Sono diventato maggiormente aperto e altruista in modo del tutto naturale. Dimenticarsi dei propri problemi per abbracciare quelli degli altri è il modo più straordinario per realizzare la propria vita
sentito parlare di Buddismo oltre venticinque anni fa da Maurizio, lo stesso che ha avvicinato Roberto Baggio, il mio idolo, al Buddismo. In quel momento però ero felice e non ci prestai molta attenzione.
Passarono gli anni e un giorno mia moglie, dopo ventidue anni di matrimonio, mi chiese aiuto perché si stava innamorando di un altro: il mondo mi crollò addosso. Abbiamo lottato insieme quattro anni, ma poi siamo arrivati al capolinea, lei era decisa a separarsi. La mia sofferenza era enorme, a questa si aggiungevano anche i problemi nel mio lavoro di rappresentante di commercio. Sapevo bene che andando a vivere da solo avrei avuto molte spese e in più avrei dovuto rinunciare al mare, la mia grande passione, alla barca e al mio sogno da sempre: una casa al mare. Dopo un mese di notti insonni e umore a terra, cosa nuova per il mio carattere, mi venne in mente di andare a trovare Rossella, la nipote di Maurizio, che per motivi di lavoro conosco da tanto. Era maggio 2004 e sapevo già che lei mi avrebbe portato alla mia prima riunione. Quello che non sapevo era quanto sarebbe cambiata la mia vita.
All’inizio della pratica, con mia grande sorpresa, alla sofferenza si alternavano momenti di serenità e mi chiedevo: «I problemi sono gli stessi, ma sono sereno. Mi sto rincretinendo?». Stavo iniziando a rinascere e la mia vita è ripartita davvero quando ho conosciuto tanti amici buddisti che mi hanno aiutato e sostenuto.
Il primo beneficio è stato il miglioramento del rapporto con la mia ex moglie. Poi, una volta liberatomi dal mio attaccamento nei suoi confronti grazie a tante lacrime e tanto Daimoku, ho incontrato una nuova compagna, Marta. Tutto questo mi ha fatto decidere di ricevere il Gohonzon: era il novembre del 2004, ed è stata una grande emozione! Poco dopo sono andato ad abitare con Marta e lei si è integrata con i miei familiari così bene che abbiamo trascorso il Natale successivo tutti insieme: mia figlia, la mia ex moglie e il suo compagno.
Marta è della riviera romagnola, un mare lontanissimo dal mio amato mar Ligure. Ma lì ho conosciuto i suoi amici, incredibili e meravigliosi come lei e insieme abbiamo gettato tanti semi che un giorno sicuramente germoglieranno.
Prima di incontrare il Buddismo era impensabile vivere così serenamente, oltretutto il lavoro iniziava ad andare bene e così ho pensato: «Finalmente tutto fila liscio». Ma per tutti, dietro l’angolo ci sono sempre nuove sfide che ci fanno crescere e la mia ha preso l’aspetto di un mieloma. Quando l’ho saputo, il mio primo pensiero è stato: «Per fortuna pratico il Buddismo». La cosa straordinaria che è successa l’anno successivo con sei ricoveri, due trapianti, vari day hospital, un dito del piede amputato e tanta sofferenza, è stata sentire la vicinanza di tutto il mio gruppo e di tutti gli amici che lottavano insieme a me. Le cure mi avevano causato problemi neurologici, camminavo male e avevo perso la forza nel braccio destro, ma il mio gruppo mi ha sostenuto in tutti i modi possibili; non mi sono mai sentito solo e credo di averli ripagati non perdendo mai il sorriso e la voglia di dare il meglio di me. Ci sono riuscito e, non solo, durante questo percorso la mia ex moglie e la sorella di Marta hanno iniziato a recitare Daimoku e hanno ricevuto il Gohonzon; mia figlia, anche se saltuariamente, recita Daimoku e sono riuscito a mantenere il lavoro nonostante le lunghe degenze ospedaliere. Le poche energie che avevo le utilizzavo per lavorare; sono riuscito a risparmiare al massimo, così mi sono reso conto di essere di nuovo in grado di comprarmi un gommone, tornando così alla mia grande passione, il mare.
Marta è stata per quattro anni la migliore persona che potessi avere vicino in questo percorso. Tuttavia, praticando entrambi, non ci siamo nascosti quello che ci stava accadendo: abbiamo capito che ci volevamo bene ma che la nostra storia era finita. Siamo stati abbracciati un pomeriggio intero per la paura di questa verità e la consapevolezza di dover ricominciare da soli.
Abitavo a Firenze e tornare a vivere da solo voleva dire rinunciare di nuovo al mare. Sofferenza su sofferenza, ricominciai a trascorrere notti in bianco, ma con la differenza che adesso le utilizzavo per recitare Daimoku. Poi, mi è affiorato alla mente un pensiero: «Vado ad abitare al mare, è il mio sogno da sempre».
Recitavo Daimoku col desiderio di trovare una casa grande con un bel giardino da offrire per le attività e già la vedevo piena di persone. L’ho trovata nel momento in cui mi sono dimenticato del mio problema per pensare a Marta che stava soffrendo, anche perché avevano diagnosticato un tumore a sua madre. È una casa stupenda alla foce del Magra, centodieci metri quadrati e novecento di giardino, a cinque minuti di distanza dal gommone, per una cifra con la quale a Firenze avrei potuto affittare ben poco.
Grazie a un’amica ho trovato a Sarzana quello che oggi è il mio gruppo, a soli dieci minuti da casa mia.
A dicembre 2009 avevo organizzato da me la festa dell’ultimo dell’anno: due alluvioni in tre giorni, la casa si è salvata perché è rialzata, ma tutto intorno c’era solo fango. Mi sono rimboccato le maniche e la festa l’ho fatta l’8 gennaio. In seguito, al ritorno da una riunione, ho trovato i ladri in casa che sono scappati al mio arrivo senza prendere praticamente niente. Tutto sembrava allontanarmi da questo posto, invece erano gli ultimi ostacoli. Adesso in casa ho installato un bell’impianto di allarme, mi impegno nel mio gruppo, faccio parte dei Prometeo e ho gli amici che desideravo nel posto che ho sempre sognato.
Se mi guardo intorno vedo solo tanto amore: mia figlia, la mia famiglia, le mie ex diventate più che sorelle, i compagni di fede vecchi e nuovi. Posso solo dire: «Grazie, sensei», se sto vivendo tutto questo lo devo a te, a tutti i membri che ho incontrato e alla mia ex moglie.
Stento a volte a credere come sia cambiata la mia vita e quanto abbia ricevuto. Tuttora mi sorprendo a notare quanto io mi sia aperto interiormente. Sono riuscito a tirare fuori questa spiritualità che in passato mai e poi mai avrei pensato di condividere con i miei amici pescatori… Vi immaginate la scena? Un uomo che parla ad altri uomini di fede e di Gohonzon durante la pesca. Ma questo non è l’unico aspetto che ho cambiato: sono diventato anche maggiormente aperto e altruista in modo del tutto naturale. Dimenticarsi dei propri problemi per abbracciare quelli degli altri è il modo più straordinario per realizzare la propria vita.
Penso che il tempo sia prezioso e tante volte lo sprechiamo assecondando le nostre resistenze al cambiamento. Ci nascondiamo, rimandando cose che sappiamo che sono lì ad aspettarci. La soluzione è vicina a noi, basta mettersi davanti al Gohonzon con il cuore e affidarsi. Oggi so che il Gohonzon sarà per sempre una parte indissolubile della mia vita.