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L'educazione che Makiguchi sognava - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 10:33

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    L’educazione che Makiguchi sognava

    Le scuole Soka nascono dal desiderio di Josei Toda di realizzare il sogno del suo maestro Tsunesaburo Makiguchi: una riforma profonda e globale dell’educazione

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    Le scuole Soka nascono dal desiderio di Josei Toda di realizzare il sogno del suo maestro Tsunesaburo Makiguchi: una riforma profonda e globale dell’educazione

    Basandosi sulla sua esperienza di maestro elementare e di direttore scolastico, Tsunesaburo Makiguchi espone nei suoi scritti Studio delle comunità locali, La geografia umana e L’educazione creativa la sua articolata analisi sul concetto di educazione, sui suoi scopi e sulle caratteristiche di personalità e formazione necessarie all’educatore. Le scuole Soka si basano sul pensiero educativo di Makiguchi e sulla sua visione della vita. Secondo Makiguchi, ogni essere umano aspira naturalmente alla felicità. A questo medesimo scopo, e altrettanto naturalmente, dovrebbe tendere anche l’educazione; i programmi scolastici, per essere veramente efficaci, dovrebbero basarsi su questo principio. Infatti, quando il sistema scolastico sacrifica la felicità contingente dei ragazzi in vista di una felicità futura, in realtà sta danneggiando lo sviluppo della loro personalità e sta frenando il processo stesso di apprendimento. Dire, come è comunemente accettato, che la scuola prepara alla vita è come dire che l’esperienza scolastica stessa non è vita. Uno degli scopi dell’educazione è insegnare a manifestare le proprie potenzialità attraverso l’apprendimento. La gioia della scoperta, nel momento in cui si impara qualcosa di nuovo, e la consapevolezza di poterlo e saperlo fare, potenziano la fiducia nelle proprie capacità. Ciò è la base per crearsi un’opinione personale e la possibilità quindi di operare scelte libere seguendo le proprie inclinazioni e convinzioni. In quest’ottica, l’educazione non è da intendersi come una preparazione al futuro da adulto, ma piuttosto un processo che dura tutta la vita. Makiguchi, promuove dunque una scuola che incoraggia il bambino ad agire liberamente e a sviluppare il proprio pieno potenziale fin dai primi anni dell’infanzia. Un’educazione che egli stesso definisce innovativa, investigativa e, appunto, creativa. Un tale processo educativo mira a sviluppare nei ragazzi una consapevolezza che li condurrà a pensare autonomamente, a prendere le proprie decisioni e, più in generale, per usare le parole di Makiguchi, a dischiudere il vero “tesoro della conoscenza”.
    Felicità per Makiguchi è la capacità dell’essere umano di creare valore nella propria vita e contribuire con ciò anche al benessere della società di cui l’individuo è parte. Felicità è la realizzazione personale, unita all’impegno attivo per il miglioramento della propria comunità, quindi felicità è creazione di valore anche nel proprio ambiente. Per riassumere, l’educazione dovrebbe pertanto mirare allo sviluppo delle singole potenzialità, alla formazione di cittadini “attivi” in grado di armonizzare la propria vita con l’ambiente sociale, e di contribuire in tal modo al suo sviluppo. La teoria del valore e della sua creazione era del resto radicata nei principi fondativi della Soka Kyoiku Gakkai (Società educativa per la creazione di valore) fondata da Makiguchi e Toda nel 1930 e, inizialmente, composta solo da educatori.
    L’avvicinamento al Buddismo di Nichiren da parte di Makiguchi, fu il risultato di un lungo processo di riflessione maturato nel corso degli anni. Nato in una famiglia che praticava il Buddismo Zen, Makiguchi nel 1928, mentre era occupato nella stesura del suo primo testo di pedagogia, iniziò a studiare il Sutra del Loto, ed ebbe modo di verificare come il testo chiave del Buddismo mahayana e l’interpretazione che ne dava Nichiren Daishonin, fossero in perfetto accordo con le sue convinzioni personali. Egli scoprì in questa dottrina un pensiero religioso sistematizzato, che lo aiutava a chiarire ulteriormente il suo pensiero pedagogico e a dargli organicità e compiutezza. Vi ritrovò anche la chiave più vera e profonda per realizzare, a partire dalla realtà scolastica, quell’obiettivo primario, la felicità degli individui.
    Makiguchi combatté quindi attivamente l’inadeguatezza del sistema educativo del suo tempo, i cui effetti erano ben visibili in tutti gli aspetti della società. Così come era concepita, infatti, la scuola non preparava gli studenti a una riflessione critica sulla società, né a contribuire costruttivamente al suo miglioramento. I metodi educativi tradizionali non riuscivano a colmare l’evidente distanza tra la scuola e la vita. Con Makiguchi, alla scuola viene affidato un compito nuovo e rivoluzionario per l’epoca e il luogo: non più formatrice di sudditi devoti, ma costruttrice/ispiratrice di uomini e donne che sappiano fare della felicità individuale e collettiva il proprio metro di giudizio.
    Nel Giappone della sua epoca, in cui gli obiettivi dell’educazione erano quelli di forgiare cittadini obbedienti di una nazione imperialista che considerava solo la figura dell’imperatore sacra e inviolabile, la teoria pedagogica di Makiguchi considerava la vita di ogni essere umano sacra e inviolabile. Per le autorità una forma di pensiero di questo tipo era inaccettabile oltre che incomprensibile e infatti provocò una reazione violentissima che gli costò la vita. Il coraggio di manifestarlo apertamente è la misura dell’amore incondizionato per gli esseri umani di questo educatore appassionato e lungimirante.

    «Nato nel 1871, Makiguchi fu un educatore compassionevole e amorevole, che insegnò per molti anni come maestro elementare e in seguito divenne preside. Sviluppò molte idee originali e creative riguardanti la sua specialità, la geografia. Fu anche fondatore della Soka Gakkai, un’associazione in cui fuse le sue teorie sull’educazione con la filosofia del Buddismo, che incontrò in età avanzata. Durante la Seconda guerra mondiale Makiguchi si oppose nettamente al governo militare che violava la libertà religiosa; fu per questo incarcerato e morì all’età di settantatré anni, martire per le sue incrollabili convinzioni» (D. Ikeda, L’educazione Soka, esperia, pag. VI).

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