I coniugi Kojiro, grati per i benefici della pratica, incoraggiavano le persone a migliorare la propria vita attraverso il Buddismo. La consapevolezza della loro missione li aveva spronati a trasmettere il loro entusiasmo ai compagni di fede che sostenevano con sincerità e calore
Nella narrazione, l’autore, Daisaku Ikeda, rappresenta se stesso con lo pseudonimo Shin’ichi Yamamoto
[51] Nel pomeriggio del 23 gennaio Shin’ichi Yamamoto, terminata la sua attività di otto giorni nello Shikoku, si diresse verso il Kansai. Fino a un attimo prima di lasciare il Training Center di Shikoku continuò a incoraggiare e fare foto insieme ai membri di Ehime che stavano partecipando a un corso presso quel Centro e insieme ai giovani che sostenevano le attività dietro le quinte.
Giunto nel Kansai Shin’ichi volle visitare le Scuole femminili medie e superiori Soka (attuali Scuole medie e superiori Soka) a Katano, vicino a Osaka. Il giorno seguente partecipò al pranzo organizzato per commemorare il quinto anniversario dell’apertura delle scuole Soka e subito dopo si diresse rapidamente verso la prefettura di Nara. Desiderava partecipare alle varie riunioni per responsabili che si sarebbero tenute presso il Centro culturale di Kasuka, a Kashihara, per celebrare il diciassettesimo anniversario della fondazione del capitolo Nara. Queste riunioni per responsabili prevedevano il lancio del “sistema dei capitoli” di tutta la prefettura. Il Centro culturale di Kasuka si trovava sul terreno accanto alla sede di Nara a Kashihara, in una zona di Ishikawa, ed era stato completato alla fine dell’anno precedente. Per un periodo questo luogo sarebbe stato il centro delle attività della prefettura di Nara, il cuore del movimento di kosen-rufu della zona. Shin’ichi Yamamoto giunse presso il Centro culturale di Kasuka prima delle quattro e trenta del pomeriggio. Una pioggerellina leggera rendeva l’aria meno secca. Il Centro si ergeva su una collina. Era un edificio in cemento armato e gesso, su due piani, un’immagine al tempo stesso di solidità ed eleganza. A sud si scorgevano il lago Ishikawa e la tomba dell’imperatore Kogen; mentre da nord-ovest a nord-est si potevano ammirare le tre montagne Yamato: Kogu, Miminari e Unebi. Inoltre, a est si trovava la collina Amakashi dove si ritiene che sorgesse la dimora dei Soganoemishi-Iruka, padre e figlio. Si tramanda che un’antica civiltà fiorisse a Kashihara, che conserva infatti numerosi resti antichi, oltre a una vegetazione rigogliosa. È un luogo ricco di storia.
Shin’ichi, sceso dalla macchina, rivolgendosi ai responsabili di prefettura che lo accoglievano disse: «Avete realizzato un magnifico Centro culturale! Avete vinto. Il vostro spirito combattivo infine ha dato i suoi frutti. A Nara, dove la cultura buddista ha conosciuto i suoi splendori, questo Centro culturale di Kasuka rappresenta il sorgere magnifico del Buddismo del sole di Nichiren Daishonin. In realtà è importante che tutti voi abbiate questo tipo di convinzione e rinnoviate di conseguenza le vostre decisioni. La cosa più importante è il cuore dell’essere umano».
[52] Fin dalla sua progettazione, Shin’ichi Yamamoto aveva ricevuto resoconti e dato consigli sul Centro culturale Asuka. Pensava che il luogo che sarebbe stato il centro delle attività della prefettura di Nara, dove erano già presenti numerosi edifici delle scuole buddiste più rappresentative del Giappone, oltre a varie sedi di altre organizzazioni religiose, doveva essere qualcosa che i membri potessero guardare con orgoglio dicendo: «Questo è il nostro castello della Legge!». Per questa ragione, pur trattandosi di un edificio moderno, egli raccomandò di curarne lo stile. Shin’ichi entrò nell’edificio. Le porte scorrevoli della grande sala erano in rame con le maniglie a forma di gioielli e il soffitto aveva una decorazione reticolare. Inoltre le colonne presentavano delle leggere curvature realizzate con grande cura.
Shin’ichi tornava a Nara dopo due anni. Verso le sei del pomeriggio, dopo un incontro informale con i rappresentanti dei responsabili nella sala al primo piano, volle visitare ogni stanza del Centro e il giardino, mentre incoraggiava i membri degli staff. Inoltre, scrisse delle brevi poesie da regalare ai responsabili di capitolo nel corso della riunione dei responsabili di tutta la prefettura che si sarebbe svolta il giorno seguente per dare il via alla nuova partenza della prefettura di Nara. «Finalmente vedo / il sole del mattino dei capitoli / e voglio celebrarlo». «Serietà. / Incidendo nel cuore questa parola / guidate gli altri con compassione». Il giorno seguente Shin’ichi volle visitare il villaggio di Asuka e la zona circostante. Dopo il tempio Tachibana, che si dice fosse il luogo di nascita del principe Shotoku, visitò l’antico tumulo in pietra e il tempio Asuka, primo nel suo genere, costruito a quanto si dice da Soganoumako, e poi visitò il tumulo Takamatsu. Mentre osservava tutto dal finestrino dell’auto, continuava a recitare Daimoku per la prosperità della zona, cercando di impregnare con esso quella terra e ogni suo albero. Soga e il principe Shotoku avevano propagato il Buddismo in quella zona e da quando era fiorita la cultura buddista erano trascorsi oltre milletrecento anni. Queste correnti buddiste, pur avendo lasciato vestigia antiche e templi che testimoniano la prosperità del passato, hanno perso da tempo il loro spirito originario e la loro vitalità. Shin’ichi rifletté profondamente: «La Soka Gakkai della prefettura di Nara ha la missione di costruire una nuova cultura umana attraverso la forza del Buddismo originale, e di realizzare la pacificazione e la prosperità di tutta la società. È giunto il momento di aprire il sipario sulla nuova era del Buddismo!».
[53] La sera del 25 gennaio, presso la grande sala al pianterreno del Centro culturale Kasuka, si riunirono i rappresentanti dei responsabili da tutta la prefettura di Nara. Nonostante fosse pieno inverno, l’atmosfera era calda. Si aprì una porta sul fondo. «Buonasera a tutti!». Quando Shin’ichi Yamamoto entrò, scoppiò un applauso così fragoroso da far tremare la sala. Camminando lungo il corridoio centrale rivolse alcune parole ai partecipanti: «Grazie per il vostro sincero impegno! È da tanto che non ci vediamo». Poi prese la parola il conduttore della riunione: «Diamo inizio alla riunione dei responsabili in occasione del diciassettesimo anniversario della fondazione del capitolo Nara!». Shin’ichi guidò Gongyo e, dopo aver pregato intensamente, si volse verso i presenti e disse: « Oggi divertiamoci, perché questa è come una riunione di famiglia». Grazie a queste parole la tensione dei partecipanti si sciolse. Tokumitsu Okimoto prese la parola. Era un responsabile di prefettura trentacinquenne della Divisione uomini, ed erano trascorsi cinque mesi dalla sua nomina. «Questa riunione per responsabili rappresenta anche la cerimonia di nomina dei neo responsabili di capitolo delle Divisioni uomini e donne della seconda fase di kosen-rufu. È per noi una grande gioia poter dare inizio alla seconda fase di kosen-rufu con i nuovi novantasette capitoli della nostra prefettura, in occasione del diciassettesimo anniversario della fondazione del capitolo Nara. Da oggi, unendoci intorno ai responsabili di capitolo e facendo sì che le quattro Divisioni diventino un tutt’uno, impegniamoci affinché la nostra zona di Nara, terra natale del Buddismo in Giappone, divenga la numero uno fra le terre del Budda nel mondo! Io sono giovane e per di più non ho alcun merito, ma sono deciso a dedicare la mia vita alla felicità di tutti voi, pregando e pregando ancora, e compiendo azioni su azioni per il bene di ogni singolo membro di Nara». Fu una determinazione piena di freschezza. Il capitolo Nara era nato nel marzo del 1961. I responsabili di allora erano stati i coniugi Kojiro e Nobuko Arita. Quel giorno partecipavano alla riunione, uno come membro del gruppo consiglieri di prefettura e l’altro come responsabile del gruppo consiglieri di prefettura, entrambi con un sorriso meraviglioso. Un’organizzazione in cui i pionieri continuano a impegnarsi nella lotta è salda. Lì si trova l’eredità dello spirito Soka, e ciò permette di consolidare le fondamenta della fede.
[54] Nel corso della riunione furono consegnati alcuni riconoscimenti: in segno di gratitudine furono donati dei mazzi di fiori ai primi responsabili del capitolo Nara, i coniugi Arita. Un fragoroso applauso investì i due coniugi. Entrambi avevano gli occhi lucidi per l’emozione. I coniugi Arita, entrati nella Gakkai nell’agosto del 1955, fin da subito si erano impegnati anima e corpo per aprire la strada del movimento di kosen-rufu a Nara. Il marito, Kojiro, gestiva un distributore di carburanti nella città di Nara. In passato non aveva fatto altro che divertirsi, e ogni notte finiva con l’ubriacarsi. Qualche anno prima gli era stata diagnosticata un’ulcera gastrica cronica e soffriva di nevralgie. Nonostante le medicine per l’ulcera gastrica prescritte dal medico, non aveva visto alcun miglioramento; inoltre la causa delle nevralgie era sconosciuta e sentiva dei dolori acuti sul lato destro del ventre. In qualche modo riusciva a portare avanti il suo lavoro, ma era dimagrito tantissimo e poiché era alto di statura sembrava quasi un palo. Nonostante ciò, continuava a ubriacarsi tutti i giorni sperperando i suoi guadagni in divertimenti. Di fronte a una malattia inguaribile, reagiva in questo modo per disperazione. La moglie Nobuko, per sfuggire alle incertezze del futuro si fece coinvolgere in varie religioni, ma le sue insicurezze peggioravano. Un giorno sentì parlare della Gakkai dalla sua vicina di casa e partecipò a una riunione di discussione. Lì comprese che fra le religioni esistono diversi gradi di profondità, e decise di entrare nella Gakkai. Ne parlò con suo marito e gli disse: «Perché non proviamo a praticare insieme?».
Dopo tre giorni che si impegnavano nella pratica di Gongyo e Daimoku, Kojiro, che fino ad allora era riuscito a mangiare solo minestrine, iniziò a mangiare anche del riso con zuppa e sottaceti. Poi pian piano, ricominciò a mangiare cibi solidi. Moglie e marito, di fronte a questa prova concreta, provarono tanta emozione. «Questa è la fede corretta!»: Nobuko finalmente pensò di aver incontrato una vera religione. Non esiste forza persuasiva che superi la prova concreta. Una singola esperienza vale più di un milione di parole.
[55] Kojiro Arita ricominciò a mangiare normalmente. I due coniugi non riuscivano a trattenersi dal raccontare agli altri il beneficio che stavano vivendo. Non comprendevano le difficili teorie, ma andavano semplicemente dalle persone dicendo: «Se reciti Nam-myoho-renge-kyo davanti al Gohonzon non perderai!». Erano nati dei “campioni” della propagazione. La gioia che deriva dall’esperienza di ricevere benefici è l’infinita forza vitale di kosen-rufu. I due continuarono a parlare con convinzione del Buddismo di Nichiren Daishonin con i loro vicini e con tutti coloro che andavano a trovarli. Anche mentre erano sull’autobus, se incrociavano amici e conoscenti la conversazione virava subito sul Buddismo. A cinque giorni dalla loro conversione, sei famiglie iniziarono a recitare Daimoku. Poco dopo entrambi furono nominati responsabili di gruppo delle Divisioni uomini e donne. Kojiro riuscì a guarire dall’ulcera cronica, ma le nevralgie continuavano. Anche i medici gettarono la spugna affermando che non ne comprendevano le cause, ma i due coniugi erano certi che Kojiro sarebbe guarito anche da questa malattia.
I membri del gruppo degli Arita vivevano sparsi per la prefettura di Nara. La riunione di discussione di fine anno fu tenuta a Haibara, nel distretto di Uda. Quel giorno nevischiava e Kojiro non riusciva ad alzarsi a causa delle forti nevralgie. Venne a sapere che alla riunione avrebbero partecipato numerosi ospiti. In quel momento decise: «Io sono il responsabile di gruppo, devo andare allo zadankai, a costo di dovermi trascinare!». L’ichinen di vivere fino in fondo per la propria missione è ciò che rende forte l’essere umano. Nel momento in cui cerchiamo di fare qualcosa per gli altri, dalla profondità della nostra vita emerge una forza illimitata. Kojiro, sorretto dalla moglie e da un membro della Divisione uomini, camminava in mezzo alla neve e a ogni passo che muoveva il suo volto si contraeva per il dolore e la fronte si imperlava di sudore. Stringendo i denti salì sul treno per raggiungere il luogo della riunione. Infine riuscì ad arrivare a Haibara. Erano presenti alcuni membri e ventiquattro, venticinque ospiti, tanto che la stanza era stracolma. I coraggiosi compagni di fede, vedendo arrivare in mezzo alla neve i coniugi Arita, vollero accoglierli con un applauso e non riuscirono a trattenere lacrime di gioia.
[56] Giunto alla riunione, la nevralgia di Kojiro continuò senza dargli tregua. Era pallido in viso. Si chiuse in bagno sperando di riprendersi; non usciva più e lo si sentiva gemere dal dolore. Nobuko, che era la responsabile donne del gruppo, prese una decisione: «A questo punto tocca a me fare del mio meglio!». Rivolgendosi al marito chiuso in bagno disse: «Caro, esci e sdraiati accanto a me». Nobuko si sedette dietro al tavolinetto che era stato preparato nella stanza e fece sdraiare il marito accanto a sé. Poi con voce pacata iniziò a parlare: «Qui accanto a me c’è mio marito. Noi due abbiamo iniziato a praticare il Buddismo di Nichiren Daishonin quattro mesi fa. Mio marito fino a quel momento aveva sempre sofferto di ulcera cronica e riusciva a mangiare solo minestrine; ma da quando ha iniziato a recitare Gongyo e Daimoku è riuscito a mangiare il riso in brodo e i sottaceti, fino a tornare a mangiare normalmente. Tuttavia, mio marito soffre anche di una grave nevralgia. I medici dicono di non conoscere la causa di questa malattia, ma noi siamo sicuri che riusciremo a superarla grazie alla fede. Perciò invito tutti voi a osservare attentamente come sta mio marito oggi. Il Buddismo di Nichiren Daishonin ha il potere di far emergere la forza della grande condizione vitale insita nella vita degli esseri umani. Mio marito, nonostante i medici abbiano gettato la spugna, è deciso a guarire basandosi sulla fede e per questa ragione, anche se dolorante, ha voluto partecipare alla riunione a costo di essere deriso. Si sta impegnando con tutto se stesso nel partecipare alle attività della Gakkai. Noi siamo decisi a diventare felici attraverso questa fede. Abbiamo questa assoluta convinzione, ma non è detto che tutto si risolva subito, quando si inizia a praticare questo Buddismo. Tutto dipende da quanto è leggero o pesante il karma, e dalla profondità della nostra fede. Ma se ci impegniamo nella fede con tutti noi stessi, è certo che mio marito guarirà completamente». Esprimeva un’appassionata convinzione. Gli ospiti che erano stati invitati dai membri della Gakkai, colpiti dalla forza di Nobuko, la ascoltavano con grande serietà. Una convinzione crescente è il fulcro della fede. Ed è anche la fonte determinante per costruire la felicità.
[57] Kojiro Arita ascoltava il discorso di sua moglie Nobuko. «In realtà, come responsabile di gruppo, dovrei parlare in prima persona», pensava tra sé stringendo i denti. Ma promise in cuor suo: «Sicuramente guarirò da questa malattia e vivrò a lungo. Allora tutti rimarranno esterrefatti del potere del Buddismo. Quello sarà il mio shakubuku!». Rivolgendosi agli amici che partecipavano allo zadankai, Nobuko continuò ad affermare con forza: «Il Buddismo spiega che coloro che sono malati possono ottenere l’Illuminazione. Infatti Nichiren Daishonin scrive nel Gosho: “La malattia stimola lo spirito di ricerca della via” (RSND, 1, 833). La malattia è l’opportunità per impegnarsi con serietà nella pratica buddista. Il Buddismo di Nichiren Daishonin promette che riusciremo a superare non solo le malattie, ma anche i problemi finanziari e le disarmonie in famiglia, diventando felici. Perciò vi esorto a praticare questo Buddismo insieme a noi!». Le sue parole sincere colpirono il cuore dei partecipanti. Infine su circa venticinque ospiti, cinque o sei persone decisero di entrare nella Gakkai.
Quando si ritrovavano a un punto morto nella propagazione, i coniugi Arita andavano fino a Osaka, alla sede della Gakkai del Kansai, per ricevere consigli nella fede da parte dei responsabili. Erano decisi a portare avanti la fede in modo corretto e puro, senza mai basarsi su opinioni personali. Dal mese di gennaio del 1956, l’anno successivo alla loro conversione, ebbero inizio a Osaka le lezioni del presidente Toda sui capitoli del Sutra del Loto “Espedienti” e “Durata della vita del Tathagata”, sul Gosho e sulle guide generali, ed entrambi vi partecipavano con entusiasmo. Inoltre, durante la “campagna di Osaka” guidata dal responsabile della Divisione giovani Shin’ichi Yamamoto, acquistarono l’abbonamento ferroviario per recarsi tutti i giorni presso la sede di Osaka. Un giorno le nevralgie di Kojiro non si presentarono più. Chi coltiva lo spirito di ricerca è pervaso dalla gioia. Chi vive con gioia ha la forza di trasformare qualsiasi sofferenza. Nel mese di agosto del 1958 nacque il settore Nara. I coniugi Arita vennero nominati responsabili di settore delle Divisioni uomini e donne.
[58] Kojiro e Nobuko Arita proseguirono lungo il ripido sentiero di kosen-rufu facendo un lavoro di squadra. Non esitavano a intraprendere lunghi viaggi in treno o in pullman per incoraggiare i membri e dare consigli nella fede. Arrivarono fino a Totsukawa e a Shimokitayama, nella parte meridionale della prefettura di Nara. Una volta capitò loro di ritornare a piedi, camminando a notte fonda in mezzo alle montagne perché, a causa di una frana, il pullman non poteva proseguire. All’inizio si sforzarono con tutto il cuore con lo spirito di impegnarsi nella fede per trasformare il proprio karma. In seguito, approfondendo il Buddismo attraverso lo studio, iniziarono a sentire la consapevolezza della loro missione per kosen-rufu e a provare gioia e fierezza. «Noi siamo Bodhisattva della Terra. Siamo nati adesso, in questo periodo e in questo luogo, per mantenere la promessa fatta al Daishonin nel remoto passato. Con le nostre mani realizzeremo kosen-rufu a Nara!». Pensando in questo modo sentivano scaturire ancora più energia. Nel marzo del 1961, l’anno successivo alla nomina a terzo presidente di Shin’ichi Yamamoto, venne fondato il capitolo Nara e i coniugi Arita furono nominati responsabili di capitolo. Sul palco del palazzetto dello sport di Taito, il presidente Yamamoto consegnò ad Arita la bandiera del capitolo. «Mi affido a lei!». Il peso della bandiera che in quel momento sentì sulle proprie braccia sarebbe rimasto impresso in lui per sempre. Pensò che quel peso rappresentava la sua responsabilità di rendere felici tutti i membri del capitolo facendosi carico del movimento di kosen-rufu a Nara. «Daremo la nostra vita per kosen-rufu a Nara!». Questo promisero i coniugi Arita nei loro cuori. Come un’onda impetuosa, si trasmise un impulso di propagazione. Nel Gosho si legge: «Se la propagate, i demoni sorgeranno certamente» (RSND, 1, 446). Dopo due mesi dalla loro nomina a responsabili di capitolo, un giorno trovarono sul muro della loro casa una scritta con la vernice bianca: “Arita, vergognatevi”. Fu un’azione meschina compiuta da qualcuno che odiava la Gakkai.
«Questa è la strada verso kosen-rufu! È la prova della giustezza della Gakkai. Non ci arrenderemo!».
[59] Shin’ichi Yamamoto, informato della scritta denigratoria comparsa sul muro della casa di Kojiro Arita, gli scrisse subito una lettera di incoraggiamento. «Da Tokyo esprimo la mia preoccupazione per questa tempesta dei tre ostacoli e quattro demoni. Come afferma il Daishonin, non c’è nulla di cui stupirsi o spaventarsi, ora. Le persecuzioni accadono, sono vicende della vita. Perciò continua a impegnarti con tranquillità. Nel Gosho si legge: “Nessuno di voi che vi dichiarate miei discepoli deve essere codardo” (RSND, 1, 678), e ancora: “Tutti gli altri problemi per me non sono altro che polvere al vento” (RSND, 1, 254). Se ci dovesse essere qualcuno che per così poco smette di praticare, lasciamolo fare. Noi stiamo lottando unicamente mossi dalla compassione. La crescita o la diminuizione del numero dei praticanti ha un significato profondo, è una manifestazione della saggezza del Budda. Mi auguro che proprio adesso tu faccia emergere l’immenso potere della fede, pregando davanti al Gohonzon e ottenendo una grande vittoria. Come un valoroso generale continua a incoraggiare tutti i membri del tuo capitolo e continua a guidarlo». Alla fine della lettera Shin’ichi scrisse che stava pregando dal profondo del cuore affinché tutti i responsabili, mantenendo l’unità, potessero vincere assolutamente. «Nel Gosho non troviamo forse scritto più volte che abbracciando la fede e dando inizio alla lotta per realizzare kosen-rufu sicuramente le persecuzioni appariranno, una dopo l’altra? Se ci spaventiamo di fronte alle persecuzioni vuol dire che non abbiamo veramente abbracciato la fede. Non ci saranno benefici, non trasformeremo il nostro karma e non otterremo la Buddità in questa esistenza. Non bisogna dimenticare di affrontare le persecuzioni, di sfidarle e avere la risolutezza di lottare. Perciò adesso è il momento di risvegliare il nostro coraggio e portare avanti risolutamente la diffusione del Buddismo tramite lo shakubuku!». Le persecuzioni affrontate per la Legge forgiano leader coraggiosi.
Alcuni valorosi giovani uomini proposero: «Cancelleremo noi quella scritta dal muro».
Ma Arita rispose: «Voglio lasciarla così com’è, perché la considero come una targa commemorativa che ha risvegliato in me lo spirito combattivo». Ogni volta che vedevano quella scritta, i coniugi Arita ardevano dal desiderio di rispondere all’incoraggiamento di Shin’ichi ed erano pervasi dallo spirito combattivo per la realizzazione di kosen-rufu.
[60] Kojiro e Nobuko Arita non avevano figli, ma con i membri della Divisione giovani e con i bambini dei praticanti del capitolo si comportavano come se fossero figli loro. La casa degli Arita era utilizzata come centro delle attività del capitolo. Essi solevano dire ai giovani: «Sentitevi come se foste a casa vostra e usatela liberamente». Inoltre si preoccupavano dei pasti degli studenti universitari e dei ragazzi. I giovani dal canto loro si comportavano con gli Arita come se fossero i loro genitori. Fra i giovani che si impegnarono nelle attività insieme ai coniugi Arita, col passare degli anni alcuni divennero vice presidenti della Gakkai o persone di successo in svariati ambiti della società e del mondo accademico. Anche il responsabile di prefettura Tokumitsu Okimoto era stato uno di quei giovani. Ciò che fa crescere le persone sono i legami umani. Le persone di valore crescono col calore che viene dal cuore dei responsabili e dei membri “anziani” che si preoccupano di loro, e da lì assorbono il nutrimento della fede. Rivolgendosi ai coniugi Arita, Shin’ichi Yamamoto disse: «Per favore continuate a essere un esempio e una fonte di speranza per i membri giovani nella fede. Desidero inoltre che trasmettiate lo spirito di dedizione verso kosen-rufu». I coniugi con gli occhi lucidi annuirono, colmi di fierezza. La riunione proseguì con la consegna degli attestati di nomina dei nuovi responsabili di capitolo, poi venne il turno delle determinazioni di una rappresentante della Divisione donne, responsabile di capitolo.
Salì sul palco la responsabile del capitolo Haibara, Kuniyo Marusawa, che stava portando avanti le attività nella zona a nord-est della prefettura di Nara, distretto di Uda. Era una signora giovanile e allegra. Iniziò a parlare con voce calma e sonora. «La zona compresa nel capitolo Haibara è montuosa, e le vette giungono fino agli ottocento metri. La nostra terra è ricca di vestigia dell’epoca Jomon e di antiche tombe. Siamo circondati dalle montagne quindi per far visita ai membri di un grande nucleo (attuale settore) bisogna superare una montagna, e per andare a trovare un altro grande nucleo bisogna superare un’altra montagna. Sono necessari svariati giorni per percorrere quest’ampia zona e far visita ai membri del capitolo».
[61] Con un’espressione piena di vitalità, Kuniyo Marusawa proseguì: «Io amo la mia terra natale, dai paesaggi meravigliosi. Con la motocicletta mi reco ovunque affinché possano sbocciare tanti benefici nella nostra zona». Shin’ichi Yamamoto con approvazione le disse: «Per favore guida con prudenza per evitare incidenti». Rivolgendo il suo sguardo a Shin’ichi, con voce allegra Kuniyo rispose: «Sì!» e continuò il suo discorso con energia. «Ho iniziato a praticare dieci anni fa e quasi subito ho iniziato a distribuire il quotidiano Seikyo, attività che porto avanti tutt’oggi. Attualmente consegno il giornale presso trenta abitazioni. Le mattine d’inverno, quando la neve è ghiacciata, non posso utilizzare né la motocicletta né la bici. Effettuare le consegne a piedi mi richiede oltre due ore, ma poter consegnare le “lettere di kosen-rufu” ai compagni di fede e agli amici della zona è il mio più grande orgoglio. Sono convinta che ogni passo che faccio si trasformi in fortuna e in tesori incommensurabili della vita». Subito Shin’ichi replicò: «Magnifico… Grazie!». Ella si inchinò sorridendo e proseguì: «A Haibara ho una compagna anziana nella fede che rispetto profondamente, la signora Setsu Kitani, che è stata la prima responsabile di capitolo della Divisione donne. Viene chiamata da tutti con affetto “la mamma di Uda”. Sono rimasta molto colpita da una sua affermazione: “Se accadeva qualcosa a un compagno di fede, qualsiasi cosa stessi facendo in quel momento l’interrompevo e correvo da quella persona per condividere la sua sofferenza, per recitare Daimoku insieme e risolvere sempre ogni cosa con la fede. In questo modo anche quella persona cresceva e il risultato è sempre stato che il capitolo si rafforzava ancora di più. In qualunque situazione ho sempre protetto ogni singolo membro e ho lottato con tutta me stessa”. Ascoltando queste parole ho pensato che questa è la forza della Soka Gakkai, questo è lo spirito pionieristico. Anch’io, nonostante non sia all’altezza, sono decisa a ereditare questo spirito, continuando a incoraggiare fino alla fine ogni persona e a diventare una responsabile di capitolo amata da tutti, nella quale tutti ripongono fiducia, piena di allegria».
[62] Alle determinazioni di Kuniyo Marusawa come rappresentante delle responsabili di capitolo della Divisione donne fece seguito un grande applauso di partecipazione. Shin’ichi Yamamoto sentì che lo spirito pionieristico dei responsabili di capitolo veniva ereditato senza alcun dubbio dai nuovi leader della seconda fase di kosen-rufu, e questo lo rese estremamente felice. Egli avrebbe voluto regalare qualcosa in ricordo a Marusawa, ma i libri che erano stati preparati erano già stati tutti consegnati. Allora disse al responsabile di prefettura: «Possiamo donarle questi fiori offerti al Gohonzon!». Mentre risuonava un grande applauso, egli prese la composizione floreale e la porse a Marusawa. Poi fu la volta delle determinazioni di un rappresentante dei responsabili di capitolo della Divisione uomini. Salì sul palco Katsuo Nishizaka, responsabile del capitolo Kawaharajo. Era un uomo di piccola statura, sui quarant’anni, con una voce energica. Forse a causa del nervosismo parlava molto velocemente. «In occasione della visita del presidente Yamamoto e della partenza della seconda fase di kosen-rufu, il capitolo Kawaharajo ha iniziato la sua lotta appassionata per dare prova concreta del fatto che la Gakkai è la più grande delle religioni. Io stesso sono deciso a pregare il Gohonzon per la felicità di tutti i membri del capitolo, a non indietreggiare davanti alle tempeste dei tre ostacoli e quattro demoni e a tenere sempre alto il vessillo della confutazione degli errori, rivelando la correttezza della Soka Gakkai!». Shin’ichi intercalò dicendo: «Straordinario… Impegnati!». Nishizaka raccontò che i membri del capitolo, che in passato soffrivano a causa di povertà e malattia, erano riusciti a dare prova concreta manifestando benefici nelle loro vite, e che queste esperienze venivano condivise negli zadankai in un’atmosfera allegra. Poi annunciò i motti del capitolo realizzati in occasione della nuova partenza: “Se stiamo soffrendo chiediamo consigli nella fede”. “Piuttosto che lamentarci, recitiamo Daimoku”. “Piuttosto che preoccuparci, mettiamo in pratica il Buddismo”. Facendo di questi motti le nostre linee guida, siamo decisi a incoraggiare tutti i membri e a promuovere dialoghi sul Buddismo». Shin’ichi desiderava che ogni capitolo, facendo emergere le proprie peculiarità, portasse avanti con determinazione le attività in un’atmosfera allegra, perché tutto ciò diviene la forza motrice di un ulteriore balzo in avanti.
[63] Katsuo Nishizaka concluse il suo discorso con ancor più energia: «L’anno scorso il maestro Yamamoto ha dedicato questa poesia ai compagni di fede di Nara: “Non temete; / tenendo alto il vessillo / della Legge mistica / colmo di benefici / Nara sarà maestosa“. Finché avrò forza continuerò ad avanzare come le parole di questa poesia!». Era serio e pieno di determinazione. Shin’ichi era felice dell’entusiasmo del nuovo responsabile di capitolo e desiderava donargli qualcosa, ma non c’era più niente. Vide davanti al Gohonzon una forma di mochi (dolce tradizionale) di cinquanta centimetri di diametro, e disse: «Regaliamogli quello». Ci fu un applauso. Shin’ichi cercò di sollevare il mochi con tutta la base su cui era sistemato, pesava più di venti chili. Tokumitsu Okimoto, responsabile di prefettura, allungò le braccia nell’intento di aiutarlo, ma Shin’ichi lo portò da solo. Il suo vestito si imbiancò a causa della farina del mochi, ma non se ne curò e consegnò il dono dicendo: «Mi affido a te!». Le gambe di Nishizaka barcollarono un po’ nel prendere il mochi. Attraverso il comportamento di Shin’ichi gli sembrò di sentire la voce del maestro che spiegava come dovrebbe comportarsi un leader: «Non ti appoggiare agli altri. Non evitare di sporcarti le mani. Fai tesoro dei compagni di fede e incoraggiali. Perché siamo responsabili della Gakkai!».
Okimoto fu scosso dall’emozione. Poi fu la volta della guida di Shin’ichi. Egli iniziò il suo discorso partendo dalle “linee tagliafuoco” che erano state appena realizzate, il 15 gennaio. «Ogni anno vengono realizzate le “linee tagliafuoco”, ma poi a primavera le piante e l’erba tornano a crescere. Questo perché, anche se le piante vengono bruciate, rimangono le radici; le ceneri diventano concime e ciò fa sì che possano rinascere. La vita è uguale. Coloro che hanno radici solide, sicuramente riusciranno a prosperare, qualsiasi cosa accada. Le radici sono la fede. Rendendo robuste e forti le nostre radici riusciremo ad accumulare fortuna, così la prosperità sarà eterna, non solo per noi stessi ma anche per la nostra famiglia e per i posteri».
[64] Shin’ichi Yamamoto continuò a parlare osservando ogni partecipante: «Non c’è alcun dubbio che in una zona dove l’organizzazione viene costruita in itai doshin e le “radici della fede” si sviluppano in profondità, anche se si venisse bruciati dal fuoco dei tre ostacoli e quattro demoni, come le piante e l’erba di montagna, si rinascerà rigogliosi. Nella vita ci attendono varie sfide. È importante avere una forte convinzione, tale che possiamo affermare: “Finché avremo le radici, anche se venisse bruciato tutto, potremo rinascere!”. Mantenendo fiducia in voi stessi, senza vacillare, continuate a sviluppare le radici della fede nella vostra vita e le radici di kosen-rufu nelle vostre rispettive zone».
Proseguì citando un passo del Gosho che dice: «Finché kosen-rufu non sarà realizzato, propagate la Legge al massimo delle vostre capacità, senza risparmiare la vostra vita» (GZ, 1618; Il Buddismo della gente, IBISG, pag. 109) e affermò che nella propagazione si trova la missione e lo spirito della Soka Gakkai. Era convinto che, con l’occasione del nuovo sistema dei capitoli della seconda fase di kosen-rufu, si potesse far ardere ovunque lo spirito di shakubuku. Questo spirito è il cuore compassionevole di insegnare agli amici, ai conoscenti e a tutti coloro con cui abbiamo un legame, la strada verso una felicità indistruttibile, per vincere sulle sofferenze. È il coraggio di non spaventarsi di fronte a niente e di affermare fino alla fine la giustezza del Buddismo. È la passione di forgiare, ricercare ed elevare la propria vita, mirando alla rivoluzione umana e al conseguimento della Buddità in questa esistenza. Le attività della Gakkai sono di vario tipo: la propagazione, le riunioni di discussione, lo studio del Buddismo, la promozione degli abbonamenti alle riviste e così via. Ma qualunque sia l’attività, l’obiettivo rimane realizzare kosen-rufu, e la sua forza motrice sarà sempre lo spirito di shakubuku; altrimenti l’attività cadrà nell’inerzia e finirà per girare a vuoto. Solo con un forte desiderio di trasmettere il Buddismo a coloro che ci circondano affinché possano diventare felici, riusciremo a impegnarci con gioia nell’attività con tutto il cuore. In questo modo ogni relazione che stringiamo con le persone si trasforma naturalmente in un legame con il Buddismo. Tutte le attività sono la pratica dei bodhisattva in quanto inviati del Budda e hanno come obiettivo kosen-rufu e l’adozione dell’insegnamento corretto per la pace nel paese. Ardere del desiderio di propagare la Legge non è altro che l’essenza dei Bodhisattva della Terra.
[65] Shin’ichi Yamamoto desiderava che i responsabili di capitolo delle quattro Divisioni, leader coraggiosi di kosen-rufu, guidassero le attività con il suo stesso spirito di shakubuku. Colmo di aspettative e amorevole compassione continuò il suo discorso: «Poco fa abbiamo sentito il discorso della responsabile di capitolo donne che da molti anni si sta dedicando all’attività di distribuzione del quotidiano Seikyo in un’area montuosa. Ascoltandola non posso fare a meno di provare tanta gratitudine. Desidero esprimere la mia più profonda riconoscenza a chi si occupa di consegnare il giornale nelle zone dove nevica copiosamente e a tutti coloro che si stanno impegnando in questa attività». Tre giorni prima, il 22 gennaio, l’arcipelago giapponese era stato investito da una bassa pressione. Nella vasta zona dell’isola di Hokkaido la neve aveva raggiunto subito gli ottantotto centimetri, la prima forte nevicata registrata da quando avevano installato le stazioni climatiche. Ci fu maltempo principalmente nel nord del Giappone. Quel giorno Shin’ichi, che si trovava presso il Training Center di Shikoku, a Kagawa, profondamente preoccupato, pensava: «Chissà che situazioni difficili stanno affrontando i nostri membri che distribuiscono il giornale» e pregò davanti al Gohonzon per la loro incolumità.
Alla riunione dei responsabili a Nara, egli volle parlare anche della missione del quotidiano Seikyo: «Sul giornale Seikyo vengono pubblicati articoli con spiegazioni chiare sulla filosofia del Buddismo e su kosen-rufu, oltre alle guide nella fede e alle spiegazioni della dottrina buddista. È un giornale veramente importante, da leggere per approfondire la visione della propria esistenza e in generale dell’universo, per poter concretizzare i princìpi del Buddismo nella vita quotidiana. È anche una guida per mettere in pratica gli insegnamenti di Nichiren Daishonin. Potremmo definirlo come una bussola preziosa lungo il cammino della vita. Questo quotidiano viene distribuito dagli “eroi senza corona” che ogni giorno, la mattina presto, col vento gelido e con la neve continuano impavidi a consegnarlo. Desidero lodarli esprimendo loro il massimo rispetto e gratitudine». Seguì un lungo applauso. Con convinzione disse: «Non accadrà mai che coloro che si stanno sforzando più degli altri per kosen-rufu rimangano infelici. Essi sicuramente diverranno persone ricche, dotate di immensa fortuna. Bisogna osservare le cose a lungo termine. La legge di causa ed effetto del Buddismo assolutamente non mente!».
[66] Un vero buddista è convinto di essere originariamente un Budda e crede che tutti gli esseri umani siano Budda. È una persona che fa della legge di causalità della vita rivelata dal Buddismo il proprio credo. Di conseguenza questa persona non si lascerà spaventare da niente, rispetterà le persone, porterà avanti con gioia i suoi sforzi e brillerà, poiché la fede si manifesta nel carattere individuale. Shin’ichi Yamamoto continuò a esprimere profonda gratitudine verso coloro che distribuiscono il Seikyo Shimbun: «So bene quanto sforzo richieda distribuire un quotidiano. Fra voi ci sono madri di famiglia oppure impiegati che lo fanno prima di entrare in ufficio. Non solo, ci sono dirigenti delle aziende più affermate o mogli di professori. Insomma è una galassia di innumerevoli persone di valore. Esorto tutti noi a rispettare sempre queste persone di ogni età che si stanno dedicando sinceramente a kosen-rufu mettendosi al servizio degli amici della Legge». Rivolgendo uno sguardo severo ai vice presidenti e ai responsabili di prefettura, Shin’ichi disse: «I responsabili devono pregare per l’incolumità e la salute dei membri, rispettandoli in quanto Budda e meravigliosi compagni di fede, altrimenti finiranno col diventare arroganti. Non dovete assolutamente dare per scontata l’attività degli altri. Il Buddismo in Giappone è sorto a Nara ma alla fine, a causa dell’autoritarismo del clero, è andato perso lo spirito originale. Non dobbiamo assolutamente ripercorrere quella strada. Desidero ribadire questo affinché la Gakkai possa continuare a svilupparsi per sempre come organizzazione buddista della gente». La Soka Gakkai è nata in mezzo alla gente e fino a oggi ha portato avanti l’epopea della vittoria delle persone comuni. Non è una religione che è stata protetta dallo stato, né si è mai sottomessa a esso. È una religione per la gente e per l’intera umanità. Si è sviluppata su scala mondiale poiché è basata sull’umanesimo che attribuisce il massimo valore all’essere umano, senza sottomettersi al potere e all’autorità.
[67] Shin’ichi Yamamoto, sorridendo ai presenti, iniziò a parlare con vitalità: «Vinciamo! Facendo appello a tutto il nostro coraggio sfidiamoci e vinciamo su noi stessi. Tutto ciò costituisce la vittoria della nostra vita, della nostra famiglia e di kosen-rufu. Andiamo avanti insieme e realizziamo una storia di vittorie straordinarie. Noi siamo nati per diventare felici e per realizzare kosen-rufu! La strada diretta verso la felicità si trova nell’adempiere con coraggio alla propria missione in questa esistenza. In questo c’è gioia, pulsa la vita e si realizza la rivoluzione della propria condizione vitale. Concludo il mio discorso pregando per l’ulteriore sviluppo della Soka Gakkai nella prefettura di Nara e per la felicità di tutti i compagni di fede. Che ne dite di fare un banzai? [equivalente al nostro urrà, n.d.r.]. Dedichiamo questo banzai alla salute, longevità e vittoria di tutti voi, alla prosperità delle vostre famiglie e al grande sviluppo della Soka Gakkai». Il responsabile di prefettura Tokumitsu Okimoto prese la parola al microfono con voce energica: «Banzai… Banzai… Banzai!».
Le voci di tutti riecheggiarono all’unisono nel Centro culturale di Asuka. Era il ruggito dei leader coraggiosi che promettevano di vincere nella vita e nel movimento di kosen-rufu. Dopo aver incoraggiato i presenti suonando il pianoforte, Shin’ichi si diresse verso la sala al secondo piano. Le persone che non erano riuscite a entrare nella sala principale erano state accolte lì e avevano seguito la riunione via audio. «Vi ringrazio per il vostro impegno. Sono venuto per incontrarvi di persona. Il Centro culturale di Asuka è stato completato in modo magnifico. È un Centro meraviglioso. Ma gli edifici sono comunque degli oggetti. Non hanno un’anima. Poiché costruite nelle vostre vite il “castello dei sovrani della fede” e il “castello di maestro e discepolo di kosen-rufu“, siete voi che infondete un’anima a questo Centro culturale. In altre parole, si tratta di costruire ognuno la propria storia di vittorie, tanto da poter affermare in modo solenne: “Io ho lottato in questo modo e infine ho vinto. Ho aperto la gloriosa strada di kosen-rufu!”. Alziamoci e prendiamo l’iniziativa. Noi siamo leoni!». Il ruggito di Shin’ichi risvegliò lo spirito combattivo dei leader coraggiosi nel gelido inverno di Asuka.
(fine del capitolo “Leader coraggiosi”)
(traduzione di Tamiko Kaneda – ha collaborato Tadashi Nitaguchi)