Deprecated: Function strftime() is deprecated in /var/www/vhosts/ilnuovorinascimento.org/wp-dev.ilnuovorinascimento.org/site/wp-content/themes/nuovo-rinascimento/functions.php on line 220
«Mai più solo» - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 15:38

399

Stampa

«Mai più solo»

Giampietro Sidoni, Roma

Capii che dovevo rapportarmi alla vita con uno spirito diverso decidendo che nei rapporti dovevo offrire disponibilità e sostegno in prima persona. Questo mutato atteggiamento mi avrebbe permesso di diventare un vero Bodhisattva della Terra, invece che continuare a soffocare la mia Buddità, come avevo fatto per anni

Dimensione del testo AA

Capii che dovevo rapportarmi alla vita con uno spirito diverso decidendo che nei rapporti dovevo offrire disponibilità e sostegno in prima persona. Questo mutato atteggiamento mi avrebbe permesso di diventare un vero Bodhisattva della Terra, invece che continuare a soffocare la mia Buddità, come avevo fatto per anni

Ho conosciuto il Buddismo nel 1997 grazie a un’amica che me ne parlò mentre stavo vivendo uno dei momenti più difficili della mia vita. Nel giugno di quell’anno, infatti, mi separai dalla mia compagna e, di conseguenza, dalle mie bambine di undici e nove anni. Il fatto di non poter più vivere “il quotidiano” delle mie figlie mi creava un’enorme sofferenza e molti sensi di colpa. Iniziai a praticare colpito dal suono del Daimoku, e, con stupore, sentii un immediato sollievo. Partecipavo costantemente alle riunioni di discussione e a tutte le attività a cui le responsabili di allora – verso le quali conservo un forte senso di gratitudine – mi davano la possibilità di prendere parte. Parlavo poco e, nel mio silenzio, assorbivo come una spugna quei primi insegnamenti come “trasformare il veleno in medicina” e “fede, pratica e studio” che sarebbero diventati elemento fondamentale della mia vita. Avevo anche instaurato una relazione sentimentale complessa e conflittuale con una ragazza, alla quale però non sapevo rinunciare. Misi l’obiettivo di riconciliarmi con lei e ci rimettemmo insieme per circa tre mesi: il tempo necessario  per farmi comprendere che quel sentimento era più simile alla vanità che all’amore e di conseguenza a spingermi invece ad andare fino in fondo al mio problema. Misi così fine a quella relazione che mi causava solo sofferenza. Nel Gosho Risposta a Kyo’o è scritto: «Si dice che il leone, re degli animali, avanzi di tre passi, poi si raccolga su se stesso per saltare, sprigionando la stessa potenza nel catturare una piccola formica o nell’attaccare un animale feroce. Nell’iscrivere questo Gohonzon per la sua protezione, Nichiren è uguale al re leone. Questo è ciò che intende il sutra con “la potenza dei Budda simile a un leone all’attacco”. Credi profondamente in questo mandala. Nam-myoho-renge-kyo è come il ruggito di un leone. Quale malattia può quindi essere un ostacolo?» (SND, 4, 149). La profondità e la potenza di questa frase mi entrarono immediatamente nel cuore e nella testa, perché percepivo che, se fossi riuscito ad affrontare le mie difficoltà con la determinazione del leone all’attacco, avrei sperimentato la “strategia del Sutra del Loto” e, quindi, avrei trasformato le mie sofferenze in valore. Ho un profondo legame di gratitudine anche per Amalia Miglionico, chiamata affettuosamente Dadina. La conobbi a una riunione di discussione e mi colpì per la semplicità e la forza delle sue parole e della sua pratica. Nel 1999 fu lei a consegnarmi il Gohonzon accompagnandolo con queste parole: «Ora tornerai a casa, lo aprirai, e con la “sua” presenza non ti sentirai mai più solo!». Il 2000 fu l’anno della svolta: mi ritrovai ancora una volta condizionato da quella che avevo capito essere una mia tendenza karmica profondamente radicata, che mi portava a gestire con superficialità le relazioni sentimentali. Per realizzare la mia rivoluzione umana ho dovuto così sperimentare tutte le estreme conseguenze delle mie tendenze negative. Infatti questa ennesima leggerezza ebbe come esito il concepimento non programmato della mia terza figlia… La relazione, come era prevedibile, naufragò, creando grande sofferenza a tutti; ma il dolore che proviamo può portarci a una svolta nella fede e a comprendere il senso della vita. In effetti grazie al Daimoku ho sviluppato e appreso, in questi sette anni – l’età attuale della mia bambina più piccola – come accogliere con fiducia, con il confronto, il rapporto con lei e sua madre.
Quell’anno partii anche per il mio primo corso al Centro culturale europeo a Trets, in Francia, dove ricevetti un consiglio per la fede grazie al quale mi resi conto che, se volevo essere felice, avrei dovuto affrontare le mie future relazioni sentimentali assumendomi interamente le mie responsabilità, basandomi su una pratica seria. Capii che dovevo rapportarmi alla vita con uno spirito diverso, decidendo che nei rapporti dovevo offrire disponibilità e sostegno in prima persona. Questo mutato atteggiamento mi avrebbe permesso di diventare un vero Bodhisattva della Terra, invece che continuare a soffocare la mia Buddità, come avevo fatto per anni.
E così iniziai un percorso virtuoso che mi portò, nel 2003, all’incontro con la compagna della mia vita che ha iniziato a praticare e che ha ricevuto il Gohonzon nel 2004. Durante quel corso a Trets avevo capito anche un altro nodo fondamentale che riguardava i miei legami: guardando per la prima volta un video del presidente Ikeda, grazie anche alla relazione che sentii da subito con il maestro che consideravo come un padre per me, scoprii il desiderio di sciogliere il peso della conflittualità che caratterizzava il rapporto con il mio padre biologico.
Nel Gosho di Capodanno si legge: «Un sutra afferma che l’inferno si trova sotto terra, e un altro dice che il Budda risiede a occidente. Ma a un attento esame, risulta che entrambi esistono nel nostro corpo alto cinque piedi; questo deve essere vero perché l’inferno è nel cuore di chi interiormente disprezza suo padre e trascura sua madre» (NR, 350,18).
Cercavo di recitare Daimoku più che potevo per la felicità di mio padre e così arrivò il momento in cui sia io che lui ci sentimmo pronti per un vero dialogo. Mi raccontò una storia inedita, la sua, fatta di incondizionato amore paterno. Ora con lui è tutto è cambiato: c’è intesa, complicità e rispetto; ho ritrovato finalmente la felicità e il senso di appartenenza, l’accoglienza e l’amore dei miei genitori.
Inoltre, dopo aver iniziato a studiare e approfondire i princìpi buddisti, a quarantadue anni, ho riscoperto anche la voglia e la volontà di riprendere gli studi per realizzare il mio sogno: laurearmi. Conciliare questo mio obiettivo con il lavoro, la paternità e la memoria poco allenata non è stato facile ma, sempre con lo spirito di offrire la mia vita per kosen-rufu, ho sostenuto con determinazione gli esami all’Università La Sapienza e, nel 2004, mi sono laureato in Sociologia.
Sono stati anni in cui la mia attività nella Divisione uomini, nella sua evoluzione, mi ha aiutato a capire l’importanza di coltivare il senso di responsabilità e dell’altruismo, di rendermi conto di chi mi sta intorno, di sforzarmi di condividere la pratica buddista con gli altri. Questa è una tendenza che da qualche tempo gli uomini stanno tentando di seguire per eliminare la superficialità nel proprio atteggiamento e costruire delle attività piene di gioia, entusiasmo, compassione e profondità, sforzandosi inoltre di non disattendere la continua richiesta da parte di Daisaku Ikeda di contribuire fattivamente al movimento per la pace.
Ora devo fare un passo indietro: nel 1991 ero donatore di sangue e dopo un esame di controllo che viene fatto ai donatori, risultai positivo all’epatite C. L’incontro con il Buddismo mi ha permesso di decidere di risolvere definitivamente questo mio annoso problema. Decisi così di aumentare le ore di Daimoku e l’attività per gli altri e, mentre incoraggiavo i miei compagni di fede ricevevo a mia volta tanto incoraggiamento e, dopo sedici anni vissuti come portatore sano di questa malattia, ho intrapreso, con un grande determinazione, la terapia di interferone. Tenendo sempre in mente la frase: «Quale malattia può quindi essere un ostacolo?» pensai che, se la possibilità di successo di questa cura medica è attestata a circa il settanta per cento, con la protezione e il sostegno del Daimoku, «Nam-myoho-renge-kyo è come il ruggito di un leone», potevo farla arrivare al cento per cento! La risposta non si è fatta attendere: ho negativizzato il virus dopo appena tre mesi!
Credo che con un forte stato vitale, grazie al potere del Daimoku, quando si sente il Gohonzon dentro di sé, quando si dedica la vita per kosen-rufu si può vincere ogni nemico interiore e superare qualsiasi ostacolo e «niente vale più della prova concreta» (L’insegnamento, la pratica e la prova, SND, 6, 212).

©ilnuovorinascimento.org – diritti riservati, riproduzione riservata