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L'inizio di una nuova era - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 14:50

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L’inizio di una nuova era

Il discorso di Ikeda a questa sessantacinquesima riunione, che egli propone di chiamare “Prima riunione della nuova era”, è ricco di indicazioni che spaziano dal ruolo dei responsabili alla relazione tra maestro e discepolo per far sì che il futuro sia davvero un’epoca nuova, in cui ognuno possa contribuire attivamente alla costruzione di una Soka Gakkai ideale

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Il discorso di Ikeda a questa sessantacinquesima riunione, che egli propone di chiamare “Prima riunione della nuova era”, è ricco di indicazioni che spaziano dal ruolo dei responsabili alla relazione tra maestro e discepolo per far sì che il futuro sia davvero un’epoca nuova, in cui ognuno possa contribuire attivamente alla costruzione di una Soka Gakkai ideale

Permettetemi, per cominciare, di dire qualche parola sulla nostra nuova partenza. Il Buddismo è il regno di “diversi corpi, stessa mente” dove tutti sono uguali. Nella fede non ci sono gerarchie. Titoli come “presidente” o “direttore generale” non indicano altro che posizioni amministrative relative alle attività della nostra organizzazione.
Che ogni membro avanzi con la consapevolezza e l’orgoglio di essere un presidente della Soka Gakkai, che ogni membro lotti per kosen-rufu come un soldato semplice, questo è lo spirito eterno della Soka Gakkai!
Avendo questo in mente, vorrei chiedere al nuovo presidente Minoru Harada di porsi al servizio dei membri con dedizione e sincerità totali. E all’ex presidente Einosuke Akiya (ora presidente del comitato esecutivo dei consiglieri) di continuare a lavorare per kosen-rufu con dedizione altruistica, continuando a esser grato per il sostegno ricevuto fino a oggi. Al nuovo direttore generale Masaaki Masaki, primo studente delle scuole Soka (Liceo Soka di Tokyo, classe 1973) e dell’Università Soka (classe 1977) a ricoprire un incarico direttivo nella nostra organizzazione, chiedo di creare una nuova e gloriosa storia nella tradizione Soka.
Congratulazioni per il 18 novembre, il giorno della Fondazione della Soka Gakkai! E congratulazioni anche a tutti i nuovi responsabili, che stanno avanzando con rinnovata speranza. Questa mattina, la neve sul monte Fuji scintillava con particolare intensità. Era veramente splendida. Il monte Fuji è sempre testimone del nostro progresso. Vorrei offrire a tutti i membri questi versi: Là si erge / lo splendido monte Fuji / là si erge / la montagna Soka / di maestro e discepolo / che condividono / missione e trionfo.
Non dimentichiamo che questa indomita “montagna di maestro e discepolo” esiste nel nostro cuore e ci dà la possibilità di raggiungere un’eterna vittoria. Questa è la fede della Soka Gakkai.
La riunione di oggi commemora il settantaseiesimo anniversario della Gakkai. Stando al conto iniziato nel gennaio del 2001, questa sarebbe la sessantacinquesima riunione dei responsabili di Centro ma, poiché è iniziata una nuova epoca, e una nuova schiera di responsabili è emersa, vorrei proporre di chiamare l’incontro di oggi “Prima riunione dei responsabili di Centro di questa nuova era”, nella quale daremo inizio a una nuova, meravigliosa fase di crescita.
Con lo sguardo rivolto al 2007, “Anno del progresso e della vittoria”, e al nostro ottantesimo anniversario nel 2010, vi prego di avanzare pieni di speranza, di impegnarvi con coraggio e vigore e di vincere in ogni vostra attività. Conto su di voi! Promettiamo di celebrare l’ottantesimo anniversario insieme, in buona salute e con lo spirito alto, evitando incidenti. Per favore abbiate cura di voi stessi, vivete a lungo, avanzando con salda determinazione, fiducia e buonumore.
La Gakkai è cresciuta considerevolmente grazie all’impegno dei nostri numerosi membri. È grazie a loro che la nostra organizzazione cresce e progredisce. La missione del presidente e di tutti gli alti responsabili centrali è sostenere queste persone meravigliose con totale dedizione, sincerità e coinvolgimento. Non c’è alcuna scusante per i responsabili che spadroneggiano sugli altri. I responsabili esistono per essere al servizio dei membri.
Il primo e il secondo presidente della Soka Gakkai, Tsunesaburo Makiguchi e Josei Toda, si sono veramente sforzati per kosen-rufu e, portando avanti il loro ideale, io, come terzo presidente, ho condotto la lotta decisiva che ha permesso alla nostra organizzazione di svilupparsi enormemente. Anche se può sembrare privo di modestia, voglio chiarire questo punto per il bene delle generazioni future. I primi tre presidenti della Soka Gakkai sono uniti dall’inseparabile legame di maestro e discepolo, non dovremo mai dimenticarlo.
I responsabili non devono mai imporsi sugli altri ma, al contrario, essere grati per gli sforzi sinceri di ciascuno. Quando i membri si impegnano nelle attività della Gakkai, dovremmo esprimere loro il nostro profondo apprezzamento e lodarli umilmente. Per favore tenete bene in mente che questo è l’atteggiamento corretto per un responsabile.

La bellezza della gioventù

Il periodo della giovinezza è bellissimo. Amo l’acuto senso di giustizia di cui spesso danno prova i giovani. Vorrei offrirvi questi versi che ho scritto il 2 gennaio 1996: Giovani / fiori di ciliegio, uccelli / tre evviva!
Quel giorno, stavo osservando i membri della Divisione giovani della Gakkai che utilizzavano parte del tempo libero nelle vacanze di Capodanno, alzandosi la mattina presto, per dedicarlo alle attività per kosen-rufu. Mia moglie e io ammiravamo il loro magnifico spirito. La vista di quei fieri giovani evocava nel mio cuore immagini di uccelli canori e di primavera, la stagione in cui fioriscono i ciliegi. Pensando che il futuro della Soka Gakkai era assicurato, ho provato il desiderio di dire: «Evviva!». Il mio haiku (breve composizione poetica tradizionale giapponese, n.d.t.) esprimeva semplicemente ciò che sentivo nel mio cuore.
Fin da ragazzo, Toda leggeva i libri del pensatore giapponese Chogyu Takayama (1871-1902). Anch’io li amavo e, poco dopo la guerra, trovai in un negozio di libri usati una raccolta dell’opera di Takayama. La comprai e la lessi avidamente; ricordo con affetto di aver parlato con Toda dei vari aspetti del pensiero e della vita di Takayama.
In quei giorni, Toda non faceva che chiedermi: «Cosa stai studiando?», «Che cosa stai leggendo adesso?», «Dimmi, cosa dice quel libro?». Queste domande mi facevano sempre sudar freddo. Toda riusciva veramente a mettermi con le spalle al muro.
Però, sin da ragazzo avevo preso l’abitudine di mettere da parte un po’ dei miei magri guadagni per poter comprare libri. Inevitabilmente casa mia ne era colma e a volte sembrava che il peso dei libri facesse incurvare il pavimento.
Desiderando che i miei successori abbiano familiarità con i buoni libri e sperimentino la gioia di leggere, ho donato parte della mia collezione alla Università Soka e alla Soka University of America (SUA).
[Ikeda ha donato circa 74.000 libri della sua collezione privata, n.d.r.].
Scriveva Takayama: «Una persona dal cuore puro non può che disprezzare l’ipocrisia e chi ama ciò che è giusto non può che sentirsi oltraggiato da ciò che è sbagliato». Coloro che non disprezzano l’ipocrisia sono loro stessi degli ipocriti. Chi pratica la giustizia si sente offeso dall’ingiustizia e lotta contro di essa, ripeteva spesso Toda. Questo è lo spirito della Gakkai.
Nel periodo in cui lavoravo nella sua società, un giorno Toda mi disse: «Scrivi, scrivi, e poi scrivi ancora, proprio come ha fatto Chogyu Takayama!». Accogliendo questo consiglio come sua ultima istruzione, ho scritto a profusione fino a oggi, come ben sapete.
Quando Toda incontrò serie difficoltà negli affari, io soffrivo di tubercolosi, malattia che avrebbe certamente potuto essermi fatale. In questo uragano di avversità, solo io sostenevo Toda nel suo lavoro proteggendolo, pronto a dare la mia vita per lui. Ogni giorno era un’ardua lotta, corrispondente a un mese o due di sforzi. In questo periodo, Toda esprimeva sempre la sua profonda preoccupazione per le mie condizioni di salute, dicendo cose del tipo: «Mi dispiace chiederti di fare così tanto» e «Se potessi, scambierei immediatamente la mia vita con la tua». Recitava Daimoku per me con tutto il cuore.
Una volta mi disse: «Diventa il Chogyu Takayama della Legge mistica! Takayama è morto all’età di trentun’anni, ma io voglio che tu viva. Sii il mio successore e vivi una lunga vita». Il nostro legame di maestro e discepolo va oltre la vita e la morte. Questa è la vera essenza della relazione tra maestro e discepolo nella Soka Gakkai.

Una vita senza maestro è buia

Takayama affermava che se trovi un maestro di vita, dovresti diventare suo discepolo. Se trovi una persona ideale, un saggio del passato che puoi considerare il tuo modello, dovresti farne il tuo mentore. Se non hai una persona ideale e saggia di cui fidarti come luce che ti guida, sei come un cielo senza sole e luna e il tuo cuore si ritroverà sperduto nell’oscurità.
Alcuni possono pensare di non avere bisogno di un maestro e di voler dirigere la loro vita da soli, vivendo come più gli aggrada ma, come afferma Takayama, una vita senza un mentore è buia e finirà in un vicolo cieco.
C’è una frase di Takayama che ho imparato a memoria e che spesso mi sono ripetuta: «Ah, che bello essere come il sole del mattino in gioventù e come il sole al tramonto nella vecchiaia!». Inoltre scrisse: «Tutti desiderano trionfare nelle lotte della vita e tramontare tranquillamente come il sole nel cielo occidentale, avvolti da nuvole di gloria».
Viviamo le nostre vite con spirito indomabile, a volte facendo emergere la forza del sole nascente, a volte dimostrando la grandezza del sole dorato che tramonta a occidente.
«Scava sotto i tuoi piedi; è lì che troverai la fonte» scriveva Takayama e questa frase mi è molto cara. Il luogo dove siete adesso è cruciale. Mai cercare di evitare quello che c’è da fare; sfidate le circostanze e perseverate con fermezza. Ai miei giovani successori vorrei dire: «Fai sbocciare il fiore della tua missione nel luogo dove sei adesso. Decidi di scrivere la tua storia di vittoria!».
Takayama faceva anche notare: «La gente non esiste e basta; esiste per svilupparsi». Svilupparsi significa crescere, coltivare varie capacità, raggiungere la vittoria e creare valore. Qualunque sia la difficoltà che incontrate, sfidatela con tenace perseveranza e non fatevi sconfiggere. Avanti, passo dopo passo, verso la vittoria, la speranza e la felicità. Tenete duro, qualunque cosa accada, è così che si crea valore. Stiamo vivendo la vita di Soka, della creazione di valore.
Toda diceva: «In ogni epoca, i protagonisti non sono gli anziani; sono i giovani che plasmano i tempi». A quel tempo io ero un giovane. Ero un comune ragazzo di diciannove anni quando ho incontrato questo grandissimo mentore, dal quale ho ricevuto un allenamento intensivo. All’età di trentadue anni sono diventato il presidente della Soka Gakkai e, col tempo, l’ho fatta diventare l’organizzazione globale che è oggi. Sono certo che sia Makiguchi che Toda, nella Pura Terra del Picco dell’Aquila, fieri mi stanno lodando: «Questo è il mio discepolo!», «Il mio discepolo ha vinto!»
Toda è stato il vero discepolo di Makiguchi e io sono il vero discepolo di Toda. La Soka Gakkai è sbocciata grazie alla forza, solida come la roccia, della relazione di maestro e discepolo fra i primi tre presidenti. Nel Buddismo, i discepoli sono la chiave. La vittoria dei discepoli è la vittoria tanto del maestro che del discepolo. Solo se il discepolo vince e continua a vincere si può creare una duratura epoca di Soka. Non dimenticatelo mai.

L’importanza delle nomine

Diceva Toda: «Le nomine dei responsabili sono estremamente importanti nella Gakkai». Senza responsabili dotati di autentica determinazione non saremo capaci di promuovere kosen-rufu». Per sostenere i nostri numerosi e preziosi membri sono essenziali dei responsabili dotati di autentica determinazione. Toda diceva di stare molto attenti a non nominare persone irresponsabili. Egli parlava sempre della necessità di persone capaci, esprimendo il suo desiderio che ci fosse un flusso costante di persone valide in grado di prendere l’iniziativa per realizzare kosen-rufu. Questo era il suo ardente desiderio. «Non possiamo realizzare kosen-rufu senza lo spirito di “diversi corpi, stessa mente”» oppure «Chi dimentica questo spirito sta voltando le spalle agli insegnamenti del Daishonin», e ci esortava a scacciare questo tipo di persone dalla nostra organizzazione. Questa era la saggezza del mio mentore, conquistata a caro prezzo perseverando di fronte ad amare prove.
Più alta è la posizione di responsabilità più c’è pericolo di soccombere all’arroganza e dimenticare la fede. Toda ci insegnava: «L’unità è la chiave della vittoria. Non formate mai cricche o fazioni». E in un’altra occasione disse: «Invece di aspettare istruzioni dall’alto, i giovani dovrebbero spronare i propri responsabili ad agire». I giovani dovrebbero esprimere liberamente le proprie opinioni e idee a chi detiene cariche di responsabilità, fino al presidente compreso. È così che i giovani possono indurli a muoversi. Non bisogna esitare o trattenersi per via dell’età o della posizione.
Quando Toda era presidente, c’erano molti responsabili più anziani di me eppure, di fronte a coloro che non seguivano la guida di Toda o che agivano in maniera irresponsabile, non mi sono mai peritato: li affrontavo direttamente e, quando pensavo che ci fosse qualcosa di sbagliato, lo dicevo, esprimendo onestamente la mia opinione. Lavoravo duramente per far sì che tutti fossimo sotto la guida di Toda.
Toda disse: «Non contate sui responsabili. I giovani devono assumersi la piena responsabilità di creare una Soka Gakkai ideale». Io non facevo affidamento su nessuno fra coloro che erano più anziani di me e, fedele alle parole di Toda, mi sono sforzato sin da giovane di costruire una Soka Gakkai ideale attraverso i miei sforzi personali.
Una volta Toda disse a una donna: «Potrai anche essere una donna comune ma il fatto che tu abbracci la mistica Legge fa un’immensa differenza. Trascorrere le giornate praticando la mistica Legge, condividendo la tua fede con gli altri e dedicandoti a kosen-rufu è la migliore vita che una donna possa condurre».
È necessario che i responsabili uomini accordino supremo rispetto e stima ai membri della Divisione donne e giovani donne che si impegnano in maniera ammirevole per kosen-rufu. Non trattatele mai nemmeno con la minima sfumatura di disprezzo o alterigia. Spero che i responsabili della Gakkai supereranno tutti gli altri nel dar prova di un comportamento saggio e umanistico.
Un giorno Toda mi disse: «Ti ho chiesto così tanto e, anche se godevi di poca salute, ti sei battuto per me, deciso a dare anche la vita se fosse stato necessario. Non lo dimenticherò. Il Daishonin sa tutto ciò che hai fatto». Questo è lo spirito di maestro e discepolo nella Soka Gakkai.
L’allenamento di Toda era duro e severo. Raramente mi ringraziava o mi lodava direttamente. Da come si comportava sembrava che fosse scontato che avrei combattuto e che avrei vinto ma, nel suo cuore, apprezzava e comprendeva ogni singolo sforzo che compivo per proteggerlo e sostenerlo. Era un grande mentore e penso che nessuno al mondo sia paragonabile a lui, eppure aveva così tanta gratitudine per me. Ho dato tutto me stesso per servirlo e proteggerlo. Mia moglie lo sa, meglio di chiunque altro. Ella incontrò il presidente Tsunesaburo Makiguchi da bambina e da allora ha sempre mantenuto una fede sincera e costante. Non c’è niente di più bello che avere un mentore nella vita.

La responsabilità serve per aiutare gli altri

Affermò Toda: «I leader hanno la responsabilità di aiutare i membri a diventare felici. Questo è il loro unico scopo e il presidente della Soka Gakkai esiste per aiutare tutti i membri a diventare felici». I responsabili non esistono per far sentire il proprio peso. Non si dovrebbe mai permettere a coloro che si trovano in una posizione di responsabilità di dare ordini agli altri; la loro massima priorità dovrebbe essere la felicità dei membri e dovrebbero recitare per questo con tutta la loro forza. I leader autentici sono quelli che fanno dire agli altri: «Sono così contento di aver ricevuto un consiglio sulla fede da quella persona. Adesso sono molto più felice!». E il compito del presidente della Soka Gakkai è di sforzarsi più di chiunque altro per la felicità dei membri. Questo insegnava Toda.
Oggi per noi è una nuova partenza. Toda una volta disse a un gruppo di responsabili appena nominati: «Invece che limitarvi a seguire le orme dei vostri predecessori voglio che creiate qualcosa di nuovo grazie alla vostra unità». È una guida molto importante.
Un’altra volta una persona giovane chiese a Toda: «Come posso diventare un individuo capace?». «Adesso – rispose Toda – i tempi sono cambiati, quindi non è necessario che tu vada in prigione come ho fatto io. Invece dovresti batterti senza riserve per kosen-rufu». Toda fu incarcerato a causa della sua fede. Oggi non c’è bisogno di arrivare a tanto. Ciò che è vitale per noi è impegnarci senza risparmiare la nostra vita. Se i massimi responsabili sono restii a sforzarsi e invece cercano di far svolgere agli altri i compiti più faticosi, la nostra organizzazione ne subirà le amare conseguenze.
In linea con le istruzioni di Toda ho costruito una forte Soka Gakkai, portando avanti la lotta insieme ai miei nobili compagni di fede. Se col tempo tale spirito dovesse affievolirsi la Gakkai sarebbe seriamente in pericolo. Lo dico a beneficio del futuro.
Toda consigliava a un rappresentante politico che aveva acquisito la propria carica grazie al sostegno della Gakkai: «Per quanto in alto tu possa salire, vivi sempre con modestia». Non dobbiamo permettere a nessuno di contravvenire a questa indicazione e diventare corrotto.
E sottolineava: «Tutti vogliono evitare le difficoltà. Ma il Buddismo del Daishonin non ha niente a che vedere col tipo di fede di chi, non avendo alcuna intenzione di dare un contributo positivo al mondo, svolge la sua pratica in solitudine e tranquillità, sperando di conseguire la Buddità dopo la morte».
«Portiamo avanti la lotta per kosen-rufu insieme alla Soka Gakkai!». È con questo spirito combattivo che il Buddismo del Daishonin diventa vivo. È un atteggiamento che di certo darebbe immensa gioia al Daishonin.

Una promessa mantenuta per tutta la vita

Vorrei leggervi alcuni passi dal diario che tenevo da giovane. Il primo è del 13 novembre 1950. A quel tempo avevo ventidue anni e gli affari di Toda attraversavano una grave crisi. Per questo aveva dato le dimissioni da direttore generale il giorno prima, alla quinta riunione generale della Soka Gakkai. Nel momento più duro feci questa dichiarazione: «Non importa chi sarà a guidare la Soka Gakkai, perché il signor Toda è il mio unico maestro» e continuai a combattere.
E una settimana dopo, il 29 novembre scrissi: «Ho passato metà della giornata a parlare con il signor Toda. È riuscito a trasmettermi che devo portare avanti e realizzare il compito che lui, il mio maestro, ha iniziato. […] In quel momento risplendeva in me una nuova, risoluta decisione: avrei lottato in maniera tale da non permettere a nessuno di gettare discredito sul signor Toda o sulla Soka Gakkai».
Quale giovane potrebbe starsene a guardare senza dir nulla mentre qualcuno che è dalla parte della verità e della giustizia viene attaccato? La persona che più di ogni altra si era sforzata di sostenere gli altri veniva perseguitata e nessuno muoveva un dito. Niente poteva essere più meschino e squallido.
Io ho parlato senza sosta per difendere la verità. Il futuro dipende interamente dalla nuova schiera di responsabili. Conto su di voi!
Sette anni dopo, il 18 novembre 1957, scrissi: «Grazie alla forza di sensei siamo cresciuti così tanto. Grazie alla forza di sensei ci siamo aperti alla condizione vitale della Legge mistica. Grazie alla forza di sensei possiamo manifestare la nostra forza […]. Il debito di gratitudine che ho nei confronti di sensei come mio maestro è più grande di una montagna, più profondo dell’oceano. Non devo dimenticarmene. Lascerò un superbo ricordo del mio maestro a tutto il mondo. Lo prometto solennemente».
E ho mantenuto questa promessa per tutta la mia vita. Nell’ambito delle varie cariche della Gakkai, è specialmente chi detiene quella di presidente che dovrebbe essere pronto a sacrificarsi per il bene dei membri. Questo è l’atteggiamento con cui ho vissuto.
Toda ammoniva severamente: «Non siate timidi o di intralcio agli altri. Non dovete aspettare di essere lodati per agire. Comportarsi così non è il Buddismo di “non risparmiare la propria vita”. Soprattutto i responsabili dovrebbero amare e proteggere la Soka Gakkai, che equivale al progresso di kosen-rufu. Questo è lo spirito dei Bodhisattva della Terra e qualsiasi responsabile che non è pronto a far questo dovrebbe lasciare la Gakkai».
Adesso vorrei leggere insieme a voi alcuni brani degli scritti di Nichiren Daishonin.
«È evidente che il fuoco possa all’improvviso ridurre in cenere persino un campo di erba secca di mille anni e che la stima che una persona si è costruita in cento anni possa essere distrutta da una sola parola incauta» (I tre ostacoli e i quattro demoni, SND, 4, 126-127). Dobbiamo ricordarci di non cedere mai, specialmente di fronte alle difficoltà.
«Se si sta vicino a coloro che offendono la Legge, le buone radici acquisite con la pratica religiosa verranno totalmente distrutte e si cadrà nell’inferno insieme ai denigratori» (WND, 2, 1025). C’è chi all’esterno professa fede ma in realtà offende la Legge. Dovremmo stare attenti a non offendere la Legge perché questo non farebbe che cancellare tutte le buone cause che abbiamo tanto faticosamente accumulato.

La vita è una lotta

Scriveva William Shakespeare nell’Enrico IV: «Poiché la nostra impresa ha visto oggi un sì felice avvio, non dobbiamo desister fino a tanto che non sia ricondotto in nostre mani tutto quello che è nostro». Con lo stesso spirito uniamoci e marciamo verso la vittoria il prossimo anno e in vista dell’ottantesimo anniversario nel 2010!
La vita è una lotta e anche kosen-rufu è una lotta. Vorrei citare le parole di Giulio Cesare, il grande condottiero dell’Antica Roma: «Il risultato sembrava dipendere dalla velocità». Una rapida azione è la chiave della vittoria. Anche Toda diceva la stessa cosa. La Gakkai ha vinto tante volte grazie alla velocità e alla forza del suo modo di procedere; molti pensatori hanno formulato questa osservazione.
Nei Canti Giacomo Leopardi (1798-1837) scrive: «Al vero onor seguaci calunnia, odio e livor». Fu così per Nichiren Daishonin e anch’io ho sperimentato ogni sorta di persecuzioni anche se a tutt’altro livello. Sono stato calunniato e diffamato perché ho fatto ciò che era buono e giusto. Calunnia, odio e livore, quanto spesso le persone di vero onore ne hanno patito gli strali! È proprio come insegna il Gosho. Non battersi contro il male è un comportamento vile e meschino. Se mai un giorno la Gakkai pullulasse di simili individui sarà distrutta dalle funzioni demoniache. Non permettete mai che questo accada.
Scriveva il poeta tamil Tiruvalluvar (V-VI sec.): «Le parole possono creare e guastare, per questo vanno ben sorvegliate». Le parole e il tono di voce con cui sono pronunciate sono molto importanti. La voce di una singola persona può cambiare il mondo e il Daishonin dice: «Il suo pensiero si manifesta nella voce» (L’apertura degli occhi di immagini dipinte o scolpite, SND, 6, 23). Parlate con una voce vibrante di sincerità.
Scrive ancora il Daishonin: «La gente non dimostrava altrettanto rispetto per Devadatta il quale, sforzandosi in qualche modo di superare il prestigio di cui godeva il Budda, escogitò cinque regole che gli avrebbero permesso di superare il Budda ed essere ammirato dalla società» (Lettera a Horen, SND, 9, 48). Non diventate come Devadatta, dominati dalla rivalità e dall’invidia.
Nella Repubblica, Platone, filosofo dell’Antica Grecia, citando il suo mentore Socrate diceva che la persona che si dimostra più malvagia sarà anche la più sventurata. E, sempre nella Repubblica, scrisse che la cosa migliore è dunque aiutare [la giustizia] meglio che si può. Questo è ciò che voi tutti state facendo nelle vostre attività quotidiane.
Platone diceva che bisognava correggere chiunque diventasse in qualsiasi maniera malvagio. È essenziale mettere in luce gli errori gravi e correggerli.
Una grande eredità culturale e filosofica è stata trasmessa al Giappone dalla Cina. Nella tradizione cinese il numero tre ha un significato speciale, come riflette il famoso detto: «Tre genera tutte le cose».
[Il filosofo cinese Cheng Dachang (1123-95) diceva che il numero uno rappresenta l’inizio, il due la continuazione e il tre il completamento, n.d.r.].
Nella Soka Gakkai, il primo presidente ha fondato l’organizzazione, il secondo l’ha sviluppata e il terzo l’ha completata. Questo è un fatto riconosciuto.
Per inciso il nome di Makiguchi, Tsunesaburo, contiene i caratteri cinesi che significano “sempre” e “tre”. Descrivendo il significato simbolico che vedeva in questo, Toda disse: «Sempre insieme ai tre presidenti! Se i primi tre presidenti sono solidi, la Gakkai durerà sempre».
Finché ci baseremo sullo spirito di maestro e discepolo dei primi tre presidenti, la Soka Gakkai crescerà e si svilupperà all’infinito e saremo in grado di conseguire una vittoria dopo l’altra.

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