Decisi di fare una grande esperienza che incoraggiasse le giovani donne e gettasse le fondamenta per la mia realizzazione professionale. Ripresi la mia strada fiduciosa, anche se la paura era sempre lì e dovevo costantemente rinnovare la mia determinazione
Era il 2004, avevo diciotto anni e nonostante il mio carattere combattivo sentivo di avere perso la speranza, provata da alcuni problemi familiari e di salute che mi trascinavo da anni, ma appena ho udito il suono di Nam-myoho-renge-kyo qualcosa dentro di me si è acceso e ho iniziato a praticare con entusiasmo.
Da quel momento le occasioni per ritrovare la mia forza d’animo non si sono fatte attendere. Dopo il diploma al liceo linguistico, desideravo lavorare nel campo del turismo, ma non sapevo come muovermi. Così per tre anni ho accettato qualsiasi lavoro, finché nel 2008 rimasi disoccupata. Durante quell’anno ho pensato più volte di lasciare la Sardegna per cercare un’occupazione altrove, ma ogni volta succedeva qualcosa che mi faceva desistere e ciò mi spinse a pregare con forza per capire quale scelta fare.
Desideravo profondamente rimanere nella mia terra e nella mia città, Cagliari, e con questo obiettivo recitai per individuare l’azione successiva da compiere. Nel giro di poco tempo, incontrai un amico che mi propose di fare il servizio civile. Accettai e pensai di investire il compenso in un corso di inglese per ampliare così le mie possibilità, sfidandomi anche nello studio. Decisi di seguire anche un altro mio desiderio iscrivendomi a un corso di danza del ventre.
Iniziai il 2009 decisa a portare avanti con coraggio questi nuovi traguardi. A maggio, inaspettatamente, il centro di formazione professionale di Cagliari mi comunicò che ero entrata nella graduatoria del corso “Tecnico per la gestione dei porti turistici”. Rimasi spiazzata! Avevo dimenticato di essermi iscritta due anni prima e poi al tempo della mia candidatura mi precedevano ben centocinquanta candidati. Il mio desiderio di lavorare nel campo del turismo diventava realtà! Riuscii a incastrare gli orari con il servizio civile, i corsi d’inglese e di danza del ventre e iniziai. Fu subito dura: avevo di fronte materie per me del tutto nuove e inoltre avrei dovuto conseguire obbligatoriamente la patente nautica. Ero terrorizzata e tentata di abbandonare, da sempre avevo la fobia dell’acqua alta e ora non avevo scelta! Ma continuando a recitare Daimoku mi rafforzai e capii che invece era la direzione giusta e l’occasione per trasformare le mie paure e crescere.
Grazie a una preghiera costante, durante i tirocini in barca acquistai pian piano fiducia in me stessa e la paura cedette il passo, con mio enorme stupore, alla passione. Superai tre esami di fila: quello per la patente nautica, quello d’inglese a pieni voti e l’esame finale del corso. Ero pronta per entrare nel mondo della nautica. Dopo quindici giorni partecipai a una manifestazione nautica dove incontrai il mio primo datore di lavoro che mi propose un posto da marinaio nella sua barca a vela. Dopo un mese ricevetti un’ulteriore offerta per cinque mesi al porto turistico di Carloforte, una piccola isola della Sardegna. Accettai l’impiego e mi trasferii lì. Il lavoro mi piaceva, ma le difficoltà erano tante: la solitudine, la nostalgia, lo stress. Affrontai tutta la permanenza con il Daimoku e l’attività, riuscendo a mantenere ferma la mia determinazione a proseguire la strada intrapresa.
Alla scadenza del contratto, nonostante l’opportunità di rinnovarlo a tempo indeterminato, decisi di rientrare a Cagliari. Era lì che desideravo lavorare. Ma l’inverno passò senza che riuscissi a trovare alcun impiego e questo silenzio mise a dura prova la mia decisione iniziale. Forse ero stata folle a rifiutare il rinnovo del contratto e mi chiedevo se non fosse il caso di essere più aperta al confronto e a più esperienze invece di ostinarmi in un’unica direzione. L’estate era ormai alle porte e io non avevo niente in mano. Inviai il curriculum a un’agenzia per servizi ai mega yacht al porto di Cagliari che mi offrì un lavoro a Porto Cervo. Ma pur di rimanere nella mia città accettai un posto da stagista del tutto inadeguato alla mia qualifica. Intuii che il desiderio di lavorare a tutti i costi a Cagliari era un attaccamento, ma non volevo ammetterlo. Persi anche il lavoro da stagista ed ero punto e a capo: senza lavoro e nella confusione più totale.
Passai dei giorni difficili, chiedendomi quale fosse il senso di tutto questo. Inaspettatamente mi riproposero di tornare a Carloforte. Accettai, ma la sensazione che provai fu di completo fallimento. Per me era come se stessi facendo un passo indietro. A ciò si aggiunse anche la fine di una relazione affettiva che durava da due anni. Però, proprio in quel momento in cui mi sentivo schiacciare dagli eventi, ho capito che dovevo ancora una volta ripartire da me, che tornare a Carloforte era l’opportunità di lavorare sulle mie insicurezze. Quando in autunno rientrai a casa mi sentivo rafforzata e vitale, e pronta per accettare la responsabilità di capitolo. Dovevo macinare un bel po’ di chilometri per partecipare alle riunioni di discussione e sostenere i membri. Inoltre in certi settori i giovani erano quasi assenti.
Compresi, però, che tutte le esperienze fatte avevano contribuito alla costruzione di un io forte e fiducioso nel futuro, avevo trasformato l’attaccamento per la mia città ed ero pronta a proseguire il mio percorso di fede: avrei trovato il luogo adatto dove poter un giorno realizzare un’attività, tutta mia, legata alla nautica. A quel punto non misi più limiti davanti a Gohonzon e, incoraggiata dalle parole del presidente Ikeda: «Il luogo in cui andrete diventerà la nuova terra dove avrete modo di propagare kosen-rufu, mentre invece chi ha deciso di rimanere nel proprio paese natio è lì che troverà il palcoscenico della sua missione» (NR, 488, 23), decisi di fare una grande esperienza che incoraggiasse le giovani donne e gettasse le fondamenta per la mia realizzazione professionale. Riprendevo la mia strada fiduciosa, anche se la paura era sempre lì e dovevo costantemente rinnovare la mia determinazione, ma nel frattempo ricevetti ben dodici offerte di lavoro tra cui una ad Alghero per tre mesi, dove ebbi pane per i miei denti. Il mio capo contestava continuamente la mia professionalità, minando la mia autostima tanto da indurmi a pensare di lasciare il lavoro. Ma il fatto che continuassi a ricevere ulteriori proposte lavorative da altri porti per me fu un segno che invece le mie capacità professionali erano stimate e potevano ben esprimersi in qualsiasi luogo, quindi anche dove mi trovavo in quel momento. Man mano che approfondivo con il Daimoku questa situazione, mi rendevo conto che il comportamento del mio capo rifletteva la poca fiducia che io per prima provavo verso me stessa.
Così all’ennesima lamentela sul mio operato, decisi di affrontarlo a viso aperto e con sincerità, dicendogli che il problema era la sua sfiducia nei confronti dei dipendenti e che questo suo atteggiamento generava un clima lavorativo carico di tensione. Restò di stucco e sulle prime si mantenne fermo sulla sua posizione, ma non mi arresi e affermai con sicurezza che sapevo fare il mio lavoro e che lui avrebbe dovuto rispettarmi e fidarsi di me. Dopo questo discorso il suo atteggiamento cambiò radicalmente, tanto da sentirlo chiedere scusa quando si sfogava con noi per i suoi problemi. Ma non solo. Dietro suo invito prolungai di un altro mese la stagione lavorativa e dopo qualche mese dal suo termine ricevetti una sua e-mail con la quale mi ringraziava per essere stata una splendida compagna di lavoro.
Il mio cuore traboccò ancora una volta di un’immensa gratitudine per la pratica e per tutti gli sforzi compiuti. Maturai la decisione di iscrivermi al corso universitario di Economia e gestione dei servizi turistici per accrescere le mie competenze e per questo da Alghero mi trasferii a Oristano.
Cambiando zona ho dovuto lasciare la responsabilità di capitolo, con un esito commovente: abbiamo creato un bel gruppo di giovani e molti di loro hanno ricevuto il Gohonzon. È stata un’attività che è cresciuta passo dopo passo e con essa, la mia vita. Son partita dal desiderio di lavorare a Cagliari e nell’ambito del turismo, poi lungo la strada ho scoperto le infinite possibilità che la vita può offrire. Le illusioni sono scoppiate come bolle di sapone e nuovi desideri e nuove mete hanno illuminato il mio cammino. Non so quanto ancora sia distante dalla realizzazione dei miei sogni, i cui contorni si fanno chiari un poco alla volta, ma ogni giorno mi chiedo come mi sentirei se non facessi il possibile per raggiungerli.