In Grecia dopo anni di oscurantismo, finalmente la pratica religiosa è libera. Ce lo racconta Nikos Paizanis, che ha seguito da vicino la fondazione della Soka Gakkai nella sua terra di origine
Il desiderio profondo dei praticanti greci di fondare nella loro patria un’organizzazione ufficiale del Buddismo di Nichiren Daishonin è nato molti anni fa: ora in Grecia ci sono circa duecentocinquanta persone che recitano Daimoku, di cui alcune da più di venticinque anni. Il presidente Ikeda ha visitato Atene nel 1952 e da allora è stata posta la prima pietra per la fondazione della SGI nell’assolato paese del Mediterraneo.
La strada non è stata facile. La chiesa cristiano-ortodossa è profondamente radicata in Grecia, non solo nel cuore delle persone, ma anche nella società nel suo complesso che risulta essere influenzata fortemente dal cristianesimo. Il motivo di una così straordinaria importanza da parte della chiesa risiede nel sostegno e nella protezione che la popolazione greca ha ricevuto dai preti ortodossi durante i quasi quattrocento anni dell’occupazione ottomana.
Allora furono create, a rischio della vita, scuole segrete per insegnare ai bambini la lingua e la cultura greca, insidiata dalla tendenza islamizzante del potere occupante. Questi preziosi sforzi hanno portato però a una dipendenza crescente nei confronti della chiesa.
I presupposti perciò per la diffusione di una filosofia orientale erano poco favorevoli. Nella concezione buddista, comunque, sia la situazione presente, che quella passata, non costituiscono in alcun modo una giustificazione: un obiettivo non viene considerato impossibile solo perché la situazione attuale non appare favorevole. Sulla base di questo principio i praticanti della Grecia sono sempre stati consapevoli che la fondazione della SGI nel loro paese era solo una questione di sviluppo nel tempo e non hanno mai cessato dal recitare Daimoku con determinazione, proseguendo gioiosamente nella loro strada. Si sono posti come proprio obiettivo di vita quello di far conoscere lo spirito della creazione di valore della SGI in Grecia. Ciò richiedeva vere e proprie trattative istituzionali, fra cui l’obbligo di indicare l’appartenenza religiosa sulla carta d’identità che costituiva il maggiore ostacolo da superare con il potere del Daimoku. Poiché tutti i greci sono, di fatto, cristiani ortodossi, era possibile riconoscere dai documenti, se qualcuno fosse un “vero” greco, oppure no: l’applicazione delle leggi era fortemente discriminante.
È stato infine il parlamento europeo, in occasione della richiesta della Grecia di entrare a far parte della Comunità Europea, a incaricare il governo greco di prevedere una modifica della legge per tutelare i diritti delle minoranze religiose. La chiesa ha creato forti tumulti tanto che ci sono state anche manifestazioni di piazza da parte dei credenti che si sono opposti alla prevista introduzione dei nuovi documenti di identità, su cui non sarebbe più comparsa l’appartenenza a una confessione religiosa. Si è parlato di un “attacco all’ortodossia”, iniziato dal diavolo, sotto le sembianze dei rappresentanti europei, nei confronti del diritto all’autodecisione della Grecia.
I buddisti in Grecia hanno sostenuto la libertà di culto, oggi come negli anni passati, con un forte Daimoku; avevano iniziato già da lungo tempo la preparazione della SGI-Hellas, aspettando che giungesse il momento opportuno. La loro attività si svolgeva in condizioni piuttosto difficili: ad esempio, su consiglio del presidente Ikeda, non si potevano fare riunioni organizzate con più di quattro persone; non si poteva neanche parlare apertamente di Buddismo o cercare di spiegarlo agli altri, se non su esplicita richiesta. Questo era un consiglio molto ragionevole e sensibile: nessuno avrebbe dovuto ritrovarsi in una situazione difficile che rischiava di non essere accettata nel proprio ambito familiare.
Anche per me la fondazione della SGI-Hellas era molto importante.
La decisione era però pericolosamente in bilico: da una parte c’era la Comunità Europea con i vantaggi che avrebbe comportato, dall’altra il clero ortodosso che sapeva mobilitare molto bene le masse. Grande fu la mia gioia quando, nell’agosto del 2000, ho ricevuto una telefonata dal mio amico Tim Bechtel, in quel tempo in Grecia, che mi annunciava che i nostri sforzi avevano portato dei benefici visibili: il parlamento greco affrontava la modifica dei documenti d’identità personale, come tema principale all’ordine del giorno. Ma la vicenda parlamentare si sviluppò oltre questo aspetto: nelle scuole non doveva più essere insegnata solo la religione cristiana, bensì bisognava inserirla in un quadro di educazione etica generale; le altre religioni non dovevano più essere discriminate a livello sociale; è stato eliminato anche l’obbligo di frequentare le lezioni di religione. Fu in effetti una vittoria oltre ogni aspettativa. Per me è ancora oggi difficile credere che sia stato possibile superare una tradizione religiosa così profondamente radicata nella comunità.
Quel giorno Tim e altri praticanti in Atene e in Germania hanno recitato Daimoku per sette ore consecutive! La loro gioia era enorme! Era il coronamento della lotta e della fede di tante persone coinvolte in un progetto di anni e anni! Con questo atto la strada per la realizzazione della SGI-Hellas era aperta, ma il cammino sarebbe stato in salita, dato che convinzioni radicate non si lasciano spazzare via da una modifica di legge. C’era e c’é ancora molto da fare. Ma, nonostante grandi difficoltà e ritardi ancora da superare dentro la società greca i praticanti erano ottimisti,
Nel settembre del 2002, dopo un’assenza di sei anni, torno ad Atene per visitare familiari e parenti, fra cui mia sorella che vive in Atene. Ero determinato a raccontare ad almeno venti persone della grandezza del Buddismo di Nichiren Daishonin. Realizzai questo obbiettivo, nonostante il timore che alcuni di essi non trovassero le mie trasformazioni sufficientemente convincenti. Trovai particolarmente eccitante il fatto di rivivere le mie vecchie sensazioni, ma in modo rinnovato, a causa della mia prevalente visione buddista della realtà. Notavo chiaramente come, grazie al Buddismo, il mio punto di vista su tutte le cose fosse completamente cambiato.
La cosa migliore doveva ancora arrivare. Quando telefonai a Socrate (che pratica il Buddismo da molti anni), mi comunicò orgoglioso l’apertura del primo Centro culturale buddista in Grecia! La cerimonia di apertura si è tenuta il 3 luglio 2003 contemporaneamente alla fondazione ufficiale della SGI-Hellas; ero caldamente invitato alla cerimonia! È impossibile esprimere a parole la gioia che provai. Finalmente c’era una base stabile per kosen-rufu in Grecia, un paese segnato da guerre e sofferenza, ma orgoglioso della sua civiltà antica di tremila anni.
È straordinario trovarsi nel bel mezzo di una cerimonia di fondazione della SGI nel proprio paese. Il Centro culturale si trova a pochi minuti di cammino dalla casa dove avevo trascorso la mia infanzia, dove avevo vissuto per sedici anni, dove sono cresciuto nel vero senso della parola! L’edificio che ospita la SGI-Hellas era allora una palazzina abbandonata con un giardino, dove noi da bambini abbiamo sempre raccolto i fichi, meravigliandoci di come il siero lattiginoso delle foglie recise potesse provocare un forte prurito alle mani. Ora, proprio lì, mi trovavo a recitare vigorosamente con altri quaranta praticanti greci.
Come mi ero immaginato, i preparativi per l’apertura furono effettivamente sbrigati all’ultimo minuto. Assolutamente tipico per la Grecia. Ciononostante tutto ha funzionato alla perfezione. Ne è nato un centro bellissimo, allestito con molta cura: una vera e propria oasi di incoraggiamento nel centro di Atene.
La cerimonia di apertura si è ripetuta nello stesso giorno per tre volte. C’erano persone molto diverse tra loro, che mai avrei sospettato si potessero, anche solo minimamente, interessare al Buddismo. E tutti hanno recitato Daimoku e Gongyo. E ha avuto inizio lo studio, in greco! Per me era la prima volta che potevo gustare una lezione di studio buddista in greco.
Solo tramite mia sorella, sono state introdotte al Buddismo di Nichiren Daishonin circa dieci persone; persone che imparano Gongyo e vogliono conoscere la filosofia buddista, che mi domandano se ho informazioni su Nichiren Daishonin in lingua greca. Ci sono infatti molte traduzioni in inglese, che contengono concetti difficili ed espressioni buddiste, estranee alla maggior parte dei greci. Al momento esiste un enorme bisogno di fare traduzioni, dato che non esiste alcuna pubblicazione buddista in Grecia e tanto meno del Buddismo di Nichiren Daishonin. All’interno della SGI-Hellas si sta formando ora un gruppo di traduttori, che però hanno così tanti incarichi da assolvere da avere urgente bisogno di sostegno. La SGI in Grecia è come un bambino appena nato, che cerca di crescere e diventare forte. Tutte queste persone hanno iniziato a sentirsi sempre più a proprio agio e ad affrontare la loro vita con nuova speranza e fresco coraggio. Anche alcuni cristiani convinti non hanno potuto fare a meno di esprimere la loro meraviglia riguardo alla profondità e umanità dell’insegnamento buddista, come per esempio mia madre. Temevo che soprattutto lei non avrebbe mai accettato il mio cambiamento e la mia conversione al Buddismo. Così fui davvero sorpreso quando disse entusiasta che il Buddismo è una filosofia molto profonda e che il mondo potrebbe essere migliore se tante persone si convincessero di questo ideale e attuassero la sua umanità.
Dopo questa incredibile esperienza, mi fu chiaro soprattutto una cosa: tutti questi sforzi non avrebbero avuto il minimo effetto se le persone non avessero percepito che le esperienze non sono semplice teoria. Nessuna lezione, per quanto brillante, può convincere gli ascoltatori se vedono che il relatore conduce una vita brutta e piena di sofferenza. Un racconto così lontano dalla realtà verrebbe semplicemente deriso. Le persone si sono convinte soprattutto per la prova concreta nella vita quotidiana! E questa dimostrazione l’abbiamo fornita noi praticanti. Questa scoperta è stata per me la ricompensa maggiore di tutti i miei sforzi: la necessità della prova concreta, il raggiungimento di vera felicità nella vita quotidiana per me e per il mio ambiente più prossimo, come fulcro dei miei comportamenti.
Ci sono ancora sempre grandi ostacoli da superare.
Ma ormai la strada per kosen-rufu è avviata.