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Le facce dell'amicizia - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 10:31

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Le facce dell’amicizia

Amicizia: fra persone, comunità, nazioni, di varie profondità, per i più disparati motivi. In una delle più basilari forme di associazione umana, in uno dei sentimenti più primitivi può risiedere la chiave per un futuro diverso

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Amicizia: fra persone, comunità, nazioni, di varie profondità, per i più disparati motivi. In una delle più basilari forme di associazione umana, in uno dei sentimenti più primitivi può risiedere la chiave per un futuro diverso

Riflessioni sull’amicizia
Un saggio di Daisaku Ikeda

Credo che l’amicizia sia la forma di relazione umana più autentica di cui siamo capaci. Venir compresi e apprezzati per quello che siamo è vitale e accresce la nostra voglia di vivere in maniere visibili e meno visibili. L’amicizia moltiplica varie volte la quantità di valore che siamo in grado di creare e sperimentare nella vita. Come dice un proverbio, l’amicizia raddoppia la gioia e dimezza il dolore. Niente ci dà più soddisfazione, niente ci ricompensa in maniera più duratura dello sforzo per essere un vero amico di un’altra persona.
Per la mia esperienza, l’amicizia non dipende dalla quantità di tempo che si trascorre con qualcuno ma piuttosto è la misura della forza e della profondità della risonanza spirituale che sorge fra due persone. Molte volte mi è accaduto di incontrare una persona per la prima volta e provare un’indicibile sensazione di familiarità.
Ci sono molti tipi di amicizia. Ci sono persone con cui semplicemente ci troviamo bene e ci sentiamo a nostro agio. Ma, a mio giudizio, le amicizie ancor più preziose sono quelle basate su uno scopo comune, sulla dedizione a una stessa causa.
Personalmente, la mia vita è stata arricchita da tante amicizie meravigliose. Una di queste fu quella con il defunto Linus Pauling, il padre della chimica moderna, che fu l’unica persona a ricevere due Premi Nobel non condivisi con altri. Ci incontrammo per la prima volta nel 1989, quando lui aveva già 88 anni. È ben nota la sua appassionata opposizione alla guerra e questo impegno comune ebbe un ruolo centrale nella nostra amicizia.
E altrettanto preziose considero molte amicizie che sono riuscito a creare con persone poco note al di fuori del loro ambito. Ci sono tante persone che in tutto il mondo lavorano instancabilmente per fare del loro ambiente un posto migliore per i propri concittadini. Scrivo spesso dei miei amici, perché ognuno di loro ha esercitato un’influenza formativa tale su di me, che mi sento spinto a comunicarlo agli altri.
L’amicizia viene messa alla prova e si dimostra nelle avversità. Forse soltanto coloro che hanno subito colpi veramente demoralizzanti possono apprezzare pienamente la bellezza dell’amicizia.
Per i giovani, costruire e mantenere un’amicizia è un’impresa difficile. A volte possono rimanere delusi scoprendo che la persona che consideravano un buon amico fidato, in realtà non lo è. Quando i giovani mi rivolgono domande in proposito, li incoraggio a focalizzare l’attenzione sulle proprie azioni, invece che su quelle dell’altra persona. Se vi comportate da buoni amici fedeli vi assicuro che non avrete mai motivo di rammaricarvene, anche se l’altra persona dovesse abbandonarvi o addirittura rivoltarsi contro di voi. Il cuore umano può fare le cose più tremende. Io incoraggio i giovani a non permettere che esperienze di questo tipo minino la loro fiducia nell’umanità.
I miei sforzi di creare amicizie con persone di tutto il mondo sono animati dalla convinzione che questo sia il cammino più sicuro verso la realizzazione della pace. Per esempio, ci sono alleanze politiche che possono unire i popoli di due o più nazioni. Anche condividere interessi economici e commerciali può creare un legame. Ma i vincoli limitati a queste due dimensioni, in ultima analisi, sono assai fragili e suscettibili di spezzarsi in situazioni di tensione o di conflitto.
A differenza della disparità di posizione politica o economica, lo spirito dell’amicizia è caratterizzato dall’uguaglianza. Lo spirito dell’amicizia è aperto e universale; ha il potere di trascendere le differenze culturali, linguistiche e religiose. È il nutrimento indispensabile alla fiducia che mantiene aperti i canali di comunicazione impedendo che i fraintesi degenerino in conflitti. Può sembrare troppo semplice ma io sono fermamente convinto che alimentare l’amicizia fra persone di diverse provenienze sia la chiave per realizzare la pace nel ventunesimo secolo.
Daisaku Ikeda
(da SGI Quarterly, gennaio 2004)

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L’amicizia ha diverse facce. Ha quella dell’incontro spontaneo fra persone che si sentono affini e stanno bene insieme, anche se sono molto diverse fra loro. Ha quella della condivisione di un obiettivo comune, della militanza in uno stesso gruppo, dell’esperienza della malattia che porta a stringere forti legami. Può avere anche il volto dei compagni di fede con cui si condividono le battaglie della vita e ci si incoraggia a vicenda a superare un momento difficile.
Nichiren Daishonin descrive così l’importanza del sostegno di un amico: «Un albero che è stato trapiantato non vacillerà, anche in presenza di forti venti, se vi è un solido palo che lo sostiene. Ma anche un albero cresciuto nella sua sede naturale può crollare se le sue radici sono deboli. Anche una persona debole non cadrà se coloro che la sostengono sono forti, ma una persona di notevole forza, se si trova sola, potrebbe perdere l’equilibrio lungo un sentiero accidentato. Se il Budda non fosse apparso nel mondo, tutti gli uomini del sistema maggiore di mondi, a eccezione di Shariputra e Mahakashyapa, sarebbero caduti nei tre cattivi sentieri. […] Quindi il miglior modo per ottenere la Buddità è quello di incontrare uno zenchishiki, un buon amico. Dove può arrivare la propria saggezza? Se una persona ha abbastanza saggezza da distinguere il caldo dal freddo, dovrebbe far tesoro di un buon amico. Ma incontrare un buon amico è la cosa più difficile. Per questo il Budda ha paragonato la probabilità di trovare un buon amico alla probabilità per una tartaruga con un occhio solo di trovare un tronco galleggiante con una cavità della misura giusta per contenerla, o alla difficoltà di calare un filo dal Paradiso di Brahma e farlo passare attraverso la cruna di un ago posto sulla terra. Inoltre, nell’attuale epoca malvagia, i cattivi compagni sono più numerosi delle particelle di polvere che formano la terra, mentre i buoni amici sono meno numerosi dei granelli di polvere che si possono accumulare sull’unghia di un dito» (I tre maestri del Tripitaka pregano per la pioggia, SND, 8, 201-202).
Essere buoni amici ha un significato che oltrepassa il piacere dello stare insieme.

Storia di un legame

L’amicizia è intesa in modo diverso nella varie parti del mondo, a seconda delle classi sociali e del sesso. Mentre in Occidente un legame di amicizia si basa sulla consapevolezza di poter scegliere i propri amici, in alcune società rurali, per esempio in quella thailandese, il legame di amicizia viene istituzionalizzato attraverso precisi rituali che lo consacrano. Sempre parlando in generale, spesso per i maschi amicizia è fare qualcosa con altri uomini, mentre per le donne è un’occasione per poter parlare di se stesse.
Secondo alcuni studi, il concetto occidentale di amicizia è derivato dalla cultura greca classica. Platone scriveva che la vera amicizia fa incontrare i bisogni e i desideri fondamentali come quello di ricercare il buon comportamento, legarsi a qualcuno, cercare di capire se stessi, amare ed essere amati. Aristotele contrappose l’amicizia reale a quella illusoria definendo tre tipi di amici, ciascuno con funzioni differenti. Secondo lui, l’amicizia utilitaristica o di piacere sono forme imperfette; al contrario, l’amicizia perfetta è quella che arreca beneficio a entrambe le parti, e accade quando le persone ammirano le reciproche qualità.

Le conseguenze per l’individuo…

Avere amici fa bene alla propria autostima, alla felicità, al benessere psicologico, alla salute e alla longevità. Questi risultati sugli studi sulle relazioni umane sono estremamente incoraggianti. Per esempio, si sa che le relazioni fra coetanei sono importanti per lo sviluppo dell’identità degli adolescenti e che gli anziani che hanno un amico con cui confidarsi godono di una migliore salute mentale. Esiste uno studio molto interessante, iniziato nel 1928, che ha seguito un gruppo di persone fino al 1983 documentando il legame esistente fra amicizia e benessere: chi nei primi anni di vecchiaia ha avuto importanti legami di amicizia è vissuto più a lungo; l’amicizia e il benessere psicologico vanno senz’altro a braccetto.

…e per la società

L’amicizia può avere anche un ruolo di mantenimento di un determinata struttura sociale. Nei legami fra persone di una stessa classe o ambiente viene rafforzata l’immagine reciproca “di come si dovrebbe essere” e scoraggiato il cambiamento o il sovvertimento dello status quo.
La tecnologia sta dando uno scossone a questa realtà, soprattutto l’espansione di Internet che mette in contatto persone di classi e provenienze geografiche diverse. In questa direzione, si può promuovere una politica di sviluppo della rete di amicizia fra persone di estrazione differente. Promuovere questo tipo di scambi e l’interesse per la novità e per stili di vita diversi, può diventare un reale strumento di cambiamento della società, e non più la sua semplice riproduzione.

È possibile l’amicizia fra nazioni?

«Nel pensiero tradizionale sulle relazioni internazionali è considerato un dato di fatto che gli stati non hanno amici stabili – afferma Joseph V. Montville del Center for Strategic and International Studies di Washington in un articolo apparso nella rivista Sgi Quarterly del gennaio scorso -. Solo i loro interessi sono stabili». Anche le amicizie ostentate fra capi di Stato sono spesso solo apparenza per tutelare gli interessi di ciascuna nazione. Esiste un caso di amicizia sincera fra le nazioni che affronta la risoluzione dei problemi in modo maturo e questa è quella che Montville, nel 1979, battezzò col nome di diplomazia “track two”. Gli sforzi diplomatici fra i governi, che vengono definiti “track one”, spesso non risolvono le cause profonde dei conflitti. L’esperienza della diplomazia “track two” prevede incontri non ufficiali, non governativi, fra privati cittadini qualificati o esperti appartenenti a vari paesi allo scopo di elaborare proposte concrete per la risoluzione dei problemi. Ovviamente questi incontri non sostituiscono quelli della diplomazia ufficiale, ma stanno crescendo rapidamente negli ultimi anni, soprattutto negli Stati Uniti.

Un esempio concreto

Nella seconda parte degli anni Settanta, dopo che l’Unione Sovietica aveva invaso l’Afghanistan, un gruppo di americani coordinati da Michael Murphy, cofondatore dell’Istituto Esalen in California, decise di stabilire contatti di varia natura con il popolo sovietico per arginare la minaccia della guerra nucleare. In seguito all’invasione sovietica, l’amministrazione Carter aveva interrotto gli scambi culturali con l’Unione Sovietica. Il gruppo capeggiato da Murphy arrivò alla conclusione che fosse una follia interrompere i contatti con un paese che puntava le sue armi nucleari sugli USA e riuscirono a far abbracciare questo punto di vista anche a cittadini comuni, studiosi, giornalisti e probabilmente anche ad agenti del KGB. Questa rete di contatti umani è stata preziosa anche negli anni di cambiamento del regime sovietico.
In conclusione, avere delle relazioni di amicizia è spesso un’occasione per dilatare i confini del proprio io, per vedere se stessi anche con occhi diversi e scoprire che si può essere vicini a qualcuno in apparenza molto diverso da noi. Anche se non sempre è così, anche se vi sono mille sfumature, abbiamo visto che questo sentimento è in grado di produrre una trama sottile e invisibile che sottostà alle relazioni diplomatiche e internazionali.
Come osserva Ikeda nel saggio che pubblichiamo nelle pagine precedenti, gli interessi economici creano legami di alleanza molto labili che rischiano di spezzarsi alla prima occasione di conflitto mentre il tessuto di amicizie che si genera con lo sforzo di apertura e disponibilità verso l’”altro”, verso il “diverso”, dei singoli individui e delle varie comunità può costituire «la chiave per realizzare la pace nel ventunesimo secolo».
L’amicizia può avere davvero tante facce. E un immenso effetto.

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