È leggendo La nuova rivoluzione umana che Federico trova il coraggio di affrontare e chiarire un nodo esistenziale. Poi, la svolta anche sul piano dello studio: dopo il rapido conseguimento della laurea l’Università di San Francisco ha accolto la sua domanda per una borsa di studio
Ho ventidue anni e sono nato in una famiglia per metà buddista e per metà cattolica e mi ritengo fortunato ad aver potuto ricevere entrambe le educazioni.
Il 2011 è stato per me un anno di grande sofferenza a causa della morte violenta di mio nonno. Con il desiderio di ricominciare una nuova vita avevo deciso di dedicare la sera di Capodanno alle persone che sarebbero venute al Centro culturale di Milano, facendo attività soka-han.
Frequentavo il terzo anno di matematica presso l’Università di Pavia e, a causa del lutto, a settembre non ero ancora riuscito a recuperare tutti gli esami non sostenuti nel corso del secondo anno. Nella sessione invernale avevo superato due esami con scarsi risultati, pur mantenendo una media discreta, e decisi di sostenere un esame d’inglese per partecipare alla selezione per una borsa di studio all’Università di San Francisco. Non avevo molte speranze di vincere poiché era principalmente destinata a studenti di altre facoltà e i partecipanti erano molti. Inoltre sentivo che la mia vita stava diventando sempre più arida poiché non riuscivo a trovare il tempo per coltivare altri interessi che non fossero il Buddismo e lo studio della matematica… per non parlare delle relazioni sentimentali.
Durante quella sessione d’esami avevo iniziato a studiare il capitolo “Luce di felicità” della Nuova rivoluzione umana scritta dal presidente Ikeda. Leggere le esperienze descritte mi ha incoraggiato a chiarire un sentimento d’amore che mi illudevo di provare per una cara amica di infanzia che si era trasferita in Giappone. Accadde che i miei genitori per aiutarmi a superare la crisi nello studio mi portarono con loro in Giappone e così mi trovai a realizzare tre sogni: visitare l’Università Soka, conoscere i membri del Club Italia e visitare l’amica che tanto desideravo incontrare e che pensavo di amare. Recitai tanto Daimoku, non la vedevo da tempo, e quando la incontrai mi resi conto di aver alimentato un’illusione per non affrontare altre relazioni. Tale consapevolezza mi fece sprofondare in un baratro infernale. Sentii che l’unica cosa da fare era recitare Daimoku. Iniziai a farlo con la convinzione che Nam-myoho-renge-kyo era la mia vita, deciso a vincere a qualsiasi costo. Ero stanco di soffrire e desideravo “prendere a picconate” il mio karma: decisi di non smettere di recitare Daimoku finché non fosse cambiato qualcosa. Dopo due ore sperimentai una gioia incredibile, indipendente da tutto. Ero talmente felice che scrissi una mail a quella ragazza per ringraziarla di esistere, poiché ero riuscito a provare una felicità immensa. Quella sera stessa, colmo di gioia, desiderai condividere con altre persone questo insegnamento e così parlai della pratica buddista al signore che mi servì la cena.
L’indomani mi arrivò una bellissima notizia: la mia domanda era stata accettata dall’Università di San Francisco, ma una clausola prevedeva che gli iscritti al terzo anno partissero solo da laureati. Mi mancavano ancora nove esami da sostenere e l’ultima sessione di laurea prima della partenza era a novembre. Dalla lettura del Gosho e della Nuova rivoluzione umana capii che per realizzare questo obiettivo impossibile dovevo condividere le mie esperienze e sforzarmi più di chiunque altro nello studio. Decisi di scrivere al mio maestro promettendogli che mi sarei laureato a novembre, che avrei sviluppato l’attività nella zona di Pavia e che oltre dieci amici avrebbero iniziato a praticare. Iniziai così a fare due ore di Daimoku al giorno, conscio che senza un elevato stato vitale, coltivato grazie allo sforzo quotidiano, non avrei potuto affrontare nessuna impresa significativa. Dopo aver studiato molto, il 13 aprile superai il primo esame con ventisette (mai preso un voto così alto!). Quello stesso giorno iniziò la mia storia con Elisa e un mio grande amico iniziò a praticare.
Alle sei del mattino andavo a recitare dagli amici, poi a lezione e dopo in biblioteca a studiare dove incontravo nuove persone e con loro condividevo le mie esperienze. Non volevo chiudermi nel mondo di Studio e così decisi di realizzare gli eventi per la campagna Senzatomica nella mia università. Grazie al sostegno della Divisione studenti e incoraggiati dalle parole di sensei organizzammo la proiezione di un film e due conferenze, una delle quali era un tavolo interreligioso. Malgrado l’intenso impegno nell’attività e nello studio decisi di curare anche la passione per l’arte, e così sono potuto andare a vedere varie opere al Teatro alla Scala grazie a dei biglietti trovati a basso costo.
Nella sessione estiva sostenni quattro esami e a fine luglio partii per il Centro culturale europeo di Trets. Tornai carico di gioia ed energia e, insieme a un amico, andai a trovare mia sorella a Lipari per incoraggiarla nella pratica, e lì abbiamo fatto tantissimi shakubuku. A settembre ho superato due esami e ho realizzato il mio sogno di incontrare il poeta russo Evgenji Evtushenko.
Nel frattempo però preparai male l’ultimo esame e fui bocciato: mi mancava solo quello e la tesi. Recitai disperato davanti al Gohonzon decidendo profondamente di vincere e ottenere dal professore un’altra data per la prova. Mi impegnai ancora di più e misi lo scopo di consegnare due Gohonzon entro novembre. Grazie a un Daimoku concentrato e all’impegno nello studio realizzai tutto: ho superato l’esame e il 20 novembre mi sono laureato con il massimo punteggio per la tesi e nelle tre settimane successive, tre miei amici hanno ricevuto il Gohonzon! Sono appena arrivato a San Francisco dove ho trovato un appartamento economico in una bella zona. I miei obiettivi per quest’anno? Essere più disciplinato nello studio e ottenere risultati migliori, porre le basi per scoprire un teorema da dedicare al mio maestro, e che almeno diciassette amici decidano di sperimentare nella loro vita questa “luce di felicità” entro il 18 novembre 2013. Vorrei anche aiutare mia madre nel progetto culturale ereditato da mio nonno e che tutta la mia famiglia contribuisca unita alla realizzazione di kosen-rufu.