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Le riunioni di discussione - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 12:56

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Le riunioni di discussione

L’occasione per aprirci al mondo, ovvero lo zadankai. Arrivarci e farlo davvero, continuando nel tempo, non è scontato. Vediamo come si può realizzarlo da tre punti di vista complementari

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L’occasione per aprirci al mondo, ovvero lo zadankai. Arrivarci e farlo davvero, continuando nel tempo, non è scontato. Vediamo come si può realizzarlo da tre punti di vista complementari

Prima, durante e dopo

Tramite le parole incisive del presidente Ikeda la responsabile europea Sakae Takahashi affronta a Rimini i “tre tempi” della riunione di discussione: come prepararla, condurla e cosa fare in vista della successiva.

Con un sorriso che metteva allegria solo a vederlo, Sakae Takahashi ha esordito ringraziando tutti i partecipanti per quello che le stavano insegnando durante il corso, e in particolare le persone che facevano attività dietro le quinte prendendosi cura di ogni singolo partecipante: questo atteggiamento, il desiderio di incoraggiare e sostenere gli altri, ha spiegato, è kosen-rufu, è ciò che permette di allargare la cerchia delle persone felici.
Ringraziare i partecipanti. Un bel modo per iniziare un intervento sulle riunioni di discussione, il cuore pulsante dell’attività della Soka Gakkai, sul loro significato profondo e sui tanti accorgimenti pratici, basati sull’esperienza, per renderle un successo.
Per trattare di quello che la maggior parte dei praticanti buddisti continua a chiamare zadankai, cioè “sedersi e dialogare insieme”, Sakae Takahashi ha utilizzato i quattro punti essenziali per il movimento di kosen-rufu, esposti dal presidente Ikeda (NR, 402, 5).
Il primo è la preghiera. Qualsiasi lotta va iniziata con la preghiera. Spesso ci capita di pensare alle possibili soluzioni prima di aver pregato e, dopo essersi arrovellati per trovare uno stratagemma si prega per realizzarlo. «Ma, questa non è la sequenza corretta» ha aggiunto ridendo. Innanzitutto è necessario pregare, poi pensare. La preghiera ci permette di metterci allo stesso ritmo dell’universo e allora emerge saggezza, tutto si armonizza e otteniamo il miglior risultato.
Per la riunione di discussione, anzitutto preghiamo perché ogni singolo partecipante sia felice e torni a casa soddisfatto e pieno di speranza. Ma non basta aver pregato per il nostro scopo “una tantum”, bisogna avere la costanza di continuare fino a vedere il risultato. Perché «ogni sforzo deve iniziare con la preghiera, deve essere sostenuto da una costante preghiera e portato a termine, fino in fondo, con la preghiera» (ibidem). E quando, nonostante i nostri sforzi e le nostre preghiere non otteniamo un risultato immediato, quanto dobbiamo continuare? «È semplice – ha risposto Sakae Takahashi – fino a quando non si realizza, continuando con costanza a condividere la stessa lotta del nostro maestro, sintonizzandoci con lui attraverso la preghiera per cambiare il destino di ogni singolo membro del nostro gruppo».
Il secondo punto è l’azione. Siamo nell’era di internet, che risulta assai veloce e utile per le comunicazioni. Ma ricordiamoci, ha ribadito Takahashi, che alla base della SGI ci sono gli esseri umani e i loro legami, l’incontro per pregare insieme e dialogare. Per realizzare una riunione significativa la cosa importante sono le persone che siamo riusciti a visitare a casa prima della riunione di discussione. Anche la riunione di preparazione dipende da questa attività precedente; più che scervellarsi in discussioni teoriche per decidere l’argomento, sarebbe importante riportare l’opinione dei membri che abbiamo incontrato nei giorni precedenti, quali sono i bisogni, le sofferenze, le esigenze che emergono da loro e dalle eventuali persone nuove che parteciperanno alla riunione. Su questa base andrebbe deciso l’argomento.
Dopo la riunione, andare a trovare chi non ha potuto partecipare, condividere con lui o con lei ciò che è stato detto e infondergli coraggio sarà la chiave per il successo del prossimo incontro. Insomma ha riassunto Takahashi, lo zadankai non è solo la riunione in sé e per sé, ma è fatto di tre momenti altrettanto importanti: prima, durante e dopo.
Il terzo punto è l’unità di “diversi corpi, stessa mente” (giap. itai doshin). Mettere in pratica questo principio significa decidere di iniziare per primi a creare unità. Invece la tendenza è spesso quella di partire dagli altri e non da se stessi. Fino a che punto riusciamo a rispettare l’altro? Fino a che punto riusciamo a prenderci cura degli altri? Nel concreto non è facile prendersi cura di chiunque e rispettarlo. Ci viene naturale pensare: «Ma quella persona è veramente difficile…» però sfidarsi in questa relazione è il mezzo per fare un passo avanti nella nostra rivoluzione umana. E più si realizza la nostra rivoluzione umana, più si rafforza l’unità di “diversi corpi, stessa mente”. Ciò che ci permette di realizzare questa profonda unità, mantenendo e valorizzando la diversità e la specificità di ognuno è il cuore di non dualità di maestro e discepolo. È questo il quarto punto, quello cruciale, e cioè nutrire nel cuore, nelle intenzioni e nelle azioni lo stesso desiderio del maestro, dei tre presidenti della Soka Gakkai, Makiguchi, Toda e Ikeda, di Nichiren Daishonin e del Budda Shakyamuni: la realizzazione della felicità di ogni singolo essere umano.
È l’attaccamento al nostro “piccolo io”, alle nostre idee preconcette, ai nostri pregiudizi che ci impedisce di realizzare l’unità di “diversi corpi, stessa mente” che è la chiave per il successo in qualsiasi impresa. Se ci dimentichiamo questo punto fermo che è la relazione con il maestro, la persona che fa proprio il voto del Budda, che si impegna perché tutti, nessuno escluso, possano conseguire la Buddità, cadremo preda delle nostre emozioni e ci faremo trascinare dalle situazioni. Ma se ci sforziamo di ricordare il cuore del maestro riusciremo da soli a correggerci e a ritrovare la bussola in una situazione difficile, andando oltre il nostro “piccolo io”.
Il principio di non dualità di maestro e discepolo è alla base anche degli altri punti.
Se alla base della nostra preghiera c’è lo stesso voto del nostro maestro, nel momento decisivo della battaglia emergerà da noi una forza infinita, la stessa forza del maestro.
Anche alla base delle nostre azioni deve esserci la non dualità di maestro e discepolo. Quando siamo a un punto morto, chiediamoci: Ma sensei cosa farebbe al mio posto?
E, nell’unità di “diversi corpi, stessa mente”, “stessa mente” significa nutrire lo stesso cuore, lo stesso desiderio del maestro.

A uno a uno, con cura estrema

L’intervento del direttore generale Tamotsu Nakajima al corso di Fiuggi focalizzato sulla funzione dei responsabili nel sostenere ogni singola persona.

Le riunioni di discussione sono la cellula vivente della nostra organizzazione, ha spiegato il direttore Nakajima. Ogni luogo di riunione deve essere un luogo vitale, un luogo in cui ogni singola persona possa praticare con gioia e possa diventare felice. La riunione di discussione è fondamentale, ma è anche il risultato finale dell’attività che i responsabili portano avanti giorno per giorno nelle due settimane precedenti: la preparazione dell’argomento e degli interventi sono solo una piccola parte del successo dello zadankai. L’attività quotidiana dovrebbe essere incontrare e incoraggiare singolarmente le persone; i responsabili per primi dovrebbero andare a trovare i membri, non aspettarli a casa propria. Chi dice di non avere tempo per l’attività con gli altri, dovrebbe impegnarsi nel trovarlo; senza sfidarsi le condizioni non possono cambiare.
Teniamo sempre presente che esistono tantissimi modi per incoraggiare gli altri, ma bisogna recitare Daimoku per capire quale sia quello più adatto, oppure quale Gosho leggere per sostenere la persona che abbiamo di fronte. Se intorno al nostro gruppo ruotano quindici persone, il compito del responsabile è che tutte e quindici partecipino alla riunione.
Nello zadankai dovrebbero esserci sempre persone nuove, poiché lo scopo dell’attività è sempre condividere il Buddismo con la gente: una riunione dove ci sono persone nuove è indice di vitalità e felicità dei membri. La riunione di discussione serve a far conoscere il Gohonzon, a spiegare come funziona questa pratica, a trasmettere la validità del Buddismo. Dobbiamo utilizzare quell’ora e mezza per rendere le persone più felici; il nostro compito, come responsabili e membri, è sempre quello di sostenere, di aiutare ognuno.

Ogni volta come la prima volta

Con parole concrete Flavia Zini, vice responsabile della Regione Lazio, ricorda a Fiuggi lo spirito con cui evitare la routine nel preparare le riunioni di discussione.

Per chi le frequenta da molto tempo, le riunioni di discussione a volte possono diventare un’abitudine, parte di una routine sempre simile a se stessa. Dato che si tratta di una delle attività fondamentali della SGI, è importante essere pienamente consapevoli del suo significato.
Daisaku Ikeda scrive a questo proposito: «Un vero membro della Soka Gakkai è quello che ha sviluppato la sua fede tramite la partecipazione attiva alle riunioni di discussione. Dopo tutto, lo studio del Buddismo e le riunioni di discussione formano le basi della Soka Gakkai e sono la forza motrice di kosen-rufu. Perciò se davvero avete a cuore e amate la nostra organizzazione e volete proteggerla, vi invito a impegnarvi strenuamente insieme a me per rendere le nostre riunioni di discussione meravigliose e ispiratrici» (NRU, 13, 139). La riunione di discussione è dunque il campo di battaglia dove far partire il nostro contributo individuale a kosen-rufu.
Ripensando alla nostra storia personale, cosa abbiamo trovato alla prima riunione alla quale abbiamo partecipato? Qualcuno che ci ha accompagnato, una casa accogliente e un gruppo. Chi ci ha accompagnato, solitamente ci ha sostenuto anche nei nostri primi passi finché non ci ha affidato completamente alle cure del gruppo stesso. Il presidente Ikeda definisce i luoghi di riunione “luoghi preziosi”: non dovremmo dare per scontato il fatto che le persone mettano a disposizione la loro abitazione per le riunioni; si può mostrare questo tipo di gratitudine attraverso le attenzioni nei confronti delle persone che ci ospitano, nel rispetto della casa e dei vicini. Inoltre, il gruppo che ci ha accolto aveva recitato Daimoku per farlo al meglio e creare un ambiente caldo e gioioso. Nella prima riunione abbiamo trovato delle persone che ci hanno spiegato i princìpi del Buddismo e che ci hanno trasmesso la voglia di provare; anche raccontare i risultati della nostra rivoluzione umana non è scontato: è importante farlo con la consapevolezza di offrire il nostro cambiamento agli altri. Allo stesso modo, spiegare alle persone che possono cambiare la loro vita attraverso la pratica del Buddismo fa parte dello scopo della riunione: è proprio lo zadankai il luogo ideale dove poter ricordare che si può trasformare qualsiasi sofferenza.
In altre parole, la riunione di discussione diventa il posto dove si realizza la “profezia del Budda” (cfr. NR, 406, 14) e incarna il luogo dell’offerta: offerta della casa, dell’incoraggiamento, delle esperienze, del sorriso e, perché no, il luogo dove si ricorda l’importanza di sostenere l’Istituto attraverso le offerte “materiali”, anche se trattare questo argomento talvolta può sembrare difficile. Insomma, la riunione di discussione è il luogo dove ci si ricarica prima di ritornare nella società. È stato ideato da Tsunesaburo Makiguchi, ed è un nostro grande patrimonio: anzi sarebbe bello diventasse Patrimonio dell’Umanità.

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