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Mettiamo in scena la creazione di valore - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 09:31

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Mettiamo in scena la creazione di valore

Il presidente Ikeda rievoca i suoi viaggi a Milano nel 1965, nel 1981 e nel 1994. «I compagni di fede di Milano – scrive – si impegnano per la vittoria nella propria vita e per quella degli altri e per la costruzione della pace»

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Il presidente Ikeda rievoca i suoi viaggi a Milano nel 1965, nel 1981 e nel 1994. «I compagni di fede di Milano – scrive – si impegnano per la vittoria nella propria vita e per quella degli altri e per la costruzione della pace»

Il mio canto
riecheggia
nell’aria di primavera
che invita gli amici
a mettere in scena la gloria.

L’inverno è passato, e dopo tanto tempo il sole primaverile torna ad annunciare l’aprirsi di un nuovo scenario di vita, colmo di speranza.
Nell’opera del musicista italiano Giacomo Puccini, La Bohème, a un certo punto la protagonista, Mimì, canta la sua ammirazione per la primavera e il mese di aprile: «Ma quando vien lo sgelo / il primo sole è mio / il primo bacio dell’aprile è mio». Il sole primaverile, senza distinzione, illumina la vita di tutti. Se apriamo le finestre del cuore facendoci amico il sole, allora anche i fiori, le farfalle e il vento primaverile ci saranno amici.
Anche noi, cercando di portare la luce dell’amicizia a tutte le persone, vicine e lontane, diventeremo un sole di primavera.
I nostri amici in Italia, terra natale della lirica, colmi della gioia della primavera, canticchiando la loro opera preferita, ogni giorno contribuiscono al bene del quartiere in cui vivono e della società, espandendo la cerchia di amicizia.

Quando nel cielo sorge il sole
un nuovo mattino dorato…
Alziamoci,
alziamoci insieme.

La musica supera i confini delle nazioni e delle etnie, illumina le persone e le unisce. È il sole della pace. La città d’arte che brilla di questo sole è Milano.
La prima volta che visitai questa città fu nell’ottobre del 1965. Osservando per strada la vita delle persone sentivo che avevano ereditato una cultura variegata, ma al tempo stesso avevano la vitalità da cui nasce una nuova creazione di valore.
In quel periodo avevo appena fondato l’Associazione concertistica Min-On e nutrivo una grande speranza: invitare in Giappone l’opera lirica italiana, l’eccellenza a livello mondiale, il Teatro alla Scala di Milano! Non pochi ridevano di me pensando che fosse un sogno irrealizzabile, e sicuramente poteva sembrar tale. Ma il mio desiderio era che le persone avessero la possibilità di toccare con mano l’arte suprema. Volevo dar vita a un’ondata di pace attraverso gli scambi culturali. Coltivando questo desiderio nel cuore decisi che un giorno l’avrei realizzato. Dopo sedici anni, a settembre del 1981, la compagnia del Teatro alla Scala per la prima volta alzò il sipario in Giappone. Varie opere, tra cui La Bohème e l’Otello, vennero realizzate dai migliori direttori e artisti dando vita a rappresentazioni leggendarie, tanto che si diceva che “a parte le pareti del teatro, tutto il resto era stato portato in Giappone”.
I giovani che assistettero a quegli spettacoli, mantenendo viva l’emozione provata, in seguito spiccarono il volo come protagonisti non solo nel mondo della musica, ma anche in altri ambiti, e questo è ciò che mi rende più felice. La mia gratitudine verso l’allora direttore Carlo Maria Badini e tutte le persone che hanno collaborato è illimitata.
Tre mesi prima di questa rappresentazione, quando visitai La Scala, il direttore Badini mi mostrò le foto del teatro distrutto durante la Seconda guerra mondiale e mi raccontò come era avvenuta la rinascita. Appena domate le fiamme della guerra i milanesi, nonostante stessero affrontando una difficile ripresa, si dedicarono alla ricostruzione della Scala. Quel tempio della cultura, rinato grazie alla passione e alla forza dei cittadini, riecheggiava del canto di vittoria dello spirito che non indietreggia di fronte a nessun ostacolo, divenendo una sorgente luminosa di speranza verso il futuro.

C’è una cantante che dal Giappone si trasferì a Milano per portare avanti i suoi studi. Si scontrò più volte con le differenze culturali e riuscì a superare i momenti di debolezza anche grazie al canto. Infine si sposò, mise le sue radici a Milano e dedicò tutta se stessa a questa seconda patria.
Durante l’incontro informale con questa famiglia, ricordo che notai i rami di un salice che ondeggiavano nella brezza. Da brava cantante lei mi disse che i salici appaiono anche nell’ultimo atto dell’Otello di Verdi, nel momento in cui la protagonista sta per perdere la vita. Da parte mia, con un po’ d’umorismo raccontai un aneddoto che si tramanda nella cultura giapponese: un calligrafo dell’epoca Heian (784-1185) vide una rana che tentava di saltare sul ramo di un salice. All’inizio non riusciva neanche a raggiungere il ramo, ma tentando più volte fu in grado di saltare sempre più in alto, e alla fine riuscì ad arrivarci. L’uomo imparò così l’importanza di perseverare nello sforzo e riuscì a perfezionare la sua arte.
A seconda della prospettiva da cui le osserviamo, le cose cambiano. Ridendo ci scambiammo il proposito di guardare le cose in modo sempre positivo e allegro, sforzandoci fino a spiccare il salto. Questa donna insieme ai suoi compagni di fede continua a diffondere il canto di speranza e la gioia di vivere nel suo ambiente. Ne sono felice.
Giuseppe Verdi, che svolse un ruolo importante alla Scala, affermava che ci sono momenti in cui si fanno passi falsi o si cade, ma senza preoccuparsi bisogna rialzarsi e andare avanti.

Oltrepassando le nubi nere
della sofferenza,
il canto di trionfo della vita
commovente
risuona fino in cielo.

Milano ha ereditato un patrimonio prezioso di storia e cultura.
Nell’antichità, per un periodo è stata la capitale dell’Impero romano d’Occidente, nel medioevo è stata una città ricca e autonoma, e in seguito un fiorente centro di cultura rinascimentale. Quando l’Italia si trovava sotto il dominio straniero, divenne un importante centro del movimento per l’indipendenza. Oggi è una delle più rinomate città internazionali in Europa e un punto strategico per l’economia. È anche un luogo di cultura ammirato da tutti, da cui vengono lanciate in tutto il mondo le novità nel campo del design e della moda.
Francesco Petrarca, poeta del Trecento legato a Milano, scrive: «Dentro l’anima si trova ciò che rende felice o infelice l’essere umano… Esiste qualcosa di superiore alla felicità che si prova nel salvare il più alto numero possibile di persone?».
A Milano, su cui si affacciano magnifiche le Alpi, ricordo di aver dialogato con dei fieri giovani.
Soffrire insieme agli altri, incoraggiarli e impegnarci per espandere l’amore compassionevole è ciò che ci permette di costruire dentro le nostre vite il palazzo della felicità.

C’è un’amica di mia moglie che fin da piccola aveva ascoltato i racconti crudeli della guerra dai nonni e dai genitori, ed è cresciuta coltivando il desiderio di realizzare la pace. In seguito abbracciò la filosofia della dignità della vita e agì per ampliare la rete di felicità e di pace a partire dall’ambiente più vicino. Continuò a portare avanti la sua lotta per trasformare il karma, e dopo vari aborti naturali finalmente diede alla luce un bambino; ma a causa dei problemi di salute del figlio doveva correre spesso in ospedale. Decise che ogni volta che avesse sofferto sarebbe diventata più forte, e conquistando la buona salute del figlio ha continuato a donare speranza e coraggio a tutti gli amici che affrontano difficoltà.
Con il desiderio di dare vita a un “nuovo rinascimento” nella mia amata Italia, nel luglio del 1992 ci riunimmo insieme agli amici che si dedicavano al bene della società presso il parco lussureggiante del Sempione, come una famiglia piena di allegria, e scattammo una foto ricordo.
Ammirando l’Arco della Pace che si stagliava imponente davanti a noi, ci promettemmo di edificare “l’arco di trionfo della vita vittoriosa”. I sorrisi di quegli amici risplendono ancora vividi nel mio cuore.

Apriamo
l’arco della felicità
abbracciando il desiderio
delle nobili madri
e dei loro figli.

Nel giugno del 1994, dopo aver tenuto una Lectio magistralis sull’eredità spirituale di Leonardo e il futuro dell’ONU presso la più antica delle Università, quella di Bologna, mi recai a Milano e visitai il Castello Sforzesco, simbolo della città.
Durante il Rinascimento era la residenza del regnante, il luogo dove si riunivano artisti e scienziati e dove fiorì una cultura di prim’ordine, rinomata in tutta Europa.
All’interno, su una parete della Sala delle Asse è affrescato un albero imponente, opera di Leonardo, i cui rami e le cui foglie arrivano fino al soffitto e le cui radici, che di solito non sono in vista, sono ritratte in tutta la loro forza.
Qual è la radice che fa crescere l’albero della pace, che fa fiorire i fiori della felicità e maturare i frutti della cultura? È la vita stessa.
Leonardo era convinto che chi non rispetta la vita non è degno di vivere.
All’interno del Castello Sforzesco si può ammirare anche l’ultima opera su cui lavorò fino a poco prima di morire il grande Michelangelo: la Pietà Rondanini. In questo gruppo scultoreo, a seconda del punto di vista dell’osservatore sembra che la madre cerchi di sorreggere il figlio che sta per crollare, oppure che il figlio tenga sulle proprie spalle la madre affranta.
Michelangelo, che si dedicò alla ricerca per tutta la vita, scrisse che bisogna tornare all’essenza dell’anima, e coronò l’ultimo capitolo della sua esistenza lasciandoci in eredità “lo spirito dell’amore compassionevole”, il cuore di una madre che ama la vita e il cuore di un figlio colmo di gratitudine verso sua madre. Possiamo affermare che qui si trova il punto di origine della felicità e della pace.

Osservando le Alpi,
magnifiche,
la mia città è il palcoscenico della speranza
dove tutti sono grandi attori.

Durante la mia visita in Italia nel 1994, ho avuto il piacere di assistere al Festival mondiale dei giovani per la pace organizzato dai miei amici presso lo storico Teatro Lirico di Milano.
Il filo conduttore dello spettacolo è una bambina che scopre la meraviglia del mondo… Un assolo, un coro, l’orchestra, le percussioni, il balletto classico, la danza: fu una cristallizzazione di tutte le arti. Sia gli artisti che gli spettatori erano pieni di vitalità, tutti protagonisti che non si arrendono di fronte alle sfide e creano la felicità sul palcoscenico della vita quotidiana risvegliandosi alla propria missione, cantando, danzando e vivendo pieni di allegria. Questo rappresenta Milano, la città dell’arte.
Divenendo protagonisti della vita e della società, i miei amici italiani hanno realizzato conferenze sui diritti umani e mostre per l’abolizione delle armi nucleari, incontri di dialogo interreligioso e raccolte di aiuti per i profughi. Anche i giovani successori stanno continuando a portare avanti un ulteriore sviluppo. Affrontando problemi familiari, di lavoro, di relazioni e di malattia, si incoraggiano a vicenda e li superano, impegnandosi con passione per il bene delle persone, della comunità e del mondo. Giuseppe Mazzini, che ingaggiò una battaglia di parole, a Milano dichiarò: «Sappiate che ovunque si lotti per i diritti, per la giustizia e per la verità, quello è il luogo dove troverete i vostri fratelli».
Il coraggio di una singola persona espande la rete della giustizia. Ogni passo avanti nell’affrontare le nostre sfide apre le porte a un futuro di speranza.
Nel gennaio del 2014 a Corsico, vicino Milano, è stato completato il castello della pace, della cultura e dell’educazione dei miei cari amici. È stato restaurato un luogo legato alla famiglia Visconti, che regnò a Milano durante il periodo rinascimentale, e hanno costruito una nuova sala. Proprio lì accanto scorre il naviglio realizzato su progetto di Leonardo da Vinci. È una piazza aperta all’amicizia e al dialogo, amata da tutti gli abitanti della zona.
Colmo di fiducia e aspettative ho inviato ai miei amici questo incoraggiamento:

Legami più profondi di itai doshin,
legami indistruttibili,
legami vittoriosi,
legami costruttivi,
legami che permettano a ognuno
di realizzare i propri desideri.

I compagni di fede di Milano, basandosi su questi incoraggiamenti, si impegnano per la vittoria nella propria vita e per quella degli altri, e per la costruzione della pace. Come la marcia di Verdi, avanzano con spirito indomito!

Poiché siete fiori
che sbocciano nella vasta terra
della perseveranza,
senza dimenticare di sorridere
brillate come la primavera.

(tratto da Pumpkin, aprile 2017)

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