Poesie, canzoni, dialoghi. «Chi canta è felice. Chi canta con gioia ha già vinto», dice Ikeda, paragonando anche il Gongyo alla recitazione di una poesia. E racconta come, verso la fine del 1981, nel corso di una notte, scrisse e riscrisse insieme ai giovani Kurenai no uta, un testo pieno di ardore giovanile divenuto poi famoso nella Soka Gakkai
Vorrei ringraziare i membri SGI in visita che hanno compiuto questo lungo viaggio per unirsi a noi.
È primavera! / Fiori di ciliegio / in pieno rigoglio! / Speranza! Vittoria! / Sono i ciliegi della gioventù! / Ciliegi di felicità che / resistono al rigido inverno / per poi fiorire a profusione!
Ricordo con affetto di aver composto questa poesia, un giorno, mentre contemplavo i ciliegi in fiore insieme a un gruppo di studenti dell’Università Soka. Era una primavera dei primi anni Settanta. Come sono belli i fiori di ciliegio che stanno sbocciando in tutte le pacifiche isole del Giappone! Amo molto i fiori di ciliegio!
Una nota poesia giapponese [del periodo Edo] recita così: Cadono fiori di ciliegio / e anche i fiori che restano / saranno presto pronti a cadere. Un famoso letterato affermò di detestare i fiori di ciliegio quando, durante il periodo del militarismo giapponese, questi versi venivano utilizzati dal governo per esaltare il sacrificio in nome della patria. Ma Josei Toda, mio maestro e secondo presidente della Soka Gakkai, dichiarò: «Facciamo sbocciare i fiori di ciliegio di kosen-rufu, fiori che non cadono mai! Viviamo fino in fondo la nostra esistenza, facendo sbocciare i fiori eterni della Legge mistica – fiori di felicità e di pace eterna – nei nostri cuori. Vinciamo su tutto, con il sorriso, con il coraggio, con la vittoria nel cuore!». Queste parole rappresentarono una sorta di testamento spirituale del maestro Toda. Spero che tutti voi custodirete questo messaggio.
Oggi si sono uniti a noi numerosi membri provenienti dalle varie parti d’Europa. Il grande compositore francese Charles Gounod (1818-93) compose una canzone dal titolo In primavera che recita: La primavera mette in fuga l’inverno / sorridendo tra gli alberi rigogliosi; / la primavera ci invita, / venite, possiamo essere felici.
Noi della Gakkai cantiamo spesso. Avanziamo al suono delle nostre voci che si propagano. Chi canta è felice. Chi canta con gioia ha già vinto. Cantiamo, allora! Intoniamo canzoni di coraggio e speranza! Anche i passi del Sutra del Loto che recitiamo durante Gongyo, hanno il ritmo della poesia – una poesia eterna: «Niji seson. Ju sanmai. Anjo niki» [A quel tempo l’Onorato dal Mondo sorse serenamente dalla Samadhi (SDL, 2, 29)]. Le scritture buddiste hanno un ritmo peculiare, anche gli studiosi lo hanno rilevato.
Sono presenti oggi i membri danesi? Nikolai Grundtvig (1783-1872), scrittore e filosofo danese che si impegnò strenuamente in nome di un’educazione popolare, accessibile a tutti, afferma: «Io canto sempre, canto ciò che porto nel cuore. Il cuore è colmo di spirito combattivo, la lotta è la mia canzone». Non posso fare a meno di pensare che le parole di questo educatore coraggioso, oggi famoso in tutto il mondo, hanno molto in comune con lo spirito della Gakkai.
Spirito di ricerca
Oggi sono presenti membri provenienti da sessanta paesi e territori. Poco fa un giovane uomo osservava che nelle scritture buddiste il numero sei rappresenta la “perfetta via” e che questo corso rappresenta una sorta di modello in miniatura del kosen-rufu mondiale. Permettetemi anche di ringraziare la Divisione artisti: sono così felice di vedervi! Siamo tutti orgogliosi dei vostri successi. Voi siete i grandi tesori del nostro movimento. Avete una missione grandissima e un potere molto superiore a coloro che si trovano nei ruoli effettivi di potere. Dobbiamo sempre incoraggiare, sostenere e lodare i nostri amici della Divisione artisti!
Oggi si svolge anche la riunione dei nostri successori della Divisione giovani. I giovani sono cresciuti in modo meraviglioso su basi veramente solide. Vedo un numero di persone incredibilmente capaci emergere costantemente e prendere il proprio posto nel mondo. Questo è di per sé un segno di magnifico trionfo. Un luminoso futuro si sta aprendo per la Gakkai. Questo è certo e chiaramente visibile, e sono pieno di gratitudine per tutto ciò.
In numerosi paesi del mondo si stanno istituendo i gruppi Ikeda Kayo-kai della Divisione giovani donne, la colonna d’oro per la società e per kosen-rufu! I sorrisi e le voci delle giovani donne sono sempre fonte di grande energia!
Vorrei anche ringraziare i membri della Divisione uomini, la base della colonna dorata di kosen-rufu. Siete molto importanti! Siete tutti così giovani! È fantastico. Nel Giappone odierno il numero di giovani sta diminuendo. Andiamo avanti con la ferma determinazione che la Divisione uomini diventi la nuova Divisione giovani uomini! Gli uomini che comprendono questo punto e sanno incarnare uno spirito giovanile vincono. Anche le organizzazioni e le nazioni possono continuare a prosperare e a svilupparsi se mantengono uno spirito giovane. Quando vi chiedono quanti anni avete, prima di rispondere toglietevene trenta! Naturalmente le donne dovranno stare all’erta e non farsi ingannare da questo trucco!
Il secolo dell’Africa
In questa riunione sono presenti per la prima volta i preziosi compagni della SGI-Gabon. Christian Mouity, docente del Dipartimento di educazione della Omar Bongo University, la principale università nazionale del paese, partecipa per la prima volta a un corso in Giappone.
Il Gabon si trova sulla linea dell’Equatore. È un paese pieno di luce, con un grande potenziale per il futuro. Linus Pauling (1901-94), noto scienziato e premio Nobel per la Pace con il quale ho pubblicato un dialogo, nel 1959 – esattamente cinquant’anni fa – visitò il Gabon con sua moglie, Ava Helen. Durante una delle nostre conversazioni, Pauling mi raccontò dei suoi carissimi ricordi di quel viaggio. Lo stemma nazionale del Gabon riporta il motto: «Unità, lavoro e giustizia», come anche il detto latino «Uniti progrediemur» (progrediamo uniti). Porgiamo i nostri migliori auguri e tutto il nostro sostegno per la prosperità del Gabon e per uno splendido “secolo dell’Africa”.
In Giappone sarà presto pubblicato un mio dialogo con il noto astronomo brasiliano Ronaldo Mourão. Il pensiero occidentale è influenzato dagli insegnamenti di Socrate, che sono stati trascritti e diffusi dal suo discepolo, Platone. Allo stesso modo, in qualità di vero discepolo di Toda, ho parlato e ho scritto senza risparmiarmi per offrire al mondo la filosofia umanistica del Buddismo di Nichiren Daishonin. Di conseguenza, il Buddismo del sole si è ora diffuso in centonovantadue paesi e territori, e il vessillo di kosen-rufu ora sventola con energia negli angoli più lontani della terra. Durante la presidenza di Toda, il raggio d’azione della Gakkai si limitò al Giappone, ma io giurai solennemente che avrei messo in atto la decisione del Daishonin di realizzare kosen-rufu in tutto il mondo. Anche Toda era certo che avrei raggiunto questo scopo.
Ogni volta che accadeva qualcosa, Toda mi chiamava presso di sé: «Daisaku!», e mi affidava nuove sfide che io avrei trasformato in nuovi traguardi per kosen-rufu. Ci fu un periodo che la propagazione stagnava e Toda commentò: «Di questo passo, kosen-rufu impiegherà cinquantamila anni!». Ho compiuto fondamentali progressi nelle attività di propagazione dei capitoli Kamata e Bunkyo di Tokyo, conseguendo una vittoria dopo l’altra con ritmo instancabile e dinamico.
Durante la campagna di Osaka (1956) ottenemmo un’incredibile vittoria, un risultato che molti avevano ritenuto impossibile. Verso la fine della sua vita, Toda dichiarò con gioia: «Ora sono in grado di lasciare un’eredità di risultati epocali. E tutto grazie a te!».
Abbiamo dovuto affrontare preti autoritari e leader arroganti. La salute di Toda era rimasta minata dalla prigionia, durante la guerra, per mano delle autorità militari del Giappone. A vent’anni io ho aperto la strada perché potesse assumere personalmente la guida del nostro movimento in qualità di grande leader di kosen-rufu. E nei decenni successivi ho continuato a costruire una nuova era per la Soka Gakkai. Ricordo ancora le parole di Toda: «In te ho un bravo discepolo» e ancora: «Daisaku, sei l’unico di cui mi posso fidare».
Il significato del 16 marzo
Al momento sono impegnato in un dialogo con Jim Garrison, presidente della John Dewey Society negli Stati Uniti e professore di filosofia dell’educazione al Virginia Tech a Blacksburg, in Virginia.
Recentemente Garrison ha accennato al significato del 16 marzo, il giorno in cui Toda affidò il futuro del nostro movimento alla Divisione giovani. Garrison ha sottolineato il fatto che Toda aveva chiaro che i giovani sono la chiave per il futuro dell’organizzazione.
Questo è anche il mio messaggio per voi, oggi. I nostri membri della Divisione giovani uomini e giovani donne sono coloro che porteranno avanti kosen-rufu nel futuro. È un compito che dobbiamo affidare a loro, e solo loro possono realizzarlo. Detto questo, nessuno di noi deve mai invecchiare nel cuore. Sto rivolgendo sempre maggiore attenzione ai giovani.
Ho dedicato tutto me stesso a lavorare per Toda. Ho affrontato indescrivibili difficoltà. Con la ferma determinazione di sostenere e difendere il mio maestro, mi sono dedicato come nessun altro discepolo per il suo maestro. Ecco perché, a prescindere dagli ostacoli che abbiamo incontrato, la Gakkai è sempre stata protetta dalle divinità celesti, le forze positive dell’universo. Ci sono stati responsabili che hanno guardato con arroganza a Toda e alla Gakkai, persone prive di una vera fede e di sincera convinzione nel Buddismo del Daishonin. Purtroppo, questa è la vera natura di tutti coloro che hanno voltato le spalle a Toda e alla Gakkai.
Genesi di Kurenai no uta
Tra le canzoni più amate della Gakkai c’è Kurenai no uta, la “Canzone dell’alba cremisi”. Che ne dite di cantarla tutti insieme, ora?
Grazie per la vostra meravigliosa esibizione! Dove ci sono canzoni c’è crescita, vigore e slancio. Le canzoni stimolano l’azione e la vittoria. Al contrario, un regno senza canzoni luminose e incoraggianti finirà per degenerare.
La “Canzone dell’alba cremisi” fu scritta verso la fine del 1981. La prima bozza mi fu mostrata in una bella sera di novembre. Ricordo che c’era una bellissima luna piena. Mi trovavo al Centro della Soka Gakkai Shikoku dove si erano riuniti i rappresentanti della Divisione giovani.
Quella sera tenni una riunione informale con alcuni giovani responsabili. «Sensei, abbiamo provato a comporre una nuova canzone!» mi dissero quei ragazzi estraendo la bozza che avevano scritto durante la notte. Avevano passato la notte in bianco per scrivere quel testo. Shikoku è un luogo poetico! Grazie all’ispirazione, fluiscono naturalmente parole di poesia. Mentre parlavo con quei ragazzi, ricordo di aver considerato tra me: «Quanto sono meravigliosi i giovani della Gakkai!». Non lo dimenticherò mai.
Quel testo ardeva di un appassionato spirito di lotta. Avevano gli occhi arrossati per il sonno e i capelli arruffati. Esaminai rapidamente il loro lavoro. Naturalmente non ebbi cuore di dire che non era gran che! [Risa] Mi offrii piuttosto di dare loro una mano, e così iniziammo a lavorare insieme alla revisione. Correggemmo quel testo perfezionandolo più di venti volte, credo, fino alla mia partenza. Avevo incoraggiato con energia i membri di tutta la regione per diversi giorni. È così che nacque la famosa Kurenai no uta che oggi viene cantata ovunque.
Il titolo originale era “Canzone del chiarore dell’alba”, ma lo trasformammo in “Canzone dell’alba cremisi”. Il primo verso originale era: «Ah, l’alba è giunta», ma io suggerii di sostituire la parola giapponese troppo comune che avevano usato per “alba” con un’altra dallo stesso significato. I dettagli fanno la differenza. Le piccole cose sono molto importanti. Ad esempio, nell’offrire un consiglio sulla fede, o quando parlate alle riunioni, se compite quel piccolo sforzo in più – riguardo ad esempio al contenuto, o perfino al tono della voce – potrete ottenere risultati sempre migliori.
In molti casi le persone non sono poi così radicalmente diverse l’una dall’altra. Ma anche solo un sottile cambiamento nell’atteggiamento o nella determinazione di una persona può produrre una totale trasformazione nella sua vita. Il cuore umano è una cosa magnifica.
Un altro verso nella bozza era: «Alcuni sono influenzati da ciò che altri possono pensare». In questo modo suonava come una semplice constatazione, e lo rafforzammo in modo da incoraggiare le persone a lottare contro quella tendenza. Esaminando attentamente la canzone insieme a quei giovani, mi assicurai che ogni parola trasmettesse tutto l’incoraggiamento possibile. Quanto alla melodia, canticchiai la mia idea per i versi di apertura e un membro che apparteneva alla banda musicale di Shikoku prese appunti e trascrisse immediatamente quel motivetto sul pentagramma. Così nacque la melodia.
Kurenai no uta è una canzone di verità e giustizia nata dall’impegno condiviso di maestro e discepolo: per questo è pervasa da uno spirito invincibile.
Fortezze da proteggere
Kosen-rufu costituisce il percorso più sicuro verso la pace mondiale. Non dimenticherò mai tutti voi che vi state dedicando con animo generoso a proteggere la Soka Gakkai, l’organizzazione che lavora per realizzare questo nobile obiettivo.
Sono presenti oggi i membri del Gajokai? [Gruppo della Divisione giovani uomini per la protezione dei Centri culturali in Giappone, n.d.r.]. Il Gajokai svolge un magnifico lavoro dietro le quinte.
Nel gennaio 1971, alcuni responsabili della Divisione giovani vennero a consultarsi con me per la riorganizzazione a livello nazionale dei gruppi per la protezione dei Centri della Gakkai – comunemente chiamati gruppi Keibi. A quel tempo proposi di chiamare questo nuovo gruppo il Gajokai (letteralmente “gruppo Fortezza”), a indicare la missione di proteggere le fortezze di kosen-rufu – i Centri culturali e tutte le strutture Soka. Il Gajokai venne fondato il mese successivo, l’11 febbraio.
Toda aveva una predilezione per la parola “fortezza” (in giapponese gajo; lett. “castello di zanna d’elefante”) fin dai giorni pionieristici della Soka Gakkai. Il 20 febbraio 1954, Toda e io arrivammo a Osaka per partecipare alla riunione generale. Rivolgendosi ai numerosi responsabili riuniti in quell’occasione, Toda disse: «Fate del Kansai una fortezza paragonabile a Tokyo!». La parola “gajo”, “fortezza”, ricorre spesso anche nel mio diario giovanile: «la fortezza di Osaka», o «la fortezza di Toda». Nella tradizione giapponese, “gajo” è la roccaforte dove risiede il generale. È il bastione su cui sventola il vessillo, il quartier generale della battaglia. Nell’antica Cina, le aste di questi vessilli erano spesso coronate da intagli ornamentali con zanne d’elefante, in avorio, in quanto simbolo di difesa. Ecco l’origine del significato della parola “fortezza” in Giappone e in Oriente.
Siate certi che il vostro impegno di protezione dei Centri culturali, anche se invisibile agli altri, non sarà ignorato dalle divinità celesti – le forze protettive dell’universo. Alcuni non si rendono conto dell’impegno dei nostri membri Gajokai nel proteggere e mantenere tutto al sicuro. I loro sforzi, a volte, non vengono adeguatamente apprezzati. Colgo questa opportunità per ringraziarli e lodarli con immensa gratitudine per tutto ciò che fanno.
Legami d’amicizia con la Russia
L’Università statale di Mosca vanta una tradizione di duecentocinquanta anni ed è famosa in tutto il mondo. Come vostro rappresentante ho ricevuto due onorificenze da tale università: un dottorato onorario e una cattedra honoris causa. Il fondatore, Mikhail Lomonosov (1711-65), pronunciò queste parole: «Le persone che si impegnano a fondo dedicando l’intera esistenza a una missione, vincendo in ogni battaglia, meritano tutta la nostra lode e ammirazione». La vita è una lotta senza fine, un’impresa in cui dobbiamo vincere.
Nel settembre 1974, trentacinque anni fa, ho visitato per la prima volta l’Unione Sovietica e l’Università statale di Mosca. Da allora ho coltivato una lunga amicizia con quell’istituzione. Al centro del campus si trova lo splendido Palazzo della Cultura, il principale edificio dell’università, davvero impressionante per imponenza.
Allora l’Università Soka era stata appena fondata (nel 1971, tre anni prima) e io giurai a me stesso che sarebbe diventata un’università di livello mondiale, e che avrebbe reso grandi contributi all’umanità. Ora il mio giuramento si è realizzato: l’Università Soka porta avanti il suo impegno di ateneo modello, all’avanguardia nel mondo. Sono felicissimo di questo e ringrazio di cuore tutti coloro che hanno contribuito a questa magnifica impresa.
Visitai una seconda volta l’Università statale di Mosca l’anno successivo, nel maggio del 1975. Il campus era tutto cosparso di fiori. Fui accompagnato nell’elegante ufficio del rettore, al nono piano del Palazzo della Cultura, per la cerimonia di consegna del dottorato onorario. Sedetti insieme ai più alti rappresentanti dell’università intorno a un grande tavolo rotondo al centro della stanza. Il rettore, Rem Khokhlov, si alzò per aprire la cerimonia. Un altro funzionario lesse la motivazione, spiegando l’accurato processo di selezione e le ragioni della decisione.
Il diploma che mi fu consegnato dal rettore dichiara: «L’Università statale di Mosca conferisce a Daisaku Ikeda questo [premio] in riconoscimento dei suoi numerosi contributi nei settori dell’educazione e della cultura così come del suo costruttivo impegno per promuovere la pace e l’amicizia tra le nazioni nel mondo». Questo fu il mio primo dottorato onorario.
Abbattere le barriere del pregiudizio
A quel tempo c’era molta tensione tra l’Unione Sovietica e la Repubblica popolare cinese. Come buddista impegnato a costruire la pace, volevo sinceramente promuovere relazioni amichevoli tra le due nazioni. Molti in Giappone nutrivano pregiudizi verso questi due paesi. Spinto da un irrefrenabile desiderio di cambiare questa situazione nel giro di un anno, a partire dal maggio del 1974, ho visitato tre volte la Cina e due volte l’Unione Sovietica. Mi sono anche recato negli Stati Uniti.
Ovunque ho sviluppato dialoghi sinceri e aperti e costruito ponti di cultura e di educazione. Prendere coraggiosamente l’iniziativa per avvicinare gli altri attraverso il dialogo, parlare loro con il cuore: simili azioni hanno il potere di rompere le barriere del pregiudizio e dell’incomprensione. Il riconoscimento da parte dell’Università statale di Mosca ha rappresentato per me un grande onore e un ulteriore incentivo ad assumermi la responsabilità di continuare a impegnarmi per la pace e l’amicizia; dovevo un simile riconoscimento alla preparazione che avevo ricevuto dal mio maestro, Josei Toda, secondo presidente della Soka Gakkai.
Mi sono laureato all’”Università Toda”: egli mi ha impartito un’istruzione personale su una vasta gamma di discipline. Ogni premio che mi viene offerto è un onore che dedico al mio maestro; ogni volta che mi viene conferito un riconoscimento lo accetto come vostro rappresentante e lo condivido con tutti i nostri membri che in ogni paese lavorano senza risparmiarsi per la pace, la cultura e l’educazione.
I discepoli sinceri sono la prova della grandezza del loro maestro. Grazie al mio impegno il mondo conosce la vita e le vittorie di Toda e del nostro presidente fondatore, Tsunesaburo Makiguchi. Intendo condurre il resto della mia vita come loro fedele discepolo.
In quanto discepoli, non dobbiamo mai diventare individui ingrati che sfruttano il maestro per acquisire potere sugli altri, che non lo apprezzano e lo guardano con arroganza o che gli creano sofferenza a causa della propria gelosia. Lo dico per il bene del futuro.
Permettetemi ora di condividere con voi alcune parole della dottoressa Lou Ann Guanson, vice presidente del Centro per la Nonviolenza Globale dell’Università delle Hawaii. Come specialista nella guida al cambiamento sociale non violento, ha partecipato al discorso che ho tenuto nel gennaio del 1995 all’East-West Center alle Hawaii.
La dottoressa Guanson ha osservato a tal proposito: «In generale, quando un’organizzazione cresce, i leader tendono a delegare gli aspetti secondari della gestione ad altri, ma i leader davvero capaci continuano a interessarsi personalmente di ogni aspetto dell’organizzazione, a prescindere dalla dimensione che può raggiungere». Per quanto riguarda la Gakkai, questo principio si riconduce alla cura e all’attenzione che i responsabili più alti devono sempre prestare nei confronti dei membri impegnati in prima linea. Lo sviluppo e la crescita futura della Gakkai dipendono da questo!
Nei giorni pionieristici del nostro movimento, l’organizzazione non era estesa come oggi, e ognuno vi si dedicava con spirito indipendente. Ma quando un’organizzazione cresce, c’è il pericolo che i responsabili si addormentino sugli allori e diventino autoritari. Iniziano a considerarsi persone speciali o importanti, senza alcuna ragione, e si aspettano che gli altri continuino a sviluppare l’organizzazione lavorando al posto loro. Oppure, peggio ancora, si dimostrano sprezzanti o critici verso l’impegno e i risultati degli altri. Questo è assolutamente inaccettabile! È una tendenza che distruggerà la nostra organizzazione, se permettiamo che prenda il sopravvento.
Così come non possiamo camminare senza gambe, la nostra organizzazione non potrebbe funzionare senza coloro che la sostengono dietro le quinte. Le persone più importanti e degne di ammirazione sono coloro che si impegnano senza posa nelle prime linee del nostro movimento, i campioni senza corona che lavorano per kosen-rufu in mezzo alla gente comune. Non finirò mai di ripeterlo: i responsabili non devono mai essere arroganti.
Apprezzare gli studenti
Vorrei ora condividere con voi alcune parole del professore Gennady Turmov, ex rettore dell’Università Tecnica di Stato dell’Estremo Oriente a Vladivostok, in Russia. Turmov disse: «Non lavoro solo perché ho un titolo. Intendo continuare e dedicare la mia vita al compito di guidare la mia amata università. L’università è diventata la mia casa, il luogo al quale tornare. Continuerò a lavorare per lo sviluppo della mia amata università». Dedico queste parole a tutti gli educatori presenti oggi.
Gli educatori non devono mai guardare i loro studenti con alterigia. Chi non è pronto a fare tutto il possibile per i propri studenti non è un vero educatore. Non conducete una vita egoista e calcolatrice, questa è la lezione che Toda mi ha impartito. Non ci sarà un altro maestro grande come lui. Egli mi ha insegnato tutto ciò che c’è da sapere sulla leadership e sui sottili meccanismi del cuore umano. Se sono in grado di guidare oggi kosen-rufu, lo devo solo alla preparazione che ho ricevuto da Toda.
Una massima persiana afferma: «Un cane riconoscente è migliore di un uomo ingrato». Toda metteva seriamente in guardia contro l’ingratitudine. E il filosofo tedesco Immanuel Kant (1724-1804) scrisse: «I peggiori vizi dovuti alla malvagità dell’uomo sono: la gelosia, ovvero l’invidia, l’ingratitudine e il rancore». Kant è il filosofo che Makiguchi lesse in prigione fino ai suoi ultimi giorni di vita. Anche Toda lo citava spesso.
L’invidia ha il potere di disgregare l’armoniosa comunità dei discepoli. L’ingratitudine distrugge il regno del Buddismo. Quando mi dimisi da presidente della Soka Gakkai, nel 1979, ci furono persone che approfittarono della situazione, invidiose della straordinaria crescita della Gakkai. Un destino di fallimento attende i corrotti e i malvagi. Coloro che stanno a guardare in silenzio fingendo di non vedere le cattive azioni nel momento in cui vengono commesse, rimpiangeranno la loro inerzia. La nostra organizzazione non sarà più un’organizzazione buddista se viene sviata da influenze corrotte e perde lo spirito di compassione e il legame che unisce maestro e discepolo. Abbiamo già rischiato una volta e dobbiamo assolutamente assicurarci che una simile situazione non si ripresenti. Lo dico per il bene dei posteri. Il maestro Toda affermò: «Il potere dell’autorità è come uno maremoto che travolge ogni cosa. Una persona che nutre una convinzione superficiale, o debole, non potrà fare nulla per contrastarlo. Perciò dovete affrontarlo a costo della vostra vita, e vincere!». Questo è lo spirito fondamentale. Stiamo vivendo nell’Ultimo giorno della Legge, un’epoca malvagia contaminata dalle cinque impurità [Cinque impurità, o cinque contaminazioni. Si riferiscono all’impurità dell’epoca, del desiderio, degli esseri viventi, del pensiero e della durata della vita. La prima, l’impurità dell’epoca, include la distruzione dell’ambiente naturale o sociale, vedi DB, 131]. Impegniamoci tutti attivamente per proteggere ed espandere la Soka Gakkai, il “rifugio sicuro” delle persone comuni!
I consigli di Toda ai responsabili
Toda disse: «Gli esseri umani difficilmente cambiano le loro tendenze e il loro modo di pensare se non vengono ripetutamente consigliati. È molto facile cadere nell’errore. Per questo dobbiamo continuare a guidare le persone nella giusta direzione, sempre». Questa è compassione. Ai responsabili, Toda raccomandava: «Non montatevi la testa, non siate arroganti. Non fate monologhi, monopolizzando le riunioni». Se ci sono responsabili di questo genere dalle vostre parti, dite loro: «Che ne dite di finirla qui?» e mostrate queste parole di Toda! [Risa].
Toda diceva anche: «Dato che condividiamo la stessa fede, siamo tutti uguali e dovremmo unirci in armonia dedicandoci al Gohonzon (la Legge mistica), e non permettere mai all’invidia o al risentimento di insinuarsi tra noi. Questo è lo spirito di una comunità di discepoli davvero armoniosa». Recitare insieme ed essere uniti nella fede: così dovrebbero fare coloro che si dedicano a kosen-rufu. Alimentare le divisioni tra i membri per gelosia costituisce una grave offesa che distrugge il corpo armonioso dei credenti. Toda era molto severo verso i responsabili la cui pratica buddista mancava di azione: «State attenti che la vostra fede non diventi acqua stagnante! L’acqua dello stagno imputridisce perché è ferma! I responsabili devono stare sempre all’erta. In effetti, questa dovrebbe essere la loro più seria preoccupazione!». Toda chiarì bene che non servono responsabili che prendono la strada facile costringendo gli altri a compiere il lavoro più duro e che parlano senza agire.
Tra le rovine fumanti del Giappone del dopoguerra, Toda ricostruì la Soka Gakkai da zero. I membri erano tutti poveri, carichi di problemi e sofferenze, ma Toda dichiarò: «Avete tutti dimenticato quanto siete grandi! Probabilmente è vero che a casa non vi aspettano speciali banchetti. E la vostra casa non sarà un palazzo. Perciò vi demoralizzate, colmi di autocommiserazione per le vostre condizioni disagiate, ma questo è ridicolo! Siete voi stessi, in quanto esseri umani, che siete grandi! I membri della Soka Gakkai che lavorano per kosen-rufu sono nobili Budda. Siete tutti esseri straordinari!».
Toda incoraggiò i membri della Divisione donne dicendo: «Non vi concentrate sulle apparenze. Guardate nelle profondità della vita, che sono più importanti. Se cogliete la verità della vita, capirete che non diventeremo Budda in qualche momento futuro. Noi siamo Budda così come siamo! Vi prego di essere ottimiste e sicure di voi. Sulla base di una fede solida, forgiatevi fin da ora una felicità eterna».
Non diventeremo Budda nel futuro! Quando ci impegniamo per kosen-rufu, la nostra Buddità è viva, accesa e potente, dentro di noi, adesso. Spero che ogni membro della Divisione donne sappia costruire una felicità duratura colmando di buona fortuna la propria vita.
Toda disse una volta rivolto ai giovani: «La vita è come una maratona. Forse siete poveri e state affrontando difficoltà. Vi potrà sembrare che altre persone stiano molto meglio di voi, ma se avete una salda fede nella Legge mistica e vi dedicate a kosen-rufu per tutta la vita, raggiungerete una felicità indistruttibile».
Grazie a tutti! Statemi bene! Vi prego di prendervi cura della vostra salute.
Chiudiamo la riunione recitando insieme Daimoku. Recitate per tutto ciò che avete nel cuore, qualunque cosa va bene! O per qualunque cosa desideriate. Recitate con tutto il cuore davanti al Gohonzon! È importante recitare con tutte le vostre forze. Recitando Nam-myoho-renge-kyo il vostro essere arriverà a brillare di una condizione vitale di totale realizzazione. Questo è il potere della Legge mistica. Grazie di nuovo ai nostri amici di oltreoceano! Voglio suonare il piano per esprimervi il mio apprezzamento.
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Kurenai no uta
- Ah, kurenai no asa akete
sakigake hirari nu masurao wa
ah ah gyosho o ute narase
ogoreru haro yo nani ka sen
jyaaku no to ni wa sakae nashi
jiyu no seigi ni tami no hata - Kiyohohen no hito kudashi
kagayaku odo kono saka wo
fu no moto tudoishi warera ari
kimiyo taijyu to aogi min
ah ah seisyun no kin no ase
chikai no seiran niji kakare - Oitaru haha no kizuki taru
kofu no shiro o iza mamori nuke
mabayuki chihei ni hohai to
wakaki tubasa yo sawayaka ni
manyo no uta tomodomo ni
mai ni maiyuke seiki made
Canzone dell’alba cremisi
- L’alba cremisi illumina i pionieri
giovani coraggiosi.
Ora suona la campana dell’alba,
e noi non temiamo gli attacchi
da parte degli arroganti.
Per i malvagi mai ci sarà fortuna.
Simbolo di giustizia dei Bodhisattva della Terra
svetta la bandiera dell’umanità. - Sconfiggendo adulatori e calunniatori
avanziamo sul sentiero dorato, lungo questa salita,
raccogliendoci intorno al maestro.
Figlio, ti osservo come fossi un albero maestoso.
Gli sforzi della gioventù brillano come oro,
sulla promessa tra maestro e discepolo spicca un arcobaleno. - Proteggete sempre il castello di kosen-rufu
costruito dalle madri che ci hanno preceduto.
Giovani ali, libratevi maestose
verso il nuovo orizzonte smagliante.
Cantando insieme poesie della gente comune,
avanziamo danzando verso la prossima era.