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Le nostre vite, opere d'arte - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 10:49

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Le nostre vite, opere d’arte

Come Leonardo da Vinci dipingeva insieme ai suoi allievi, ognuno di noi, al fianco del maestro, potrà fare della propria vita un’opera d’arte. Questo uno dei messaggi emersi durante il corso in Giappone tenutosi dal 23 al 29 giugno al quale hanno partecipato dieci italiani

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Come Leonardo da Vinci dipingeva insieme ai suoi allievi, ognuno di noi, al fianco del maestro, potrà fare della propria vita un’opera d’arte. Questo uno dei messaggi emersi durante il corso in Giappone tenutosi dal 23 al 29 giugno al quale hanno partecipato dieci italiani

Esiste un filo invisibile, uno strano legame che ci collega con un paese lontano diecimila chilometri, radicalmente diverso sia per lingua che per cultura. Il nostro gruppo, composto da dieci italiani che hanno preso parte a questo corso speciale, ha avuto l’occasione di costruire profondi legami sia al suo interno che con i membri provenienti da tutto il mondo.
Il corso si è svolto in due tempi, diversi per contenuti, luoghi ed emozioni. Il primo trascorso a Tokyo, culla della sede centrale della Soka Gakkai e del Kosen-rufu Daisedo (Palazzo del grande voto di kosen-rufu), dove abbiamo potuto rinnovare il nostro voto di realizzare kosen-rufu. Il secondo ci ha proiettati nel mitico “Kansai sempre vittorioso”, cuore pulsante della relazione tra maestro e discepolo.
Fra i tanti interventi ascoltati nelle intense giornate trascorse a Tokyo in attesa della cerimonia al Daisedo, ce ne sono alcuni che ci hanno colpito in modo particolare. Ad esempio, il vice presidente della SGI Yoshiki Tanigawa alla domanda: «Come si può promuovere l’unità fra corresponsabili quando ciascuno cerca di affermare la propria idea pensando che sia la più giusta?», ha risposto: «Dobbiamo ricordare che grazie all’unità possiamo realizzare ogni scopo. Abbiamo “corpi diversi” ed è ovvio che ci siano diversità fra di noi, però quando ci uniamo creiamo itai doshin. Sensei dice che è la cosa più importante, ma è difficile da ottenere. Per avere lo stesso cuore o la stessa mente c’è bisogno di un perno centrale, che è la relazione col maestro, ovvero mettere in pratica quello che dice sensei, senza interpretarlo.
«Il presidente Ikeda ci spiega l’importanza di pensare a ogni singolo membro. Ci sono sempre persone problematiche con cui abbiamo difficoltà di relazione: penso sia matematico. Succede sul lavoro, nell’organizzazione, a volte anche a casa. Anche al tempo di Shakyamuni esisteva Devadatta, che era geloso della grandezza di Shakyamuni; erano come il sole e l’ombra. Se c’è il sole c’è anche l’ombra, non è possibile escluderla. Secondo il comportamento di Devadatta egli dovrebbe essere all’inferno, e invece è diventato un Budda. Uno potrebbe chiedersi perché, e la risposta è nelle cause che ha posto nelle vite passate (cfr. SDL, 257 [237]). Infatti, in una delle esistenze precedenti, quando Shakyamuni era un re alla ricerca dell’insegnamento della Legge mistica, incontrò un eremita in grado di condurlo all’Illuminazione e decise di servirlo per mille anni, senza risparmiarsi nella pratica. In realtà l’eremita era Devadatta che proprio grazie a queste cause poste nelle vite precedenti raggiunse l’Illuminazione.
Nel Buddismo i “buoni amici” (zenchishiki) ci aiutano a crescere e a migliorarci. Devadatta ha attaccato in tutti i modi Shakyamuni, anche tentando di ucciderlo, ma in questo modo ne ha fatto emergere la grandezza, facendo sì che la comunità dei praticanti si compattasse ulteriormente. Questo significa che proprio chi ci “mette i bastoni tra le ruote” ci fa crescere e ci aiuta a cambiare. Invece di considerare queste persone come un trampolino, le vediamo come un muro. I buoni amici sono quelli che ci aiutano a migliorare e a volte, più di quelli che ci incoraggiano, lo sono quelli che ci creano difficoltà. Noi preghiamo perché quella persona cambi e quando non succede ci innervosiamo pensando: “Perché non accade nonostante il Daimoku che recito?”. Possiamo trasformare solo noi stessi, non gli altri. Quando si trasforma il nostro stato vitale, allora la relazione cambia. Possiamo fare i salti mortali per non incontrare l’altra persona, ma non possiamo “staccarci dalla nostra ombra”. Finché non miglioriamo il nostro atteggiamento, non succede nulla, dobbiamo essere in grado di superare noi stessi. Se una persona ci crea problemi, invece di allontanarla, prendiamoci cura di lei, perché è il nostro zenchishiki».

Un incontro spirituale

Un’occasione memorabile è stata la cena alla quale hanno partecipato i rappresentanti provenienti da tutti i continenti. Il direttore generale della Soka Gakkai Masaki, che ha fatto a lungo attività a fianco del presidente Ikeda, ci ha raccontato con sincerità la sua personale esperienza: «Recentemente il presidente Ikeda, riferendosi a Toda, ha detto che non è importante incontrare fisicamente il maestro. Ciò che realmente importa è avere il suo stesso cuore. Personalmente incoraggio gli studenti delle scuole superiori a coltivare lo spirito del maestro attraverso la lettura de La rivoluzione umana e de La nuova rivoluzione umana. In questo modo è possibile “incontrare” i tre maestri e comprendere la loro lotta. Lo spirito di maestro e discepolo non riguarda l’incontro fisico: se così fosse, non sarebbe né una relazione universale, né eterna. Solo chi mette in pratica le guide di sensei realizza concretamente la relazione tra maestro e discepolo. Nichiren Daishonin nel Gosho afferma che il Sutra del Loto è Shakyamuni in persona. Chi non ha fede nel Sutra del Loto pensa che Shakyamuni sia morto, mentre chi crede nel Sutra del Loto comprende che non solo Shakyamuni, ma tutti i Budda sono eterni. Questo è il principio da cui parto per spiegare l’universalità e l’eternità della relazione maestro-discepolo».
Al termine della serata il presidente della Soka Gakkai Minoru Harada ha avuto parole d’apprezzamento per l’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai riferendosi all’imminente stipula dell’Intesa con lo Stato (vedi NR, 563, 10). Anche Shigeo Hasegawa, vice direttore generale della Soka Gakkai, ha parlato dell’Italia, presente in Giappone con una mostra su Leonardo: «Attualmente presso il Museo Fuji di Tokyo è allestita l’esposizione Leonardo da Vinci e la battaglia di Anghiari. Il mistero della tavola Doria, che sta riscontrando un grande successo (cfr. NR, 564, 24). All’inaugurazione della mostra avvenuta pochi giorni prima a Tokyo, la vicedirettrice dell’Opificio delle pietre dure di Firenze ha raccontato che all’epoca di Leonardo molte opere venivano realizzate in coproduzione con i suoi allievi. Per esempio lo sfondo dell’Ultima cena fu dipinto da Bramantino, un suo discepolo. Possiamo quindi pensare a Leonardo come a un “genio universale” circondato da numerosi allievi che promuovevano il movimento umanistico rinascimentale. Nella meravigliosa storia di kosen-rufu che state realizzando nei vostri paesi, il maestro e i discepoli stanno creando questa grandiosa coproduzione. Grazie a questo legame kosen-rufu può avanzare».
Dopo la cerimonia al Daiseido siamo stati proiettati nel “Kansai sempre vittorioso”. Qui abbiamo partecipato a una indimenticabile riunione di scambio con i membri della prefettura di Shiga, che ci hanno accolto con la danza del ventaglio, suonando il koto e il tamburo giapponese.
La giornata clou che ha concluso il corso, dedicata alla consueta riunione dei responsabili di Centro, è stata tenuta in collegamento con i Centri culturali di tutto il Giappone (vedi pag. 4). Per noi essere lì il giorno dopo la firma dell’Intesa fra lo Stato italiano e l’Istituto Buddista è stato un onore.

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