Avanziamo insieme alle meravigliose donne e giovani donne Soka!
Nella famiglia Soka vengono sempre intonate canzoni gioiose e incoraggianti.
Durante la riunione dei responsabili di centro che si è tenuta in occasione del 3 maggio, i membri del Gruppo futuro si sono esibiti in un magnifico coro cantando le canzoni Madre e Campioni che corrono per la giustizia; ho saputo che questa performance ha emozionato profondamente i compagni di fede di tutto il Giappone.
Mi rende felice sapere che i nostri successori stanno realizzando una grande crescita facendo germogliare rigogliose le loro giovani vite, come nobili alberi preziosi.
La loro esistenza risplende del principio «dall’indaco, un blu ancora più blu» (RSND, 1, 404). Mi viene in mente una celebre poesia haiku di Matsuo Basho (1644-1694):
Quale meraviglia!
Sulle giovani verdi foglie
la luce del sole.
Questa è una poesia che Basho compose trecentotrenta anni fa, precisamente il 19 maggio 1689, mentre si trovava nella città di Nikko, una tappa del suo lungo viaggio da Senju (Tokyo) fino alla regione del Tohoku, passando per la città di Soka, nella prefettura di Saitama [gli ideogrammi sono diversi da quelli che compongono il nome della Soka Gakkai, n.d.t.]. Come ogni anno in questa stagione, i miei preziosi amici del Gruppo fenice di Fukushima hanno visitato la sede centrale della Soka Gakkai, a Tokyo.
Ovunque si trovino, tutte le persone di quella zona che sono state costrette a lasciare le proprie abitazioni a causa del terremoto del 2011 e del conseguente incidente alla centrale nucleare di Fukushima, continuano a incoraggiarsi l’un l’altra a non arrendersi mai e, con lo spirito della fenice che rinasce dalle proprie ceneri, illuminano l’ambiente circostante con i raggi della speranza e della felicità.
Mi ha commosso sapere che, in occasione della riunione generale del Tohoku, dove ci sono stati momenti di gioia e momenti molto toccanti, i membri hanno cantato tutti in coro la canzone del Tohoku, Il giuramento di Aoba.
Presso la verde e rigogliosa Mosca
A maggio di venticinque anni fa mi recai a Mosca, città la cui lussureggiante natura rispecchia la crescita dei giovani. Ricordo bene quando, dopo la mia seconda lezione presso l’Università di Mosca, il rettore Viktor Antonovich Sadovnichiy ci accompagnò, insieme a mia moglie, a visitare il giardino botanico dell’ateneo dove piantammo dei piccoli alberelli di betulla bianca. Mia moglie affermò sorridendo: «Anche i membri del Gruppo shirakaba [lett. “betulla bianca”, Gruppo delle infermiere, n.d.t.] ne saranno felici!».
Dopo un quarto di secolo, quelle giovani betulle bianche sono cresciute così tanto che bisogna guardare in alto per poterle ammirare appieno. Ho saputo che il rettore Sadovnichiy, in occasione di una cerimonia di Laurea presso la sua università, ha citato questi “grandi alberi dell’amicizia”.
Gli alberi le cui radici affondano saldamente nel terreno sono forti e possono formare una foresta. Allo stesso modo, il movimento per la pace della Soka Gakkai sta creando una “foresta” di giovani cittadini del mondo in grado di aprire le porte del futuro.
In particolare, in ogni zona le donne continuano senza sosta a incoraggiare i giovani e a illuminarli con i raggi della loro compassione. Intorno alle madri si stanno espandendo innumerevoli reti di gioia e di amicizia calorosa. Nel romanzo Il piccolo Lord, che le giovani donne del Gruppo Kayo-kai studiarono sotto la guida del mio maestro Josei Toda, è scritto: «Nulla al mondo colpisce più di un cuore gentile».
L’autore, Frances Burnett (1849-1924), dichiarò di aver scelto un lieto fine per il suo romanzo in quanto «nella vita di ogni singola persona c’è così tanta felicità da lasciare sbalorditi». Non importa quante avversità dovrete affrontare nel corso della vita; alla fine vincerete sicuramente. Riuscirete a far sì che tutti vincano, in modo da assicurare allo spettacolo della vostra esistenza un “lieto fine”, per voi stessi e per gli altri.
Credo che questa sia l’essenza del dramma della rivoluzione umana, di cui le donne che abbracciano la Legge mistica sono le “eroine”.
Ripensando al castello di Aoba
Durante la gioventù, in un periodo in cui dovetti affrontare grandi difficoltà, vivevo in un appartamento chiamato Aoba-so (“Foglie verdi” in giapponese), che si trovava nella zona di Omori del quartiere Ota, dove sono nato. Abitai lì per tre anni, a partire da maggio 1949, esattamente settant’anni fa.
Era un piccolissimo “castello di Aoba”. Io salutavo sempre con gioia i miei vicini, con i quali riuscii a stringere profondi e sinceri legami di amicizia. Quando si tenevano gli zadankai da me, li invitavo a partecipare. Alla fine, alcuni di loro iniziarono a praticare il Buddismo.
Ricordo quando, durante la famosa campagna di febbraio nel 1952, a Kamata, senza preavviso le donne mi chiesero di unirmi a loro nel fare shakubuku ai loro amici, e io risposi senza alcuna esitazione: «Forza, andiamo!».
Non dimenticherò mai il giorno in cui Giichiro Shiraki, famoso giocatore di baseball che sarebbe poi diventato il primo responsabile del capitolo Osaka, venne a trovarmi nel mio appartamento di Aoba-so. Voleva chiedermi un consiglio su una questione che lo faceva soffrire: gli era stato comunicato il suo improvviso trasferimento a Osaka, per entrare a far parte della squadra della città.
Mentre lo ascoltavo attentamente, provai l’improvvisa convinzione che ciò avrebbe dato un nuovo impulso al movimento di kosen-rufu e dissi: «Il tuo trasferimento a Osaka rappresenta il volere del Budda! Se creiamo a Osaka una grande base per l’attività, potremo dare inizio a un’immensa ondata di kosen-rufu nel Kansai, anzi, in tutto il Giappone occidentale! Facciamo in modo che questa sia la scintilla che porterà alla realizzazione dell’obiettivo del maestro Toda di far abbracciare la Legge mistica a settecentocinquantamila famiglie!».
Espandere l’ondata della vittoria di maestro e discepolo e delle persone comuni a Osaka, nella prefettura di Hyogo, in tutta la regione del Kansai, in quella del Chugoku, poi nello Shikoku e in seguito a Fukuoka e in tutto il Kyushu… Era un sogno che non aveva più confini.
Possiamo affermare che il “Kansai sempre vittorioso” ammirato dai membri di tutto il mondo, ha avuto origine da quel dialogo coraggioso tra due giovani che riuscirono a trasformare un problema in una grande opportunità.
Masashige, Masatsura e sua madre
«…Sulla lussureggiante vegetazione del villaggio di Sakurai…»: la canzone Dainanko, che il mio maestro Josei Toda amava tanto e che mi fece ascoltare più e più volte, è ambientata nella città di Sakurai, nella prefettura di Osaka. Quando fu chiesto a Kusunoki Masashige, celebre condottiero giapponese (1294-1336), di prender parte alla battaglia decisiva che si sarebbe svolta a Minatogawa (nell’attuale città di Kobe), suo figlio maggiore si offrì di partire al suo posto; ma il padre si oppose con fermezza dicendo: «Sarà tuo padre ad andare nella prefettura di Hyogo (area che comprende Minatogawa)».
Nell’opera letteraria Taiheiki (“Cronache della grande pace”), è scritto che Masashige ammoniva severamente suo figlio Masatsura ricordandogli che il leone, per fortificare i suoi cuccioli, arriva persino a gettarli dall’alto di un precipizio.
Egli desiderava che il figlio, in quanto suo successore, attraversasse il cammino delle difficoltà alzandosi con prontezza e lottando per le persone e per la società.
A questo dialogo tra padre e figlio segue quello tra il figlio e sua madre.
Lacerato dalla notizia della morte del padre, Masatsura voleva seguire le sue orme andando in battaglia, ma la madre lo rimproverò con decisione: «Hai forse dimenticato il motivo per cui tuo padre, prima di andare a Hyogo, ti ha fermato?», e gli ricordò che il desiderio di suo padre era che lui aspettasse il tempo giusto per potersi vendicare, continuando a percorrere fino in fondo la strada della pietà filiale.
L’autore Jiro Osaragi (1897-1973) scrisse parole profonde e illuminanti nei confronti di questa donna: «Non versò nemmeno una lacrima, né si lamentò. Gli permise semplicemente di evitare la stessa sorte del padre. La sua fu una preghiera che veniva dal cuore». Nulla può sconfiggere la preghiera piena di determinazione di una madre.
Non dimenticherò mai le parole di una madre pioniera del movimento di kosen-rufu nella prefettura di Hyogo e del Kansai che, subito dopo il cosiddetto “incidente di Osaka”, dichiarò: «Ho rinnovato la determinazione che porterò avanti per tutta la mia vita. La battaglia va assolutamente vinta. Non dobbiamo mai lasciarci sconfiggere!».
Con questa forte convinzione che continua a pulsare ancora oggi, le “madri sempre vittoriose” hanno costruito un castello dorato indistruttibile. Per quanto spiacevoli o dolorose siano le situazioni da affrontare, le madri Soka hanno continuato a sfidarsi nel grande compito affidato loro dal maestro Toda di realizzare l’ideale di “adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese, che equivale a pace e felicità”, con lo stesso spirito del Daishonin che afferma: «[…] e tuttavia non sono scoraggiato» (RSND, 1, 664).
Da questa terra resa fertile dalle innumerevoli sfide portate avanti con tenacia e perseveranza dalle madri Soka, continuano a sbocciare “fiori umani”, Bodhisattva della Terra che crescono e contribuiscono a realizzare il principio per cui “il Buddismo si manifesta nella società”. Ho anche un vivido ricordo di quando le madri della “fortezza inespugnabile della regione del Chubu”, circondate da una vegetazione lussureggiante, intonarono con fierezza la canzone Forever Sensei che dedicai loro come simbolo del legame di maestro e discepolo.
Provo un’intensa nostalgia quando ripenso al momento in cui, insieme ai giovani pionieri del Kyushu, composi a Nagano la mia amata canzone Il giuramento di Aoba, il paese del fuoco, infondendovi lo spirito di Dainanko, in cui si canta “Alzati con prontezza!”.
Il vessillo della propagazione
Il cosiddetto “maggio rigoglioso” è anche il mese in cui il mio maestro Toda, subito dopo la nomina a secondo presidente, fece richiesta dell’iscrizione del Joju Gohonzon da affidare alla Soka Gakkai.
Nichiren Daishonin afferma: «“Il grande voto” si riferisce alla propagazione del Sutra del Loto» (Raccolta degli insegnamenti orali, BS, 113, 48); egli iscrisse quindi il Gohonzon come «il vessillo della propagazione del Sutra del Loto» (RSND, 1, 737).
Il Joju Gohonzon reca l’iscrizione: «Per la realizzazione del grande voto di kosen-rufu attraverso la compassionevole propagazione della grande Legge» (NR 526, 12), che rappresenta lo spirito stesso di Nichiren Daishonin. Sono trascorsi sei anni da quando è stato collocato nel Kosen-rufu Daiseido (Palazzo del grande voto).
Attualmente i Bodhisattva della Terra di tutto il mondo stanno avanzando con sempre maggiore forza e vivacità, realizzando un grande progresso.
Nel Gosho si legge: «Non cercare mai questo Gohonzon al di fuori di te. Il Gohonzon esiste solo nella carne di noi persone comuni che abbracciamo il Sutra del Loto e recitiamo Nam-myoho-renge-kyo. […] Il Gohonzon inoltre si trova solo nei due caratteri che significano fede» (RSND, 1, 738). Come si evince anche dal titolo di questo Gosho [in giapponese è Risposta a Nichinyo, n.d.t.], si tratta di una lettera che il Daishonin inviò a una sua discepola. Il nome Nichinyo (che letteralmente vuol dire “sole – donna”), significa che la donna è come un sole.
Le nostre donne e giovani donne, i “soli della Soka”, hanno totalmente ereditato questo splendore della vita.
La preghiera delle donne e delle giovani donne Soka, la più forte ed energica, è in grado di attivare il grande potere del Gohonzon, immenso e illimitato. Come afferma la prima linea guida delle donne: “La preghiera è l’inizio di tutto”.
Fate emergere il potere della Legge mistica!
Durante la lezione da me tenuta all’Università di Mosca, spiegai i tre significati del carattere myo. Si tratta di princìpi buddisti che vengono enunciati chiaramente dal Daishonin anche in alcuni scritti indirizzati a sue discepole, come ad esempio nel Gosho Il Daimoku del Sutra del Loto, dove scrive: «Il carattere Myo significa aprire» (RSND, 1, 127);
«Myo vuol dire “pienamente dotato”, che a sua volta significa “perfetto e completo”» (Ibidem, 128);
«Myo significa rivitalizzare, rivitalizzare significa ritornare a vivere» (Ibidem, 132).
È il coraggio che permette di “aprire” il mondo di Buddità in tutte le persone e diventare felici insieme a loro!
È la saggezza che, avvolgendo sapientemente ogni aspetto della vita, è in grado di creare pace e armonia!
È la compassione che, trasformando qualsiasi tipo di karma in missione, ci guida verso una rivitalizzazione traboccante di gioia!
Tutte queste caratteristiche sono presenti nei dialoghi portati avanti dalle donne Soka nell’intento di “adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese”. Con il loro sorriso che illumina tutti gli amici e le rispettive comunità, riescono a far manifestare il potere fondamentale della Legge mistica con freschezza e vivacità.
Questa rete solidale delle donne e giovani donne, perfettamente unite come se fossero una sola cosa, realizzerà un futuro di brillanti e gloriose vittorie.
Questo mese si celebra il duecentesimo anniversario della nascita del celebre poeta Walt Whitman (1819-1892). A Brooklyn, zona a cui Whitman era profondamente legato, è stato da poco inaugurato un nuovo Centro culturale, una preziosa cittadella di kosen-rufu. Il poeta americano scrisse una poesia in cui loda le pioniere che avanzano senza alcun timore: «Issate la potente madre e donna / fate ondeggiare in alto la gentile signora / in alto sopra tutti la stellare signora».
La rete Soka delle persone comuni, guidata dalle nobili donne e giovani donne che tengono alto il vessillo di kosen-rufu, sta facendo avanzare il secolo degli esseri umani che brilla di speranza.
Nel Gosho si legge: «Possiamo sapere dell’ascesa e della caduta di un paese dalla sua musica, se è allegra o triste» (GZ, pag. 88).
Noi membri della famiglia Soka, facendo risuonare con vivacità dialoghi e canti di gioia, in armonia e in allegria, facciamo crescere sulla terra del voto rigogliose foglie verdi di pace, sicurezza e felicità!
(Seikyo Shimbun, 19 maggio 2019)