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Lo spirito originario della Soka Gakkai - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 09:33

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Lo spirito originario della Soka Gakkai

Il 18 novembre è la data di fondazione della Soka Gakkai, l’occasione per tornare allo spirito originario e fare una nuova partenza verso il 18 novembre 2018, prossimo obiettivo della famiglia Soka. Attraverso il comportamento e le esperienze di fede, i membri della Soka Gakkai esprimono la convinzione che è alla base del nostro movimento per la pace: rispettare ogni persona come un Budda

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Il 18 novembre è la data di fondazione della Soka Gakkai, l’occasione per tornare allo spirito originario e fare una nuova partenza verso il 18 novembre 2018, prossimo obiettivo della famiglia Soka. Attraverso il comportamento e le esperienze di fede, i membri della Soka Gakkai esprimono la convinzione che è alla base del nostro movimento per la pace: rispettare ogni persona come un Budda

18 novembre 1930
La fondazione

Martedì 18 novembre 1930: pubblicazione del libro L’educazione creativa scritto da ­Tsunesaburo Makiguchi e curato da Josei Toda. Con questo evento coincide la fondazione della Soka Gakkai. Il maestro e il discepolo, uniti dallo scopo di riformare il sistema educativo giapponese, si erano risvegliati a una missione ancora più grande: eliminare l’infelicità dalla faccia della Terra e assicurare pace e serenità al genere umano.
Due anni prima, quando aveva cinquantasette anni, Makiguchi aveva infatti abbracciato il Buddismo di Nichiren Daishonin. Toda seguì fedelmente il suo maestro. Dall’impegno di maestro e discepolo nacque la Soka Gakkai, (letteralmente “società per la creazione di valore”). Il libro L’educazione creativa fu il punto di partenza della rinascita del Buddismo in Giappone e nel mondo.
Makiguchi e Toda sono i primi due presidenti della Soka Gakkai. Il legame tra maestro e discepolo è stato perpetuato da Daisaku Ikeda, il terzo presidente, sotto la cui guida l’organizzazione è divenuta un movimento globale.
Ikeda ha promosso la creazione di valore nella società diffondendo il Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione.
Per i membri della Soka Gakkai il 18 novembre costituisce l’occasione per tornare allo spirito della fondazione, confermarlo nel profondo della propria vita e ripartire con slancio verso il futuro.
Il presidente Ikeda trasmette queste parole del suo maestro Toda: «Il nucleo essenziale della nostra organizzazione dedita all’ampia propagazione del Buddismo di Nichiren Daishonin sta proprio nel continuare a sostenere e rafforzare sempre più lo spirito di maestro e discepolo, che è il punto di partenza della Soka ­Gakkai». E poi continua dicendo: «Lo spirito della nostra fondazione non è qualcosa di astratto o simbolico. Essenzialmente lo spirito che ha animato la fondazione della nostra organizzazione e lo spirito di maestro e discepolo sono assolutamente identici, sono esattamente la stessa cosa».

18 novembre 1944
Lo spirito di non dualità di maestro e discepolo

Quando il Giappone entrò in guerra nel 1941, il governo militare obbligò tutta la popolazione a seguire lo Shintoismo come religione di Stato. Makiguchi rifiutò di sottostare a questa imposizione e l’oppressione del governo colpì la Soka Gakkai. Il 6 luglio 1943 Makiguchi fu arrestato insieme a Toda con l’accusa di violazione dell’ordine pubblico e di lesa maestà. Furono rinchiusi nel carcere di Tokyo, in palazzi separati, in due celle di cinque metri quadrati, senza poter sapere nulla l’uno dell’altro.
Toda costruì un juzu (oggetto che si usa durante la preghiera) con i tappi delle bottiglie di latte e continuò a recitare Nam-myoho-renge-kyo in cella. Pregava dichiarandosi pronto a dare la vita per il maestro: «Che sia io ad assumermi tutte le colpe, purché lui possa uscire di prigione anche solo un giorno prima!».
Per Makiguchi, che aveva un’età avanzata, la vita in carcere fu estremamente dura. Ma il maestro non venne meno ai propri ideali. Nell’ultima lettera indirizzata alla famiglia la sua calligrafia era colma di orgoglio e convinzione: «Ho realizzato la “teoria del valore” che nessuno studioso riusciva a completare e l’ho collegata alla fede nel Sutra del Loto. Dopo aver visto la prova concreta su migliaia di persone, mi sono veramente meravigliato. Perciò, come afferma il Daishonin, i tre ostacoli e i quattro demoni sono apparsi inevitabilmente». Il 17 novembre Makiguchi mise in ordine i vestiti, si sistemò i baffi e i capelli e andò in infermeria di sua volontà. Era talmente debole che faceva fatica a stare in piedi, ma rifiutò l’aiuto del carceriere che voleva sostenerlo. All’alba del 18 novembre 1944 Makiguchi si spense all’età di settantatré anni.

Toda, rinchiuso in cella, non seppe subito della morte del maestro e una volta raccontò al suo discepolo Ikeda: «Ero determinato a combattere per la verità del Buddismo con il signor Makiguchi. Ma di fatto, quando fui arrestato e imprigionato, fui assalito dall’ansia. Pensavo a mia moglie e ai miei figli e mi veniva da piangere. Pensavo alla mia attività e mi preoccupavo. Quando mi guardo indietro, penso che all’epoca ero terribilmente debole. Eppure, pensando a quanto duramente stesse lottando il signor Makiguchi – alla sua età, in quella prigione – iniziai a vergognarmi. Sapevo che dovevo essere forte e iniziai a recitare Daimoku con forza» (NRU, 5, 91). In carcere Toda leggeva il Sutra del Loto cercando di cogliere l’essenza del Buddismo. Malnutrito, il suo corpo era al limite delle forze.
Dopo centinaia di ore di Daimoku raggiunse un profondo stato di Illuminazione. In quegli stessi momenti, Makiguchi affrontava l’ultima battaglia della sua vita.
Toda percepì concretamente che alla Cerimonia nell’aria descritta nel Sutra del Loto, in cui la missione di realizzare kosen-rufu viene affidata ai Bodhisattva della Terra, sia lui che il maestro Makiguchi erano presenti.
«Il legame di maestro e discepolo è eterno e viviamo esistenza dopo esistenza per realizzare kosen-rufu insieme!» esclamò Toda nel cuore, giurando: «Questo è il momento determinante della mia vita. Non dimenticherò mai questo giorno. Dedicherò il resto della mia esistenza alla propagazione di questa preziosa Legge!». (Ibidem, 93). Il voto di Toda in carcere, frutto del legame eterno di maestro e discepolo, costituisce il punto di origine della Soka Gakkai, la sorgente che ha dato vita all’enorme flusso di kosen-rufu in tutto il mondo.
Makiguchi morì in carcere per difendere le sue convinzioni e proteggere l’insegnamento che può assicurare la pace all’umanità. Toda ne uscì vivo e grazie a lui il Buddismo rinacque settecento anni dopo la morte di Nichiren Daishonin.
Ikeda ha ereditato il loro lascito e ha creato il tempo di kosen-rufu mondiale, realizzando un’espansione che non ha precedenti nella storia del Buddismo.

18 novembre 2013
Il grande voto di kosen-rufu

A partire dal 1960, sotto la guida del presidente Ikeda la Soka Gakkai si è diffusa in 192 paesi e territori del mondo. Nella prefazione del suo romanzo La nuova rivoluzione umana egli scrive: «Maestro e discepolo sono inseparabili. Quando nei miei viaggi intorno al mondo traccio il corso di un grande fiume di pace e felicità, in realtà non faccio altro che trasmettere lo spirito del mio maestro» (NRU, V-VI).
La persecuzione che ha colpito Makiguchi e Toda non è stata l’unica abbattutasi sulla Soka Gakkai. Mentre dedicava tutto se stesso alla felicità di ogni membro, Ikeda ha fronteggiato calunnie e attacchi di ogni sorta. La Soka Gakkai è stata così protetta e ha potuto svilupparsi oltre ogni immaginazione.
Settant’anni dopo l’incarcerazione di Makiguchi e Toda, il 18 novembre 2013 è stato inaugurato il Kosen-rufu Daiseido. Questo edificio è la nuova sede centrale della Soka Gakkai, il cuore del movimento buddista la cui linfa scorre in ogni angolo del pianeta. I membri di tutto il mondo vi si recano per rinnovare solennemente il voto di kosen-rufu.
Il presidente Ikeda ha inviato un messaggio in occasione dell’inaugurazione, nel quale è espresso il profondo significato del Kosen-rufu Daiseido: «Il completamento di questo splendido palazzo in occasione di questa significativa ricorrenza è testimonianza indiscutibile della vittoria di maestro e discepolo della Soka Gakkai.
«Durante l’esilio sull’isola di Sado dove la sua stessa vita fu in pericolo, il Daishonin affermò: «Io faccio un grande voto» (RSND, 1, 254). Promise solennemente di essere il pilastro, gli occhi, il vascello che avrebbe salvato tutte le persone dalla sofferenza, pregando risolutamente per la realizzazione di kosen-rufu. Il “grande voto” che fece non è altro che propagare il Sutra del Loto, ovvero il grande voto di realizzare kosen-rufu.
«Il cuore del grande voto di kosen-rufu e lo stato vitale della Buddità sono la stessa cosa. Perciò, quando dedichiamo le nostre esistenze a questo voto, possiamo far emergere la suprema nobiltà, la forza e la grandezza delle nostre vite. Quando rimaniamo fedeli a questo voto, il coraggio senza limiti, la saggezza e la compassione del Budda fluiscono da dentro di noi. Quando ci sforziamo con tutto il cuore di realizzare questo voto, il “veleno” della sfida più difficile può essere trasformato in “medicina”, così come il karma può essere trasformato nella nostra missione» (NR, 526, 13).

Il messaggio per l’apertura del Kosen-rufu Daiseido si è inciso nel cuore dei membri della Soka Gakkai. Formulando il grande voto di kosen-rufu, la chiave per realizzare la felicità assoluta in questa vita, ogni persona si è alzata con slancio rinnovato e si è aperta una nuova era di kosen-rufu mondiale. Nel settembre 2016 il presidente Ikeda, in occasione del corso mondiale dei giovani, ha aperto la strada a un nuovo sviluppo che punta al 18 novembre 2018: «Vorrei proporre tre motti ai giovani che hanno deciso di assumere sulle proprie spalle la responsabilità della sempre più vasta e diversificata rete Soka per la pace, la cultura e l’educazione.
«Miei cari, giovani amici, siate:

  • il pilastro della pace per tutti i popoli del mondo!
  • gli occhi del rispetto per la dignità della vita!
  • il grande vascello della speranza per il trionfo dell’umanità!

«Tra due anni, il 18 novembre 2018, giorno della fondazione della Soka Gakkai, segnerà il quinto anniversario del completamento del Kosen-rufu Daiseido. Facendo di questa data il prossimo obiettivo nell’avanzamento della famiglia Soka, scaliamo con gioia la vetta di kosen-rufu attraverso la propagazione compassionevole, diffondendo la Legge mistica ancora più ampiamente.
«Vi prego di promettere insieme a me di lavorare sodo in questi prossimi due anni, insieme ai membri di tutto il mondo, per espandere la nostra rete di Bodhisattva della Terra e far risuonare per l’eterno futuro dell’Ultimo giorno della Legge il “canto di trionfo di maestro e discepolo” con forza, saggezza e allegria» (NR, 590, 5).

Tornando allo spirito originario della Soka Gakkai, il 18 novembre è l’occasione in cui ognuno può rinnovare il grande voto di kosen-rufu, farne il trampolino di lancio per puntare al 18 novembre 2018 e arrivare pieni di gratitudine per le vittorie realizzate sulla base della non dualità di maestro e discepolo.

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Di seguito due esperienze che esprimono l’impegno di agire costantemente sulla base dello spirito: “Io sono la Soka Gakkai”

Sabrina Niccoli, Grosseto

A diciannove anni ero convinta che sarei diventata una missionaria per aiutare le persone. Quando sono stata invitata a uno zadankai ci sono andata più per scommessa che per altro. Il giorno dopo la riunione ho cominciato a fare Gongyo: era come se avessi ritrovato la mia famiglia originale, un’organizzazione che si dedicava alla felicità delle persone comuni senza chiedere nulla in cambio, il “top” ai fini della mia ricerca.
Ho notato che generalmente è facile applicare un filtro a ciò che viviamo: la nostra ottica si basa sul vissuto personale e questo può far emergere dei limiti nelle relazioni con gli altri. Invece quando ci basiamo sulla Legge mistica il giudizio svanisce e creiamo valore non solo a parole ma anche con il comportamento. È una cosa che ­sperimentiamo quotidianamente. Una mia amica, venuta a zadankai, è rimasta colpita da quanti “grazie” si è sentita rivolgere con calore e gentilezza.
Certo, non è facile consolidare uno stato vitale simile, perciò sento un’infinita gratitudine verso il presidente Ikeda che con le sue guide mi ha permesso di comprendere la complessità del Sutra del Loto: i suoi incoraggiamenti mi hanno trasmesso che è possibile trasformare la vita a un livello profondo. Ho nutrito fiducia nelle sue parole fin dall’inizio, nonostante non lo avessi mai incontrato: incoraggiandomi a basare la mia vita sulla Legge mistica ho potuto fare esperienze meravigliose come realizzare una famiglia per kosen-rufu. Oggi i miei figli sono grandi, vivono fuori casa e quando mi raccontano che hanno partecipato a qualche riunione buddista il mio cuore si riempie di gioia, perché so che ovunque vadano hanno una famiglia, quella della Soka Gakkai. Questa è la più grande eredità che posso lasciar loro.
In questi anni grazie all’attività ho spalancato la mia vita, sviluppando tolleranza, empatia, capacità di accogliere il cuore dell’altro. Prima di praticare credevo che aiutare gli altri volesse dire offrire solo un aiuto materiale, invece ho scoperto che recitando Nam-myoho-renge-kyo e ricercando lo stesso cuore del maestro possiamo aiutare gli altri a un livello più profondo e ­sostanziale.

Bruno Murgioni, Roma

Ho aperto la mia azienda nel campo dell’edilizia quaranta anni fa, nel 1978, quando avevo diciotto anni. Ho ricevuto il Gohonzon nel 1988. In generale cerco di trasmettere ai miei dipendenti che l’educazione viene prima di tutto: salutare la mattina, chiedere sempre per favore e dire grazie. Io in prima persona faccio così. Alla fine della giornata di lavoro ringrazio tutti. Se entriamo in un bar, quando ce ne andiamo diciamo grazie e salutiamo. L’educazione è importante sia fuori che dentro l’ambiente di lavoro.
In tutti questi anni, tra i miei dipendenti non c’è stato mai un litigio. Quando arriva una nuova persona a lavorare in azienda per prima cosa gli parlo sinceramente, dicendogli che a me può dire tutto. Faccio in modo che nessuno si senta giudicato. Se un mio dipendente ha dei problemi, viene a parlarne con me e cerco di aiutarlo come meglio posso. Così come loro aiutano me, io aiuto loro. Cerco di avere un atteggiamento tra pari, rispettandoli come Budda.
Mi sono sempre impegnato molto, ma da quando pratico lo faccio con una visione diversa: cerco di dare il massimo per le persone. C’è un episodio del presidente Ikeda che mi ha molto ispirato fin dall’inizio della pratica. Parecchi anni fa intervistò il proprietario di una grande azienda, all’epoca molto anziano, e gli chiese a cosa fosse dovuto il suo successo. Lui rispose che era dovuto al fatto di aver sempre dato più di quello che gli era richiesto. Io ho fatto mio questo spirito e così, a distanza di tanti anni, non ho mai perso clienti. Tutta la mia vita è stata accompagnata dagli incoraggiamenti di sensei. Essere membro della Soka Gakkai ha cambiato la consapevolezza del mio ruolo: devo trasmettere che è importante avere sempre fiducia in se stessi, nel futuro e negli altri, con un atteggiamento altruista e non egoista.
Recentemente ho incontrato un mio vecchio cliente che venticinque anni fa mi aveva commissionato una sala cinematografica. È stato un lavoro impegnativo sia da un punto di vista architettonico che economico. Alla fine della giornata mi fermavo con lui, incoraggiandolo con speranza. Era veramente sfiduciato. Finita la ristrutturazione della sala lui vinse il primo premio in un concorso come miglior sala cinematografica di periferia in Italia, con un cospicuo premio in denaro.
Oltre a tutto il Daimoku che ho recitato per lui, ho cercato di trasmettergli la mia vicinanza umana. L’ho incontrato due mesi fa e vedendomi si è commosso fino alle lacrime.

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