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L'apertura degli occhi - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 11:56

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L’apertura degli occhi

A partire dal numero di settembre-ottobre, Buddismo e Società inaugura una nuova serie a puntate in cui Daisaku Ikeda commenta L’apertura degli occhi, uno dei più importanti trattati di Nichiren Daishonin. A titolo di invito alla lettura, ne pubblichiamo l’introduzione

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A partire dal numero di settembre-ottobre, Buddismo e Società inaugura una nuova serie a puntate in cui Daisaku Ikeda commenta L’apertura degli occhi, uno dei più importanti trattati di Nichiren Daishonin. A titolo di invito alla lettura, ne pubblichiamo l’introduzione

La religione è il pilastro dell’umanità. La filosofia è la spina dorsale della vita.
La Soka Gakkai è avanzata basandosi sulla forza dei suoi membri, una forza generata dallo studio delle dottrine buddiste, impegno che può essere paragonato al rigoroso addestramento di un abile schermidore. I membri di tutto il mondo hanno approfondito la loro comprensione della fede, della pratica e dello studio, hanno rinvigorito il proprio coraggio e hanno vinto le loro battaglie per kosen-rufu aprendo le pagine del Gosho – cioè degli scritti di Nichiren Daishonin – con lo spirito di ricevere consigli e istruzioni direttamente dallo stesso Nichiren. Se avanziamo con il Gosho come nostro fondamento non ci troveremo mai a un punto morto.
Le lezioni sul Gosho che nella mia gioventù ho ascoltato dal mio maestro, il secondo presidente della Soka Gakkai Josei Toda, continuano ancora a risuonare con forza nel mio cuore. Le sue lezioni spaziavano su argomenti come la vita, la felicità, il governo, la cultura, la pace, l’integrità umana, i princìpi dell’organizzazione e la relazione maestro-discepolo. I suoi discorsi liberi e lungimiranti facevano veramente rivivere il Buddismo di Nichiren Daishonin nell’epoca attuale, e più specificamente nella vita reale della gente e nella società.
Il presidente Toda, basandosi sul Gosho, esortava soprattutto le persone a “emergere” come Bodhisattva della Terra e a impegnarsi per l’autentico benessere e la prosperità del proprio paese. La sua guida e il suo incoraggiamento colmi di compassione risvegliavano, nelle profondità della vita di chi lo ascoltava, coraggio e senso di missione. Sono fermamente convinto che nei settecento anni trascorsi dalla morte di Nichiren nessuno aveva mai letto il Gosho dalla prospettiva che tutti gli esseri umani sono Bodhisattva della Terra. Il presidente Toda inoltre spiegava gli scritti di Nichiren sulla base della sua consapevolezza interiore e del suo senso di missione come Bodhisattva della Terra, che aveva acquisito in conseguenza del suo risveglio spirituale avvenuto in prigione durante la seconda guerra mondiale.
Inutile dire che le lezioni del presidente Toda giocarono un ruolo nodale e decisivo anche nella mia vita. Infatti il primo fatidico incontro con il mio maestro avvenne il 14 agosto 1947, durante una delle sue lezioni sul trattato del Daishonin Adottare la dottrina corretta per la pace del paese. Poi, dopo essermi unito alla Soka Gakkai, partecipai alle sue lezioni sul Sutra del Loto; in seguito tutti i giorni, nelle prime ore del mattino, egli mi impartì delle lezioni personali durante le quali mi insegnava i princìpi e la profonda filosofia del Buddismo di Nichiren. Nel fare lezione il presidente Toda era un vero maestro. Ricordo che ne ero talmente impressionato che pensavo: «Ci sono tre tipi di lezioni: goffe, ingegnose e magistrali». Quelle del signor Toda appartenevano al terzo tipo. In qualità di discepolo del presidente Toda anch’io mi sono esercitato in prima linea a tenere lezioni sul Gosho e a sforzarmi di trasmettere la grandezza del Buddismo di Nichiren al maggior numero possibile di persone.
Il ruggito di verità e giustizia di Nichiren Daishonin è un’enorme forza che può sconfiggere il potere demoniaco insito nella vita umana. Il riverbero dell’invincibile forza vitale di Nichiren, che superò l’una dopo l’altra grandi persecuzioni, infonde coraggio, speranza, fiducia e gioia a coloro che stanno affrontando ostacoli e difficoltà. E le sue parole di profonda contemplazione e introspezione ci insegnano il corretto sentiero della vita e di kosen-rufu. Per questa ragione, fare del Gosho il nostro fondamento è la corretta via che conduce alla vittoria sia nella vita sia nella nostra lotta per kosen-rufu.
Noi della SGI aspiriamo a rendere il ventunesimo secolo un’era della vittoria della gente, dei giovani e dell’umanità. Inoltre, oggi più che mai, le persone di tutto il mondo sono alla ricerca di una religione umanistica. Con la speranza di fornire la chiave per aprire l’era della vittoria, e una fonte di ispirazione e di crescita per i membri della SGI di tutto il mondo, ho deciso di impegnarmi in una nuova serie di lezioni sul Gosho L’apertura degli occhi, un importante scritto che incarna il ruggito di leone di Nichiren Daishonin. Al fine di realizzare un secolo della vita e dell’umanità, vorrei discutere l’essenza del Buddismo di Nichiren e il costante impegno della SGI, l’organizzazione che ne ha ereditato il vero spirito. Con queste lezioni vorrei anche lasciare delle solide fondamenta spirituali per il futuro della SGI.
La filosofia è ciò che dà potere alla nostra lotta per vincere nella vita. Tutti voi che state studiando sinceramente e interiorizzando il Buddismo di Nichiren – una filosofia pratica estremamente nobile e profonda – siete sicuri di diventare eterni “dottori in filosofia”. Inizio questa serie di lezioni con l’ardente preghiera che tutti voi possiate illuminare l’oscurità sempre più profonda della società moderna con la brillante luce degli scritti del Daishonin – il “sutra della speranza”, l’”eterna scrittura ingioiellata” – e diventare coraggiosi filosofi che costruiranno un secolo di umanità.
Il tema centrale del lungo trattato in due parti intitolato L’apertura degli occhi può in effetti essere riassunto nella breve frase del titolo stesso, “apertura degli occhi”. Benché il testo originale autografo di questo trattato sia andato perduto, c’è un documento che indica che esso consisteva di un totale di sessantasei fogli: sessantacinque fogli per il testo del trattato e un foglio sul quale il Daishonin stesso aveva scritto, come frontespizio, Apertura degli occhi.
“Apertura degli occhi” significa esattamente “per aprire gli occhi”. Può anche essere letto come il monito di Nichiren: «Aprite gli occhi!».
Come possiamo aprire gli occhi chiusi dei cuori della gente? Con quale luce possiamo illuminare l’oscurità dell’ignoranza? Fu Nichiren Daishonin, il Budda dell’Ultimo giorno della Legge, ad aprire una via che risponde a queste domande.
La fiamma della lotta di Nichiren come devoto del Sutra del Loto – una lotta mirata a condurre l’umanità all’Illuminazione e alla realizzazione del principio di “adottare la dottrina corretta per la pace del paese” combattendo contro tutti i tipi di funzioni demoniache – bruciò sempre più ardentemente durante l’esilio nella nevosa isola di Sado. Possiamo riconoscere l’incrollabile risolutezza di Nichiren da un famoso brano del trattato che stiamo studiando: «Questo io affermo. Che gli dèi mi abbandonino. Che tutte le persecuzioni mi assalgano. Io continuerò a dare la mia vita per la Legge! […] Qui io faccio un grande voto. […] Io sarò il pilastro del Giappone. Io sarò gli occhi del Giappone. Io sarò il grande vascello del Giappone. Questo è il mio voto e non lo romperò mai!» (SND,1, 194-195).
Dal punto di vista della società, Nichiren era un esiliato. Vittima delle persecuzioni dei potenti, benché le accuse mosse contro di lui fossero infondate si ritrovò condannato all’esilio – una pena, per gravità, seconda solo alla condanna a morte – e confinato in una vera e propria prigione naturale. Come c’era da aspettarsi, però, nessuna catena di alcun genere avrebbe mai potuto imprigionare il suo spirito.
Lungo tutto il corso della storia umana ci sono stati santi e saggi che hanno coraggiosamente sopportato attacchi e oppressioni. Tra di loro Nichiren spicca per avere dichiarato il suo intento di salvare tutta l’umanità e avere assicurato il sentiero per l’Illuminazione mentre si trovava in esilio nelle più dure condizioni. «Io sarò il pilastro del Giappone», gridò indomito. Nessuna persecuzione e nessuna forza demoniaca potevano impedirgli il compimento del suo voto di condurre tutte le persone all’Illuminazione.
Una persona risvegliata all’intrinseca Legge della vita può davvero diventare un gigante dello spirito umano.
Il Buddismo di Nichiren è una “religione per tutti gli esseri umani”. Fu Nichiren che stabilì saldamente il grande sentiero della “religione umana” esposta nel Sutra del Loto, l’essenza del Buddismo mahayana, e che lasciò dietro di sé il mezzo che permette a tutti gli esseri umani di realizzare la vera felicità e una pace duratura.
Nichiren Daishonin è davvero il “pilastro”, gli “occhi” e il “grande vascello” di tutta l’umanità. Tuttavia i governanti del Giappone del suo tempo, in preda alla confusione, si unirono ai preti perversi e servili che dimoravano nel mondo di Animalità per cercare di abbattere questo “pilastro”.
In un altro scritto, Il comportamento del Budda, Nichiren Daishonin fornisce un resoconto dettagliato di come arrivò a comporre L’apertura degli occhi: «Dopo che tutti se ne furono andati [alla fine del dibattito di Tsukahara che si tenne a Sado nel gennaio del 1272], iniziai la messa a punto di un trattato in due volumi, intitolato L’apertura degli occhi, al quale stavo lavorando dall’undicesimo mese dell’anno precedente. In esso intendevo riportare il prodigio di Nichiren nel caso dovessi essere decapitato. Il messaggio essenziale di questo trattato è che il destino del Giappone dipende esclusivamente da Nichiren. Una casa senza pilastri crolla, un uomo privo di anima è morto. Nichiren è l’anima del popolo di questo paese. Hei no Saemon ha già abbattuto il pilastro del Giappone, e il paese diventa sempre più turbolento mentre voci e congetture infondate spuntano come fantasmi per creare disaccordo nel clan al potere. Inoltre il Giappone sta per essere attaccato da un paese straniero, come avevo previsto nel mio trattato Adottare la dottrina corretta per la pace del paese. Dopo avere scritto [L’apertura degli occhi] a questo scopo, ho affidato il manoscritto al messaggero di Nakatsukasa Saburo Saemon-no-jo [Shijo Kingo]» (WND, 772; cfr. SND, 4, 57-58).
In questo brano Nichiren ricorda i sentimenti che lo spinsero a scrivere L’apertura degli occhi, completato nel febbraio del 1272. Comincia dicendo di avere iniziato a pianificare il trattato nel novembre del 1271, subito dopo il suo arrivo a Sado, avvenuto il 28 ottobre.
Nichiren raggiunse la sua dimora di Tsukahara, a Sado, il primo novembre. Il clima era estremamente rigido. Il luogo dove dimorò inizialmente era un santuario diroccato chiamato Sammai-do, situato nel mezzo di un cimitero. Nichiren scrive che esso «si trovava in un campo in cui venivano abbandonati i cadaveri» (SND, 4, 51). Il Sammai-do era una struttura minuscola consistente di un’unica stanza di soli quattro metri quadrati. Non vi era custodita nessuna statua o immagine del Budda. Il soffitto e i muri erano pieni di fessure e di buchi. Non era altro che una baracca abbandonata.
In quell’ambiente al limite della sopravvivenza, in cui venti gelidi soffiavano impietosamente e la neve si accumulava, Nichiren stendeva una pelle d’animale sul pavimento per coricarsi o sedersi e trascorreva i giorni e le notti avvolto in un mantello di paglia. In aggiunta al clima gelido dell’inverno settentrionale, al quale non era abituato, il cibo scarseggiava e di conseguenza, durante il mese di novembre, Nichiren dovette rimandare indietro alcuni dei giovani discepoli che lo avevano accompagnato.
Riferendosi alle deplorevoli condizioni che stava affrontando a Sado, Nichiren dice: «È impossibile descriverle in una lettera» (SND, 7, 144). Egli ammette di sentirsi come se, da vivo, stesse attraversando il regno degli spiriti affamati o fosse caduto in uno degli otto inferni freddi (cfr. SND, 9, 76). Osserva anche: «Gli esiliati su quest’isola raramente riescono a sopravvivere. E anche quando ci riescono, non tornano mai a casa. Perciò nessuno verrebbe punito per aver ucciso un esiliato» (WND, 771; cfr. SND, 4, 55).
In un ambiente così pericoloso, Nichiren Daishonin si immerse in profonda meditazione e compose un importante trattato per l’Illuminazione di tutta l’umanità. Nel corso di circa tre mesi pianificò dettagliatamente e scrisse questo trattato che, nei termini degli attuali standard giapponesi di quattrocento caratteri per ogni pagina manoscritta, arriva a una lunghezza di più di cento pagine. Dopo il suo arrivo a Sado, Nichiren intraprese immediatamente il suo compito di condurre tutti gli esseri umani alla Buddità.
Parlando della condizione spirituale di Nichiren Daishonin durante il suo esilio a Sado il presidente Toda una volta osservò: «La Buddità è uno stato di felicità assoluta. Uno stato di esistenza costantemente simile a un oceano cristallino o a un cielo senza nubi, totalmente intrepido e invincibile – così io percepisco lo stato di vita del Daishonin durante il suo esilio a Sado. Quando il Daishonin dice: “Sacrificare la vita per il Sutra del Loto è come scambiare sassi con oro o immondizia con riso” (SND, 4, 42) e “Per quello che io ho fatto, sono stato condannato all’esilio, ma è una piccola sofferenza da sopportare nell’esistenza presente, non tale da piangerci sopra. Nelle vite future godrò di immensa felicità, un pensiero che mi riempie di soddisfazione infinita” (SND, 1, 209), percepisco intensamente il suo stato di vita di Budda dell’Ultimo giorno».
Di fatto, mentre viveva in condizioni indescrivibilmente dure, Nichiren Daishonin rifletté seriamente sul modo per mettere in grado tutte le persone di raggiungere la Buddità, e stabilì chiaramente il mezzo per realizzare questo obiettivo scrivendo L’apertura degli occhi e Il vero oggetto di culto. Come ho detto, ciò che differenzia in grandezza Nichiren Daishonin dalle innumerevoli altre figure storiche che hanno sopportato persecuzioni è che nel mezzo di difficoltà estreme egli costruì solide fondamenta per garantire l’Illuminazione di tutta l’umanità.

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