Il karma corrisponde alla totalità delle azioni compiute nel passato e nel presente. Anche la non dualità di vita e ambiente, così come di corpo e mente, sono princìpi che riguardano la nostra esistenza e si legano non solo tra loro, ma a tutti i fenomeni dell’universo
Da giugno a novembre Il Nuovo Rinascimento ha pubblicato una selezione del materiale di preparazione agli esami che si terranno il 23 novembre 2014.
IL KARMA E LA SUA TRASFORMAZIONE
Il Buddismo spiega che la felicità e l’infelicità che viviamo nel presente derivano dalle cause poste nel passato. Queste cause sono le azioni positive e negative compiute in questa vita e in quelle precedenti, dove per azioni si intendono sia i pensieri, sia le parole, sia le azioni vere e proprie. Secondo la legge di simultaneità di causa ed effetto, ogni volta che compiamo un’azione (causa), questa porta con sé il suo effetto latente o potenziale, che diventerà manifesto nelle condizioni opportune (causa esterna o relazione). L’effetto latente che si viene a creare nella vita determina un’influenza che continua nel futuro. La totalità delle azioni compiute nelle vite passate e in quella presente, fino a oggi – e il loro potere di influenza – si chiama karma, una parola sanscrita che significa “azione”.
Il karma è detto positivo o negativo: quello positivo porta serenità e gioia, quello negativo porta sofferenza. Da un certo punto di vista, quindi, nel presente “subiamo” il potere di influenza delle cause poste nel passato. Nichiren Daishonin, utilizzando le scritture buddiste, espone in modo molto chiaro questo concetto nel passo seguente: «Il Sutra dell’osservazione della mente come la terra afferma: “Se vuoi conoscere le cause del passato, guarda gli effetti del presente; se vuoi conoscere gli effetti del futuro, guarda le cause del presente”» (L’apertura degli occhi, RSND, 1, 252).
Qui viene descritto il funzionamento della cosiddetta “legge generale di causa ed effetto” (o causalità generale). In base a tale concetto di causalità, solo dopo esserci purificati di tutte le cause passate potremo vivere esistenze libere dalle preoccupazioni, sperando di non fare nulla di sbagliato nel frattempo.
Il Buddismo di Nichiren Daishonin, pur rispettando la legge generale di causa ed effetto, espone il principio ancora più profondo della causalità della Legge mistica. Con essa chiarisce in cosa consiste la “negatività” di un’azione che crea karma negativo, e insegna come trasformare la nostra vita positivamente senza dover aspettare di “espiare” ogni singola causa posta nel passato.
Il Daishonin identifica un’unica causa generatrice di tutto il karma negativo di tutte le vite passate: questa è l’azione di “offendere” la Legge.
Scrive il presidente Ikeda: «In sostanza offendere la Legge significa non credere, dubitare dell’esistenza della natura di Budda in noi e negli altri. Questo dubbio è la causa fondamentale che impedisce al mondo di Buddità di emergere e che genera vari tipi di karma negativo. Sradicare questo dubbio e far emergere il mondo di Buddità è la legge causale più importante che ci rende possibile cambiare il karma» (Il mondo del Gosho, vol. 2, pag. 49).
Questo atteggiamento interiore di non riconoscimento della nostra vera natura è chiamato “oscurità fondamentale” o ignoranza, presente nella nostra vita al pari dell’Illuminazione. È l’ignoranza del fatto che tutte le vite, anche la nostra, sono entità della Legge mistica, la Legge fondamentale che permea l’universo, un’ignoranza che genera le illusioni e una spirale di azioni negative. Possiamo trasformare definitivamente in questa esistenza il karma negativo che abbiamo creato nelle vite passate sconfiggendo questa ignoranza, credendo nella Legge mistica e lottando per realizzare kosen-rufu, affrontando con coraggio ogni difficoltà.
Questa è la strada più diretta ed efficace per trasformare definitivamente il potere di influenza del karma negativo accumulato.
Nichiren Daishonin ce ne ha dato testimonianza per primo, ci ha spiegato come realizzarla lasciandoci la pratica della recitazione del Daimoku davanti al Gohonzon per risvegliare incessantemente una fede profonda nella nostra natura di Budda e sconfiggere costantemente l’oscurità fondamentale, risvegliata dalle relazioni karmiche negative di cui è piena la nostra vita quotidiana.
Nel momento stesso in cui noi facciamo sorgere dalla nostra vita, attraverso la fede, la saggezza del Budda, l’ignoranza scompare immediatamente e ci sentiamo rivitalizzati e pieni di energia. Così come, per fare un esempio, quando accendiamo la luce in un luogo buio, tutto si illumina subito. Quindi, credendo nella Legge mistica, non solo cancelliamo il potere di influenza in questa vita del karma passato, ma cambiamo la direzione di tutte le esistenze future.
L’espressione “trasformare” il karma non significa che gli effetti delle azioni fatte nelle vite passate vengono cancellati, ma che li riceviamo in forma più leggera e che la direzione della nostra vita cambia radicalmente, perché si innesca una spirale positiva che porta a un bene sempre più grande in questa vita e in quelle successive e ci permette di superare ogni difficoltà.
La chiave della trasformazione del karma sta dunque nella trasformazione del nostro cuore (la parola “cuore” è la traduzione dell’ideogramma cinese kokoro o shin, che non ha equivalenti in italiano in quanto denota e abbraccia la totalità di mente, spirito, emozioni e volontà. Viene tradotto con cuore o mente, o più generalmente vita) rispetto alla Legge mistica: da una condizione in cui non si crede a una condizione in cui si crede. E noi possiamo credere nella Legge mistica perché la natura di Budda è inerente alla nostra vita.
I livelli successivi della trasformazione sono quelli della parola e dell’azione, che diventano parole e azioni che credono nella Legge, la proteggono e la propagano. Così la trasformazione del karma avviene a tutti i livelli delle azioni, e si manifesta nel nostro carattere e nel nostro modo di vivere.
In questo processo diventa fondamentale la relazione maestro-discepolo: sforzandoci di allineare il nostro cuore a quello del maestro, che dedica la vita a credere, proteggere e diffondere la Legge, realizziamo anche noi la trasformazione del nostro karma.
LE NON DUALITÀ: VITA E AMBIENTE, CORPO E MENTE
Nel modo corrente di pensare sia la vita e l’ambiente, sia il corpo e la mente vengono considerati – in base alla loro apparenza – come entità distinte. Secondo il Buddismo però questi fenomeni derivano dalla stessa forza vitale cosmica, la Legge fondamentale della vita, e sono quindi, a un livello più profondo, un’unica realtà. Questo concetto di non dualità (o di “unicità”, giapp. funi) si applica non solo alle due relazioni che stiamo esaminando ma a tutte le relazioni che legano tra loro i fenomeni dell’universo.
Il principio buddista di “non dualità di vita e ambiente” è la traduzione dell’espressione giapponese esho funi: il termine esho deriva dalla contrazione di shoho, vita o individuo soggettivo, e eho, ambiente oggettivo, mentre funi significa “due nei fenomeni ma non due nell’essenza”. La vita e il suo ambiente sono quindi due fenomeni distinti, ma una cosa sola nella loro essenza fondamentale.
Per “vita” si intende il sé soggettivo che sperimenta gli effetti delle azioni passate ed è capace di creare nuove cause per il futuro. Per “ambiente” si intende il luogo oggettivo dove gli effetti karmici di questa vita prendono forma. Ogni essere vivente ha il suo ambiente unico, che ha molti aspetti: la famiglia, il lavoro, la comunità sociale, come pure l’ambiente naturale. Ogni essere vivente crea l’ambiente fisico che riflette la sua realtà interiore e percepisce l’ambiente che lo circonda attraverso la propria condizione vitale. Nel Gosho Sui presagi Nichiren Daishonin utilizza questo paragone: «L’ambiente è paragonabile all’ombra e l’essere vivente al corpo. Senza il corpo non può esistere l’ombra e senza vita non c’è ambiente. Inoltre, la vita è modellata dall’ambiente» (RSND, 1, 574). Il sé (la vita) e il mondo oggettivo (l’ambiente) esistono quindi in una relazione di continuità e di reciproca influenza. Gli individui possono influenzare e riformare il proprio ambiente tramite un cambiamento interiore, ossia elevando le loro tendenze di base.
Ne Il conseguimento della Buddità in questa esistenza Nichiren Daishonin afferma: «Se la mente degli esseri viventi è impura, anche la loro terra è impura, ma se la loro mente è pura, lo è anche la loro terra; non ci sono terre pure e terre impure di per sé: la differenza sta unicamente nella bontà o malvagità della nostra mente» (Ibidem, 1, 4).
Diversamente dalla tendenza umana a cercare sia le cause sia le soluzioni della sofferenza all’esterno di se stessi, dal punto di vista del Buddismo la riforma dell’ambiente si può ottenere a partire dal cambiamento del nostro atteggiamento interiore, credendo nella Buddità propria e degli altri e recitando Daimoku; tale trasformazione ci porta a percepire l’ambiente sotto una nuova luce, con una più alta condizione vitale, e a modificare così totalmente il tipo di interazione con esso attraverso azioni compassionevoli; questo nostro comportamento è in grado di trasformare positivamente l’ambiente.
Il principio di “non dualità di corpo e mente”, e più in generale di fenomeni materiali (visibili) e spirituali (non visibili) è detto shiki-shin funi. Shiki indica gli aspetti concreti della vita, la materia e tutti i fenomeni fisici, compreso il corpo umano, ma anche le azioni e il comportamento. Shin indica l’insieme dei fenomeni non materiali come i pensieri, le emozioni, le sensazioni, la volontà, l’intenzione ecc. Funi significa unicità o non dualità. La Legge della vita si manifesta e si rivela nell’essere umano attraverso i due aspetti del corpo e della mente. L’interrelazione profonda intuita dal Buddismo è confermata oggi anche dalla fisiologia e dalla psicologia e da altre branche della scienza.
Nella Raccolta degli insegnamenti orali Nichiren Daishonin afferma che «la terra rappresenta l’elemento del corpo, mentre l’aria rappresenta l’elemento della mente, ma dovremmo capire che corpo e mente non sono due entità differenti» (BS, 114,48). E anche: «Le parole “Legge meravigliosa” indicano che il corpo e la mente non sono due entità differenti» (Ibidem, 52).
Il Daishonin spiega qui che l’universo nel suo complesso può essere visto come un’interazione tra materia e spirito, anche se a un livello più profondo, dal punto di vista della Legge mistica, l’aspetto spirituale e l’aspetto fisico non sono affatto diversi o separati ma sono indivisibili nell’essenza in quanto entrambi aspetti della stessa realtà fondamentale.