Oggi Andrea divora libri, ma un tempo non era così. Gli abbiamo rivolto alcune domande per capire che cosa lo ha spinto a “cambiare rotta”
Come è nato l’interesse per la lettura?
Prima di incontrare il Buddismo tutto il tempo libero che avevo lo passavo a divertirmi. Anche la sera, per esempio, andavo sempre al bar con gli amici. In quegli anni avevo provato a leggere Il Signore degli Anelli, ma niente di più.
L’incontro con la pratica mi ha fatto scoprire il desiderio di leggere. Partecipando alle riunioni di discussione anche senza volerlo mi sono trovato a “dover” approfondire l’argomento che si sarebbe trattato nella riunione successiva. Ho cominciato a leggere gli articoli del Nuovo Rinascimento e piano piano ad appassionarmi alla lettura. Fino a quel momento la vivevo come un’imposizione da parte della scuola o, forse, semplicemente non ne avevo voglia.
Come mai non avevi voglia di leggere?
Credo che tutto fosse collegato al fatto che non avevo fiducia in me e che non riuscivo a pensare al futuro. Avevo ventitré anni, lavoravo come rappresentante e, vivendo assieme ai miei genitori, con i soldi che prendevo potevo comprarmi ciò che mi piaceva. Pensavo di avere tutto ciò di cui avevo bisogno. Vivevo superficialmente, in un mondo fatto di feste e di divertimento dove la cultura era superflua.
Quando ho cominciato a praticare ho iniziato a credere di più nelle mie capacità e a sentire che potevo cambiare la mia vita. Volevo fare una vera e propria “riforma di me stesso”, un desiderio nato dal prendere consapevolezza del mio potenziale. Così mi sono iscritto nuovamente all’università che anni prima avevo cominciato senza però capirne il vero significato.
Quando ho cominciato a partecipare alle riunioni e ho sentito il desiderio di incoraggiare gli altri, mi sono accorto di quanto sia importante leggere e studiare per avere una proprietà di linguaggio migliore per poter arrivare a tutti. Prima il linguaggio era qualcosa che non mi riguardava. Così ho cominciato a leggere di più, sia i testi del presidente Ikeda che alcuni libri come Don Chisciotte della Mancia di Miguel de Cervantes, I tre moschettieri di Alexandre Dumas e altri libri che avevo in casa.
Hai incontrato qualche difficoltà?
Un po’ sì perché è sempre un impegno a cui devi dedicare del tempo e anche se è bello a volte riesco a farlo volentieri, altre volte meno. Oltre alla voglia, non è sempre facile trovare il tempo. In quei momenti penso all’incoraggiamento che Toda dava a Ikeda, voleva che lui leggesse molto. Allo stesso modo sensei incoraggia i giovani a farlo e io cerco di avere fiducia nei suoi consigli.
A volte non è facile portare a termine i libri che scelgo in quanto ci possono essere parti un po’ più pesanti ma ho imparato a non cedere alla tentazione di smettere di leggere. Ogni volta che arrivo fino in fondo è come se sentissi che ho superato un mio limite, e questo allenamento mi ha aiutato molto anche nello studio universitario.
Adesso cosa ti piace, che cosa ti dà la lettura?
Ho scoperto che leggere è come vedere il mondo con gli occhi dell’autore, imparare una visione della vita diversa dalla tua. In questo senso è importante per me leggere il Gosho che mi aiuta a vedere la vita con gli occhi di Nichiren.
Sapere che mi sto impegnando in qualcosa di costruttivo mi aiuta ad apprezzarmi di più ed è per questo che riesco a continuare a leggere. È bello essere felici dei propri sforzi e di se stessi.