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L’esilio di Sado: la trasformazione del karma è la luce dell’umanesimo Buddista - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 07:54

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L’esilio di Sado: la trasformazione del karma è la luce dell’umanesimo Buddista

Nel corso del 2024 le riunioni del Gruppo donne della terza settimana continueranno a essere basate sul libro “Il mondo del Gosho”. A gennaio il materiale di riferimento è il decimo capitolo, “L’esilio di Sado”

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Di seguito una sintesi dei punti principali del decimo capitolo:

  • Le prove della persecuzione di Tatsunokuchi (1271) e dell’esilio di Sado (1271-1274) toccarono l’intera comunità dei credenti del Daishonin; Nichiren espose il principio della trasformazione del karma proprio perché tanti discepoli stavano affrontando una dura repressione. Il principio dell’alleggerimento della retribuzione karmica spiega che scontrandoci con una retribuzione karmica relativamente leggera in questa vita possiamo estinguere il karma pesante che normalmente ci influenza per numerose esistenze a venire.
  • Il riconoscimento del ruolo del libero arbitrio è una caratteristica della visione buddista del karma, ma dopo la morte di Shakyamuni dominò l’idea di un karma che vincola la vita delle persone. Si supponeva che fosse impossibile in una sola esistenza espiare tutte le azioni negative accumulate in infiniti kalpa. Se per ciascuna cattiva azione compiuta in passato si ricevesse una retribuzione specifica, occorrerebbe un tempo incalcolabile per espiare tutti questi singoli casi di karma negativo. Tuttavia vi è una causa negativa più profonda che ci impedisce di raggiungere la Buddità. È l’offesa alla Legge, che a livello fondamentale significa dubitare dell’esistenza della natura di Budda in noi e negli altri. Sradicare questo dubbio e far emergere il mondo di Buddità è la causa fondamentale che ci rende possibile cambiare il karma.
  • L’apparizione del mondo di Buddità è come il sorgere del sole. Quando il sole sorge, le stelle che brillavano nel cielo notturno svaniscono immediatamente. Le stelle non hanno cessato di esistere, sono soltanto diventate invisibili. Come la luce delle stelle e della luna sembra svanire quando sorge il sole, così quando facciamo emergere lo stato di Buddità nella nostra vita cessiamo di soffrire per gli effetti negativi delle singole offese passate.
  • La legge generale di causa ed effetto rimane una delle premesse fondamentali del Buddismo, ma viene inclusa in una legge causale più ampia.
  • Tutti abbiamo il nostro karma o destino. Ma quando ne cogliamo il vero significato, ogni avversità può aiutarci a condurre una vita più ricca e profonda. Quando cambiamo il nostro karma in missione trasformiamo il ruolo che svolge il nostro destino, da negativo a positivo. Chiunque cambi il proprio karma in missione «assume volontariamente il karma appropriato».

Nichiren Daishonin espose il significato del cambiamento del karma per incoraggiare i discepoli durante le repressioni che li stavano colpendo duramente.
Leggendo le pagine seguenti (432-438) possiamo approfondire perché dedicarci a kosen-rufu ci permette di trasformare il nostro karma in missione e cosa significa, nel Buddismo di Nichiren Daishonin, diventare un esempio e una fonte d’ispirazione per innumerevoli altre persone arrivando a cambiare il destino dell’umanità. Il comportamento dei membri della SGI che, mentre lottano per trasformare il proprio karma, aiutano gli amici a trasformare il loro, indica la strada della pratica buddista corretta.

(L’esilio di Sado, Capitolo 10, pagg. 432-438, ultima edizione in un unico volume)

[…] SAITO: In questa discussione vorremmo che lei ci parlasse del principio della trasformazione del proprio karma che il Daishonin espose dettagliatamente in quell’occasione.

IKEDA: Il principio della trasformazione del karma è uno degli insegnamenti che mettono maggiormente in luce l’umanesimo del Buddismo di Nichiren. Il Daishonin lo espose all’epoca dell’esilio di Sado perché c’erano tantissimi discepoli, sinceri e devoti che stavano improvvisamente affrontando una dura repressione. Poiché considerava le loro sofferenze come proprie egli spiegò perché, in quanto buddisti, dovevano incontrare simili difficoltà. Così si concentrò sulla spiegazione del karma che è l’origine della sofferenza.
Di fatto, il principio della trasformazione del karma che il Daishonin insegna è sostanzialmente identico ai principi «gli ostacoli conducono all’illuminazione» e «le persecuzioni conducono al conseguimento della Buddità» che abbiamo già discusso in precedenza.

SAITO: «Le persecuzioni conducono al conseguimento della Buddità» significa che superando persecuzioni e difficoltà, facendo scaturire la condizione vitale interiore della Buddità, noi possiamo rafforzare e temprare la nostra vita e ottenere l’illuminazione in questa esistenza.

IKEDA: La dottrina della trasformazione del karma esposta dal Daishonin è un insegnamento che, ponendo l’accento sulle difficoltà dell’esistenza, rivela il principio per realizzare la trasformazione interiore della nostra vita. Egli comincia spiegando il principio dell’«alleggerimento della retribuzione karmica» che si trova nel Sutra del nirvana. Esso afferma che si riceve una retribuzione leggera per un karma negativo pesante. Il Daishonin lo espone per la prima volta nel Gosho Alleggerimento della retribuzione karmica che scrisse mentre era detenuto a Echi (decimo mese del 1271), nemmeno un mese dopo la persecuzione di Tatsunokuchi. Era indirizzato a Ota Saemon-no-jo, al prete laico Soya Kyoshin e al Ponte del Dharma Kimbara.

MORINAKA: In esso scrive: «Nel Sutra del Nirvana si trova il principio dell’alleggerimento della retribuzione karmica. Se il karma pesante del passato non viene espiato in questa esistenza, si dovranno sopportare le sofferenze dell’inferno nel futuro, tuttavia, incontrando grandi difficoltà in questa vita [a causa del Sutra del Loto], le sofferenze dell’inferno svaniranno immediatamente. Alla morte si otterranno i benefici dei mondi umano e celeste, dei tre veicoli e dell’unico veicolo».

SAITO: I caratteri che compongono il termine giapponese «alleggerimento della retribuzione karmica», tenju kyoju, letteralmente significano «trasformare il pesante e riceverlo in maniera leggera». «Pesante» sta per il pesante karma negativo che abbiamo accumulato in infiniti kalpa. Il principio dell’alleggerimento della retribuzione karmica significa che scontrandoci con una retribuzione karmica relativamente leggera in questa vita possiamo estinguere il karma pesante che normalmente ci avrebbe influenzato non solo in questa vita ma per numerose esistenze a venire.

IKEDA: «Le sofferenze dell’inferno svaniranno immediatamente» dice il Daishonin e cita anche un altro punto chiave, il beneficio di conseguire la Buddità. Vale a dire che le sofferenze che proviamo nell’affrontare grandi difficoltà in nome del Buddismo sono sofferenze minori da sopportare per poter rapidamente sradicare la sofferenza infernale che altrimenti sarebbe durata indefinitamente. Perciò incontrare simili difficoltà ci conduce al conseguimento della Buddità. Questo è il principio della trasformazione del karma secondo il Daishonin.
Nella Soka Gakkai, un’organizzazione che agisce in accordo con la volontà e il mandato del Budda, ci sono centinaia di migliaia, e anzi milioni, di persone che hanno affrontato dolorose difficoltà con forte fede, sperimentando una profonda rivitalizzazione e vedendo le loro sofferenze «svanire immediatamente».
Il potere che il Buddismo di Nichiren ha di trasformare il karma è stato dimostrato dall’esperienza concreta di dieci milioni di persone.

MORINAKA: A volte le persone si chiedono se abbia senso affermare, secondo la legge di causa ed effetto, che il karma «svanisce», visto che il karma, sia buono sia cattivo, è qualcosa che viene continuamente accumulato nella nostra vita.

IKEDA: Un passo alla volta. Cominciamo col ribadire l’esatto significato della parola karma.

SAITO: La parola karma deriva dal sanscrito e significa «atto» o «azione». Si tratta di un concetto che compare per la prima volta nel pensiero indiano antico. Quando il Buddismo fu trasmesso in Cina la parola venne tradotta con il carattere cinese ye (giapponese go) che significa azioni, intese come acquisizioni o risultati.

MORINAKA: Nell’antica India le persone credevano che le circostanze della rinascita fossero determinate dalle buone o cattive azioni compiute, cioè dal karma.

IKEDA: Il termine karma originariamente comprendeva sia il karma positivo sia quello negativo. Ma col passare del tempo ha acquisito il significato primario di karma negativo.

SAITO: Probabilmente a causa di tutti gli eventi dolorosi che le persone difficilmente dimenticano. In ogni caso, quello della trasformazione del karma negativo divenne un argomento religioso di importanza primaria.

IKEDA: Al giorno d’oggi forse le persone comprendono più facilmente questo concetto se al termine karma sostituiamo quello di fato o destino. Si può cambiare il fato? Si può alterare il destino di un paese, di una persona, dell’umanità? È un tema di estrema importanza non solo per la religione e la filosofia ma anche per l’arte e la letteratura.

MORINAKA: La parola «destino» fa venire in mente la Quinta sinfonia di Beethoven detta anche la sinfonia del destino che, se non sbaglio, lei ascoltava spesso da giovane.

IKEDA: Seduto nel mio minuscolo appartamento a Omori, ho ascoltato quel disco fino a consumarne i solchi. Ma forse parlare di solchi consumati ha poco senso per i giovani d’oggi che non hanno familiarità con i dischi in vinile! Ogni volta che ascoltavo la Quinta sinfonia di Beethoven ero colpito dai toni turbolenti che evocavano un furioso temporale che bussa senza posa alla porta. Questo brano riflette le battaglie di Beethoven con il proprio fato. Mentre era alle prese con il destino di perdere l’udito, sul quale riuscì a trionfare, egli compose molte brillanti opere. Nella Quinta sinfonia pulsa lo spirito eroico di guardare in faccia senza paura i propri problemi e di affrontarli direttamente.
Lo scrittore russo Lev Tolstoj diceva che ascoltare questa sinfonia gli infondeva coraggio. La mia reazione era la stessa. Potremmo considerare la Quinta di Beethoven come la «sinfonia della trasformazione del karma». Per contro la Nona Sinfonia, che include la parte corale dell’Inno alla gioia, potrebbe essere definita l’«inno allo spirito umano».

SAITO: L’idea della trasformazione del proprio destino è un anelito universale condiviso da tutte le persone. Possiamo considerare tutti i tentativi a livello filosofico e religioso, religioni mondiali comprese, come il risultato degli sforzi per affrontare questo problema.

MORINAKA: Sempre più persone attualmente trovano difficile accettare l’idea che sia qualche potenza superiore o divinità a controllare il loro destino perché, più si basano su una concezione assoluta della divinità che controlla il fato, più diventano passive e le loro vite sembrano insignificanti.
Nell’antica India, prima dell’avvento del Buddismo, l’idea di karma era vista sotto questo aspetto, al punto da credere che le persone potessero liberarsi dal ciclo della rinascita determinata dal karma soltanto attraverso rituali religiosi eseguiti dal clero.

IKEDA: Questa può essere una delle importanti ragioni per cui apparve il Buddismo, che affrancò le persone da questa visione assolutista del karma o destino, sottolineando il potere del libero arbitrio.
Il Buddismo insegnava che sia la formazione del karma, sia qualsiasi forma di liberazione da esso, erano determinate sostanzialmente dalla volontà e dalle azioni individuali. Anche per questo il Buddismo viene chiamato «via interiore» [in contrapposizione alla «via esteriore», termine con cui vengono designati gli insegnamenti non buddisti]. Riservandoci di discuterne dettagliatamente in un’altra occasione, basti dire che la progressione sistematica dal superficiale al profondo che vediamo nelle «cinque comparazioni» attraverso le quali si spiega il vero principio causale per il conseguimento della Buddità, consiste in una serie di insegnamenti che permettono una liberazione sempre maggiore dalle pastoie del karma. In conclusione il Sutra del Loto, che insegna che tutte le persone posseggono la natura di Budda, è un insegnamento che libera a livello fondamentale le persone dalle catene del destino.

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