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Naturale, semplice, gioioso - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 14:29

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    Naturale, semplice, gioioso

    Da cinque a diciotto componenti: il gruppo Delfino è cresciuto molto in pochi anni. Non hanno una ricetta e sono convinti che prendersi cura di ciascuno non sia una strategia, ma un desiderio sincero di condividere un percorso fatto di fede e vita personale

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    Da cinque a diciotto componenti: il gruppo Delfino è cresciuto molto in pochi anni. Non hanno una ricetta e sono convinti che prendersi cura di ciascuno non sia una strategia, ma un desiderio sincero di condividere un percorso fatto di fede e vita personale

    Ad Argenta, comune immerso nelle campagne ferraresi, c’è un’oasi di semplicità avvolta dal suono del Daimoku: il gruppo Delfino. Il gruppo ora è composto da circa diciotto membri, ma fino a pochi anni fa erano in cinque.
    Il comune è un po’ isolato e la maggior parte dei membri del gruppo, principalmente donne, non riescono a partecipare costantemente agli zadankai per i turni di lavoro, ma questo non ha scoraggiato Rosalba, la responsabile. Quella che sembrava una debolezza è diventata un punto di forza perché i membri del gruppo Delfino, sfruttando gli orari diversi di ognuno, hanno moltiplicato con gioia le occasioni di recitare Daimoku assieme. C’è sempre qualcuno con cui recitare, persino la mattina presto al rientro dal turno di notte.
    Quando chiediamo a Rosalba di raccontare l’esperienza di crescita del gruppo, lei risponde: «Riuscirò a trasmettere la semplicità con cui è avvenuto questo percorso? Quando sono arrivate nuove persone il nostro obiettivo è sempre stato quello che fossero felici e che sperimentassero fino in fondo la pratica nella loro vita. La forza del nostro gruppo sta nei legami sinceri che ci sono tra i membri. Telefonare alle persone per sapere come stanno, se sono libere per recitare o per le altre attività è molto semplice per noi, forse perché teniamo sempre in considerazione con chi stiamo parlando e comprendiamo la vita degli altri e le loro difficoltà. Nessuno è stato dimenticato. I nostri zadankai non sono ingabbiati da regole, in essi i partecipanti sentono i loro cuori liberi».
    Angela, che seguiva le donne di tutto l’esteso capitolo e vive ad Argenta, ha sostenuto il gruppo in prima persona rendendosi disponibile a preparare dei meeting di studio per i principianti: «Molti membri avevano varie difficoltà logistiche, sia di lavoro sia di famiglia, e non riuscivano a partecipare ai meeting principianti, che si svolgono abitualmente in un luogo distante vari chilometri. Organizzare delle riunioni solo per loro ad Argenta è stata una grande occasione per tutti. Il fatto che agli incontri ci fossero poche persone ha favorito il dialogo e ha stimolato lo spirito di ricerca dei partecipanti».
    Tra marzo e aprile due giovani donne e due donne hanno ricevuto il Gohonzon. Nelle parole di ognuna l’entusiasmo e l’orgoglio di far parte di un gruppo così accogliente.
    Valentina ha deciso di ricevere il Gohonzon per dare stabilità alla sua vita. Per lei il gruppo è un punto di riferimento: «C’è un grande rispetto delle opinioni altrui e nessuno si impone sugli altri. Questo crea un’unione molto forte e permette a ognuno di sentirsi libero di esprimere anche i propri dubbi».
    «Io ho iniziato per curiosità – racconta Elisa -. Dopo i primi quattro mesi di pratica è venuto a mancare mio padre. Quel giorno ho sentito che il Daimoku recitato fino ad allora mi aveva preparata ad affrontare il dolore. La mia famiglia, anziché crollare, è rinata e io ho deciso di prendermi la responsabilità di kosen-rufu».
    Con loro Evelyn, di origini cubane, che sta per diventare mamma dopo una grande esperienza: «Il mio arrivo in Italia è stato molto difficile, mi sentivo discriminata. Quando sono arrivata in questo gruppo meraviglioso ho ritrovato la fiducia nelle persone e nella vita. Mi hanno trasmesso che qualunque cambiamento parte da me e mi sono messa in movimento».
    «Per anni – racconta Stefania – ho pensato che ricevere il Gohonzon fosse una responsabilità troppo pesante. Poi un giorno, inaspettatamente, ho deciso e ho sentito solo una grande gioia. Riceverlo insieme ad altre tre persone è stata una grande festa. Il nostro entusiasmo era così grande che ha contagiato anche i familiari che non praticano. È stato bello sentirli così vicini».
    Conclude Rosalba: «Sostenere chi ha deciso di diventare membro è stata l’occasione di una nuova partenza per tutti. Ci sentivamo come se ognuno di noi ricevesse il Gohonzon. Questo è ciò che è avvenuto, tutto molto naturale, semplice e ­gioioso».

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