Il 25 novembre si sono tenuti in Italia gli esami di Buddismo di primo livello che hanno coinvolto non solo chi ha sostenuto l’esame, ma anche tutti coloro che hanno curato la preparazione da dietro le quinte
«I tempi si fanno sempre più caotici. E i leader della società ne sono i responsabili. Per questo la gente deve diventare forte, per questo dobbiamo avere il coraggio di difendere apertamente il bene. I criteri per distinguere il bene dal male sono diventati confusi». Qualche anno fa Daisaku Ikeda descriveva così la necessità di crescere individui forti: qui risiede uno dei motivi dell’importanza dello studio nel Buddismo. «L’immagine più comune che si ha di uno studioso è quella di un individuo solo, chino su di un libro o, se si è un po’ più moderni, quella di una persona sola davanti al suo computer. Lo studio ha un’importanza primaria in tutte le tradizioni buddiste, anche se non deve mai essere separato dagli altri aspetti della vita, in particolare dalla fede. Rappresenta la carta stradale che ci aiuta a non smarrire la direzione: sbagliare strada può portare a scoraggiarsi, a perdere la fiducia in se stessi o addirittura ad arrendersi. Ma anche avere solo una conoscenza teorica della meta, limitandosi a esaminare la carta geografica senza avviare il motore (cioè la pratica) non ci farebbe muovere di un passo» (NR, 338, 16).
Come afferma Ikeda nella spiegazione del Gosho Una nave per attraversare il mare della sofferenza, l’impegno nelle tre vie della fede, della pratica e dello studio ci «consente di percepire la realtà così com’è, di tirar fuori saggezza e creatività, di superare le difficoltà e godere di fortuna e benefici» (BS, 151, 34). Anche in questa occasione una grande nave si è messa in movimento portando con sé nuovi legami e la possibilità di accumulare ancora una volta gli indistruttibili tesori del cuore e di crescere come individui «forti capaci di difendere apertamente il bene».
Siamo andati a Pescara per osservare da vicino un piccolo spaccato dell’esperienza che nel frattempo prendeva forma in altri 95 luoghi in Italia e che ha coinvolto 5468 persone che si preparavano con la propria penna a tornare sui banchi di scuola.
Gli esami in Abruzzo
La giornata è tersa e serena per fortuna, perché a Pescara arrivano oggi centoquattro membri da tutto l’Abruzzo e parte del Molise. C’è chi ha percorso ottanta chilometri da Termoli, cinquanta dal confine con le Marche e settanta dalla provincia de L’Aquila, eppure tutti arrivano puntuali, anzi in anticipo rispetto all’orario di inizio e alla lettura del messaggio inviato dal presidente Ikeda sono già tutti nelle aule. Visi sorridenti e un po’ ansiosi di sostenere l’esame, chi per la prima volta e chi coraggiosamente ci riprova e c’è anche chi dopo sedici anni di pratica ha deciso che era ora di provarci.
C’è Alberto, sessantasei anni, che dice di sentirsi raggiante come questa giornata di sole e non vede l’ora di raccontare a tutti la gioia che ha provato oggi.
Mara è responsabile di gruppo: «Devo essere sincera? Non mi piace studiare, ho rinunciato già due volte all’ultimo minuto ma quest’anno diversi membri del mio gruppo si sono iscritti e allora ho capito che non potevo più tirarmi indietro e la paura del giudizio ha lasciato il posto alla gioia di ritrovarsi una volta alla settimana per studiare insieme».
Luisa racconta: «Decidere di sostenere quest’esame è stato naturale perché quando ho incontrato il Buddismo mi sono spuntate due ali che mi hanno permesso di volare in alto, sospinta dai miei desideri. Lo volevo fare appena ricevuto il Gohonzon ma mi hanno spiegato che non era possibile! Quando ho incontrato il Buddismo, attraversavo un periodo buio ed ero bloccata da sei mesi con gli studi; da quando pratico il tempo si è come dilatato, infatti ora sto preparando contemporaneamente l’esame per l’abilitazione all’avvocatura, sto studiando per il concorso a cattedra per l’insegnamento e ho trovato il tempo e il desiderio di studiare per l’esame più importante».
L’ingresso della scuola si svuota e rimane solo chi ha lavorato dietro le quinte. Questo è il giorno di chi ha deciso di sfidarsi, indipendentemente dal rispondere alle domande o meno ed è proprio a ognuno di loro che si rivolge il presidente Ikeda quando parla «della sincerità, del coraggio e della tenacia con cui percorrete […] le due vie della pratica e dello studio». Ognuno in quella scuola ha fatto uno sforzo personale, superando la difficoltà di trovare il tempo e la voglia di studiare, la paura del giudizio, pregando insieme per trovare un luogo idoneo e perché tutto si svolgesse senza incidenti, a dispetto di tutti i chilometri che ci separano e degli impegni personali. In un circolo di reciproco sostegno e incoraggiamento, l’esame è stato di tutti.