Deprecated: Function strftime() is deprecated in /var/www/vhosts/ilnuovorinascimento.org/wp-dev.ilnuovorinascimento.org/site/wp-content/themes/nuovo-rinascimento/functions.php on line 220
La vita, effimera e preziosa - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

8 dicembre 2025 Ore 03:48

547

Stampa

La vita, effimera e preziosa

Francesca Domini, Udine

Il mio compito è di mantenere alto il mio stato vitale e vivere pienamente non dando per scontato quello che c’è, tenendo sempre presente la fortuna di cui godo. Nichiren, e lo ribadisce in ogni suo scritto, aveva capito bene quanto effimera sia la vita e quanto sia preziosa

Dimensione del testo AA

Il mio compito è di mantenere alto il mio stato vitale e vivere pienamente non dando per scontato quello che c’è, tenendo sempre presente la fortuna di cui godo. Nichiren, e lo ribadisce in ogni suo scritto, aveva capito bene quanto effimera sia la vita e quanto sia preziosa

Il 24 agosto 2013 doveva essere un sabato come tutti gli altri: sveglia, doccia, spesa. Verso le 10 ho sentito mia madre al telefono per metterci d’accordo sugli alimenti da comprare, quali io, quali lei, come ho sempre fatto. Alle 10.50 vedo sul cellulare che mi sta richiamando, mi chiedo cos’ha dimenticato di dirmi. La sua è una richiesta d’aiuto, si sente male e vuole che la raggiunga subito.
In quasi quarant’anni non mi ha mai chiesto niente con quell’urgenza e ciò mi ha preoccupato tantissimo. Mi sono precipitata da lei e ho trovato il 118; mia madre a terra con quattro persone intorno, sentivo che rispondeva a qualche domanda, poi più nulla. Al pronto soccorso i dottori sono stati lapidari: emorragia cerebrale. Avrebbero fatto un tentativo estremo per via dell’età, sessantacinque anni, l’avrebbero mandata in un centro di rianimazione preposto per questo genere di urgenze. Da qui la mia più grande sfida: credere nel potere della mia vita di saper affrontare questa prova e sostenere mia madre nella sua – e solo sua – sfida personale. L’unico modo per sostenere la situazione che stavo vivendo era recitare Daimoku ogni volta che potevo: quando la mia bambina di due anni dormiva, al mattino presto, dopo pranzo, la sera tardi. Tenevo il Gosho in mano e leggevo ripetutamente da Lettera a Niiike: «Il viaggio da Kamakura a Kyoto dura dodici giorni: se viaggi per undici giorni e ti fermi quando ne manca uno solo, come puoi ammirare la luna sulla capitale?» (RSND, 1, 911) o Risposta a Kyo’o: «Ma solo la tua fede determinerà tutte queste cose. Una spada sarà inutile nelle mani di qualcuno che non si sforza di lottare. La potente spada del Sutra del Loto deve essere brandita da un coraggioso nella fede» (ibidem, 365). Queste parole, lette centinaia di volte durante diciannove anni di pratica, sono state fondamentali per affrontare i dubbi, la paura e la fatica; quando proprio mi sentivo a terra telefonavo a Laura, una donna che mi è stata molto vicina, o mi arrivava qualche messaggio dai compagni di fede messi al corrente della situazione.
Quasi dieci anni fa feci una lotta analoga per un mio caro amico molto malato, che non sopravvisse a un trapianto. Quella perdita era rimasta la “zampa di granchio che rovina mille vasi di lacca” che tanto aveva minato la mia fiducia nella pratica ma finalmente stavo approfondendo e illuminando quel punto oscuro, riuscendo a credere al cento per cento che ce la potevo fare, che non mi sarei fatta travolgere come avvenne allora. Col senno di poi è stata la mia più grande vittoria, quella che mi ha dato la forza di ricominciare.
Questa volta ho capito, provandolo sulla pelle, che ciò che accade non è positivo o negativo: dipende da come lo “usiamo”. A posteriori, il fatto che mia madre sia stata male è stato positivo per me, perché mi ha permesso di diventare molto più autonoma, mi ha spinto a ridimensionare il suo aiuto che in passato era stato a volte eccessivo. Ora lavoro per trovare un nuovo equilibrio. Mia madre è stata fortunata: si è risvegliata dopo quindici giorni di coma. La convalescenza è stata lunga e dura tutt’ora, ma non ha avuto danni fisici né cerebrali. La sua difficoltà più grande è venire a patti con il suo nuovo stile di vita e cercare un equilibrio che le permetta di vivere serena senza preoccuparsi troppo di quello che può accadere.
Il mio compito è di mantenere alto il mio stato vitale e vivere pienamente non dando per scontato quello che c’è, tenendo sempre presente la fortuna di cui godo. Nichiren, e lo ribadisce in ogni suo scritto, aveva capito bene quanto effimera sia la vita e quanto sia preziosa.
Mi avvio verso il ventesimo anno di pratica con dei desideri diversi, ma prima voglio affrontare – e non lo potrò fare in poco tempo, lo so -, la paura della fine che tanto ha visitato la mia vita e che tanto condiziona il mio fare.
Mi aiuterò in questo compito cercando di far crescere giovani praticanti motivati: vorrei riuscire a regalare loro tutta l’esperienza che ho accumulato perché credo che in questo modo io potrò dare un senso più profondo alla seconda parte della mia vita, mettendo la mia esperienza di vita a disposizione di tutti.

©ilnuovorinascimento.org – diritti riservati, riproduzione riservata