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Le ombre scure della dittatura franchista - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 11:28

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Le ombre scure della dittatura franchista

Osservando la nuova fioritura della Spagna dopo la caduta del regime militare che l’aveva oppressa sino alla morte di Francisco Franco, nel 1975, Daisaku Ikeda riflette sul valore della democrazia e le ragioni della storia

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Osservando la nuova fioritura della Spagna dopo la caduta del regime militare che l’aveva oppressa sino alla morte di Francisco Franco, nel 1975, Daisaku Ikeda riflette sul valore della democrazia e le ragioni della storia

Il sole era forte. Sarà perché l’aria è così secca, ma nell’Europa meridionale i contorni e le ombre sembrano sempre più netti. Forse il clima intensifica allo stesso modo anche le situazioni della vita.
Mi trovavo a Madrid per la prima volta dopo oltre vent’anni. Il vivido contrasto tra luci e ombre era lo stesso, ma quanto più sfavillante era l’atmosfera della città! La mia precedente visita risaliva al 1961; allora la città era ammantata da una cappa di malinconia. La gente era cortese e le strade sicure, ma la città era triste, come se i cuori delle persone fossero stati pesanti.
La Spagna sotto il regime franchista era un governo militare e agenti della polizia segreta stazionavano qui e là per le vie cittadine, tenendo la popolazione sotto sorveglianza. Le cose erano diverse adesso. L’atmosfera della città, intorpidita e stantia un tempo, ora era spumeggiante, piena di brio e movimento.
Il giorno successivo al mio arrivo, incontrai il ministro della cultura spagnolo José Solanas che mi disse: «La Spagna è nuovamente giovane. È un paese nuovo!». Il ministro stesso era un giovane quarantenne.
Era il 1983, otto anni dopo la caduta di Francisco Franco (1892-1975). Con la sua morte, la Spagna ha detto addio a quarant’anni di dittatura militare e s’è avviata al galoppo lungo un nuovo corso.
Percorrendo le strade di Madrid, mi veniva in mente che questa città fu teatro di una battaglia decisiva durante la guerra civile spagnola (1936-39). Gli spagnoli sono stati i precursori in questa prima guerra contro il fascismo.
Svoltammo in Calle de Alcalá. Sulla Puerta de Alcalá, la Porta di Alcalá, uno dei principali monumenti cittadini, erano ancora visibili le tracce dei proiettili sparati durante la guerra civile. Attraversando Plaza de Cibeles, la nostra auto si fermò a un semaforo rosso. Alla nostra sinistra c’era un’imponente costruzione in pietra. La inquadrai nell’obiettivo della mia macchina fotografica e scattai una foto.
I destrieri di pietra sul tetto dell’edificio parevano galoppare su nel cielo. Era chiaramente una banca, costruita forse all’inizio del ventesimo secolo. In tal caso, anch’essa aveva assistito all’epica lotta della guerra civile spagnola.
La storia è viva, e sembra perfino più vera nelle città costruite con la pietra. In Spagna, edifici antichi fanno parte della vita quotidiana, dando la netta sensazione che la gente di quel paese viva a braccetto con la storia.
Nel luglio del 1936, il generalissimo Franco guidò un colpo di stato contro il governo repubblicano spagnolo. Il paese venne colto di sorpresa e parve che i militari potessero prenderne l’immediato controllo. Ma accadde qualcosa di imprevisto. I militari si aspettavano che gli spagnoli si sottomettessero come pecore, invece mostrarono la loro vera tempra. Erano pronti a morire in battaglia piuttosto che piegarsi.
L’esercito circondò Madrid. I madrileni costruirono bunker ed eressero barricate. Anche le donne e i bambini diedero una mano. La loro parola d’ordine era: «No pasaran!» (Non passeranno, n.d.r.). La popolazione era determinata a non fare entrare in città nessuno dei soldati che avevano tradito gli spagnoli. Un poeta invitò tutte le persone a diventare ognuna una fortezza inespugnabile.
Arrivò l’inverno. Assieme alle bombe cadde anche la neve. Correvano i proiettili e le voci incontrollate. Sentendosi in pericolo, i leader repubblicani si allontanarono da Madrid e trasferirono l’amministrazione in un’altra città, lasciando che Madrid restasse una capitale senza un governo. In quelle terribili circostanze, a dar coraggio ai residenti furono i volontari stranieri che si erano precipitati in Spagna. Si dice che accorsero circa quarantamila combattenti provenienti da cinquantacinque paesi e ventimila volontari non combattenti. Tra di loro c’era il noto reporter di guerra Robert Capa. Arrivarono anche lo scrittore Antoine de Saint-Exupéry e l’attivista sociale Simone Weil. André Malraux raccontò le sue vicende durante la guerra civile spagnola nel suo libro L’espoir (La speranza), ed Ernest Hemingway nel suo Per chi suona la campana. George Orwell, furioso per le menzogne dei politici, lodò lo “spirito cristallino” di un soldato ignoto che combatte per la libertà della Spagna.
La capitale senza un governo venne trasformata in una capitale internazionale di amanti della libertà.
Ma le forze antifasciste poco poterono, e nella primavera del 1939 Franco espugnò Madrid. Il sogno della repubblica si infranse. La luce cedette il passo alle tenebre, e cominciò il governo militare. I fascisti, giorno e notte, arrestarono e giustiziarono moltissime persone, in quello che venne descritto come un ritorno ai giorni dell’Inquisizione medievale. Perfino le pietre della città parevano dolersi.
Andammo a ovest attraversando tutta Madrid. In Plaza de España c’era una statua di Don Chisciotte. Forse anche i repubblicani che hanno dato la vita per i loro ideali erano dei Don Chisciotte, morti per un sogno impossibile. Ma hanno condotto una vita nobile, questo è certo.
I morti diventarono tutt’uno con la terra rossa di Spagna e assieme a quella terra assursero all’immortalità. I loro compagni fecero una promessa, così solenne da parer scolpita nella pietra, che un giorno la libertà avrebbe trionfato e che fino a quel giorno non avrebbero scalfito i loro ideali.
E quel giorno arrivò. Circa quarant’anni dopo. Il generalissimo Franco morì e la democrazia inondò la Spagna come l’acqua che irrompe da una diga. Uno dopo l’altro, quei paladini rimasti fedeli alla promessa per oltre quarant’anni levarono la loro coraggiosa voce. Venne stilata una nuova Costituzione. La Spagna si sarebbe infine unita all’Unione Europea e avrebbe sperimentato il boom economico; il “miracolo spagnolo” era cominciato.
Poi un giorno ci fu un brusco arresto. Nel 1981 i militari inscenarono un altro colpo di stato. Agli spagnoli toccava ritornare ai giorni neri della dittatura? Ma il re Juan Carlos I si oppose e affrontò i capi del putsch dicendo loro: «Volete assassinare la democrazia? Se è questa la vostra intenzione, dovrete prima uccidere me!». Il colpo di stato fallì.
Incontrai Juan Carlos I a Manila nel 1998. La Spagna intrattiene rapporti di vecchia data con le Filippine, chiamate così in onore del re spagnolo Filippo II. Facendo la conoscenza della natura meditativa eppure aperta del re, ho capito quale ruolo centrale ha avuto nella miracolosa trasformazione del suo paese. I giusti devono trionfare. Perché, allora, le forze repubblicane vennero sconfitte? Le circostanze erano complesse, ma un amico spagnolo mi ha detto: «La chiave era l’unità. Ai repubblicani mancava unità. Senza unità, nessun gruppo – non importa quanto giusta possa essere la sua causa, quanta la sua forza e quante celebrità lo affianchino – sarà sconfitto. L’unità è ciò che rende possibile la vittoria».
La SGI-Spagna ha trionfato perché era unita. Agli albori della questione con il clero (1990), un responsabile nazionale tradì il proprio credo e i suoi compagni di fede e fece un misero tentativo di distruggere la nostra organizzazione in Spagna. Ingannati da questa persona, molti responsabili degni di fiducia lasciarono la SGI. I membri erano turbati e perplessi. Quanto avevano detto con tanto orgoglio quei responsabili fino ad allora, era una menzogna? Le loro promesse erano così fragili ed effimere?
Coloro che mantennero la fede decisero di unire le forze per affrontare la situazione, espandere una rete di nuovi amici e costruire una cittadella indistruttibile di persone unite nello spirito di “differenti corpi, una sola mente”. Da allora, con unità, i membri della SGI-Spagna sono decuplicati.
Il terriccio sfaldato è stato lavato via dal temporale, scoprendo la solida roccia. Il superamento di questa difficoltà ha reso la SGI-Spagna un’organizzazione forte e unita.
A ovest della statua di Don Chisciotte c’è la tomba del grande pittore spagnolo Goya (1746-1828). Vicino c’è un muro di pietra. Scesi dall’auto e lo osservai. La luce danzava graziosamente con il verde delle acacie e dei platani creando contro il muro un gioco d’ombre mosso dal vento. Pietre grandi e piccole, tonde e quadrate, ognuna orgogliosamente al suo posto, ognuna indispensabile, in posizione cruciale, indifferenti al vento e alla pioggia.

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Daisaku Ikeda incontra la Spagna

15-16 ottobre 1961 Il presidente della SGI visita Madrid durante il suo primo viaggio in Europa, dopo esser stato in Danimarca, Germania, Olanda, Francia e Regno Unito.
12 giugno 1983 Ikeda arriva a Madrid da Zurigo.
13 giugno 1983 Ikeda incontra il ministro della cultura Javier Solana e il rettore Francisco Bustero dell’Università di Madrid Complutense. Donazione di mille libri giapponesi all’università.
14 giugno 1983 Incontro con Arístides Royo, l’ex presidente della Repubblica Panamense (allora ambasciatore panamense in Spagna). Partecipa alla prima riunione generale della SGI-Spagna alla quale intervengono anche 23 membri provenienti dalle isole Canarie.

In Giappone, Ikeda ha incontrato diversi leader spagnoli come il rettore Josep Maria Bricall Massip dell’Università di Barcellona (1990); l’ambasciatore di Spagna Antonio de Oyarzábal (1991) e il presidente del Club di Roma Richard Díez-Hochleitner (in numerose occasioni).
L’11 febbraio 1998, Ikeda ha incontrato il re Juan Carlos I di Spagna a Manila, nelle Filippine, e gli ha dedicato una poesia dal titolo Grande re di pace, sole di Spagna.
Il Museo d’Arte Fuji, fondato da Ikeda, nel 1993 ha presentato la mostra Quattro serie di stampe del Goya: Il cuore e l’anima della pittura moderna – Spagna appassionata e fantastica.
L’Associazione concertistica Min-On, ha sponsorizzato delle esibizioni in Giappone della compagnia operistica Antologia di Zarzuela (1985) e ballerini di flamenco dalla Spagna (2000). Una troupe sponsorizzata dalla Min-On si è esibita in un programma di canzoni, danze, e opere in maschera giapponesi a Santander, Spagna.
L’Università Soka, fondata da Ikeda, e l’Università di Barcellona, nel 1990 hanno firmato un accordo di scambi accademici.

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