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Lo sguardo del David - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 09:34

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    Lo sguardo del David

    Nell’attimo che precede un momento importante, si chiede Silvia, riesco ad avere uno sguardo fiero come quello scolpito da Michelangelo sul volto del David? Una visita al museo ispira questa riflessione sulla vita e le sue battaglie

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    Nell’attimo che precede un momento importante, si chiede Silvia, riesco ad avere uno sguardo fiero come quello scolpito da Michelangelo sul volto del David? Una visita al museo ispira questa riflessione sulla vita e le sue battaglie

    Mi avvicino lentamente passando per il corridoio.
    Ai miei lati i Prigioni; uomini giganteschi che offrono una visione di ineguagliabile suggestione nello sforzo drammatico di liberarsi dalla roccia che li avvolge, con tutta la tensione e la forza possibili: i muscoli in evidenza, la materia che li trattiene.
    Penso alla lotta tra oscurità fondamentale e Buddità.
    A noi che vogliamo trasformare il karma negativo e aspiriamo alla Buddità, e all’oscurità fondamentale che ci attanaglia. Ma è solo questione di un istante. Poi la decisione ci consente di liberarci della roccia e così esce un braccio, una mano e l’altro braccio e poi tutto il corpo.
    Ma dove lo trovo quell’istante? Quell’ichinen? Continuo il percorso e là, sotto la Tribuna, solo nella sua magnificenza, nella sua bellezza completa, trattengo il respiro e lo vedo.
    Il David è lì. Lo guardo, lo studio, gli giro intorno. Il museo è vuoto. Ho preso l’abitudine di visitare i musei italiani in inverno. Non ci sono turisti. Non c’è nessuno. Posso prendermi tutto il tempo. Nessuna voce mi disturba. Mentre guardo con attenzione ricordando le parole della guida, arrivo al volto. Allo sguardo.
    In genere gli altri David realizzati lo rappresentano dopo avere ucciso Golia. La testa ai piedi o nell’altra mano, sollevata e perdente.
    Ma Michelangelo ha realizzato qualcos’altro.
    Qualcosa che è quello che cerco.
    Michelangelo rappresenta David un attimo prima di affrontare Golia. Vuole raffigurare la tensione, la decisione, la determinazione prima della lotta.
    Mi domando quante volte prima di iniziare la mia personale lotta contro la mia ignoranza fondamentale, contro le mie debolezze, contro tutto ciò che mi impedisce di essere fondamentalmente felice, riesco ad avere quello sguardo, quella fierezza, quel raccoglimento e decisione incrollabili così poeticamente espresso da Nichiren in Risposta a Kyo’o («Si dice che il leone, re degli animali, avanzi di tre passi, poi si raccolga su se stesso per saltare, sprigionando la stessa potenza nel catturare una piccola formica o nell’attaccare un animale feroce», RSND, 1, 365), e così perfettamente realizzato nel marmo.
    Michelangelo, nella realizzazione degli occhi, inventò una nuova tecnica: perforò le pupille perché catturando la luce potessero creare un gioco di ombre e dessero più intensità rendendo l’idea della profondità dell’intenzione di David.
    La certezza della vittoria quando ancora ciò non può essere stabilito se non dalla nostra forza interiore.
    Quando ancora tutto intorno è incerto.
    Quando la promessa della vittoria non ha solo il valore per la vittoria stessa ma per il cambiamento nel destino di una persona e dunque, come dice sensei, dell’umanità.
    Quando chiesero a Ikeda se avesse mai pensato alla possibilità di non riuscire nell’obiettivo di kosen-rufu nel mondo, egli rispose: «Il fallimento non è tra le opzioni che ho preso in considerazione» [l’episodio è narrato nel primo volume della Nuova rivoluzione umana, n.d.r.].
    Questo è il mio maestro, penso.
    Nel decimo volume della Rivoluzione umana, che sto rileggendo per fare mio questo spirito di rendere possibile l’impossibile e realizzare una grande vittoria nel mio capitolo, trovo l’incoraggiamento di sensei che cita Napoleone durante la riunione di lancio della campagna del Kansai. Napoleone, dice Ikeda, realizzò diverse grandi imprese perché convinto che ciascuno fosse in grado, come i grandi eroi della storia, di interpretare un tale grandioso ruolo e che non vi fosse ragione alcuna perché lui stesso non potesse fare lo stesso. La sua convinzione lo portò a dichiarare che nel suo vocabolario non esisteva un termine equivalente a impossibile. Penso a tutti i miei obiettivi: le persone alle quali voglio parlare del Buddismo e che desidero ricevano il Gohonzon, tutti i membri del mio capitolo perché siano felici e realizzati, tutti i miei amici, i colleghi, la famiglia e quella che desidero costruire, il lavoro…
    Il mio volto si riflette su una vetrina dell’Accademia prima di uscire. Non c’è quello sguardo di David, non c’è quel guizzo, non c’è la promessa, il voto. Tiro su la testa e mi guardo dritta negli occhi.
    «Questo è il Buddismo dei tremila regni in un singolo istante di vita. Iniziate decidendo risolutamente cosa volete intraprendere e realizzare. Tutte le lotte per kosen-rufu rappresentano un’opportunità per cambiare il vostro karma e fare la vostra rivoluzione umana. Più grande è la sfida, più grande la vittoria quando la realizzerete. Sapendo questo, sforzatevi al massimo senza risparmiarvi!».
    Da ora riparto e vinco. Con la promessa al mio maestro nel cuore.

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