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Le persone comuni sono Budda - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 12:31

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Le persone comuni sono Budda

Il ruolo delle persone comuni e il loro impegno per migliorare la società sono al centro di questo saggio, il quarto della serie. La Buddità non è un concetto elitario che spetta a pochi, non dipende né dall’istruzione né dalla ricchezza, ma è insita nella vita di ciascuno

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Il ruolo delle persone comuni e il loro impegno per migliorare la società sono al centro di questo saggio, il quarto della serie. La Buddità non è un concetto elitario che spetta a pochi, non dipende né dall’istruzione né dalla ricchezza, ma è insita nella vita di ciascuno

«Sebbene si pensi che Shakyamuni sia dotato delle tre virtù di sovrano, maestro e genitore per il bene di noi tutti, esseri viventi, in realtà non è così. Al contrario sono le persone comuni che lo dotano delle tre virtù»
(Il vero aspetto di tutti i fenomeni, RSND, 1, 340)

Ricordo ancora quando incontrai, circa quarant’anni fa, un famoso critico e intellettuale giapponese. Si presentò piuttosto pomposamente, vantandosi per i suoi illustri natali e per l’educazione elitaria ricevuta. Quando fu il mio turno dissi semplicemente: «Io sono il diretto discepolo di Josei Toda, e lo considero il mio più grande orgoglio e onore».
Il Buddismo di Nichiren Daishonin è il Buddismo del sole, che illumina tutte le persone ovunque esse siano. E la Soka Gakkai è l’organizzazione della gente, dedita alla propagazione di questo grande insegnamento. Sostenendo e incoraggiando la gente comune, mettendo in grado ogni persona di sviluppare il suo innato potenziale e la sua forza, la nostra organizzazione ha contribuito a trasformare la società. Nulla è più forte delle persone. Oggi, mentre il mondo sta affrontando una crisi economica devastante, la chiave per creare un futuro migliore sta nel chiamare a raccolta e nell’incoraggiare energicamente l’indomito spirito del popolo.
La società e il mondo cambieranno quando i leader economici e politici svilupperanno un sincero spirito di gratitudine per le persone e si metteranno al loro servizio. D’altra parte, una società che manchi di utilizzare il grande potenziale della gente comune è destinata al ristagno e al declino. Quando i leader guardano le persone dall’alto in basso, convinti di essere migliori di loro grazie alla posizione sociale raggiunta o all’istruzione elitaria ricevuta, quando sfruttano le persone sacrificandone il benessere per i propri meschini interessi, l’oscurità che incombe sulla società diventa ancora più cupa e profonda. Il Buddismo del Daishonin è una grande filosofia umanistica centrata sulle persone, che sfida frontalmente questa tendenza all’arroganza, alla presunzione e alla discriminazione.
Il brano che studiamo questa volta, tratto da Il vero aspetto di tutti i fenomeni, spiega l’importantissimo insegnamento che «le persone comuni sono identiche al più alto livello dell’essere» (Raccolta degli insegnamenti orali, BS, 110, 49), e cioè identiche allo stato vitale della Buddità.
«Sebbene si pensi che Shakyamuni sia dotato delle tre virtù di sovrano, maestro e genitore per il bene di noi tutti, esseri viventi, in realtà non è così. Al contrario sono le persone comuni che lo dotano delle tre virtù».
Le grandi virtù del Budda si manifestano grazie alla gente comune, asserisce il Daishonin. È veramente un’affermazione sorprendente, una storica e audace dichiarazione di umanesimo che segna un drastico passaggio da una religione intesa come entità autoritaria a un insegnamento che considera la gente al primo posto.

Il Budda non è un essere sovrannaturale

L’espressione «persone comuni» citata in questo brano fa specifico riferimento a Nichiren Daishonin. In quanto persona comune che stava affrontando crudeli persecuzioni, il Daishonin lesse il Sutra del Loto con la sua stessa vita e dimostrò la verità delle parole del Budda. La sua storia fu il simbolo di una grande riforma religiosa, la personificazione del principio secondo cui le persone comuni possiedono il più alto stato dell’essere. Inoltre, alla luce dei suoi insegnamenti, è chiaro che i discepoli che lottano con il suo stesso spirito e si dedicano a recitare e a diffondere Nam-myoho-renge-kyo, sono anch’essi prove viventi di tale principio.
Il Buddismo ebbe origine storicamente con l’uomo Shakyamuni, che però nel corso dei secoli finì per essere considerato un essere sovrannaturale dotato di caratteristiche speciali e sovrumane. Preti ed ecclesiastici di professione approfittarono di questa interpretazione per rafforzare il loro potere e la loro autorità, ed elevarono il Budda a una posizione suprema e separata dagli altri esseri umani. Per cambiare questo punto di vista bisognerà arrivare all’insegnamento del Daishonin, che afferma che il supremo stato della Buddità esiste nella vita di tutte le persone.
Secondo Nichiren, non è il Budda a illuminare l’esistenza delle persone comuni ma sono piuttosto le persone comuni a fare del Budda un Budda, capovolgendo così il concetto usuale della relazione tra il Budda e gli esseri viventi. Il principio del “vero aspetto di tutti i fenomeni” è la profonda dottrina che sostiene questa idea.
Lo scritto Il vero aspetto di tutti i fenomeni inizia con l’affermazione che tutte le cose e i fenomeni, proprio così come appaiono, sono la vera realtà e, in quanto tali, «sono tutti, senza eccezioni, manifestazioni di Myoho-renge-kyo» (RSND, 1, 339). Ogni cosa nell’universo è una manifestazione della Legge mistica. Ne consegue quindi che, quando le persone comuni recitano e diffondono la Legge mistica che è la vera realtà di tutte le cose, sono esse stesse dei Budda degni di lode che vivono in accordo con quella Legge suprema.
In questo scritto il Daishonin afferma con forza che le persone comuni, in quanto entità della Legge mistica, sono i veri Budda. Al contrario, i Budda che appaiono nei vari sutra antecedenti al Sutra del Loto non sono altro che Budda transitori che manifestano funzioni diverse della Legge mistica.

Ciascuno possiede lo stato vitale della Buddità

Il grande stato vitale della Buddità, che è niente altro che Myoho-renge-kyo, la Legge dell’universo, esiste in tutte le persone. La questione è quanto noi comprendiamo questa verità e riusciamo a manifestarla nella nostra vita credendo fortemente nella sua esistenza. Questa è l’unica differenza tra un Budda e una persona non illuminata.
Il mio maestro, il secondo presidente dalla Soka Gakkai Josei Toda, una volta disse: «Conseguire la Buddità non significa diventare, o tentare di diventare, un Budda. Significa credere con tutto il cuore nell’insegnamento del Daishonin del vero aspetto di tutti i fenomeni e della Buddità insita nella vita delle persone comuni. Significa risvegliarsi al fatto che – proprio così come sei – sei un Budda, lo sei stato dal remoto passato e lo sarai per l’eterno futuro».
Dal momento che siamo e resteremo esseri umani, il punto è far risplendere la nostra umanità il più intensamente possibile. Questo è ciò che conta veramente. Una profonda comprensione della dottrina del “vero aspetto di tutti i fenomeni” conduce a una filosofia umanistica che rispetta la gente comune. Incidendo questo spirito nella mia vita ho lottato insieme alla gente e per il bene della gente.
Toda diceva che senza persone di autentica integrità e carattere, kosen-rufu non potrebbe mai essere realizzato. Non si tratta di apparenze. Coloro che si sforzano di diffondere l’insegnamento del Daishonin, lavorano con serietà per kosen-rufu e contribuiscono alla felicità degli altri, sono degni del massimo rispetto. Neanche i più eminenti studiosi o i più potenti leader politici possono competere con tali persone.
La SGI è diventata la grande organizzazione che è oggi proprio perché è stata costruita da persone comuni infinitamente nobili, che non avevano necessariamente una formazione accademica particolare o una posizione sociale di rilievo.
Il poeta indiano Rabindranath Tagore (1861-1941) disse che la storia umana sta pazientemente aspettando il trionfo degli sfruttati e degli oppressi. Si potrà costruire una società che rispetti real­mente tutte le persone quando gli sfruttati e gli oppressi diventeranno forti e trionferanno. Siamo arrivati a questa nuova era.
Nichiren Daishonin dichiarò di essere una persona comune in più di un’occasione: «Non sono un cittadino della capitale al centro del paese né il figlio di un generale in una regione di frontiera. Sono un figlio del popolo e vengo da una remota provincia» (Lettera al prete laico Nakaoki, RSND, 1, 893).
«Io, Nichiren, provengo da una famiglia umile, sono nato lungo le coste di Kataumi nel villaggio di Tojo, nella provincia di Awa, sono un uomo che non possiede né autorità né virtù» (Il Maestro del Tripitaka Shan-wu-wei, RSND, 1, 148).
Il Buddismo di Nichiren non è una dottrina per pochi, ma è l’insegnamento per la gente. Il fondatore della Soka Gakkai, Tsunesaburo Makiguchi, si descriveva come «una persona comune proveniente da una terra fredda con coste rocciose» mentre Toda, che era molto orgoglioso delle proprie origini, si definiva «il figlio di un povero pescatore dell’Hokkaido». Io stesso provengo da una povera famiglia di raccoglitori di alghe nel quartiere di Ota, a Tokyo. Essere di umili origini è l’orgoglio dei primi tre presidenti della Soka Gakkai.

Non è importante avere un’istruzione prestigiosa

La vanità distrugge la relazione tra maestro e discepolo. Il discepolo del Daishonin Sammi-bo aveva avuto l’opportunità di studiare sul monte Hiei [sede del tempio principale della scuola Tendai e centro primario del Buddismo in Giappone, n.d.r.]. Il Daishonin riponeva grandi speranze in Sammi-bo e gli dimostrava una straordinaria benevolenza, ma Sammi-bo era ambizioso e non riuscì a comprendere il vero intento del suo maestro. Dopo aver predicato davanti a un’assemblea di nobili di corte a Kyoto, la capitale, relazionò pomposamente questo episodio al Daishonin, accennando perfino all’intenzione di cambiare il proprio nome perché suonasse più aristocratico.
Nichiren rimproverò il discepolo, dicendo che quello che aveva scritto era un insulto al suo maestro e che, evidentemente, egli era stato «sviato dal demone celeste» (WND, 2, 343). «Dovresti semplicemente continuare a parlare come una persona di campagna» (ibidem), insistette il Daishonin, spiegandogli ancora che scendere a compromessi sui propri princìpi per cercare di accattivarsi il favore dell’aristocrazia era diventare «come un topo che si sia trasformato in pipistrello, ma che di fatto non è né un uccello, né un topo» (ibidem). Il Daishonin parlò con compassionevole severità, perché si rendeva conto che Sammi-bo stava deviando dal corretto sentiero di maestro e discepolo.
Molti secoli prima il Gran Mae­stro Dengyo [conosciuto anche con il nome di Saicho e fondatore della scuola Tendai in Giappone, n.d.r.] era stato messo in ridicolo dai preti di altre scuole buddiste per non aver mai ricevuto una formazione nella capitale della Cina dell’epoca T’ang (cfr. L’apertura degli occhi, RSND, 1, 260). È come se al giorno d’oggi si disprezzasse arrogantemente il percorso educativo di una persona, deridendola per non aver frequentato una scuola famosa. Ma il Daishonin dice: «Per giudicare cosa è superiore e cosa è inferiore negli insegnamenti del Budda, non c’è bisogno di attraversare i mari fino alla lontana Cina Sung» (Ibidem, 268). In altre parole secondo il Buddismo non è necessario studiare all’estero o ricevere un’educazione prestigiosa per comprendere correttamente ciò che è vero e ciò che è errato.
Il regno della fede ha i suoi princìpi. Coloro che hanno un profondo spirito di ricerca nella fede sono le persone più nobili. Giudicare gli altri in base alla loro istruzione non è la via della fede e non è neanche la via del Buddismo o della Soka Gakkai. Dovremmo stare molto attenti alla presunzione e all’arroganza.
«È il cuore che è importante» (La strategia del Sutra del Loto, RSND, 1, 889). La fede nel Buddismo non ha nulla a che fare con i preti o con i potenti, ma riguarda le persone comuni che stanno lottando sinceramente nella loro pratica buddista, impegnandosi al massimo per kosen-rufu e per ciò che è corretto. Tali persone sono i Budda originariamente dotati dei tre corpi del Budda1 che posseggono la condizione più elevata dell’essere. Questo è il nucleo dell’insegnamento del Buddismo di Nichiren, ed è lo spirito eterno e indistruttibile della Soka Gakkai.
Ignorando il disprezzo e la derisione degli arroganti, i membri della Soka Gakkai hanno sempre incoraggiato chi attraversava momenti difficili, recitando Daimoku per la loro felicità. Agli albori del nostro movimento, venivano chiamati “un’accozzaglia di poveri e malati”, ma hanno portato come una medaglia questa offensiva definizione della nostra organizzazione, alleandosi con la gente comune e costruendo il regno di uguaglianza, rispetto e armonia umana che è la Soka Gakkai.
Questo è il motivo per cui nessuno dei membri della Soka Gakkai dovrebbe mai vergognarsi di non aver ricevuto un’istruzione superiore. I giovani dovrebbero essere valutati per le loro reali capacità e non per dettagli esteriori. Solo così possiamo vincere. Solo vivendo con saggezza e integrità le nostre vite possono brillare.
I responsabili della nostra organizzazione si sono guadagnati la fiducia e il sostegno di tante persone solo perché hanno lottato duramente, usando le loro capacità e il loro talento per aprire la strada. «La Legge non si diffonde da sola: poiché sono le persone a propagarla, sia le persone sia la Legge sono degne di rispetto» (GZ, 856). Il Daishonin applaude coloro che praticano diligentemente e compiono uno sforzo sincero per assicurare la trasmissione degli insegnamenti buddisti. Gli scritti del Daishonin sono giusti e imparziali, sono parole d’oro che esprimono l’essenza dell’umanità.

Un laureato all’”università Toda”

Ho rinunciato ai miei studi universitari per poter aiutare Toda a superare le difficoltà finanziarie e per assisterlo e sostenerlo in quel periodo di necessità. Un giorno, dopo aver parlato con un gruppo di studenti universitari, Toda mi disse: «So che ci tenevi molto a frequentare l’università, ho rovinato tutti i tuoi progetti». Risposi senza un attimo di esitazione: «No, affatto. Lavorare al suo fianco è per me la più grande delle gioie».
Sono un orgoglioso laureato all’”università Toda”. La relazione tra maestro e discepolo potrebbe essere definita come un’università di umanità. Poter imparare da una persona forte, con una corretta visione della vita, è la via diretta per diventare un essere umano saldo e integro. La Soka Gakkai stessa potrebbe essere paragonata a un’università in cui le persone possono sviluppare il loro pieno potenziale e diventare individui completi. È un luogo di apprendimento continuo, aperto a tutti.
Siamo ormai entrati in un’epoca in cui pensatori di tutto il mondo hanno imparato a rispettare e ad apprezzare la Soka Gakkai come un autentico movimento della gente. Io ho accettato tutti i riconoscimenti provenienti da università e istituzioni accademiche di tutto il mondo in qualità di laureato all’”università Toda” e di rappresentante della gente.

Sviluppare responsabili di prima qualità

Tutto ciò che ho realizzato è una manifestazione del principio del vero aspetto di tutti i fenomeni. Ho vinto come fedele discepolo di Toda. La fortuna e i benefici che sicuramente deriveranno da questa vittoria andranno, per molte generazioni future, ai discendenti delle innumerevoli persone che hanno lottato insieme a me.
I benefici che accumuliamo lungo il sentiero di kosen-rufu sono tutti una prova della vittoria della fede, della pratica e dello studio e dei nostri brillanti successi come persone comuni.
Per garantire che la Soka Gakkai, roccaforte della gente e della speranza per l’umanità, resti incolume e continui a prosperare, dobbiamo sviluppare responsabili di prima qualità, di straordinaria saggezza e onestà.
Naturalmente coloro che hanno ricevuto un’istruzione superiore dovrebbero dedicarsi con tutto il cuore a utilizzare le proprie conoscenze per il bene e la prosperità degli altri, diventando dei veri saggi buddisti, e non come quelli che il Daishonin chiama «animali di talento» (cfr. L’apertura degli occhi, RSND, 1, 232); non dovrebbero mai far pesare agli altri la loro cultura.
Toda diceva che dovremmo mettere alla porta tutti coloro che, pur avendo ottenuto rispetto e riconoscimento dalla società grazie al sostegno della Gakkai e dei suoi membri, dimenticano il proprio debito di gratitudine, diventano arroganti e pieni di sé, e si rivoltano contro l’organizzazione dedicata a kosen-rufu.
Dal mio punto di vista, le università esistono per essere al servizio di coloro che non hanno avuto l’opportunità di frequentarle. Mi auguro che i nostri brillanti giovani utilizzino la loro istruzione per essere al servizio degli altri, diventando “persone che proteggono altre persone”. Spero che si impegnino attivamente in una grande varietà di settori, lottando instancabilmente per la felicità degli altri e per la prosperità della società. La ricerca di un’istruzione superiore può costituire un’utile sfida per sviluppare se stessi come leader in grado di contribuire effettivamente al benessere altrui.
Il poeta americano Walt Whitman (1819-92) scrisse: «Oh! Penso che non ci sia gruppo di persone più importante, prezioso, necessario, di quelle che in qualunque condizione, in qualunque circostanza o caso fortuito, restano salde, costanti, immutabili».
Le persone sono i veri sovrani e gli esperti nelle arti della pace e della felicità.
Toda dichiarò: «Come diventerà forte la gente? Quando la Soka Gakkai diventerà forte!». La mia più profonda speranza è che tutti i nostri meravigliosi membri, condividendo gioiosamente con gli altri la filosofia buddista di umanesimo e di vita, e illuminati dalla luce brillante di maestro e discepolo, possano avanzare con fierezza sulla strada della vittoria nella vita.

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