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Lo studio e gli esami - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 08:07

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Lo studio e gli esami

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Un ingrediente essenziale

Torniamo all’idea di base: per imparare e sviluppare la pratica buddista insegnata da Nichiren Daishonin è indispensabile studiare i suoi scritti, tanto quanto mantenere la fede nel Gohonzon, recitare assiduamente Daimoku e parlare agli altri della Legge mistica: è la triade “fede-pratica-studio”, caposaldo della nostra pratica.
Omettere lo studio del Buddismo significa perdere la direzione del percorso per diventare felici e realizzare la missione della nostra vita.
È come buttare la mappa dettagliata di un viaggio importante e affidarsi al caso.
Frequentemente è stata rivolta questa domanda al presidente Ikeda: «Perché è così cruciale lo studio del Buddismo? Per ricevere benefici non sono sufficienti il Daimoku e l’attività per kosen-rufu?». La sua risposta è: «Dovreste tener presente che, per quanto la fede corretta permetta di ottenere grandissimi benefici, è anche irta di ostacoli e difficoltà. A meno che non abbiate delle solide basi dottrinali, quando sorgeranno dei problemi comincerete a dubitare […] ma se studiamo a fondo gli insegnamenti del Daishonin, comprendiamo il motivo per cui la fede corretta è sempre accompagnata da ostacoli e difficoltà e come è possibile raggiungere l’Illuminazione in questa esistenza. Grazie allo studio, inoltre, quando parliamo agli altri del Buddismo possiamo trasmettere la grandezza degli insegnamenti del Daishonin e spiegare chiaramente le basi portanti che una religione corretta dovrebbe avere» (cfr. RU, 7, 100).
Cosa deduciamo da questa risposta?

Primo. Di essere ben consapevoli, tramite lo studio, della continua lotta interiore che un praticante deve affrontare per superare ostacoli e dubbi che sorgono inevitabilmente nel corso della vita.
Secondo. La necessità di conoscere a fondo e apprezzare la filosofia buddista per dialogare con ogni persona e diffondere i suoi valori umanistici.
Terzo. Che lo studio è l’alimento per continuare a crescere e rafforzarci come esseri umani: non si riduce a una semplice conoscenza, ma deve diventare parte della nostra vita, proprio come un cibo che, una volta ingerito, si integra nel corpo rafforzandolo e dandogli energia. Perché il corpo possa mantenere la salute è necessario mangiare costantemente, così è per lo studio: non si può studiare solo una volta l’anno in occasioni speciali, è necessario farlo, magari poco, ma spesso.
E qui è la differenza tra un approccio allo studio distaccato e superficiale e quello animato da un sincero e continuo spirito di ricerca.
Lo spirito di ricerca è la linfa che permette di mettere in funzione la meravigliosa relazione di non dualità di maestro e discepolo. Il maestro insegna perché c’è il discepolo che vuole imparare: è una relazione a due, tra due funzioni indissolubili e necessarie.

lo Studio combattivo

Più diamo valore alla funzione del maestro, più si sviluppa la nostra funzione di discepoli e ciò permette non solo di mantenersi vicino allo spirito originario di Nichiren Daishonin ma anche di ottenere benefici vasti e profondi.
Imparare nel Buddismo non significa solo capire con la ragione, ma cambiare se stessi, mettere in pratica. Lo studio e la voglia di sperimentare di solito sono più forti all’inizio della pratica, perché si è alla ricerca di un modo concreto per superare le sofferenze derivanti dal karma negativo. Con il tempo può subentrare una subdola forma di arroganza e superficialità che ci porta a credere di sapere abbastanza. Diamo per scontato di essere già buddisti nel modo di pensare o comportarci. Possiamo considerare questa condizione come opera delle funzioni negative interiori che in realtà lavorano per ostacolare la nostra pratica. Senza rendercene conto prendono il sopravvento le nostre idee che pian piano ci portano a un Buddismo personalizzato. A questo punto la crescita si ferma, e anche i benefici.
È sempre importante rinnovare la determinazione di approfondire, leggendo il Gosho, anche quelli che pensiamo di conoscere bene, e le guide del maestro. Scopriremo che non si finisce mai di comprendere la profondità del Buddismo e che c’è ancora spazio dentro di noi per credere di più e decidere con più serietà di realizzare kosen-rufu e la felicità nostra e degli altri.
Lo studio del Gosho e degli scritti del maestro sono punti essenziali per ripartire, per ritrovare la determinazione e l’entusiasmo degli inizi della pratica, per agire in modo più compassionevole e altruista. Così lo studio diventa “attivo” e “combattivo”, proprio come dovrebbe essere.

Un’occasione per rinnovare la decisione

E gli esami di Buddismo? Possono essere considerati tappe del nostro percorso della fede, della pratica (per sé e per gli altri) e dello studio. Non occasioni isolate di approfondimento.
A parte il primo esame, che ogni anno viene organizzato per i nuovi membri per introdurli alle basi fondamentali della pratica, i successivi esami sono sostenuti periodicamente, anche dopo diversi anni l’uno dall’altro, come fossero dei “tagliandi” periodici della rivoluzione umana personale. In Italia dopo il primo, ci sono altri tre livelli di esame, distribuiti lungo l’arco della nostra vita di praticanti.
L’8 aprile 2018 si svolgeranno gli esami di primo livello per tutti coloro che sono diventati membri entro il 31 dicembre 2017 e per chi non li ha superati nelle precedenti sessioni. Ci si può iscrivere utilizzando il modulo nell’area Spazio Aderenti.
La preparazione può partire da ora utilizzando gli argomenti per l’esame pubblicati nel libro Materiale di studio-esame di buddismo di primo livello / primavera 2018, e scaricabili dallo Spazio Aderenti. Nell’organizzare localmente iniziative per la preparazione agli esami si possono coinvolgere i membri più anziani nella fede.
Nella prefazione il presidente dell’IBISG Tamotsu Nakajima scrive: «Non è obbligatorio prendere parte all’ esame ma, dal momento che le basi del Buddismo del Daishonin sono fede, pratica e studio, possiamo considerare la nostra partecipazione come un’opportunità per approfondire la conoscenza dell’insegnamento e, soprattutto, per rinnovare la decisione di metterla in pratica ogni giorno».

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