Tutti i giorni assistiamo a eventi negativi che si susseguono sia a livello globale che individuale. Proviamo a chiederci quali chiavi di lettura offre il Buddismo, per trovare una comprensione più profonda della realtà e scoprire agganci positivi da condividere con chi vive accanto a noi
Riscaldamento globale. Scioglimento dei ghiacci. Innalzamento del livello del mare. Mutamento della fauna ittica. Desertificazione di aree prima conosciute come fertili. Prosciugamento dei fiumi. Crisi economica. Guerre per il possesso di territori e risorse energetiche.
Si potrebbe continuare: questi sono soltanto alcuni esempi di notizie che ci raggiungono ogni giorno, in modo diretto o indiretto, tramite radio, televisione, carta stampata e internet. Il pianeta Terra e i suoi abitanti sono in crisi. Il pericolo non è remoto, ma sempre più vicino e tangibile. E il Buddismo ci insegna che non possiamo né girare la testa dall’altra parte, né pensare in alcun modo che la cosa non ci riguardi. Scrive Daisaku Ikeda, in una nuova serie iniziata sul Daibyakurenge lo scorso gennaio: «Uno dei cardini del Buddismo è il principio dei tremila regni in un singolo istante di vita che spiega che la nostra mente o il nostro cuore comprende tutti i fenomeni dell’universo. Un luogo può essere trasformato positivamente o negativamente a seconda della mente delle persone. […] E quando osserviamo più da vicino i problemi fondamentali di guerra, carestia e distruzione ambientale, scopriamo che tutto deriva da questo fattore. Se il cuore delle persone che vivono in un determinato luogo è depresso e infelice anche la loro terra sarà depressa e infelice. È quindi assolutamente vitale riuscire a governare, approfondire e lucidare ogni singola parte del cuore o mente. Se scienza e tecnologia perdono di vista questa verità non saranno più in grado di contribuire alla felicità dell’umanità». Uno scenario fosco ma realistico.
Ed è anche quello che Nichiren Daishonin aveva previsto già nel tredicesimo secolo. Leggendo approfonditamente i sutra e comparandoli, aveva spiegato che: «Nell’Ultimo giorno della Legge, invece, la gente è diventata così avida che i conflitti infuriano incessantemente fra sovrano e suddito, genitore e figlio, fratello maggiore e fratello minore e, ancora di più, fra le persone che non hanno alcun tipo di relazione fra loro. […] Le piante e gli alberi appassiscono e muoiono, fiumi grandi e piccoli si prosciugano, la terra emana fumo come brace ardente e il mare diventa come olio bollente. Alla fine l’atmosfera è piena di fiamme che si alzano dall’inferno della sofferenza incessante e raggiungono il cielo di Brahma» (I tre ostacoli e i quattro demoni, RSND, 1, 567).
I tre veleni a livello individuale
La religione buddista si basa su un assunto imprescindibile: ognuno ha la possibilità di trasformare lo stato delle cose, quale che sia, passando da una condizione distruttiva a una costruttiva. Conoscere le cause del passato ci aiuta a comprendere la situazione attuale, mentre capire in profondità il nesso che lega le cause che poniamo nel presente, ci permette di guardare al futuro con occhi più fiduciosi.
Nichiren Daishonin spiega ancora nello stesso scritto: «Sembra che per la gente dei nostri giorni, ebbra del vino di Avidità, Collera e Stupidità, sia la regola tradire i propri sovrani, disprezzare i propri genitori e farsi beffe dei propri maestri» (ibidem). Dunque le cause dei malanni che affliggono il pianeta e la società attuale risiedono nei tre veleni di Avidità, Collera e Stupidità, che «inquinano la vita delle persone e operano per impedire loro di rivolgere i loro cuori e le loro menti al risveglio» (DB, 911). Questi veleni sono il frutto degli stati vitali (ovvero il principio dei dieci mondi) di Avidità, Animalità, Collera, si potrebbe anche dire che la condizione vitale di Avidità conduce ad azioni avide, la Collera ad azioni colleriche, l’Animalità ad azioni stupide.
Da cosa sono caratterizzati quindi i tre mondi che generano sofferenza sia a livello globale che individuale? Il mondo di Avidità porta anche il nome di “stato di Fame” e si caratterizza per la voracità, l’avidità e l’inedia. La condizione vitale degli esseri che dimorano in questo mondo è quella di essere insaziabili di ogni cosa, una voracità che brucia il corpo e la mente. Ma sottolinea Ikeda «aderire a un desiderio senza una mèta più elevata significa diventare schiavi del desiderio, e questo può condurre solo alla sventura per sé e per gli altri» (La vita mistero prezioso, Sonzogno, 1996, pag. 108). Nel mondo di Avidità i desideri non trovano soddisfazione, per questo la condizione interiore è di bramosia implacabile.
Il mondo di Animalità si distingue da quello di Avidità poiché «il Sé segue costantemente i suoi desideri istintivi» (ibidem, pag. 109). E li realizza, ma senza un’azione controllata dall’intelligenza o dalla coscienza. Le basi del proprio sostentamento vengono quindi consumate, senza preoccuparsi di averne altre a disposizione. In una parola, è il risultato prodotto dal veleno della Stupidità.
La condizione di Collera si distingue dalle due precedenti in quanto è dotata di autoconsapevolezza: «in questo stato il Sé è focalizzato su se stesso. Non prende coscienza dell’esistenza di altri esseri viventi, ma opera esclusivamente a proprio beneficio e alla realizzazione dei propri scopi egoistici» (ibidem, pag. 112). In questa condizione le emozioni ribollono interiormente come un magmatico fiume tumultuoso e si manifestano spesso sotto forma di rabbia, odio, animosità, gelosia.
Lo specchio dei tre veleni è il mondo
Tutto quanto si è detto vale a livello individuale. Ma a livello globale? Perché Nichiren spiega le calamità e i disastri anche ambientali tramite i tre veleni? E cosa è possibile fare per cambiare la situazione attuale?
Nichiren spiega che nell’Ultimo giorno della Legge i tre veleni sono talmente diffusi fra le persone e talmente in profondità, che si rompono i più elementari e basilari rapporti come quello fra genitori e figli. Ma perché questo accade? «Tu, che pensi solamente ai tuoi interessi immediati» (ibidem, 568): è un monito chiaro, gli interessi immediati sono quelli legati al Sé privo di prospettiva relazionale, sia in senso ambientale che temporale.
Entra qui in gioco la pratica buddista come forma di educazione chiara e costante. Educazione a individuare e trasformare le proprie tendenze distruttive in costruttive (pratica per sé); educazione alla relazione umana tramite la condivisione del Buddismo e il sostegno ai compagni di fede (pratica per gli altri).
Il nostro Sé egoistico tende a ricondurci agli interessi immediati anziché farci progredire verso l’autoconsapevolezza e la percezione dell’altro-da-sé. Questo è un cammino di educazione continua che non prevede una fine poiché è l’essenza stessa del Buddismo e quindi dura tanto quanto la vita. Ed è, prima di ogni altra cosa, un lavoro da fare su se stessi, imparando tramite la pratica buddista e coerenti azioni quotidiane che, in quanto esseri umani, abbiamo una responsabilità: verso noi stessi, verso gli altri e verso il pianeta che ci sostiene. Per esempio, posso cominciare a essere informato su quanto sta accadendo al di fuori del mio ristretto ambiente personale, leggendo i fatti di cronaca alla luce del Gosho e dei princìpi buddisti. In fondo, fede uguale vita quotidiana vuol dire imparare a leggere la vita quotidiana nell’ottica della fede, non a vivere una improbabile vita monastica.
Posso decidere di spegnere la spia del televisore che per abitudine lascio sempre accesa la sera. Posso decidere di non sprecare l’acqua mente mi lavo i denti. Posso decidere di aderire ai programmi di riciclaggio della spazzatura. Posso decidere di interessarmi agli impianti termovalorizzatori che vogliono installare nel mio comune. Posso decidere di partecipare alle riunioni consiliari per attivare la democrazia diretta. Posso decidere di dedicare un po’ di tempo al volontariato. Posso pregare per tutto questo. Perché kosen-rufu è l’ampia diffusione della dottrina corretta per la salvezza del paese. E da chi altri deve iniziare, a parole e a fatti, se non da me che sto leggendo? Si comincia da un piccolo passo, per muoversi verso il resto del mondo, proprio come la piccola mosca blu che percorre mille miglia aggrappandosi alla coda del cavallo. Perché: «L’avvenire non si realizza spontaneamente: una nuova era giunge soltanto quando ad aprirle la porta sono gli esseri umani. Per me, parole come “opzione” e “scelta” esprimono la forza di volontà di chi traccia coraggiosamente una nuova strada» (Civiltà globale. Un dialogo fra Islam e Buddismo, Sperling & Kupfer, 2004, pag. 264).