Nelle pagine seguenti sono raccolti alcuni incoraggiamenti del presidente Ikeda e quattro esperienze su questo tema: una giovane donna, un uomo, una donna e un giovane uomo.
Ognuno di noi ha la propria missione, ognuno percorre la propria strada e può dare un apporto alla società che nessun altro può imitare.
Basandosi sul rispetto della dignità della vita, il Buddismo esiste per assicurare pace e sicurezza a tutte le persone. I benefici, visibili e invisibili, della pratica buddista si misurano nella vita quotidiana.
Riferendosi al lavoro, il presidente Toda diceva: «Makiguchi insegnava che il valore è caratterizzato da tre elementi: bellezza, guadagno e bene. […] L’ideale è trovare un lavoro che piace (bellezza), economicamente sicuro (guadagno) e che contribuisce alla società (bene)».
Daisaku Ikeda aggiunge: «Trovare un lavoro è solo il punto di partenza per scoprire le proprie capacità, non è il punto di arrivo. L’importante è percorrere con costanza la propria strada, senza fretta e senza arrendersi mai».
Il palcoscenico della rivoluzione umana
In questo estratto il maestro Ikeda parla dell’importanza di avere un atteggiamento serio e sincero sul luogo di lavoro.
Il lavoro plasma il carattere di una persona. Il posto di lavoro è un palcoscenico importante per la rivoluzione umana. Coloro che riescono a vedere le cose con questo spirito sono persone forti. Nei suoi scritti il Daishonin insegnò al suo discepolo Nanjo Tokimitsu l’importanza dell’atteggiamento nei confronti del proprio lavoro. Per esempio scrive: «Essere leali nei confronti del proprio signore significa servirlo senza che ci sia mai niente di cui vergognarsi. […] Perché, anche se dapprima la propria fedeltà può passare inosservata, col tempo sarà visibilmente ricompensata». Per favore, non adottate un comportamento di cui poi potreste pentirvi. Vi prego di essere sempre onesti e sinceri, anche se nessuno nota i vostri sforzi. Questa è la chiave del vostro successo. Coloro che cercano sempre di fare del proprio meglio nel lavoro, a prescindere dalla posizione, ottengono il più grande dei tesori: la fiducia degli altri.
La pratica buddista si svolge nel mondo reale, nella società. Il Daishonin scrive: «Il vero sentiero consiste negli affari di questo mondo» (RSND, 1, 998) e «Saggio non è chi pratica il Buddismo prescindendo dalle questioni mondane, ma chi comprende perfettamente i principi che governano il mondo» (RSND, 1, 995). Noi pratichiamo il Buddismo del Daishonin per sviluppare e migliorare noi stessi e per compiere la nostra rivoluzione umana e creare il massimo valore nel posto di lavoro, in famiglia e nella comunità in cui viviamo.
Il Buddismo del Daishonin non è una fuga verso chissà quale altro tempo o luogo immaginario e ideale, perché ciò non sarebbe in accordo con l’insegnamento della Legge mistica. Il Buddismo di Nichiren Daishonin è una filosofia finalizzata alla trasformazione della realtà. Questo spiega perché uno degli appellativi del Budda è “l’eroe del mondo”. (I giovani e gli scritti di Nichiren Daishonin, Esperia, 27)
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Impegnarsi per rendere il mondo un posto migliore
Il presidente Ikeda racconta le esperienze fatte in gioventù nel mondo del lavoro
Ho lavorato per tutta la vita. Anche quando ero un ragazzino, lavoravo veramente duro. Mio padre era debilitato dai reumatismi, e i miei quattro fratelli maggiori furono arruolati nell’esercito uno dopo l’altro. Ero il più grande dei figli rimasti in casa e per questo mi alzavo prima dell’alba e aiutavo la mia famiglia nella coltivazione delle alghe.
Finito quel lavoro, cominciavo con il giro dei giornali. Una volta tornato a casa da scuola, andavo a consegnare il giornale della sera. Il verbo giapponese che significa “lavorare” (hataraku) etimologicamente indica “dare sollievo” (raku) alle persone che ci circondano (hata). Potevo percepire la verità di queste parole fin da giovane.
Parte del mio lavoro era inoltre consegnare al grossista le alghe marine raccolte dalla mia famiglia. Mi ricordo che gli dicevo con orgoglio: «Le alghe coltivate dalla mia famiglia sono le migliori» e lui rispondeva: «Lo sono di sicuro».
Durante la Seconda guerra mondiale lavoravo utilizzando un martello e un tornio presso un’acciaieria. Era un lavoro fisicamente molto faticoso. Dopo la guerra, trovai lavoro presso uno stabilimento poligrafico e, nel frattempo, frequentavo le scuole serali.
Ricordo che uscivo di casa alle 6.30 di mattina, facevo visita ai clienti per prendere gli ordini ed ero anche responsabile della correzione delle bozze. Ho dato tutto me stesso per quel lavoro. In ufficio si respirava un’atmosfera calorosa, come in famiglia. Ricordo con affetto uno dei miei superiori quando mi disse quanto fosse importante rischiare nella vita e avere coraggio. Il proprietario dell’azienda era molto gentile con me. Sfortunatamente dovetti lasciare quel lavoro a causa delle mie condizioni di salute. Tutti i colleghi espressero la loro tristezza nel vedermi andare via.
In seguito fui assunto come impiegato presso l’associazione dei produttori di Kamata, vicino a casa mia. Era un piccolo ufficio che svolgeva un compito importante, in quanto sosteneva le aziende locali e le piccole e medie imprese della zona nella loro ripresa economica. Poi incontrai il signor Toda, e presto iniziai a lavorare presso la sua impresa editoriale. Non dimenticherò mai il sincero commiato dei miei colleghi dell’associazione quando lasciai quell’impiego per andare a lavorare dal signor Toda. Sono orgoglioso di affermare che durante la mia giovinezza, qualunque fosse il mio impiego e ovunque lavorassi, ho sempre dato il massimo.
In un suo scritto il Daishonin cita un commentario del Gran maestro T’ien-t’ai sul Sutra del Loto: «Nessuna cosa che riguardi la vita o il lavoro contrasta in alcun modo con la vera realtà» (RSND, 1, 804). Questo passo esprime il beneficio di cui godono coloro che abbracciano il Sutra del Loto.
Nella società o nella vita di tutti i giorni, nulla è contrario al vero aspetto della vita. Sebbene i nostri sforzi possano sembrare del tutto normali, dal momento che si basano sulla fede, brillano della luce della Legge mistica. Nulla è più nobile di lottare per rendere il mondo un luogo migliore.
Non c’è bisogno di essere esageratamente preoccupati del tipo di lavoro che si fa, delle dimensioni dell’azienda per cui si lavora o della posizione che si ricopre al suo interno. Coloro che recitano Nam-myoho-renge-kyo e si sforzano ogni giorno per dare il proprio contributo alla società stanno seguendo il giusto cammino verso il conseguimento della Buddità in questa esistenza. (Ibidem, 23)
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Infrangere ogni barriera che limita il nostro progresso
Ne La nuova rivoluzione umana, il maestro Ikeda indica l’atteggiamento con cui vivere il proprio lavoro
Anche se siete neo assunti, o non ricoprite una posizione di rilievo, non dovreste mai perdere il desiderio di impegnarvi e di proteggere la vostra azienda in modo che essa possa svilupparsi ed espandersi, comunicando gioia a chi vi circonda. Questo è l’atteggiamento buddista e lo spirito della Soka Gakkai.
Non potrete svolgere un buon lavoro se considerate il ruolo attuale come una cosa temporanea e pensate di non essere importanti per il successo della vostra azienda. Toda era solito dire: «Se l’unica cosa a cui teniamo veramente è ricevere la busta paga, siamo solo dei parassiti. Per meritarci lo stipendio è necessario sostenere l’azienda lavorando sodo». Diceva anche: «Nella fede fate il lavoro di una persona; ma al lavoro fate il lavoro di tre. Questo è il comportamento di un membro della Soka Gakkai».
Dovremmo considerare la nostra attività lavorativa esattamente come la pratica buddista, superando con lo stesso spirito le sfide in cui ci imbattiamo. È importante che nel nostro lavoro realizziamo esperienze di fede e mettiamo in pratica lo spirito della Gakkai: rendere possibile l’impossibile, in modo da infrangere qualunque tipo di barriera che limiti il nostro progresso». (NRU, 24, 254)
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«Considera il servizio al tuo signore come la pratica del Sutra del Loto. Questo è il significato di “nessuna cosa che riguardi la vita o il lavoro contrasta in alcun modo con la vera realtà”. Spero che rifletterai a fondo sul significato di questa frase»
Risposta a un credente (RSND, 1, 804)
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Dalla serie “Vivere il Gosho”
Una brillante prova di vittoria nella società
«Se il cielo è sereno, la terra è illuminata. Similmente, se si conosce il Sutra del Loto si può comprendere il significato degli affari di questo mondo»
L’oggetto di culto per l’osservazione della mente (RSND, 1, 336)
La Legge mistica è paragonabile al sole. Essa emana la luce della saggezza fondamentale, capace di illuminare la “terra” della società in cui viviamo. Tracciamo nuove strade grazie alla capacità di discernere con saggezza l’essenza degli affari di questo mondo, in base al principio buddista del rispetto per la dignità della vita. Per favore, tutti voi che state combattendo con coraggio in mezzo alla dura realtà della vita quotidiana, non fatevi sconfiggere! Niente è più forte della recitazione di Nam-myoho-renge-kyo! Abbiate coraggio e dimostrate una luminosa prova concreta della vostra vittoria nella società.
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Per approfondire
• NRU, 24, cap. Faro, 243
• I giovani e gli scritti di Nichiren Daishonin, Esperia, cap. Il lavoro, 21
• Scuola e lavoro, Esperia
• Pilastri d’oro, Esperia
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Con fede e coraggio
Ballerina e insegnante di danza, Valeria rivoluziona la sua vita sostenendo gli altri e sviluppando dedizione nel suo lavoro
di Valeria Proietti Semproni, Roma
Ho una grande passione per la danza e il mio sogno è sempre stato farne il mio lavoro. Ma fin da piccola i miei insegnanti mi dicevano che non avevo un fisico adatto.
Nonostante tutto, ho insegnato danza in tre scuole. Ma d’un tratto, tre anni fa, due di queste mi mandarono via perché non mi ritenevano all’altezza.
Ora so che ero io la prima a vivere con un profondo senso di inadeguatezza. Infatti fu quello a spingermi, dopo ripetuti litigi, a licenziarmi anche dalla terza scuola. Rimasi senza lavoro, senza casa e si concluse anche la mia relazione sentimentale.
Fu allora che grazie a mio papà cominciai a praticare il Buddismo, fin da subito costantemente.
Il presidente Ikeda scrive: «Nel Buddismo del Daishonin avere fede significa essere coraggiosi. Il coraggio è la forza motrice che vi consente di vivere i giorni preziosi della vostra giovinezza vittoriosamente e senza rimpianti. Il Buddismo del Daishonin è l’insegnamento che vi permette di raccogliere e manifestare un coraggio senza limiti» (I giovani e gli scritti di Nichiren Daishonin, Esperia, 45). Cominciai a impegnarmi nell’attività buddista. Nel mio capitolo avevamo l’obiettivo di dieci nuovi giovani felici: quell’anno ricevettero il Gohonzon ventuno giovani! Decisi inoltre di sostenere con tutto il cuore mia sorella. Un anno fa ha ricevuto il Gohonzon, è diventata un punto di riferimento per i suoi amici e tre di loro, vedendola più forte e gioiosa, hanno ricevuto il Gohonzon.
Grazie al Buddismo sono diventata più coraggiosa e saggia, iniziando a sentire il valore della mia vita.
Ho ripreso a lavorare e allo stesso tempo ho deciso di impegnarmi per diventare una brava insegnante, provando l’audizione per entrare all’Accademia Nazionale di Danza di Roma. Il giorno dell’audizione ho danzato senza paura, portando sensei nel mio cuore. Siamo state ammesse in due.
Ogni giorno in Accademia venivo messa alla prova da critiche severe, poi lavoravo fino alle nove di sera.
Decisi di impegnarmi ancora di più per trasmettere con i miei comportamenti il rispetto della dignità della vita che insegna il Buddismo. Sentivo che la mia realizzazione personale doveva passare attraverso l’apertura del mio cuore agli altri. Come scrive sensei: «Il cuore sincero che mostra attenzione per gli altri si esprime in gesti premurosi, e questo spirito è capace di unire i cuori delle persone» (NRU vol. 30, cap. 1, p.ta 25). Tra il 2017 e il 2018 cinque persone, tra cui un professore, hanno cominciato a praticare il Buddismo e hanno ricevuto il Gohonzon.
A ottobre ho sostenuto l’ultimo esame per diventare insegnante. Nichiren Daishonin scrive: «Non dovresti sentire la minima paura nel cuore. Sebbene una persona possa aver professato la fede nel Sutra del Loto per molte vite sin dal remoto passato, è la mancanza di coraggio che le impedisce di conseguire la Buddità» (RSND, 1, 568). Decisa a vincere, ho fatto Daimoku per non farmi sconfiggere dal demone dell’insicurezza… e mi hanno dato la lode.
Ho iniziato il 2019 con la proposta di una insegnante di danzare durante una sua lezione a un convegno internazionale. Poco dopo mi ha chiesto di tenere la lezione al suo posto. Poi, qualche settimana fa, ho incontrato casualmente il proprietario della scuola da cui mi ero licenziata tre anni prima. Ci siamo parlati e poco dopo mi ha chiesto di insegnare nella sua nuova scuola.
Da quando pratico il Buddismo sono migliorata sul lavoro, sviluppando dedizione e instaurando rapporti di fiducia, e ho raggiunto l’indipendenza economica. Ogni giorno cerco nel profondo della mia vita il legame con il maestro Ikeda e, ogni volta che lo rinnovo, il mio cuore si apre agli altri e al potenziale inerente alla mia vita. Le mie insicurezze sono ora un trampolino per riuscire a comunicare con gli allievi e far sì che dopo la mia lezione si sentano più felici e realizzati.
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La mia decisione
Insieme al fratello, Luca affronta grandi difficoltà nell’azienda di famiglia, fino a realizzare qualcosa di straordinario
di Luca Nuti, Cecina
Ho iniziato a praticare nel 1988 e i benefici non hanno tardato ad arrivare: la laurea dopo anni di alti e bassi nello studio, l’incontro con mia moglie, la guarigione di mio figlio Nicolò da una emiparesi. Benefici che, sono convinto, sono maturati grazie al mio impegno nella responsabilità di gruppo, al sostegno economico alla Soka Gakkai e all’offerta di una sala da cinquanta posti utilizzata per l’attività buddista fino alla realizzazione del Centro culturale di Cecina.
Uno degli aspetti della vita per cui mi sono sforzato di più è il lavoro. Dopo l’università ho continuato a impegnarmi nell’azienda di famiglia che esegue lavorazioni conto terzi in agricoltura, cercando di migliorarla e rinnovarla. Recitavo Daimoku per avere nuove idee, per mettere a frutto i miei studi e creare qualcosa di mio.
Dopo aver partecipato a un corso sul Buddismo decisi di trasformare la mia passione per il vino nel mio lavoro. Sorsero subito molti ostacoli, ma via via che il mio gruppo buddista cresceva e le persone ottenevano benefici, io riuscivo a progredire nel mio lavoro, sempre accompagnato dal Gosho: «Considera il servizio al tuo signore come la pratica del Sutra del Loto» (RSND, 1, 804).
Io e mio fratello decidemmo di realizzare una nuova cantina e questo richiese un grande sforzo economico. Nel 2014 ebbi l’opportunità di partecipare a un altro corso buddista, ma riflettendo sulla nostra situazione finanziaria fui assalito dal dubbio se partecipare o meno. Alla fine ho deciso di andare e lì alcuni membri raccontarono di come avevano toccato il fondo, e a suon di Daimoku avevano ribaltato la situazione. Capii che potevo anche avere enormi debiti, ma grazie al Buddismo potevo guadagnare di più e dare prova concreta del potere del Gohonzon. Decisi di recitare due ore di Daimoku al giorno finché non si fosse smosso qualcosa e di impegnarmi ancora di più nell’attività buddista. In poco tempo trovammo nuovi collaboratori creando una forte rete di vendita e ricevemmo un ordine di quattordicimila bottiglie del nostro vino più importante.
Non ho lesinato l’impegno e ho lavorato fino allo sfinimento per curare tutti gli aspetti della cantina, da quello architettonico a quello funzionale.
Quando finalmente l’abbiamo inaugurata mi sono reso conto che avevamo fatto qualcosa di straordinario: avevamo legato il mondo del vino a quello dell’arte e dell’architettura. La struttura, innovativa ed ecocompatibile, ospita un affresco sul tema di vita e morte e una rappresentazione del mondo di umanità. Abbiamo ricevuto molte visite da parte di critici, le riproduzioni dell’opera sono state pubblicate su diverse riviste, ci ha fatto visita una trasmissione televisiva e la struttura ha ricevuto il premio speciale dell’UNESCO come “Fabbrica del territorio”. A settembre 2018 il nostro miglior vino è stato premiato da una rinomata guida enologica consacrandoci come una delle migliori aziende italiane.
La realizzazione di questo sogno è passata anche attraverso la trasformazione delle relazioni familiari: nella mia famiglia pratichiamo io, mia moglie, mio fratello, mia cognata, i miei due nipoti e mio figlio.
Sensei scrive: «La fede viene sperimentata vincendo nella vita quotidiana, poiché è lì che il Buddismo trova la sua massima espressione» (Giorno per giorno, Esperia, 23 agosto).
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Una felicità autentica
Schiacciata da una forte sofferenza, grazie all’esempio dei tre maestri Antonella si alza e realizza le sue aspirazioni
di Antonella Cecamore, Pescara
Dopo undici anni, nel 2017 mi preparavo ad affrontare l’ennesima dura esperienza nella scuola elementare dove insegnavo. Percepivo incoerenza tra la gestione dell’istituto e i reali bisogni degli alunni, e la collaborazione tra colleghi era difficile. Ciò che mi spingeva ad andare avanti era la gioia di contribuire alla crescita dei bambini. Ma convivevo con un profondo senso di colpa e di inadeguatezza. Desideravo un cambiamento nella mia vita, ma prevaleva la convinzione che fosse impossibile.
Poi quattro anni fa ho conosciuto il Buddismo. Recitare Nam-myoho-renge-kyo rappresentava l’unico momento in cui sentivo che potevo migliorare la mia vita. Nichiren Daishonin scrive che «le illusioni e i desideri sono illuminazione» (RSND, 1, 282).
I miei desideri erano l’armonia nell’ambiente di lavoro e trovare un collega con cui condividere l’affetto e la cura verso gli alunni.
Ma non riuscivo a credere veramente nella mia natura di Budda e nella possibilità di vincere. In quel periodo affrontai una forte depressione e chiesi un congedo per malattia fino alla fine dell’anno scolastico. Ho seguito una terapia che mi ha aiutato, ma più di ogni altra cosa è stato determinante perseverare nella pratica buddista. Ho cominciato a fare tanto Daimoku ogni giorno.
Lo studio è stato fondamentale per provare compassione verso me stessa e sentire il grande cuore dei nostri maestri. In una lezione sul Gosho, il presidente Ikeda scrive di Makiguchi: «Fino all’ultimo istante egli non si fece sconfiggere dalla brutale repressione del governo militarista giapponese e rimase fedele alla causa di aiutare tutte le persone a realizzare una felicità autentica. […] Nelle lettere che inviò alla famiglia dal carcere scrisse: «La fede è di suprema importanza», «Ciò che sto passando è niente in confronto alle avversità patite dal Daishonin» (cfr. BS, 185, 53).
Pian piano ho cominciato a credere davvero nella Legge mistica e a vedere la bellezza che potevo tirar fuori anche nelle circostanze più tristi. Per ripagare l’immensa gratitudine verso i maestri che hanno fatto il voto di rendere felici le persone dedicandosi a kosen-rufu, ho deciso di farcela con la forza del Daimoku e impegnandomi nell’attività. Con questa determinazione è emersa una nuova possibilità: lavorare nella scuola in ospedale, un servizio pubblico per i bambini degenti che non possono frequentare regolarmente le lezioni.
Anche se il numero di docenti assegnati in organico era veramente esiguo, ho ottenuto il posto.
Oggi lavoro al reparto di Pediatria con bambini di ogni età, facendo appello a tutte le mie risorse per far vivere loro momenti di piacevole normalità, nonostante le tante sofferenze.
Il mio sforzo è sempre quello di dare valore a ciò che facciamo insieme. La più grande soddisfazione è gioire dei loro racconti, dei loro ragionamenti, dei loro desideri e vederli andar via più felici.
Lavoro con una collega meravigliosa, molto sensibile e attenta ai bisogni degli alunni.
Dopo tanti anni ho raggiunto tutti i miei obiettivi sul lavoro. Come scrive Nichiren Daishonin: «Non accadrà mai che la preghiera di un praticante del Sutra del Loto rimanga senza risposta» (RSND, 1, 306).
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Vincere insieme
Basandosi sulle guide del maestro Ikeda, Filippo trasforma il momento più duro nel più prezioso della sua vita
di Filippo Puliero, Verona
Mi sono avvicinato al Buddismo da solo all’età di ventidue anni e ho ricevuto il Gohonzon nel 2012. Fin da subito, l’ambiente di lavoro è stato il luogo principale dove ho sperimentato i benefici del Gohonzon.
Nel corso degli anni, grazie alla fede, ho trasformato ogni ostacolo in opportunità, compiendo un costante sviluppo professionale che mi ha portato, giovanissimo, a diventare direttore di importanti realtà commerciali.
A novembre del 2017 accettai un’offerta di lavoro da parte di un’azienda francese come direttore di uno dei principali negozi in Italia. Ricoprivo un ruolo centrale nello sviluppo del progetto nel nostro paese, guadagnavo tantissimo ed ero entusiasta di questa grande crescita!
Il progetto però stentò a decollare e ad aprile del 2018 mi comunicarono che l’azienda aveva deciso di interrompere le attività in Italia, licenziando tutti i dipendenti. Sulle prime sprofondai nella disperazione ma, sostenuto dai miei compagni di fede, iniziai a recitare Daimoku decidendo di non lasciarmi sconfiggere. Mi risollevai. Non sapevo cosa mi avrebbe riservato il futuro, quali difficoltà avrei dovuto affrontare, ma ero certo che prima o poi avrei guardato a questo periodo come il più prezioso della mia vita poiché, grazie a queste difficoltà, avrei ottenuto una vittoria ancora più grande! Proprio come afferma il maestro Ikeda: «Una rigogliosa fioritura primaverile avviene solo dopo una strenua lotta durante l’inverno» (NR, 645, 4). L’indomani comunicai alle ragazze del mio staff la decisione dell’azienda, ma incoraggiai ognuna di loro a credere che “l’inverno si trasforma sempre in primavera”. Tre di loro parteciparono allo zadankai successivo, iniziarono a praticare e una ha ricevuto il Gohonzon! Incredibilmente, nessuna di loro è rimasta neanche un giorno senza lavoro, perché al momento del licenziamento avevano già trovato un altro impiego!
Quanto a me, affrontai la disoccupazione deciso a chiarire i miei obiettivi. Approfittai del tempo libero per approfondire lo studio del Buddismo e decisi di raddoppiare gli sforzi nel sostenere i giovani della mia zona. Tuttavia, più passava il tempo e più i dubbi mi attanagliavano. Recitando Daimoku compresi che non mi sentivo infelice perché ero senza lavoro, bensì perché mi sentivo incapace di trovare l’impiego che desideravo. Nutrivo un dubbio sulle mie capacità talmente radicato che fino a quel momento avevo messo a tacere le mie ambizioni. Deciso a sconfiggere definitivamente questo dubbio, ho determinato con coraggio di diventare entro dieci anni un top manager aziendale, per incoraggiare più persone possibili propagando il sole della Legge mistica.
A fine novembre ho intrapreso una nuova esperienza lavorativa accettando di ripartire da capo, fiducioso del potere del Gohonzon. Ripartire da zero però non è stato facile: creare legami con i nuovi colleghi era faticoso, mancava il sostegno dei miei datori di lavoro e le difficoltà dell’azienda erano innumerevoli. Mi stavo così convincendo ad abbandonare anzitempo il nuovo impiego. In preda allo sconforto, ho trovato il sostegno del mio maestro ne La nuova rivoluzione umana: «Malgrado gli spessi muri di incomprensione e malintesi che si trovavano davanti, quei membri non si erano mai tirati indietro e pensavano con forte determinazione: “Non c’è altra strada se non diventare felici qui, attraverso questa fede! Sono l’unico membro della Gakkai. Chi, se non io, potrà realizzare kosen-rufu in questo paese?”» (NRU, vol. 30, cap. 1, p.ta 2).
Ho deciso di non preoccuparmi più di me stesso, e di offrire supporto anziché pretenderlo, adempiendo alla mia missione di Bodhisattva della Terra.
In sole due settimane tutto si è trasformato: la freddezza con i colleghi è diventata empatia, la rivalità collaborazione e in negozio si è diffusa la soddisfazione di sfidarsi e vincere insieme. Il mio negozio è diventato il primo per fatturato di tutta Italia e pochi giorni dopo l’azienda mi ha proposto di sottoscrivere il contratto a tempo indeterminato, affidandomi il punto vendita più importante dell’intera catena, di cui sarò Store Manager.
Ho promesso a sensei di non cedere più ai dubbi, di non arrendermi di fronte alle difficoltà, ma anzi di avanzare incessantemente, con fiducia e allegria, sulla strada della rivoluzione umana!