L’esperienza è forza. L’esperienza è basata sui fatti. L’esperienza crea convinzione. E l’esperienza convince e stimola gli altri. […]. Anch’io ho avuto innumerevoli esperienze nei miei oltre trenta anni di pratica, perciò vivo la mia esistenza pieno di convinzione. Nel Gosho è scritto: «La prova teorica e quella documentaria sono importanti, ma la prova concreta è superiore a entrambe» (GZ, 1448). […]. (Daisaku Ikeda, Buddismo oggi, Esperia, pag. 25)
SUDA: Le parabole che appaiono nel Sutra del Loto hanno un’altra particolarità: esse vengono utilizzate tanto da Shakyamuni quanto dai suoi discepoli. Il primo le impiega per cercare di trasmettere i suoi profondi insegnamenti, i secondi per dimostrare che li hanno compresi. Di solito le parabole sono un metodo didattico impiegato da un maestro per istruire gli allievi, ma nel Sutra del Loto anche i discepoli ne fanno uso. […]
IKEDA: Ma la comprensione delle parabole del Budda non è fine a se stessa: la vera comprensione produce una trasformazione del proprio intero essere, si eleva la condizione vitale e si sviluppa più saggezza. Per questo i discepoli che compresero gli insegnamenti del Budda riuscirono a parlare per parabole anch’essi. La gioia della comprensione fa nascere il desiderio di condividere la verità con gli altri. (Saggezza, 1, 175-176)
IKEDA: Le nostre esperienze danno coraggio e speranza a molte altre persone. Il racconto della nostra personale vittoria diventa una parabola del potere della Legge mistica e coloro che ascoltano le nostre esperienze possono a loro volta condividerle con altri. Makiguchi diede inizio alla tradizione degli incontri di discussione, dove i membri condividono con gli altri le proprie esperienze di fede e di vita. Egli non spiegava la Legge mistica con difficili teorie, ma attraverso esperienze personali facilemente comprensibili. Ogni esperienza individuale è una parabola della mistica Legge. La riunione di discussione è una rappresentazione attuale del capitolo Parabola, una versione moderna delle sette parabole del Sutra del Loto.
Le parabole sono l’essenza della saggezza e della compassione. La Soka Gakkai ha iniziato una rivoluzione nel modo di propagare il Buddismo, adottando lo stesso metodo del Sutra del Loto. Lo spirito delle parabole del Sutra del Loto continua a vivere nella storia della Soka Gakkai. (Saggezza, 1, 181)
SAITO: In tutto il mondo oggi i nostri membri stanno scrivendo infinite storie di superamento degli ostacoli e di vittoria sulle funzioni demoniache.
IKEDA: Il Daishonin desiderava che i suoi discepoli decidessero di agire e diventare protagonisti della loro storia di vittoria interiore profonda […] La loro testimonianza del potere della fede sarebbe diventata a sua volta una luminosa fonte d’ispirazione affinché tutte le persone delle epoche future realizzassero la stessa vittoria. (MDG, 2, 237-238)
La fede si manifesta nella vita quotidiana
MORINAKA: […] «Vivi in modo che tutte le persone di Kamakura lodino Shijo Kingo per la devozione al suo signore, al Buddismo e per la bontà d’animo verso gli altri» […]
IKEDA: “Devozione al signore”, “devozione al Buddismo”, “bontà d’animo verso gli altri” si possono tradurre in termini attuali come dedizione “al lavoro”, “a kosen-rufu” e “alla società”, cioè alla totalità della fede e della vita quotidiana. Un cuore che è rivolto verso il bene […] porta alla creazione di valore in qualsiasi impresa umana. […]
SAITO: Le innumerevoli esperienze di vittoria attraverso la fede che i membri di tutto il mondo narrano alle riunioni di discussione sono la dimostrazione concreta di ciò che il Daishonin afferma in questo brano.
IKEDA: La Soka Gakkai si è conquistata la fiducia della società seguendo il retto cammino additato dai principi “fede uguale vita quotidiana” e “il Buddismo si manifesta nella società”. (MDG, 2, 155-156)
Per il principio della vera entità di tutti i fenomeni, il Buddismo (la vera entità) si manifesta nella società e nelle cose del mondo (tutti i fenomeni). Analogamente, la fede è la vera entità e gli eventi della vita quotidiana sono tutti i fenomeni. Non può esistere un Buddismo separato dal mondo reale. Nichiren Daishonin, citando le parole di T’ien-t’ai, «Tutti gli affari mondani non sono in contrasto con la vera entità», afferma: «Un saggio non pratica il Buddismo separandolo dagli affari secolari ma, anzi, comprende a fondo i principi che regolano il mondo».
Nichiren Daishonin insegna: «Se il cielo è sereno, la terra è illuminata. Similmente, se si conosce il Sutra del Loto si possono comprendere gli affari di questo mondo».Toda commentò così questo passo del Vero oggetto di culto: «Il Daishonin ci dice che chi ha abbracciato il Gohonzon dovrebbe sapere, ad esempio, come migliorare la propria vita o i propri affari». (I capitoli Hoben e Juryo, 73-74)
La trasformazione dei desideri
La causa fondamentale dell’infelicità consiste nella tendenza a creare attaccamenti di vario genere. Il significato letterale di attaccamento è “una mente prigioniera”, prigioniera di desideri, illusioni e così via.
Negli insegnamenti orali Nichiren, commentando la frase del ventitreesimo capitolo (Il bodhisattva Re della Medicina) «Questo sutra fa sì che gli esseri umani eliminino ogni sofferenza» spiega che “eliminare” ha il significato di “illuminare”. Secondo il Daishonin quindi, la frase “eliminare gli attaccamenti” va letta come “illuminare gli attaccamenti”. Non si tratta cioè di sradicare ogni desiderio o attaccamento, ma di vederli nella giusta luce e sfruttarli come forza motrice per diventare felici. […]
Ciò che importa è saper utilizzare i nostri attaccamenti anziché lasciarci condizionare da essi; di conseguenza dobbiamo assolutamente riconoscerli per quello che sono. […]
Toda diceva: «[…] Per avere successo negli affari o per propagare il Buddismo, ad esempio, dobbiamo nutrire attaccamento per queste attività. Con la forza del nostro Daimoku e della nostra attività, li trasformiamo in attaccamenti che non ci fanno soffrire; invece di farci condizionare da essi, sfruttiamo il fuoco dei desideri terreni per avanzare verso la Buddità e diventare felici». (I capitoli Hoben e Juryo, 43-44)
IKEDA: Il capitolo Durata della vita insegna a trasformare la vita. Toda disse: «È naturale desiderare di guadagnare bene, vivere in una bella casa ed essere in buona salute. Solo una vera religione può farci realizzare questi desideri. […] Il fatto è che, mentre preghiamo per questi scopi, otteniamo uno stato di felicità assoluta. […] La felicità assoluta è uno stato in cui, ovunque vi troviate, proverete la gioia di vivere, il solo fatto di essere vivi sarà una gioia. Anche se andate in collera, sarà una collera gioiosa!» […] La felicità assoluta è lo stato della vera illuminazione nel remoto passato. Si ottiene dedicando la propria vita alla coraggiosa e altruistica lotta per kosen-rufu. Così si spezza l’oscurità del piccolo io ed emerge il grande io. (Saggezza, 3, 104)
Andare fino in fondo
IKEDA: Nella vita ci sono alti e bassi, ma i benefici e la fortuna che si accumulano vivendo sulla base della Legge mistica sono indistruttibili. È nei momenti cruciali che bisogna perseverare, nutrendo una profonda fiducia in questo. Le avversità forgiano e purificano la vita, che alla fine risplenderà di fortuna e di benefici. Anche la gemma più meravigliosa, se viene lasciata allo stato grezzo, non brillerà. La stessa cosa vale per la nostra vita. (MDG, 2, 161-162)
Il Daimoku ha la stessa funzione della luce. Come «una candela può rischiarare un luogo che è rimasto buio per un miliardo di anni» allo stesso modo, in virtù del principio di simultaneità di causa ed effetto, nel momento esatto in cui offriamo una preghiera basata sul Daimoku, l’oscurità della nostra vita scompare e in quel preciso istante la preghiera ha già una risposta. La preghiera diventa la causa interna (nyo ze in) che simultaneamente produce un effetto latente (nyo ze ka), anche se occorrerà del tempo affinché l’effetto si renda manifesto. Questo principio viene ben reso dall’immagine del fiore di loto (renge) che porta in sé allo stesso tempo sia i fiori sia i semi. […]
Le preghiere sono invisibili. Ma se preghiamo costantemente, al momento opportuno potremo vedere un chiaro risultato. […]
Il Daimoku è come il fuoco. Quando bruciate la legna dei desideri terreni, il fuoco della felicità – cioè dell’illuminazione – risplende ancora più vivo. Le sofferenze non sono altro che la materia prima per costruire la felicità. Certo, per chi non ha fede nella Legge mistica la sofferenza è sofferenza, ma per chi possiede una forte fede ha la precisa funzione di farci diventare ancora più felici.
La fede è inestinguibile speranza, e la pratica della fede è una lotta per realizzare i desideri. La preghiera è alla base di tutto: trasforma la speranza in fiducia e questa a sua volta si rivela in tremila modi e fa sì che le nostre speranze si realizzino. Per questo motivo non dobbiamo mai rinunciare. Come dice il Daishonin: «Persino i luoghi che sono stati avvolti dall’oscurità per un miliardo di anni possono essere illuminati. Persino una pietra raccolta sul fondo di un fiume può servire per produrre il fuoco». La nostra presente sofferenza, per quanto dolorosa, non è vecchia di un miliardo di anni e tantomeno andrà avanti in eterno. Alla fine il sole sorge sempre, anzi sta già sorgendo. (Gli eterni insegnamenti di Nichiren Daishonin, 59-60)
Ci sono circostanze in cui sembra che ci voglia moltissimo tempo perchè le nostre preghiere vengano esaudite, o in cui rimangono senza risposta a dispetto del nostro Daimoku più appassionato. Ma la cosa più importante da ricordare è che dobbiamo continuare a recitare Daimoku fin quando esse non vengono esaudite. Il nostro costante Daimoku ci dà la possibilità di riflettere profondamente su noi stessi, portando contemporaneamente a un cambiamento nella nostra vita quotidiana. È come quando trovate un lavoro: cominciate a lavorare fin dal primo giorno, ma non venite pagati subito. O come il giardinaggio: piantate un alberello e lo innaffiate ogni giorno, ma ci vuole molto tempo prima che cresca e diventi un grande albero. Il beneficio che otteniamo recitando Daimoku consiste sia nei benefici visibili sia in quelli invisibili. Il beneficio visibile si riferisce a quei casi in cui siamo palesemente protetti nei momenti di difficoltà e riusciamo a trovare una rapida soluzione a un problema che stiamo affrontando. I benefici invisibili invece sono paragonabili alla crescita di un albero. Poco a poco accumuliamo la fortuna, ed essa si manifesta gradualmente nel corso del tempo.
Nella vita, sono i benefici invisibili che contano di più. I benefici visibili all’occorrenza possono aiutare, ma ciò che è realmente importante nella vita è risultare vincitori alla distanza. (Protagonisti, 2, 48)