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Lo specchio della vita - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 14:14

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    Lo specchio della vita

    Il Gohonzon, iscritto da Nichiren Daishonin, è come uno specchio limpido grazie al quale tutti gli esseri viventi possono manifestare la più alta condizione vitale. Questa era l’intenzione di Shakyamuni e di tutti i Budda dal tempo senza inizio, ma il Daishonin fu il primo a renderla concretamente realizzabile

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    Il Gohonzon, iscritto da Nichiren Daishonin, è come uno specchio limpido grazie al quale tutti gli esseri viventi possono manifestare la più alta condizione vitale. Questa era l’intenzione di Shakyamuni e di tutti i Budda dal tempo senza inizio, ma il Daishonin fu il primo a renderla concretamente realizzabile

    Nichiren Daishonin ha iscritto il Gohonzon affinché ogni persona possa percepire e manifestare la propria natura illuminata e costruire un’esistenza di autentica felicità, basata sulla Legge mistica.
    Il Sutra del Loto afferma infatti che la natura di Budda è inerente alla vita di ogni singolo individuo e che può essere manifestata nell’esistenza presente, così come si è. Tuttavia, Shakyamuni non aveva fornito il mezzo concreto per realizzare questo scopo. Fu Nichiren Daishonin a compiere questo passo decisivo iscrivendo il Dai-Gohonzon come uno specchio limpido per far sì che tutti gli esseri viventi potessero ottenere la più alta condizione vitale. Questo era il desiderio di Shakyamuni e di tutti i Budda dal tempo senza inizio, ma il Daishonin fu il primo a rivelare il Gohonzon come strumento per adempiere a questo voto.
    La pratica della recitazione di Nam-myoho-renge-kyo al Gohonzon è il mezzo per realizzare concretamente, attraverso il potere della Legge mistica, un mondo in cui tutti gli esseri viventi possano coesistere in armonia e prosperare. Go è un prefisso onorifico, mentre hon significa “radice”, “origine”, “fondamento”. Zon significa “rispettare”. Il Gohonzon dunque è un oggetto di fondamentale rispetto perché racchiude l’essenza, ciò che è all’origine della vita.
    Dopo aver approfondito e vagliato alla luce della propria Illuminazione tutte le scuole buddiste del tempo, Nichiren arrivò a stabilire che l’essenza degli insegnamenti di Shakyamuni è contenuta nel Sutra del Loto, e che il titolo stesso del sutra ne racchiude l’essenza. Nichiren proclamò per la prima volta Nam-myoho-renge-kyo il 28 aprile del 1253, nel tempio Seicho.

    Dedicato a tutta l’umanità

    Ma questo fu solo l’inizio del suo insegnamento. L’iscrizione del Dai-Gohonzon dedicato a tutta l’umanità, che segna il compimento della sua missione, avvenne ventisette anni dopo, il 12 ottobre del 1279. A partire dalla proclamazione di Nam-myoho-renge-kyo Nichiren intraprese una lotta incessante, attraverso ostacoli e persecuzioni sempre crescenti, per “aprire gli occhi ciechi” delle persone della sua epoca confutando uno dopo l’altro gli insegnamenti errati che conducevano alla sofferenza.
    «Ma la notte del dodicesimo giorno del nono mese dell’ottavo anno di Bun’ei (1271) – scrive – rischiai di essere decapitato a Tatsunokuchi; da quel momento ho avuto pietà dei miei seguaci pensando che non avevo ancora rivelato questo vero insegnamento a nessuno di loro, e dalla provincia di Sado ho segretamente comunicato il mio insegnamento ai discepoli» (Lettera a Misawa, RSND, 1, 795). Sul luogo dell’esecuzione a Tatsunokuchi, Nichiren manifestò la sua identità di Budda originale illuminato dal tempo senza inizio e in quanto tale, a partire dal successivo esilio a Sado, iniziò a iscrivere i primi Gohonzon per i suoi discepoli più fedeli, nei quali concretizzò l’immenso stato vitale da lui ottenuto lottando per la propagazione della Legge. Con l’esempio personale era riuscito a dimostrare la grandezza e il potere senza limiti della vita del comune mortale che diventa una cosa sola con la Legge dell’universo. Questo principio si applica anche a noi: quando ci dedichiamo a kosen-rufu superando tutti gli ostacoli e perseverando nella fede, possiamo manifestare lo stesso immenso stato vitale ottenuto dal Daishonin.
    Tuttavia, per compiere il passo definitivo, era necessario che ci fosse un flusso di discepoli fedeli, persone comuni che si dimostrassero disposte ad assumersi fino in fondo la responsabilità di proteggere e propagare la Legge per il futuro. Questa condizione si presentò alcuni anni dopo, con la persecuzione di Atsuhara, quando degli umili contadini anonimi, vessati e minacciati da preti corrotti e samurai potenti, non arretrarono di un solo passo pur di mantenere la fede nel Sutra del Loto. Vedendo il coraggio con cui lottavano, il Daishonin percepì che era giunto il momento di iscrivere il Dai-Gohonzon per tutta l’umanità.
    In quei giorni inviò una lettera di incoraggiamento indirizzata a tutti i suoi discepoli: «Adesso […] sono passati ventisette anni da quando per la prima volta proclamai questo insegnamento al tempio Seicho. […] Ognuno di voi deve raccogliere il coraggio di un leone e non soccombere di fronte alle minacce di chicchessia. Il leone non teme nessun altro animale e così neppure i suoi cuccioli» (Le persecuzioni che colpiscono il Budda, RSND, 1, 884-5).
    Daisaku Ikeda commenta: «Qui la parola chiave è “raccogliere”. Ognuno possiede dentro di sé il cuore del re leone e la via più rapida per ottenere la felicità è tirarlo fuori […] Nichiren sta dicendo che dovremmo emettere il ruggito del leone per la giustizia proprio come fa il maestro. È così che discepolo e maestro diventano una cosa sola, e i cuccioli di leone diventano re leoni» (Il mondo del Gosho, vol. 1, pag. 186).

    Il vessillo della propagazione

    Il Gohonzon è la manifestazione del voto del Daishonin per la salvezza di tutte le persone nell’infinito futuro. Ma che relazione esiste tra il Sutra del Loto, il supremo insegnamento di Shakyamuni, e l’iscrizione del Gohonzon?
    Ne Il reale aspetto del Gohonzon Nichiren afferma che l’oggetto di culto non è in alcun modo una sua invenzione, ma riproduce la Cerimonia nell’aria descritta nel Sutra del Loto «fedelmente come la stampa riproduce la matrice» (RSND, 1, 737). Il riferimento in particolare agli otto capitoli del Sutra del Loto che vanno dal quindicesimo, “Emergere dalla Terra”, al ventiduesimo, “Affidamento”, ha un significato profondo, perché si tratta dell’unica sezione del sutra in cui com­paiono i Bodhisattva della Terra. Essi emergono in risposta all’appello di Shakyamuni che domanda chi sia disposto a propagare questa grande Legge nel mondo di saha dopo la sua morte. Il punto centrale della Cerimonia nell’aria descritta nel Gohonzon è proprio l’affidamento di questo compito ai Bodhisattva della Terra.
    Per questo il Daishonin dichiara che ora, quasi due secoli dopo l’inizio dell’Ultimo giorno della Legge, egli è la prima persona a rivelare il Gohonzon come «vessillo della propagazione del Sutra del Loto».
    Al centro del Gohonzon, in caratteri più grandi, c’è scritto “Nam-myoho-renge-kyo”, la Legge universale alla quale tutti i Budda si sono illuminati e, subito sotto, “Nichiren”, a indicare la non dualità tra la Legge mistica e la vita del Budda, ma anche la non dualità tra la Legge mistica e la vita di ogni singola persona comune.
    Ai lati dei sette caratteri di Nam-myoho-renge-kyo siedono il Budda Molti Tesori (Taho) e il Budda Shakyamuni che rappresentano la realtà oggettiva – la Legge fondamentale della vita – e la saggezza soggettiva per percepirla (vedi riquadro a pag. 19).
    Le quattro guide dei Bodhisattva della Terra sono disposte alla stessa altezza, a dimostrare che non vi è gerarchia, rivolte verso il Budda a cui promettono di propagare la Legge per la salvezza di tutte le persone. Si trovano quindi nella stessa posizione in cui ci troviamo noi quando recitiamo Daimoku di fronte al Gohonzon. Ciò significa che siamo noi i Bodhisattva della Terra che eravamo presenti all’assemblea in cui fu predicato il Sutra del Loto e ora siamo apparsi per adempiere al nostro voto di costruire questo regno luminoso e splendente nel mondo reale. Recitare Daimoku davanti al Gohonzon significa essenzialmente rinnovare ogni volta la promessa di realizzare questo voto.
    Nel Gohonzon è iscritto il solenne impegno del Daishonin a realizzare la profezia contenuta nel Sutra del Loto di «rendere tutte le persone uguali a me, senza alcuna distinzione tra noi» (SDL, 45). Al tempo stesso, esso è il vibrante appello rivolto ai discepoli delle generazioni future affinché si alzino con coraggio per diffondere la Legge con la sua stessa determinazione.
    Senza questo voto non c’è Illuminazione. Una pratica legata solo al beneficio personale inevitabilmente arriva a un punto morto. Viceversa, condividere l’obiettivo del Budda è la forza motrice che ci permette di manifestare tutto il nostro potenziale, trasformando le debolezze e superando con coraggio qualsiasi difficoltà.
    «La Buddità – scrive Daisaku Ikeda – si manifesta nella vita degli individui di forte fede che fanno proprio il voto del Budda e dedicano la loro vita a realizzarlo. In qualunque epoca e in qualunque luogo, kosen-rufu inizia sempre dallo spirito di alzarsi da soli. Fin quando siamo animati da questo spirito, possiamo attivare illimitatamente il potere della Legge mistica dentro di noi. Allora non esiste karma o difficoltà che ci possa fermare» (D. Ikeda, L’apertura degli occhi – Lezioni sugli scritti di Nichiren Daishonin, Esperia, pag. 217).
    Il Sutra del Loto dice: «[Il Budda Shakyamuni usò i suoi poteri sovrannaturali per] sollevare nell’aria tutti i membri della grande assemblea». Questa metafora sta a indicare che tutti gli esseri umani, illuminati dalla Legge mistica, si liberano dalle catene che causano sofferenza, come i desideri terreni e l’oscurità fondamentale. “Aria” simboleggia questo stato di libertà. Quando recitiamo Daimoku davanti al Gohonzon, pur rimanendo comuni mortali immersi nella realtà quotidiana piena di difficoltà, la nostra vita viene illuminata dalla Legge mistica e possiamo manifestare i nobili attributi che possediamo da sempre. Concretamente significa che qualunque sia la condizione interiore di partenza, l’effetto sarà la trasformazione dello stato vitale e l’emergere della Buddità. È come esporre della limatura di ferro all’azione magnetica di una calamita: ogni aspetto della nostra vita, anche quello apparentemente più negativo, illuminato dalla recitazione di Nam-myoho-renge-kyo si orienta naturalmente verso la realizzazione della felicità nostra e degli altri, e verso la creazione di valore.

    La causa esterna per l’Illuminazione

    Ma se la natura di Budda esiste dentro di noi perché c’è bisogno di praticare davanti al Gohonzon? La risposta è contenuta nel principio dei dieci mondi: per far apparire qualsiasi condizione vitale, occorre un adeguato stimolo esterno. Per esempio, tutti possiamo arrabbiarci, ma solo se qualcosa o qualcuno ce ne offre l’occasione: questo meccanismo è valido per ognuno dei dieci mondi. Nemmeno lo stato compassionevole del bodhisattva potrebbe emergere senza persone o situazioni che lo possano stimolare. Ci sono innumerevoli fattori che ci permettono di manifestare uno qualsiasi dei nove mondi, ma l’unica causa esterna in grado di far apparire la Buddità è il Gohonzon.
    Per spiegare questo meccanismo si può fare riferimento a un brano musicale, o a un dipinto, per esempio di Van Gogh che esprimeva con forza nei quadri il suo stato vitale. I dipinti, agendo come causa esterna, provocano in noi lo stesso stato vitale dell’artista poiché attivano una condizione già presente, anche se in latenza, nella nostra vita.
    Nichiren Daishonin ha espresso il suo stato vitale di Budda nel Gohonzon. Attraverso la pratica quotidiana, questo continuo contatto con la vita di Nichiren Daishonin ci porta gradualmente a risvegliare in noi le stesse qualità che caratterizzano la sua vita: saggezza profonda, compassione per le sofferenze delle altre persone, e lo spirito combattivo e il coraggio che scaturiscono da un’alta condizione vitale.
    In questo modo giorno dopo giorno, senza che ne siamo consapevoli, la Buddità diventa la tendenza dominante della nostra vita: «Vi siete intrattenuto con un amico nella stanza delle orchidee – scrive il Daishonin – e vi siete raddrizzato come l’artemisia che cresce fra la canapa» (RSND, 1, 24).
    Quindi lo scopo del Gohonzon è mettere in contatto diretto ogni persona con la Legge mistica inerente alla propria vita. In questo processo non ci sono intermediari: ciò che conta è lo spirito di ricerca e la profondità della relazione che ognuno di noi riesce a stabilire con il Gohonzon. Infatti i poteri del Budda e della Legge inerenti al Gohonzon sono assoluti, ma non si attivano da soli: affinché si manifestino sono necessari il potere della fede e della pratica relativi alla singola persona [come spiega Josei Toda nel saggio pubblicato a pag. 14, n.d.r.].
    Il Gohonzon non è un oggetto formale, né un talismano: ciò che conta è la relazione che stabiliamo con esso, l’assiduità e l’intensità della nostra preghiera e la sincerità della fede. Custodire in casa il Gohonzon senza compiere sforzi quotidiani per praticare, per sfidare i nostri limiti e realizzare la nostra rivoluzione umana non ci porterà alcun beneficio.
    D’altra parte, è importante comprendere che il Gohonzon non è un optional da aggiungere in un secondo tempo alla recitazione di Nam-myoho-renge-kyo: piuttosto è la condizione di partenza per manifestare la Buddità e sperimentare i benefici che derivano dalla pratica istituita dal Daishonin.
    Il modo migliore per costruire la fede nel Gohonzon è sperimentarne il potere nella vita quotidiana, sfidandosi a realizzare i propri obiettivi e a superare le difficoltà, una dopo l’altra. In questo senso nulla vale come la prova concreta.
    Scrive Ikeda: «Dobbiamo creare un legame diretto con il Gohonzon. Questa è la strada che permette a una persona comune di diventare un Budda con facilità, questa è la fede. […] Non si affrontano le difficoltà solo dopo aver approfondito la fede. Anzi, è proprio affrontandole che si purifica la propria vita e si sviluppa una fede adamantina e invincibile. Quali che siano le vostre sofferenze, è importante pregare onestamente per esse davanti al Gohonzon e, grazie alla recitazione del Daimoku, essere in grado di superarle. Può sembrare una sottile differenza nell’ordine delle cose da fare, ma in realtà ha un’importanza decisiva. Una vita dedicata a una missione incontra sicuramente una serie di dolorose difficoltà, ma se il cuore rimane saldo e la fede non si fa sviare, non c’è difficoltà che non possa essere superata. Le persone possiedono intrinsecamente un potere incommensurabile, il potere del Budda di gioia senza limiti… Perciò più lottiamo, più potere tiriamo fuori. La fede è il mezzo per estrarre questo tesoro nascosto» (Il mondo del Gosho, vol. 1, pag. 253).

    Con gli occhi della fede

    Tuttavia, per le persone comuni è difficile credere nella grandezza della propria vita: «Per esempio – osserva il Daishonin -, noi possiamo vedere i sei organi di senso degli altri ma non possiamo vedere i nostri. Solo quando ci guardiamo in un limpido specchio, vediamo per la prima volta che siamo dotati di tutti e sei gli organi di senso» (L’oggetto di culto per l’osservazione della mente, RSND, 1, 315). Per guardare nello specchio limpido del Gohonzon occorrono gli occhi della fede.
    Nel Gosho Il reale aspetto del Gohonzon il Daishonin scrive: «Il Gohonzon inoltre si trova solo nei due caratteri che significano fede. Questo intende il sutra quando afferma che si può “accedervi solo grazie alla fede”» (RSND, 1, 739). Persino Shariputra, che era il primo in saggezza fra i discepoli di Shakyamuni, poté accedere al Sutra del Loto solo attraverso la fede. La chiave per il conseguimento della Buddità è la forza della nostra fede.
    In ultima analisi avere fede nel Gohonzon significa credere che il vero potenziale di ogni persona è la Buddità. Per questo il Daishonin avverte: «Non cercare mai questo Gohonzon al di fuori di te. Il Gohonzon esiste solo nella carne di noi persone comuni che abbracciamo il Sutra del Loto e recitiamo Nam-myoho-renge-kyo» (RSND, 1, 738).
    Questo spostamento del punto centrale della fede dall’esterno all’interno dell’essere umano è un cambiamento rivoluzionario. È facile cadere nell’illusione che la realtà fondamentale risieda in qualche luogo fuori di noi. Ma Nichiren Daishonin insegna che la Legge fondamentale ed eterna si manifesta nel corpo fisico delle persone che vivono qui e ora. Utilizzando il Gohonzon come uno specchio limpido dovremmo sviluppare fiducia nell’esistenza di questo potere illimitato nella nostra vita, in quella dei nostri amici e di tutte le persone.

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    Abbracciare e mantenere la fede nel Gohonzon

    da Raccolta degli scritti di Nichiren Daishonin, vol. 1, pag. 556

    Ho ricevuto le tue varie offerte. Ti affido un Gohonzon per la protezione del tuo figlioletto. Questo Gohonzon è l’essenza del Sutra del Loto, l’occhio di tutte le scritture. È come il sole e la luna nel cielo, come un grande re sulla terra. È come il cuore in un essere umano, come il gioiello che esaudisce i desideri fra gli altri tesori, come il pilastro di una casa.
    Quando portiamo con noi questo mandala, tutti i Budda e tutti gli dèi si radunano attorno a noi per vegliarci, proteggendoci come un’ombra, giorno e notte, come i guerrieri proteggono il loro sovrano, come i genitori amano i loro figli, come i pesci dipendono dall’acqua, come gli alberi e le piante bramano la pioggia, come gli uccelli si affidano agli alberi. Devi aver fiducia in esso con tutto il tuo cuore.

    Con profondo rispetto,
    Nichiren

    Il venticinquesimo giorno dell’ottavo mese
    Risposta alla monaca laica Myoshin

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    L’incontro tra realtà e saggezza
    Il principio della fusione di realtà e saggezza (kyochi-myogo) è raffigurato nel Gohonzon dai due Budda Shakyamuni e Molti Tesori, seduti uno accanto all’altro

    Il principio di kyochi-myogo spiega la fusione di realtà e saggezza che ognuno può realizzare recitando Nam-myoho-renge-kyo con profonda fede nel Gohonzon. Kyo indica la realtà oggettiva, chi la saggezza soggettiva, rappresentate rispettivamente dal Budda Molti Tesori (Taho) e dal Budda Shakyamuni seduti uno accanto all’altro nella torre preziosa.
    La realtà oggettiva è la verità fondamentale che la Legge permea tutti i fenomeni dell’universo; la saggezza è la capacità di percepire e comprendere questa verità, è la saggezza profonda e incommensurabile del Budda che scaturisce dalla nostra vita grazie al potere della fede.
    Nichiren Daishonin scrive: «Realtà è la vera natura di tutti i fenomeni e saggezza significa illuminare e manifestare questa vera natura. Quando il letto del fiume della realtà è infinitamente largo e profondo, l’acqua della saggezza vi scorre incessantemente. Quando realtà e saggezza si fondono, si ottiene la Buddità nella propria forma presente. […] Comprendendo questa saggezza del Budda si consegue la Buddità» (Gli elementi essenziali per conseguire la Buddità, RSND, 1, 662).
    Quando si recita Nam-myoho-renge-kyo con profonda concentrazione e fede nel Gohonzon, si arriva a percepire che la nostra stessa vita è l’entità della Legge mistica, e che non c’è separazione alcuna tra noi e la Legge fondamentale della vita, concretizzata dal Daishonin nel Gohonzon.
    Realizzare la “fusione di realtà e saggezza” permette di ottenere la stessa condizione vitale vasta e serena del Budda. In quel momento scaturisce “la gioia delle gioie”, insieme alla certezza assoluta che non esiste sofferenza o difficoltà che non sia possibile trasformare, né obiettivo che non sia realizzabile. È necessaria una fede forte, tenace e perseverante, capace di affrontare e superare ostacoli e funzioni negative che sorgono dall’oscurità fondamentale della vita.
    Josei Toda spiegava questo concetto così: «Il Gohonzon [Nam-myoho-renge-kyo] è l’entità fondamentale della vita […] Realizzando la fusione di realtà e saggezza [tramite la recitazione di Nam-myoho-renge-kyo con fede nel Gohonzon], possiamo cambiare la nostra vita e manifestare benefici» (BS, 132, 21). La Legge buddista è eterna, infinita e assoluta. Recitando di fronte al Gohonzon e agendo sulla base della fede nella Legge mistica possiamo manifestare una saggezza inesauribile.

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