“Impariamo da La nuova rivoluzione umana” è un podcast de Il Nuovo Rinascimento.
Con le puntate di questo podcast ripercorreremo tutti i trenta volumi che compongono l’opera.
Online la ventottesima puntata del podcast che parla del ventisettesimo volume de La nuova rivoluzione umana, a cura di Marianna Cané e Simone Chiomenti.
Musica e montaggio a cura di Massimiliano Mascaro e Francesco Mancuso.
Di seguito la trascrizione della ventottesima puntata
Marianna: Ciao a tutti da Marianna!
Simone: E da Simone! Benvenuti a questo nuovo appuntamento in cui approfondiremo insieme il ventisettesimo volume del romanzo “La Nuova Rivoluzione Umana” scritto dal maestro Ikeda.
Marianna: Per incidere nel nostro cuore lo spirito del maestro Ikeda e riportarlo nella vita quotidiana, approfondiremo insieme alcuni aspetti trattati in questo volume.
Simone: Il secondo capitolo del volume 27 dal titolo “Giustizia”, è stato pubblicato a puntate sul Seikyo Shimbun da gennaio a marzo 2014, poco dopo il completamento del Palazzo del grande voto di kosen-rufu (Kosen-rufu Daiseido), nel novembre 2013, che segna l’inizio di una nuova era di kosen-rufu nel mondo. Per progredire in questa nuova era, nel volume il maestro Ikeda chiarisce che: «Solo se il grandioso spirito di Makiguchi e Toda di dedicare la propria vita alla Legge mistica avesse continuato a pulsare per l’eternità, lo spirito della Soka Gakkai si sarebbe trasmesso e quel piccolo ruscello si sarebbe ampliato fino a diventare il grande fiume di kosen-rufu».
Marianna: In questo capitolo viene spiegato come questo nobile spirito sia stato abbracciato dai tre presidenti fondatori della Soka Gakkai, Tsunesaburo Makiguchi, Josei Toda e Daisaku Ikeda. Quando il primo presidente Makiguchi abbracciò la fede nel Buddismo di Nichiren Daishonin, nel 1928, «ricercò il cuore dell’insegnamento originario del Daishonin e, basandosi sul suo spirito, intraprese un cammino sulla grande via del Buddismo in qualità di vero discepolo del Daishonin». Non si limitò quindi a eseguire la pratica del clero della Nichiren Shoshu, intrappolato nella formalità e in una serie di rituali.
Simone: Con lo stesso spirito, Toda iniziò a ricostruire la Soka Gakkai dopo essere stato scarcerato, il 3 luglio 1945. Pur continuando a sostenere e proteggere la Nichiren Shoshu, era consapevole che «nel clero permaneva ancora una tendenza a considerare i fedeli al loro servizio e a comportarsi in modo sprezzante nei loro confronti» e prese una ferma posizione contro questo tipo di preti per proteggere i membri della Soka Gakkai.
Marianna: Facendo proprio lo spirito del suo maestro, anche Shin’ichi Yamamoto si impegnò al massimo per proteggere e sostenere la Nichiren Shoshu, a volte dicendo ciò che era necessario per mantenere relazioni armoniose tra laici e clero. Tuttavia, nonostante i suoi sforzi, Daisaku Ikeda racconta che tra i preti: «era ormai fortemente radicata la sensazione di poter guardare con arroganza, dall’alto in basso, i fedeli laici». Addirittura, nel 1976 un avvocato coinvolto sia con la Gakkai che con il clero, aveva iniziato a diffondere voci provocatorie tra alcuni preti i quali, manipolati da tali dicerie, iniziarono a diffamare e attaccare la Soka Gakkai. Shin’ichi «era convinto che quello fosse il momento di consolidare nel cuore di ogni membro una fede incrollabile, insieme allo spirito di maestro e discepolo Soka di vivere fino in fondo adempiendo la missione di kosen-rufu».
Simone: Vi confesso che per molto tempo ho pensato alla questione con il clero come qualcosa di passato, e un po’ lontano dalla realtà della Soka Gakkai che viviamo in Italia. Invece, grazie alle parole del maestro Ikeda in questo volume, ho capito profondamente che ogni difficoltà e ostacolo possono essere superati solo ritornando ogni volta al senso più profondo di quello che è il nostro voto per kosen-rufu, mettendolo in pratica come discepoli, trasmettendolo alle generazioni più giovani, assicurando così che lo spirito dei nostri maestri rimanga vivo nel futuro.
Marianna: Hai proprio ragione. Come hai detto bene tu, imparare e fare nostro lo spirito descritto nel capitolo “Giustizia” è importante non solo per noi che pratichiamo oggi, ma anche e soprattutto per le generazioni future.
Simone: Veniamo al secondo punto. A seguito degli attacchi del clero di due anni prima, nel 1978 Shin’ichi, deciso a non lasciare indietro nessuno, viaggiò in numerose regioni del Giappone tra cui il Tohoku. In quel viaggio condivise con coloro che lo accompagnavano il suo rispetto e ammirazione per i membri di quella zona. Scrive: «La forza dei membri del Tohoku è stata forgiata ogni volta che hanno dovuto affrontare dure prove, come lo tsunami provocato dal grande terremoto cileno (del 1960), o i gravi danni causati dal gelo. Respingendo ogni avversità, hanno continuato a rafforzare l’energia con cui portare avanti le attività per kosen-rufu».
Marianna: Senza dubbio, la stessa cosa si può affermare anche in merito ai loro costanti sforzi quotidiani nel ricostruire le loro comunità dopo il terremoto e lo tsunami dell’11 marzo 2011. Nel quarto capitolo di questo volume, dal titolo “Spirito di ricerca”, si legge che i compagni di fede del Tohoku avevano mostrato, allora come anche negli anni recenti, «la più grande prova concreta della fede», dimostrando «il potere del Buddismo attraverso “i tesori del cuore”».
Simone: In un saggio pubblicato sul Seikyo Shimbun dell’11 marzo 2021 – data che segna esattamente dieci anni dal terremoto e dallo tsunami del Tohoku – il presidente Ikeda esprime ancora grandi speranze e aspettative per i membri che vivono nella regione: infatti scrive: «La forza intrinseca del popolo del Tohoku, così forte di fronte alle avversità, è l’energia trainante per la creazione di valore che aprirà una nuova era»
Marianna: Nel quarto capitolo del ventisettesimo volume, “Spirito di ricerca”, è descritta anche una scena in cui Shin’ichi lanciò un appello ai responsabili delle r sei prefetture del Tohoku, affermando: «Conquistiamo insieme la vetta di kosen-rufu puntando ai prossimi dieci anni. Da un nuovo cammino nasce sempre una nuova speranza»
Simone: Credo che attraverso questi racconti e incoraggiamenti il nostro maestro ci stia esortando a rimanere uniti nelle difficoltà, mantenendo energia e speranza come i membri del Tohoku, puntando sempre a grandi realizzazioni ora e nel futuro.
Marianna: È proprio così. Parlando di futuro siamo arrivati al terzo punto. Sempre nel 1978 fu inaugurata la Scuola elementare Soka di Tokyo. Nel primo capitolo del ventisettesimo volume, “Germogli di gioventù”, Shin’ichi affermò che, con l’apertura della scuola, si era «finalmente giunti alla seconda fase di costruzione del sistema educativo Soka».
Simone: I suoi sentimenti verso gli studenti, i diplomati e i laureati delle scuole Soka sono descritti in queste parole: «Shin’ichi credeva fermamente che l’insieme delle scuole Soka, a cominciare dalla scuola elementare, fosse un tutt’uno con la sua vita. Egli riteneva che la crescita dei bambini e il successo che i ragazzi, provenienti dalla scuola elementare Soka, avrebbero ottenuto nella società fossero le cose che davano il maggior significato alla sua vita».
Marianna: Alla prima cerimonia di consegna dei diplomi della Scuola elementare Soka di Tokyo, tenutasi nel marzo 1982, incoraggiò gli studenti affermando: «Desidero che diventiate forti e che vi impegniate tenendo sempre a mente l’obiettivo della pace». Anche qualche anno fa, nel suo messaggio ai diplomati il presidente Ikeda ha dichiarato con passione che, come fondatore, considera la sua vita e la vita degli studenti come «una e inseparabile, per l’eternità». La sua costante attenzione nei confronti di tutti coloro che hanno studiato presso le scuole e gli istituti educativi Soka è rimasta immutata fino alla fine.
Simone: Non ci resta che raccogliere il suo stesso spirito e sostenere anche noi le future generazioni e il sistema educativo della nostra società.
Marianna: Io lo farò sicuramente. Ora però siamo arrivati ai saluti. Come sempre speriamo che abbiate tratto ispirazione da questo podcast.
Simone: Noi ci salutiamo per risentirci tra due settimane. Sempre con il podcast di Il nuovo Rinascimento.
