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L’Islam e il Buddismo - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 12:22

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L’Islam e il Buddismo

Un dialogo sui punti comuni di queste due grandi religioni mondiali. Una visione innovativa dell’Islam basata sul rispetto della diversità nel libro Civiltà Globale, di Daisaku Ikeda e Majid Tehranian

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Un dialogo sui punti comuni di queste due grandi religioni mondiali. Una visione innovativa dell’Islam basata sul rispetto della diversità nel libro Civiltà Globale, di Daisaku Ikeda e Majid Tehranian

6 luglio, Firenze – Con il consueto ritardo da “quarto d’ora accademico”, consono alla sede universitaria, si è tenuta nell’Aula Magna dell’Università fiorentina la presentazione del libro Civiltà globale, un dialogo fra Daisaku Ikeda, presidente della SGI e Majid Tehranian, docente di Comunicazioni internazionali presso l’Università delle Hawaii e presidente del Toda Institute for Global Peace and Policy Research. Augusto Marinelli, rettore dell’Ateneo, ha presentato il saluto della città di Firenze «luogo di confronto, di discussione, di pace. Mi auguro che come questo dialogo ha arricchito la vita dei suoi interlocutori, arricchisca anche me».
«Questo – ha evidenziato Alessandro Lo Presti, moderatore della conferenza – è un libro sullo spirito religioso, come attitudine nei confronti della vita. Tre aspetti sono da segnalare in particolare: il momento giusto, la tempistica di questo dialogo fra le civiltà, lo stile poetico e toccante, che non è solo una scelta formale ma anche sostanziale, e la visione diversa dell’Islam, dialogante e aperta». Quest’ultimo elemento è stato sottolineato anche da Ersilia Francesca, docente di Economia Islamica presso l’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”: «Mentre spesso si leggono libri dove l’Islam è sinonimo di fanatismo, qui l’argomento è affrontato con moderazione ed estrema profondità. Nell’ambito dell’Islam si parla in particolare del Sufi, la scuola più “poetica” che prevede un percorso unico e individuale verso Dio. Quello che emerge in questi dialoghi sono i punti di affinità per esempio fra Buddismo e Sufi, senza facili riduzioni a stereotipi, arrivando a presentare tematiche economiche legate alla vita concreta, come la realtà dei suq, i mercatini, simbolo dello scambio e della contrattazione fra esseri umani. In particolare, si è evitato l’abbinamento fra Islam e mancanza di modernità, affrontati nel libro su un livello ben più ampio».
Franco Bonsignori, Docente di Teoria generale del diritto e dello stato, corso di Laurea in Scienze per la Pace, Università degli Studi di Pisa, ha parlato della forza nonviolenta insita nel Buddismo e di come questo proponga una visione innovativa: la violenza nel Buddismo non è presentata come contrapposizione fra istinto e cultura perché entrambi sono guidati dalla legge della vita. È una dottrina di speranza dove esiste sempre la possibilità del cambiamento.
Su questa scia positiva di ricerca dei segnali di speranza, si è aperto l’intervento del professore Tehranian: «Parlerò di civiltà perché negli ultimi anni, e in particolare dopo gli attacchi al World Trade Center, questo argomento è diventato un’arma dialogica. Anche personaggi come George W. Bush o Bin Laden ritengono di essere portatori di una civiltà e di dover combattere gli altri, i barbari». Il coautore di Civiltà globale ha presentato poi la sua teoria sulla civilizzazione basata sull’idea che non ci siano civiltà differenti per religione ma per gradi di sviluppo. «Esiste una civiltà e numerose culture, come il gigantesco albero baniano che cresce nelle Hawaii: ha radici enormi e profonde. Secondo me la civiltà buddista, musulmana, taoista o umanista, si può rappresentare come un albero dai molteplici fiori e profumi. Siamo tutti parte della famiglia umana».
E ha concluso il suo intervento con un omaggio a Daisaku Ikeda, di cui ha proiettato una diapositiva accompagnata da una poesia: «Mi piacerebbe che le persone fossero come ninfee che fioriscono immacolate in un mondo fangoso».
Erica Galligani

7 luglio, Roma – Nell’Aula Magna della facoltà di Architettura alle 18,30 ci sono solo posti in piedi. Tanti desiderano conoscere di persona il professor Tehranian, amico del presidente Ikeda, e accoglierlo calorosamente. Dopo i saluti del rettore Giuseppe D’Ascenzo, e del preside della facoltà Roberto Palumbo, prende la parola Publio Fiori, vice presidente della Camera e unico – come egli stesso tiene a sottolineare – nella Casa delle Libertà a votare contro l’invio delle truppe in Iraq. «Saluto i relatori e Daisaku Ikeda, qui presente in spirito. Gli siamo tutti debitori per l’opera per la pace che sta portando avanti. Questo libro per me è stato un disvelamento – confessa l’onorevole. – Mi ha impressionato il fatto che io come cattolico mi sono trovato così d’accordo con le parole di un musulmano e di un buddista. Bisogna trovare ciò che di trascendente esiste in ogni essere umano e su questa base costruire un nuovo ordine del mondo, sul quale fondare la politica. A Natale tra deputati ci scambiamo dei regali, io regalerò a tutti questo libro».
«Questo – puntualizza Fran­co Mazzei, storico delle relazioni internazionali all’Università di Napoli “L’Orientale” – è un libro prezioso. È un inno alla differenza, dove gli autori usano il metodo del dialogo. Per me questo libro è molto importante perché nel mio lavoro devo continuamente affrontare la differenza». Generalmente ci sono due approcci per avvicinarsi all’”altro”, ricorda Mazzei: il primo, quello particolaristico, consiste nel rinunciare alle proprie categorie e cercare di capire dal di dentro la realtà studiata, nel secondo, quello universalistico, si applicano le proprie categorie all’altro. Entrambi sono fuorvianti. «Nel libro Civiltà globale gli autori seguono una terza via che si basa non sulla tolleranza ma sul rispetto della diversità. Questa via è anche la mia».
Poi infine, introdotto dalla professoressa Francesca Corrao, docente di Lingua e letteratura arabe all’Università di Napoli “L’Orientale”, prende la parola Majid Tehranian, che saluta la platea all’hawaiana, con un Aloha (che significa pace, benvenuto, ma anche compassione, amore ecc., lo stesso augurio poi scritto a tutti nelle dediche sul libro).
Dopo aver ricordato che il libro presentato è il risultato di una fitta corrispondenza con Daisaku Ikeda durata dal 1991 al 2000, ha riproposto la sua lezione sul concetto di civiltà, spiegando che, a differenza di altri insigni storici che hanno definito questo concetto negli anni passati, per lui “civiltà” dovrebbe designare «quella capacità sempre crescente delle società umane di individuare e gestire, a livello tecnologico, mitologico e di comunicazione, i problemi dell’umanità in maniera pacifica».
Marina Marrazzi

La lezione che Majid Theranian ha tenuto a Roma sarà pubblicata integralmente su Buddismo e Società, n. 105, luglio-agosto 2004.

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Toda Institute for Global Peace and Policy Research

L’Istituto Toda per la ricerca nell’ambito della pace e della politica globale, che ha sedi a Tokyo e Honolulu, è diretto da Majid Tehranian, docente di Comunicazioni internazionali all’Università delle Hawaii ed esperto in problematiche delle relazioni internazionali. L’Istituto Toda, fondato da Daisaku Ikeda nel 1996, l’Istituto ha lo scopo di aprire nuove strade nel dialogo verso la pace del pianeta con particolare attenzione alle tematiche che riguardano la globalizzazione, partendo dall’assunto che se da una parte questa crea economie, società e culture che rischiano di scontrarsi violentemente, dall’altra offre anche grandi opportunità di dialogo e di conoscenza fra civiltà diverse. L’istituto è impegnato nel sostegno alla collaborazione reciproca fra ricercatori nel campo della pace, politici e attivisti, considerata premessa fondamentale per avviare progetti validi per la risoluzione dei conflitti.
In collaborazione con università e istituti per la pace, sono state organizzate una serie di conferenze su queste tematiche anche in Europa.
Nell’anno 2000 l’Istituto ha conferito il premio “Toda Peace Prize” al Premio Nobel Sir Joseph Rotblat, presidente emerito delle conferenze Pugwash sulle questioni scientifiche e i problemi mondiali. Dal 1996 l’Istituto pubblica una rivista dal titolo Peace&Policy (Pace e politica).

Libri pubblicati dall’Istituto Toda:
Human Security and Global Governance (Sicurezza umana e governo globale), Regional Security and Governance in Asia Pacific (Sicurezza locale e governo nell’Asia orientale), Food Security and Governance in Africa (Sicurezza alimentare e governo in Africa), Obstacles to Banishing the Bomb (Ostacoli alla messa al bando della bomba), Towards Democratic Governance (Verso un governo democratico), Globalization, Employment, and Quality of Life (Globalizzazione, lavoro e qualità della vita), A New Peace Agenda for a New Millenium (Un nuovo programma di pace per un nuovo millennio), Peacebuilding in West Asia (Costruire la pace nell’Asia occidentale), Globalization, Migration, and Cultural Security (Globalizzazione, migrazioni e sicurezza culturale).

www.toda.org

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