglio di trentacinque anni fa (1985), per celebrare l’anniversario della fondazione del Gruppo giovani donne iscrissi con ampi tratti l’ideogramma di “re” nell’intento di infondervi il mio spirito, in quel preciso istante.
In merito a questo ideogramma, Nichiren Daishonin spiega: «Il carattere “re” è composto da tre linee orizzontali e una verticale. Le tre linee orizzontali rappresentano il cielo, la terra e l’umanità, l’unica linea verticale rappresenta il re. Come il monte Sumeru saldamente piantato nella grande terra non vacilla, così la persona che penetra attraverso i regni di cielo, terra e umanità senza vacillare minimamente è chiamata il re» (Cavalli bianchi e cigni bianchi, RSND, 1, 943).
Qualsiasi cosa accada, il “re” è la figura centrale, un saldo pilastro che non vacilla mai.
I giovani possono essere facilmente influenzati dalle loro emozioni, spesso molto intense.
Eppure – nonostante stiano vivendo in un periodo in cui si susseguono uno dopo l’altro i disastri naturali – i giovani Soka stanno studiando la suprema filosofia della vita del Buddismo del Daishonin e, mentre affrontano problemi e difficoltà, si sforzano coraggiosamente per realizzare il proprio voto di kosen-rufu.
Insieme, saldamente uniti, sono la personificazione della “resilienza” per superare tutte le avversità. Sono nobili pilastri di pace, cultura ed educazione per la società globale.
Mantenendo sempre nel cuore il Sutra del Loto, descritto dal Daishonin come «il re dei sutra» (RSND, 1, 3), e «il re leone» (RSND, 1, 843), siate re e regine sempre vittoriosi!
Miei cari giovani, che amo con tutto il cuore e in cui ripongo immensa fiducia! Siate re e regine della giovinezza che fanno risplendere la vita! Siate gioiosi re e regine di speranza! Siate re e regine dallo spirito indomito, che non si arrendono mai!
E siate re e regine di giustizia che confutano ciò che è falso ed erroneo!
Considerando ogni difficoltà come fonte di orgoglio avanzate sempre insieme a me, consapevoli che tutti i giovani Soka sono re e regine dello spirito!

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