Poche pagine e tante esperienze. Molti stimoli per creare un’atmosfera accogliente per gli ospiti e per cogliere spunti sempre nuovi per migliorare. E per ricordare che la rivoluzione umana si nutre essenzialmente dello scambio fra persone
Incoraggiare anche una sola persona
di Andrea Camerani
Un po’ di anni fa ero responsabile di un gruppo che in un certo periodo iniziò a perdere partecipanti. Insieme alla mia corresponsabile eravamo convinti di fare tutto quel che occorreva, ma la sera della riunione puntualmente erano più gli assenti dei presenti e ricordo che la sofferenza per coloro che mancavano mi condizionava per tutto il tempo dell’incontro. Non potendo continuare in questo modo, decidemmo di incontrarci con regolarità a recitare Daimoku per le persone del gruppo. Beh, forse non ci crederete (o forse sì), ma immediatamente le riunioni divennero sempre più affollate, al punto da dover poi dividere il gruppo! Ma prima ancora del risultato visibile, la mia sofferenza per gli assenti si era trasformata nella gioia di poter incoraggiare i pochi presenti. In quella occasione ebbi modo di sperimentare concretamente che la recitazione del Daimoku è sempre alla base di ogni risultato nelle attività buddiste, come del resto anche nelle vicende personali.
Un altro aspetto fondamentale per il successo delle riunioni di discussione è la qualità del rapporto che abbiamo con il maestro. Daisaku Ikeda spiega che «non esiste modo di vivere più nobile che prendere davvero a cuore le parole del maestro, recitare Daimoku per interiorizzarle e riflettere profondamente su quale sia il modo migliore di agire, superando ogni ostacolo lungo il cammino, per realizzare la visione del maestro. Spero che anche voi avanzerete con questo spirito» (NR, 435, 5). Se solo ci sforziamo di mettere in pratica queste poche parole non c’è traguardo che non possiamo raggiungere. L’esempio di sensei di totale dedizione alla propagazione della Legge ci sostiene nel lungo e difficile sentiero del miglioramento personale. Ma l’elemento determinante può venire solo da noi: la nostra decisione, il nostro “voto”, di voler percorrere lo stesso sentiero del maestro. Poiché le riunioni di discussione sono il punto di partenza di kosen-rufu, il nostro impegno a non risparmiarci per migliorarle continuamente avrà una diretta incidenza nella trasformazione delle nostre vite.
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Il gruppo è fonte di energia quando è uno stimolo per tutti
a cura di Sabrina Morena
Questa volta siamo partiti dai risultati. La statistica ci ha indicato quali gruppi avevano accolto più ospiti nei primi mesi dell’anno. Abbiamo chiesto ai responsabili di questi gruppi – Diana e Elisa di Trieste, Domiziana di San Vito al Tagliamento e Vladimiro di Udine – di raccontare come si sono preparati per fare un salto di qualità.
Diana: Personalmente ho una forte motivazione. Preparando l’esame di primo livello, attraverso lo studio, ho capito che il modo più incisivo di trasformare il proprio karma è fare shakubuku, quindi lo faccio con dedizione. In questo modo sperimento concretamente l’alleggerimento del mio karma.
Domiziana: Provo molta gratitudine per la città di San Vito, dove mi sono trasferita da qualche anno. Con questo sentimento dentro di noi è nato un gruppo rigoglioso mentre io continuavo a diffondere gli insegnamenti buddisti senza preclusioni mentali.
Che azioni concrete avete fatto?
Diana: Scrivo il nome delle persone alle quali ho fatto shakubuku e recito sempre Daimoku per loro. Poi cerco di incontrare e telefonare a tutti. Organizziamo delle cene con i componenti del gruppo. Penso che il gruppo sia molto importante: porta energia e attira le persone. Ci permette di sostenerci gli uni con gli altri.
Elisa: Cerco di coinvolgere le persone che incontro durante la mia giornata sul tema dello zadankai, chiedendo loro un parere e invitandole a partecipare con leggerezza, come si fa in occasione di un evento piacevole e stimolante.
Domiziana: Col pensiero costante rivolto a kosen-rufu, attivo il mio senso di missione e responsabilità. La mente si attiva in modo “creativo”, come dice il presidente Ikeda, così ci si trova nelle “circostanze favorevoli” per parlare della pratica buddista. Un espediente che mi aiuta a fare shakubuku è avere sempre a disposizione alcune copie di Felicità in questo mondo, che regalo sempre molto volentieri.
Vladimiro: Al primo posto cerco di mettere sempre il Gohonzon, ovvero di recitare Daimoku il più possibile e con sincerità per raggiungere i miei obiettivi personali e di pratica. Con il resto del gruppo ci proponiamo di preparare ogni riunione con cura e con un certo anticipo, così da poter informare tempestivamente tutti i partecipanti.
Nel Daimoku e nel Gongyo di apertura della riunione esprimo la sincera determinazione che tutti i partecipanti ricevano il calore e la speranza del nostro insegnamento, che sensei ci trasmette instancabilmente. Prego che anche le mie parole possano essere fonte di incoraggiamento come se fosse l’ultima occasione che ho per farlo.
Che cosa fate per incoraggiare e “mettere in moto” le persone?
Diana: Dico sempre così alle persone che invito: «Partecipare è gratuito; non si è obbligati a parlare; siamo tutti uguali, possiamo apprendere gli uni dagli altri; tutti abbiamo la parte oscura e la parte illuminata. Si tratto solo di far emergere la Buddità e mantenere lo stato vitale alto».
Elisa: Cerco di essere di stimolo agli altri, raccontando la mia esperienza e i risultati che sono riuscita a conseguire grazie alla pratica. Suggerisco poi alle persone di mettersi alla prova e di cominciare a recitare Daimoku per un loro desiderio da realizzare o una sofferenza da trasformare, in modo che verifichino da sole l’efficacia della pratica sin dall’inizio.
Domiziana: La cura dei particolari, l’accurata preparazione degli zadankai con argomenti mirati, l’incoraggiamento costante, sono un buon “fertilizzante” alla crescita sia qualitativa, cioè nella fede delle persone, che quantitativa, ossia nel numero di nuovi praticanti.
Vladimiro: Tra una riunione e l’altra cerco di contattare e incontrare le persone, ricordandomi che la cosa importante è incoraggiarle a recitare, indicare loro sempre il Gohonzon; cerco di coinvolgere le persone nella preparazione e nel recitare gli uni con gli altri creando legami di amicizia basati sulla fede.
Vi ha ispirato qualche scritto del presidente Ikeda o frase di Gosho? Come li avete messi in pratica?
Diana: Penso sempre alla guida del giorno di sensei in cui dice che i legami umani vengono prima della struttura organizzativa. Parlo con le persone per conoscerle, non per convincerle!
La frase: «Quelli che credono nel Sutra del Loto sono come l’inverno che si trasforma sempre in primavera» (RSND, 1, 477) la metto in pratica… nutrendo speranza!
Elisa: La frase che mi ispira tutt’ora è quella tratta da Il raggiungimento della Buddità in questa esistenza in cui Nichiren dice: «Tuttavia, se reciti e credi in Myoho-renge-kyo ma pensi che la Legge sia fuori di te, stai abbracciando non la Legge mistica ma un insegnamento inferiore» (RSND, 1, 3).
L’ho messa in pratica spiegando che quando recitano Nam-myoho-renge-kyo stanno facendo emergere dalla loro vita la Buddità che essi stessi possiedono.
Vladimiro: Penso sempre a due passi della Nuova rivoluzione umana: «L’inerzia si insinua subdola, senza che ce ne accorgiamo. Chi trascura di rinnovarsi e di migliorarsi giorno per giorno, chi si adagia e si accontenta del proprio stato, è già caduto nelle sue grinfie» (NRU, 2, 4).
«Non faccio nulla di speciale, semplicemente mi sforzo sempre con la ferrea determinazione di “non permettere mai che nessun figlio del Budda sia infelice” e con la piena consapevolezza secondo cui “ora è la mia unica opportunità di condurre questa gente alla felicità”. Questa convinzione incrollabile è la forza che apre il cuore delle persone» (NRU, 1, 130).
Domiziana: «Se accendi una lanterna per un’altra persona, la sua luce illuminerà anche il tuo cammino». Questa frase di Nichiren ci ricorda che quando ci adoperiamo per gli altri, stiamo mettendo delle buone cause nella nostra vita per cambiare il nostro karma individuale e collettivo.
Come pensate di migliorare?
Diana: Lo studio, in modo da vincere la pigrizia mentale che viene e ti dice: «Ma no, questo no»… oppure quell’indolenza che non mi fa alzare il telefono quando sono stanca.
Elisa: Desidero superare i pregiudizi su chi invitare o meno agli zadankai, dando fiducia a persone nuove perché tutti sono dei Budda. Pertanto nessun limite al numero di persone che si possono invitare, alla loro età o all’atteggiamento che crediamo possano avere, ma semplicemente mettere l’intenzione di accoglierle e l’azione di invitarle.
Domiziana: Credo che il responsabile debba sentirsi un bodhisattva che è umilmente a disposizione degli altri e che coordina le attività del gruppo affinché sperimentino anche loro la Buddità e abbiano benefici.
Vladimiro: Verifico che è facile mollare la presa e cadere nell’inerzia o lasciar calare l’entusiasmo. Il Buddismo ci insegna che, recitando Daimoku per superare questi ostacoli, considerandoli come un’occasione irripetibile, otterremo una vittoria ancora più grande. Personalmente voglio sfidarmi, mettendomi sempre in discussione per sviluppare il coraggio di accettare i consigli degli altri, andando sempre più a fondo nella mia rivoluzione umana.
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Mai più sola agli zadankai
di Laura Barbieri
A fine anno mi sono chiesta come trasformare in azioni il desiderio e l’impegno di fare del 2010 un anno speciale. Da ventiquattro anni partecipo alle riunioni di discussione e non mi sembrava una gran novità farlo anche quest’anno. Inoltre mi hanno insegnato che lo zadankai è un luogo di scambio, quindi occorre portare un’esperienza, una riflessione, un contributo e ho sempre cercato di partecipare in modo attivo.
Recitando Daimoku per individuare l’azione più incisiva, è emersa molto naturalmente la decisione di accompagnare almeno una persona a ogni incontro del 2010. Così ho cominciato a recitare per questo obiettivo e sto facendo delle esperienze molto interessanti. Innanzitutto ho notato che il mio ambiente è ricco di persone che desiderano partecipare allo zadankai. Probabilmente ci sono sempre state, ma io le vedo solo adesso.
L’aspetto più piacevole dell’intera vicenda è che in questa sfida non sento pesantezza o senso del dovere, non mi sento un soldatino di piombo, non c’è nulla dello spirito prussiano con cui ho fatto tante attività. Incontrare le persone, invitarle a partecipare alle riunioni e accompagnarle è un’occasione di scambio profondo, che mi ha permesso di stringere dei legami anche con chi poi non è tornato.
Non mi concedo più un tempo indeterminato per fare shakubuku, per creare dei contatti, per accogliere qualcuno. Lo faccio subito e, facendolo, provo una gratitudine sempre più forte per il mio maestro, che mi ha stimolata a realizzare anche questa esperienza.
Penso a quest’anno come a un campionato che si articola in ventidue incontri, due al mese. Il mio motto è “mai più sola agli zadankai“. Sono tanti anni che mi alleno e quest’anno voglio regalare una grande vittoria al mio maestro. Nei primi sette incontri per sei volte ho realizzato il mio obiettivo, ma soprattutto sto vivendo un beneficio insperato. Questa azione non è un impegno in più, è qualcosa che mi ha permesso di aprire una dimensione di gioia e gratitudine che si rinnova ogni giorno.
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Prima, durante e dopo / Alcuni consigli pratici
Sull’esempio di World Tribune, il settimanale della SGI-USA, abbiamo raccolto alcuni suggerimenti per una buona conduzione delle riunioni di discussione
Prima della riunione:
Stabilire il giorno, l’ora e il luogo della riunione informando tutti con un certo anticipo in modo che ognuno possa organizzarsi e invitare i propri amici.
I responsabili di gruppo e di settore si impegnano ad andare a trovare le persone per incoraggiarle e invitarle a partecipare alla riunione.
Recitare Daimoku è la base per la riuscita della riunione. La cura nella preparazione è un altro ingrediente importante, offre l’opportunità ai membri di ritrovarsi insieme e scegliere gli argomenti di Buddismo che rivestono maggiore importanza in quel momento.
La riunione vera e propria include:
Daimoku e Gongyo;
una discussione aperta sull’argomento scelto ed eventuali domande e risposte a cui tutti possano partecipare;
testimonianze di vita e di fede.
I responsabili di gruppo si preoccupano di creare un’atmosfera piacevole, dove ognuno possa intervenire liberamente, di evitare che si divaghi e di terminare in orario.
Dopo la riunione:
Spesso i partecipanti desiderano approfondire le tematiche affrontate durante la riunione e talvolta desiderano essere ulteriormente incoraggiati.
Dal momento che le riunioni si svolgono in abitazioni private, i partecipanti non dovrebbero trattenersi a lungo. Dimostrare attenzione per chi mette a disposizione la propria casa per le riunioni significa anche lasciare la casa in ordine e non disturbare i vicini.