Come non farsi schiacciare dalla crisi globale che stiamo vivendo facendone piuttosto un’opportunità di ulteriore crescita e sviluppo? In particolare riguardo al mondo del lavoro, ci sono margini all’interno dei quali ritagliarsi nuovi spazi, ci sono ambiti che si presentano in apertura, in fase di sviluppo? E dal punto di vista psicologico, qual è l’atteggiamento vincente in un momento di crisi come questo? In questa intervista ci siamo confrontati con Paolo Dattilo e Azzurra Rinaldi, membri della Soka Gakkai, rispettivamente psicologo ed economista, che hanno condiviso il loro punto di vista
Paolo Dattilo, psicologo e psicoterapeuta individuale, di coppia, di gruppo e psicologia di comunità
Azzurra Rinaldi, docente di Economia politica presso l’Università degli Studi di Roma Unitelma Sapienza
La crisi globale conseguente alla pandemia, alla guerra e alle altre emergenze sta avendo un impatto a volte drammatico sulla vita delle persone. In questo contesto come può una persona trovare la speranza e la forza di costruirsi la propria vita?
Paolo: Senza dubbio, pensando al futuro della società e del mondo, è facile sentirsi schiacciati da una visione pessimistica. In particolare gli adolescenti e i giovani adulti, trovandosi in una fase di sviluppo delicata, registrano più di tutti un aumento di stati depressivi, ansia, suicidi…
Per affrontare la complessità e superare la paura che ne deriva, occorre anzitutto far leva su princìpi e valori che possano operare come bussola e orientarci nell’incertezza.
D’altronde, sia l’ottimismo idealistico (“andrà tutto bene”) che il pessimismo catastrofico (“andrà tutto male”) producono un disimpegno nell’immediato. Per riuscire a costruire la propria vita, a ideare e portare avanti un progetto, è necessario un equilibrio tra questi estremi. Così potremo ottenere un adattamento tra l’elemento emotivo-affettivo (passione) e quello cognitivo-riflessivo (saggezza). Occorrono fiducia in se stessi e progetti.
Ci sono anche persone che in questo periodo di crisi hanno perso il lavoro e si trovano, magari a 50/60 anni, a dover ricostruire la loro vita…
Paolo: I periodi di crisi richiedono spesso di mettere in discussione la propria identità nell’ambito del contesto sociale, dei ruoli e delle relazioni.
Per di più, nessuna attività sociale, quanto il lavoro, è altrettanto in grado di attribuire senso alla propria identità, al “chi sono”: l’autosufficienza economica, la riconoscibilità sociale, la possibilità di instaurare nuovi contatti e relazioni, di porsi obiettivi di crescita personale, di strutturare e organizzare il proprio tempo, di condividere obiettivi e impegni di gruppo, pianificare le attività quotidiane conferendo valore al tempo del lavoro e qualità al tempo libero… A seguito della crisi ci può essere una crescita se vengono apportate modifiche sostanziali al proprio stile di vita.
In questo senso, lo studio sul benessere psicologico ha prodotto un nuovo concetto, l’antifragilità, che apre a un nuovo modo di rappresentare le difficoltà: non più qualcosa rispetto a cui dover resistere, quanto un’opportunità di crescita e sviluppo. Eccone una definizione: «Alcune cose traggono beneficio dagli shock, prosperano e crescono quando sono esposte a mutevolezza, casualità, disordine e fattori di stress, e amano l’avventura, il rischio e l’incertezza […] Una cosa resiliente resiste agli shock ma rimane la stessa di prima: l’antifragile dà luogo a una cosa migliore» (Nassim Nicholas Taleb, 2013).
La disposizione ad accettare l’ignoto e il disordine e ad abbracciare il cambiamento sembra esserne il presupposto.
La crisi attuale ha un impatto differente su uomini e donne?
Azzurra: Paradossalmente tante persone, tante donne e giovani donne hanno avviato la loro impresa proprio in questo periodo di crisi. È chiaro che il clima generale è scoraggiante, anche perché andiamo da una crisi all’altra attraverso una serie di eventi altamente imprevedibili. In economia l’incertezza viene chiamata “variabile killer”, una variabile in base alla quale non riusciamo a prendere delle decisioni razionali rispetto allo scopo. Siamo spiazzati, facciamo fatica. È vero anche che nelle crisi non tutti perdono.
Infatti nelle crisi ci sono dei margini all’interno dei quali alcune persone possono avviare attività produttive, ritagliarsi degli spazi, realizzare delle cose…
È più difficile, ma ci sono molte più opportunità, si aprono più spiragli rispetto a situazioni di “non crisi”.
Quindi, dal punto di vista economico, nella crisi è bene posizionarsi in quegli ambiti che rispetto a prima si presentano in apertura, in fase di sviluppo.
E questo è un messaggio positivo che ci spinge a essere protagonisti, a non aspettare che qualcun altro agisca per noi.
Fare impresa è per antonomasia sinonimo di prendere l’iniziativa e contribuire anche a cambiare il territorio, l’ambiente in cui viviamo. Questo modo di vedere le cose è in sintonia con il pensiero buddista che ci trasmette il presidente Ikeda.
Quello che viviamo è un momento più che mai importante per le donne. È un momento duro e brutale, di grande verità, in cui arriva un messaggio chiaro alle donne da parte del nostro paese: perché la verità è che il mercato del lavoro non le vuole. Dal momento che diventano madri, il loro ruolo è solo quello di fare le madri.
Invece questo è un momento, soprattutto per le donne, di uscire da questo sistema valoriale che non ci supporta, non ci valorizza, non ci offre la possibilità di fiorire per ciò che siamo. E quella che stiamo vedendo è proprio una “rivoluzione umana”, infatti i dati ci dimostrano che negli ultimi tre anni le imprese femminili sono tre volte e mezzo di più di quelle maschili!
Ciò significa che stanno nascendo tantissime imprese femminili che, lo vediamo dai dati, hanno maggiore attenzione alla sostenibilità ambientale, alla sostenibilità finanziaria, pagano con maggiore regolarità i fornitori e attribuiscono centralità al capitale umano. Anche quando si investe nei mercati finanziari, le imprese femminili investono di più nel settore verde, nella sicurezza alimentare…
È una rivoluzione valoriale che parte proprio dal fatto che iniziamo a prendere in mano questo aspetto della nostra vita. Facendo questo passaggio, fatto di responsabilità, possiamo cambiare il nostro modo di vedere il mondo.
Cosa può fare il singolo per non soccombere alla crisi economica e allo stesso tempo contribuire a condurre la società fuori da questo momento critico?
Paolo: Sotto il profilo psicologico brevi periodi di avversità sono utili per lo sviluppo della resilienza, mentre lo stress a lungo termine compromette il benessere della persona.
Occorre giungere all’accettazione di questo momento di vita, senza negarlo o evitare di fronteggiarlo, ma ricorrendo a strategie comportamentali efficaci, come la strutturazione del tempo, l’attivazione delle reti sociali, stabilire obiettivi concreti.
I significati e le valutazioni individuali hanno una fondamentale importanza nel determinare i vissuti che ne derivano, ma lo ha ancora di più la presenza di una rete di supporto sociale.
Azzurra: Sono convinta che possiamo partire dall’assumerci una responsabilità individuale lì dove siamo, chiedendoci cosa possiamo fare. Io personalmente ho deciso di costruire il mio impegno lavorativo in un’attività in cui mi sento bene e in cui posso svolgere una funzione di supporto. La cosa più importante è spostare la responsabilità dall’esterno all’interno, sia in ambito di sostenibilità, sia con piccoli atti di resistenza quotidiana. Come in economia, il risultato è dato dall’aggregato ma non esiste aggregato senza singolo, quindi se ognuno di noi cambia anche tutto il sistema può cambiare.
Paolo: Ciascuno di noi ha il potere di influenzare l’ambiente. Ad esempio, diversi studi dimostrano che l’essere gentili con gli altri porta a sperimentare più emozioni positive, meno emozioni negative e più benessere psicologico. Ciò accade perché l’atto di gentilezza sembra ispirare sentimenti di vicinanza nella persona che compie il gesto.
Si potrebbe cominciare da qui!
Cosa deve tenere a mente un giovane che decide di avviare una nuova impresa in un contesto socio-economico difficile?
Azzurra: La prima cosa è che non deve fare tutto da solo.
In particolare i nuovi imprenditori e imprenditrici hanno l’idea di dover fare tutto da soli: faccio il prodotto, faccio il servizio, faccio il marketing, la contabilità….
Invece no: un bravo imprenditore, una brava imprenditrice sa a chi deve delegare e quindi impara a chiedere aiuto. E questo solleva moltissimo da una serie di cose, anche psicologicamente. Imparare a fare rete è fondamentale e significa muoversi fuori dalla comfort zone, usare le associazioni, i luoghi aggregati, mettersi in contatto anche con chi si occupa del nostro stesso settore, banalmente anche sui social, perché se noi utilizziamo in modo intelligente i competitors, questi diventano alleati, dobbiamo cercare di costruire una rete.
Un altro punto è imparare a fermarci, perché poi c’è il resto della vita e questo è sicuramente difficile da fare, soprattutto nel rush iniziale. Non dobbiamo bruciare tutto nei primi 50 metri. Inoltre, da economista mi sento di sottolineare che bisogna ricordarsi che il business plan è fondamentale!
Paolo: In questo contesto di difficoltà socio-economiche è fondamentale acquisire le cosiddette “competenze trasversali”, cioè quelle competenze capaci di declinarsi in ogni ambito della sempre più mutevole esperienza professionale e lavorativa: mi riferisco in particolare alla capacità di fare “diagnosi”, cioè di valutare correttamente l’andamento contestuale della situazione; l’orientamento al “problem solving”, che ci permette di guardare alle cose in modo multilaterale e di riuscire a dare soluzione a un problema; e soprattutto la “capacità di relazionarsi”, cioè la conoscenza degli aspetti non solo formali del mondo del lavoro ma anche informali che regolano i rapporti interpersonali e costituiscono la rete, la base attorno alla quale costruire un nostro progetto. È fondamentale sviluppare queste caratteristiche in un mondo in continua accelerazione e trasformazione. Queste competenze trasversali implicano flessibilità psicologica, il fattore che più di altri consente di perseverare nel raggiungimento dei propri obiettivi nonostante la presenza di ostacoli e impedimenti.
Inoltre è importante uscire dalla zona di comfort, cioè fare sforzi costanti e quotidiani. Se assecondiamo soltanto le nostre tendenze spontanee, non facciamo altro che riprodurre la fotocopia di noi stessi. Se invece usciamo anche solo un po’ da quelle che sono le competenze, le capacità e le abilità che in genere utilizziamo o che sono disponibili in quel momento, siamo maggiormente coinvolti nel compito, più attivi e consapevoli delle emozioni, più capaci di determinare quel flusso vitale (flow), quel “sentirsi centrati e in forma,” che ogni tanto riusciamo a sperimentare.
C’è qualche consiglio che vorreste condividere per affrontare lo stress e l’ansia che derivano da questo tipo di sfida?
Paolo: L’incertezza verso il futuro può portare a quella che Bauman definisce “paura fluida”, una paura indifferenziata, fluttuante, senza una causa determinata ma che coinvolge tutti gli ambiti di vita della persona. Tale stress sembra accompagnare un incremento cronico dei livelli di ansia.
Tuttavia è noto come lo stress non dipenda dalla consistenza o complessità dei problemi che siamo ogni giorno chiamati a fronteggiare, quanto piuttosto dal rimuginio ossessivo e costante che ne accompagna gli esiti e le speranze. Si è visto che la capacità di collocare se stessi nel presente, nel “qui e ora”, di restare consapevoli di ciò che accade mentre accade, essere quindi ancorati al momento presente, ci consente di contenere tale rimuginio e di restare agganciati al flusso vitale dell’esperienza, attingendo alla ricchezza reale che questa nel suo divenire presenta. La vita esiste solo nel momento presente e con sé porta l’energia vitale. Rimanere ancorati al momento presente ci dà energia e ci consente di prevenire l’ansia verso il futuro o la depressione rivolta al passato. A partire dalle nostre abituali competenze e capacità, occorre quindi spingerci ogni giorno anche solo un po’ oltre, in modo costante. Il tempo è un altro fattore decisivo. Alcune ricerche hanno dimostrato che ci sono delle variabili che influenzano il passaggio dalla fase volitiva a quella esecutiva, e tra queste è determinante il tempo di latenza tra le due: maggiore è il tempo che passa tra la volontà e l’azione, minore la probabilità che questa si concretizzi. Viceversa, minore il tempo che trascorre tra queste due fasi e più facile sarà riuscire a realizzare ciò che si vuole. Per questo si dice che bisogna essere tempestivi e riuscire a contenere la tendenza a procrastinare.
C’è un insegnamento del Buddismo che vi ha particolarmente incoraggiato?
Azzurra: Mi colpiscono tantissimo gli incoraggiamenti del presidente Toda che ci spingono a realizzare un lavoro che ci piaccia, che crei valore e dove ci siano soddisfazioni anche a livello economico. Quest’ultimo aspetto è fondamentale nella vita perché è legato all’empowerment.
Fare un lavoro anche meraviglioso che non ti dà una retribuzione adeguata non è giusto, non va bene. Essere retribuiti, retribuite nel modo adeguato è un aspetto molto importante.
Paolo: Mi ha sempre incoraggiato questa frase del presidente Ikeda: «La prima cosa è pregare. Dal momento in cui preghiamo le cose iniziano a muoversi. Più buia è la notte, più vicina è l’alba. Dal momento in cui recitiamo Daimoku con una profonda e potente determinazione, il sole sorge nei nostri cuori. La preghiera è il sole della speranza. Recitate Daimoku ogni qualvolta incontrate un problema, superatelo ed elevate di conseguenza il vostro stato vitale: questo è il significato di “trasformare le illusioni e desideri in Illuminazione”» (Giorno per giorno, 15 agosto).
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«Il presidente Toda diceva che la cosa più importante è diventare innanzi tutto persone indispensabili, in qualsiasi posto ci si trovi. “Invece di lamentarvi di fare un lavoro diverso da quello che avreste voluto – diceva – diventate persone insostituibili lì dove siete”. Questo è il modo per aprire la strada che vi permetterà di offrire il vostro contributo alla società. Infine, quando approderete al vostro ideale e vi guarderete indietro, potrete vedere che i vostri sforzi passati sono diventati un prezioso patrimonio. Vi renderete conto che nessuno sforzo e nessuna difficoltà sono andati sprecati. Toda pensava che proprio questo è uno dei più grandi benefici della Legge mistica»
Daisaku Ikeda, Scuola e lavoro, Esperia, pag. 73
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Ai miei amici
«Amici che vi state impegnando con tutte le forze nel vostro lavoro! I momenti più difficili sono proprio quelli in cui utilizzare ”la strategia del Sutra del Loto“ (RSND, 1, 888). Fate emergere in voi coraggio e saggezza, e mostrate assolutamente la prova concreta della vittoria!»
Daisaku Ikeda, Seikyo Shimbun, 20 dicembre 2022
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«La saggezza è vitale per essere vincenti nel proprio posto di lavoro. […] Il presidente Makiguchi diceva che ci sono tre tipi di persone al mondo: quelli che volete sempre avere vicino, quelli la cui presenza o assenza vi lascia indifferenti e quelli la cui presenza causa problemi. Vi prego di diventare delle persone gradevoli. Questo significa diventare individui ben accolti e affidabili sul posto di lavoro: non dimenticate mai di fare del vostro meglio. È questo il modo corretto di vivere per chi crede nel Buddismo del Daishonin, che insegna come noi tutti, intrinsecamente, possediamo la Buddità. Il posto in cui siamo ora è esattamente dove dovremmo essere per realizzare il nostro potenziale più alto»
Daisaku Ikeda, Scuola e lavoro, Esperia, pag. 79
