«Sto pregando per il grande successo della riunione Leonardo e studenti al Centro culturale di Firenze. Propongo di pubblicare la notizia sul Seikyo Shimbun». È stata questa la risposta di Daisaku Ikeda al messaggio inviatogli per informarlo delle nostre attività. Il presidente Ikeda negli ultimi anni sta mostrando ai giovani italiani la strada per sviluppare il potenziale di ogni persona, realizzare le proprie vite e migliorare la società in cui viviamo. Per tener fede a queste aspettative, il 25 giugno si è tenuto il tradizionale meeting Leonardo-studenti al Centro culturale di Firenze. Alla riunione hanno partecipato circa duecento giovani – provenienti da Toscana, Umbria, Marche ed Emilia-Romagna – che hanno approfittato dell’occasione per approfondire la fede e ascoltare esperienze incoraggianti facendo attività in maniera divertente. Di mattina è stato studiato il Gosho Risposta a Kyo’o e nel pomeriggio è stata la volta del direttore generale dell’Istituto Buddista Italiano, Tamotsu Nakajima, che nel suo intervento ha specificato la grande importanza dei giovani nel prendere la guida del movimento di kosen-rufu nel prossimo futuro. Inoltre, rispondendo ad alcune domande, Nakajima ha sottolineato come sia inevitabile avere dei dubbi nella fede: tuttavia non affrontandoli si finisce per lasciarli irrisolti, mentre continuando a praticare si possono approfondire e chiarire.
Per la parte finale della giornata, un programma più “leggero”: i partecipanti si sono esibiti in due spettacoli, accompagnati da un gruppo rock e da tre coriste. In particolare, un gruppo di “leonardini” e studenti di Firenze ha messo in scena la nascita del Buddismo in chiave moderna, presentando un insolito e divertente Shakyamuni alle prese con le sofferenze di nascita, vecchiaia, malattia e morte. I partecipanti sono tornati a casa decisi a rivoluzionare la propria vita dopo aver respirato una boccata d’aria… Beh, forse un po’ calda, ma lo stesso molto rinfrescante.
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Occasioni di confronto
Terzo appuntamento per le Divisioni donne e giovani donne. Dopo Lombardia e Piemonte a giugno le responsabili nazionali hanno visitato Firenze e Livorno.
di Maria Paparazzo e Valeria Venturi
La mattina del 17 giugno, presso il Centro culturale fiorentino, le responsabili nazionali Asa Nakajima, Tomoko Kimura, Clara Mancini, Fausta Cianti, Maki Okano, Marta Bonomo e Pamela Alocci hanno risposto con franchezza ai molti interrogativi sollevati dalle responsabili della Divisione donne sedute in platea. Sulla stessa linea la riunione del pomeriggio, dedicata alle responsabili di settore e di gruppo donne e giovani donne, ha toccato temi di vario genere: la responsabilità e l’importanza di dedicarsi agli altri, come trasformare le proprie debolezze, qual è l’atteggiamento giusto per realizzare la propria rivoluzione umana (vedi riquadro qui sotto).
La mattina successiva la riunione con le responsabili della Divisione donne (territorio, hombu e capitolo) di tutta l’area Tirrenica (da Massa Carrara all’Argentario) si è spostata al Centro culturale di Livorno, dove dopo una sessione di domanda e risposta e un pranzo veloce, le responsabili di hombu e territorio, hanno fatto un resoconto della propria attività, chiarendo dubbi e incertezze. Le responsabili nazionali hanno lodato le donne con le parole che sensei ha usato nel messaggio augurale per il 9 giugno: «Ogni giorno, mirando ai vostri obiettivi, vi dedicate alle attività dell’organizzazione e continuate ad agire portando avanti le vostre responsabilità. Sicuramente state espandendo la vostra condizione vitale e state realizzando delle esistenze di valore».
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Tante domande (e risposte) per vivere meglio
Praticare da tanto tempo e avere una responsabilità “alta” nell’organizzazione non garantisce uno stato vitale sempre elevato. Come mantenere lo spirito di ricerca, senza cadere nell’illusione di essere padroni del proprio stato vitale? Come fare a credere nella propria Buddità?
Occuparsi della felicità degli altri ci aiuta a uscire dai nostri problemi. Bisogna ricominciare tutti i giorni, partendo dal Daimoku, proprio come fa il presidente Ikeda. Paragonarsi agli altri è controproducente e non ci porta da nessuna parte. L’unico confronto che possiamo fare è quello con il nostro passato. Noi crediamo nella forza del Gohonzon solo per quello che viviamo e conosciamo e non di più, invece il potenziale del Gohonzon è veramente illimitato e solo la fede ci porta ad andare oltre i limiti della nostra mente. Dobbiamo avere fiducia e alimentare la nostra fede con un potente Daimoku ogni mattina. La responsabilità serve solo per incoraggiare gli altri e per seguirli nel percorso della loro felicità.
Come facciamo a rispettare e a rendere felici gli altri quando non si dimostrano rispettosi nei nostri confronti? Quali sono i segnali che ci fanno capire che stiamo trasformando il karma?
Lottare per sperimentare la Buddità è la manifestazione che stiamo seguendo il percorso giusto. Le difficoltà e le sofferenze non sono altro che occasioni per sperimentare la nostra rivoluzione umana. Se riusciamo a vedere in tutti gli altri la Buddità, saremo in grado di rispettare anche i nostri nemici. Un principio che ci può essere di aiuto in questo caso è quello dell’interdipendenza. Se non la percepiamo è solo un nostro limite, perché la pratica buddista non è mai solo per sé, ma è sempre per sé e per gli altri. E se proprio non riusciamo a trovare un forma diretta per comunicare, basta il nostro atteggiamento per “contagiare” gli altri. Dobbiamo sempre tenere presente il potere del Daimoku, ma soprattutto dobbiamo avere un profondo rispetto per la nostra preghiera e per quella degli altri. Non esiste un unico modo per pregare davanti al Gohonzon. A volte questa convinzione ostacola la nostra libertà. Ognuno ha dei tempi e dei modi di cui deve tener conto per poter manifestare pienamente la propria fede.
Se abbiamo trascorso molto tempo a rincorrere obiettivi che poi abbiamo rettificato, ricavandone la sensazione di aver perso tempo prezioso, come possiamo trasformare questa sgradevole sensazione? Quanto conta la tenacia nella realizzazione di una nostra aspirazione?
Il Buddismo è vincere o perdere. Nel Buddismo non può esistere la sensazione di aver perso del tempo, può esistere solo la sensazione di aver trasformato il proprio cuore, e quindi di aver vinto comunque su noi stessi. È necessario basare tutto sul cuore e sviluppare forza interiore per combattere l’oscurità fondamentale. Questo ci permette di affrontare tutti i problemi con maggiore serenità: è l’atteggiamento che ci rende vincitori e ci distingue in quanto Budda, perseverando sempre. La battaglia individuale fra bene e male nel cuore di ognuno di noi si fa lavorando per la felicità di tutti.
Cosa dice il Buddismo degli indovini, cartomanti, fattucchiere e affini?
Fare le carte è un gioco finché lo si fa rimanere tale. Non possiamo affidare la nostra vita a un gioco, a qualcosa che proviene dall’esterno. Come buddisti dovremmo essere coscienti che tutto dipende da noi, dal nostro interno, ed è solo lì che possiamo lavorare per trasformarci giorno per giorno. Io sono la padrona della mia vita, io sono la Torre Preziosa, io posso avere un legame diretto con Nam-myoho-renge-kyo.
Come sfruttare al meglio il poco tempo che si ha per approfondire la fede?
Abbracciare il Gohonzon è di per sé una grande fortuna, ma il tempo a disposizione da dedicare all’approfondimento della nostra fede è sempre poco. I tempi sono cambiati e le donne conducono vite diverse rispetto a qualche decennio fa. L’unico modo per sfruttare al meglio il tempo è quello di considerare la fede come vita quotidiana e percepire che presente passato e futuro non sono separati. In ogni singolo istante di vita noi ci muoviamo in direzione del futuro, in direzione della nostra Illuminazione, che non è mai dopo la morte, ma ora, dove viviamo. Fare attività equivale a essere in movimento. Come ha detto il presidente Ikeda, le donne dovrebbero vivere come un cigno, apparentemente ferme sopra la superficie dell’acqua, ma sotto l’acqua in moto continuo.
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In Umbria una giornata dedicata agli uomini
di Roberto Pibiri
Con il Gosho La strategia del Sutra del Loto come guida, gli uomini dell’hombu Sud dell’Umbria hanno dato vita, il 25 giugno scorso a Spoleto, alla “prima giornata” di attività della loro divisione. Una giornata organizzata “partendo dalla base”, cioè dall’iniziativa di un singolo membro che ha poi coinvolto altre persone. Al momento di muovere i primi passi, a gennaio, la Divisione uomini non aveva un vero e proprio scopo; poi pian piano, a cadenza mensile, durante le recitazioni di Daimoku dei membri di Spoleto (da dove è partita l’iniziativa) si sono aggiunti uomini provenienti da altre zone dell’Umbria fino a formare un vero e proprio staff organizzativo.
Durante la giornata, alla quale ha partecipato anche il vice direttore nazionale dell’Istituto Buddista Italiano Francesco Geracitano, sono emersi gli scopi per i prossimi cinque anni: 1) apertura di un Centro culturale in Umbria; 2) sostegno alle Divisioni giovani donne e donne; 3) forte contributo all’attività Prometeo al Centro culturale di Firenze; 4) ogni anno accompagnare una persona a ricevere il Gohonzon. Il manifesto della giornata è stato firmato da tutti i partecipanti e verrà presto inviato al presidente Ikeda.
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Esami di primo livello
Il 19 novembre 2006 si svolgeranno in tutta Italia gli esami di primo livello per tutti coloro che siano diventati membri dell’Istituto entro dicembre 2005 e che non abbiano sostenuto alcun esame o che non abbiano superato la prova. Il materiale di studio completo è stato pubblicato su Buddismo e Società n. 116.
Programma:
1. Gosho di Capodanno;
2. Gosho Itai doshin;
3. Gosho Risposta a Kyo’o;
4. Cenni sulla vita di Nichiren Daishonin;
5. Breve storia della Soka Gakkai.
Sulla base del testo dei Gosho si tratteranno i seguenti principi fondamentali:
1. I dieci mondi e il mutuo possesso, non dualità di vita e ambiente (esho funi);
2. Spirito dell’offerta;
3. La pratica per sé e per gli altri (jigyo keta);
4. L’unità di “diversi corpi, stessa mente” (itai doshin);
5. Kosen-rufu;
6. Tre ostacoli e quattro demoni (sansho shima).
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Prima europea dell’opera Junior Butterfly a Torre del Lago
di Niccolò Cappelli
L’agenzia per gli Affari Culturali del Giappone, che si occupa della promozione degli scambi artistici internazionali, ha invitato la Soka Gakkai italiana a partecipare al debutto europeo dell’opera Junior Butterfly, che si è tenuto al Gran Teatro all’Aperto, Torre del Lago Puccini, nel comune di Viareggio, tra il 3 e il 9 agosto. L’obiettivo è stato quello di coinvolgere il maggior numero di persone, permettendo a chi non si è mai interessato a questa preziosa eredità artistica italiana, di assaporare la bellezza dell’opera in occasione del cinquantaduesimo Festival in onore del grande maestro Giacomo Puccini. Junior Butterfly, sequel di Madama Butterfly, è opera del compositore giapponese Shigeaki Saegusa su libretto di Masahiko Shimada. Il direttore è stato il famoso Naoto Otomo. La storia narra le vicende del figlio di Cio-Cio-San e di Pinkerton, sullo sfondo del dramma atomico di Nagasaki, nel 1945. Junior Butterfly, cresciuto negli Stati Uniti, parte per il Giappone con un incarico nella direzione di informazione bellica. A Kobe si innamora di una giovane giapponese di nome Naomi. Nonostante la loro relazione sia osteggiata dal conflitto bellico tra le due nazioni, i due decidono di sposarsi. La bomba atomica dilanierà, assieme a migliaia di persone, la loro storia d’amore. Junior viene arrestato in quanto americano, mentre Naomi sarà una delle vittime sfigurate dall’esplosione. I due si ritroveranno in un convento, dove, distesa su un letto col corpo interamente avvolto da fasce, Naomi morirà tra le braccia di Junior, giurandogli amore eterno.
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Corso estivo europeo a Trets 1-5 luglio 2006
di Monica Rossi
Cinque giorni a Trets, sotto il segno di “Creiamo una nuova epoca per l’Europa grazie a un’alleanza basata sul mutuo rispetto e sulla fiducia”, slogan che mirava a renderci consapevoli dell’influenza europea su tutto il resto il mondo. A cavallo della ricorrenza del 3 luglio, il corso era imperniato sullo spirito di maestro-discepolo, che la nostra razionalità europea fatica a comprendere fino in fondo. Per questo, leit-motiv delle lezioni è stata la Nuova rivoluzione umana, soprattutto gli episodi che riguardavano il presidente Ikeda in Europa. Ma cosa vuol dire, in definitiva, essere suoi discepoli? La risposta l’ha data lui stesso: «Se vuoi esserlo, prenditi cura degli altri».
È stato un corso in cui si è parlato molto di vita e morte, ci si è commossi, si è gioito sinceramente per le lotte e le vittorie di tutti gli altri. Gli “altri”: 160 partecipanti da 22 paesi, alcuni oltre i limiti dell’Europa, come Turchia e Israele, dove praticare non è affatto un diritto riconosciuto. Alcuni dei partecipanti avevano alle spalle pochi mesi di pratica, dei veri e propri pionieri nei loro paesi. E noi sette membri italiani, insieme a quelli inglesi, francesi e tedeschi, eravamo lì soprattutto per sostenere loro, rappresentanti di quei paesi i cui membri sono talmente pochi da non poter organizzare da sé un corso estivo. Lo scopo era mescolarci gli uni agli altri, creare legami di vera amicizia. Ed è quello che è successo, trasformando Trets in una vera e propria riunione di Bodhisattva della Terra. Una volta a casa la televisione ci rimanda le immagini del conflitto tra Libano e Israele; la mente va alle due donne israeliane che erano là, sul “Picco dell’Aquila” con noi, determinate a fare kosen-rufu nel loro paese. Sì, la pace non può aspettare.
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Firenze: le rivoluzioni dell’adolescenza
di Sonia Carradori
Nuovo appuntamento con la serie d’incontri che affrontano alcune tematiche adolescenziali, aperta a tutti coloro che sentono il desiderio di approfondire questi argomenti sia dal punto di vista medico-scientifico che da quello della filosofia buddista. “Corpo e sessualità” è il titolo del terzo incontro (il prossimo e ultimo, “Uso di sostanze stupefacenti e alcol. Morti premature”, si terrà l’8 ottobre, n.d.r.) organizzato dallo staff Sanità presso il Centro culturale di Firenze il 21 maggio. Molte le informazioni utili e gli spunti di riflessione. Ecco alcuni degli argomenti toccati:
– La crisi adolescenziale spesso riguarda più i genitori che i ragazzi. Poiché il cambiamento sia fisico che mentale, nell’adolescenza, può avvenire in tempi stretti, ai genitori sono richieste nuove modalità per poter affiancare via via i ragazzi, come ad esempio informarli del possibile cambiamento.
– Nonostante le modificazioni fisiche siano le più evidenti, l’acquisizione dell’identità maschile o femminile è un processo lento. Accanto alla questione ormonale entrano in gioco fattori ambientali, culturali e sociali: maschi o femmine si nasce, uomini e donne si diventa con impegno. In questa ricerca d’autonomia ci può essere sofferenza, ma il ruolo di un genitore si dovrebbe limitare a osservare e ascoltare.
– Qualche dato sulla sessualità dei più giovani. Statisticamente il primo rapporto sessuale avviene intorno ai 15 anni e nel 50% dei casi senza contraccettivo, che viene utilizzato in media dopo circa un anno. In questo primo periodo avvengono molte gravidanze indesiderate. Ogni anno in Italia, tra le ragazze minorenni ci sono 10.000 parti, 4.000 interruzioni di gravidanza volontarie ufficiali e un numero imprecisato di aborti clandestini.
– Come vedere questa fase della vita attraverso i principi buddisti. Alla luce del Buddismo nessun comportamento è buono o cattivo di per sé, tutto dipende dalle intenzioni che animano chi compie un’azione. Il Buddismo si appella alla legge di causa ed effetto e parte da un’assoluta fiducia nella capacità di manifestare il meglio di sé. Non dà regole tassative, ma chiede di usare buonsenso e ragione.
Da leggere. Daisaku Ikeda: In cammino con i giovani e Protagonisti del XXI secolo voll. I e II, ed. Esperia.
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Todi, uniti nel coltivare semi di pace
di Maria Cristina Laruffa
Non fa notizia un cane che morde un uomo, ma un uomo che morde un cane sì. E si spera faccia notizia il fatto che a visitare la mostra I semi del cambiamento sia arrivato, di sua spontanea volontà, un cane. Che è stato contato – anche lui è un essere vivente – tra i 907 visitatori della mostra, organizzata nella città umbra di Todi a maggio. Sul nascere – a gennaio – l’idea ci sembrava impossibile. Ciò nonostante ci siamo sfidati, consapevoli che un obiettivo comune è una tappa indispensabile di crescita singola e collettiva. Recitazioni e riunioni si sono susseguite in un confronto crescente tra noi e la nostra determinazione di arrivare fino in fondo, nonostante le difficoltà e gli accesi “dibattiti” che si sono alternati a momenti di incoraggiamento reciproco. Quando finalmente arriva il giorno dell’inaugurazione nelle nostre diversità siamo uniti nella stessa missione: la gente lo percepisce e arriva numerosa. Molti giovani hanno manifestato sincero interesse per gli argomenti trattati. Grazie ai membri di Giove, Amelia, Orvieto, Lugnano, Marciano, Spoleto e Perugia. Ma è all’intera città di Todi che dedichiamo con tutto il cuore questa nostra esperienza.
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Lo spirito del dialogo
Il direttore dell’Istituto indiano Ramachandran per la nonviolenza, N. Radhakrishnan, ha pubblicato di recente un volume intitolato The Living Dialogue: Socrates to Ikeda (Il dialogo vivo: da Socrate a Ikeda). Il 2 giugno Radhakrishnan ha incontrato il presidente indiano Kalam al quale ha presentato ufficialmente il libro. Libro che, come si evince dal titolo, è incentrato sullo spirito del dialogo (con particolare riferimento ai temi dell’educazione e dei diritti umani) che ha animato nel corso della storia personaggi come Socrate, Gandhi e i tre presidenti della Soka Gakkai: Makiguchi, Toda e Ikeda. Oltre agli studi gandhiani e ai libri sulla nonviolenza, il professor Radhakrishnan ha scritto numerosi saggi su argomenti come la pace, l’attivismo, la letteratura e le arti. Attualmente è impegnato in un dialogo con il presidente della SGI.
(Vedi anche l’intervista pubblicata in Buddismo e società nel numero 86, maggio-giugno 2001, n.d.r.)
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Prosegue La nuova rivoluzione umana
Gli anni 1968-69, di cui si narrano le vicende in questi due volumi, sono decisivi per lo sviluppo della Soka Gakkai, perché vedono il suo presidente assumere un compito molto delicato e importante. Su invito di alcuni esponenti del governo cinese, Shin’ichi Yamamoto assume su di sé l’onere di avviare il processo che nel corso di diversi anni porterà alla riapertura delle relazioni diplomatiche tra Cina e Giappone. L’iniziativa provoca naturalmente molte ripercussioni, dato che l’azione del presidente della Soka Gakkai incide su questioni di politica estera rispetto alle quali il governo giapponese ha assunto una posizione molto cauta e si vede sfuggire di mano la situazione.
Ma Shin’ichi Yamamoto è certo del fatto che i popoli delle due nazioni desiderino la pace e l’amicizia reciproca sopra ogni altra cosa ed è pronto ad affrontare qualsiasi difficoltà pur di vedere realizzato il suo grande obiettivo. «Amici miei, guardate a viso aperto l’infinita catena di calamità e di miserie che affliggono il mondo! Non distogliete lo sguardo dal vortice di sofferenza che costituisce la realtà! Dobbiamo parlare coraggiosamente e costantemente per la felicità e la pace dell’umanità. Dobbiamo offrire al mondo parole sagge e penetranti. E dobbiamo agire. Vivere vuol dire lottare. Questa è la missione e il grande sentiero dei praticanti buddisti».
D. Ikeda, La nuova rivoluzione umana, voll. 13 e 14, Esperia, 682 pagine, E 17,00