Deprecated: Function strftime() is deprecated in /var/www/vhosts/ilnuovorinascimento.org/wp-dev.ilnuovorinascimento.org/site/wp-content/themes/nuovo-rinascimento/functions.php on line 220
«La storia è ciò che facciamo ogni giorno» - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 09:33

437

Stampa

«La storia è ciò che facciamo ogni giorno»

La fondazione della SGI ha segnato un momento determinante per lo sviluppo delle organizzazioni nei singoli paesi. Nove anni dopo, nonostante le insormontabili difficoltà e i frequenti sconvolgimenti politici, viene inaugurato il primo Centro culturale ganese. Il racconto prosegue con la storia della diffusione del Buddismo in Corea del Sud, questa volta le difficoltà da superare erano legate al fatto che il Giappone aveva soggiogato e brutalizzato per lungo tempo la Corea

Dimensione del testo AA

La fondazione della SGI ha segnato un momento determinante per lo sviluppo delle organizzazioni nei singoli paesi. Nove anni dopo, nonostante le insormontabili difficoltà e i frequenti sconvolgimenti politici, viene inaugurato il primo Centro culturale ganese. Il racconto prosegue con la storia della diffusione del Buddismo in Corea del Sud, questa volta le difficoltà da superare erano legate al fatto che il Giappone aveva soggiogato e brutalizzato per lungo tempo la Corea

I colpi di stato causavano lunghi periodi d’instabilità politica, e molte merci si reperivano con difficoltà nei mercati del Ghana. I prezzi entrarono in una spirale ascendente che sembrava non finire mai. Il costo della struttura in acciaio dell’edificio triplicò, e poi addirittura quintuplicò. Il prezzo del cemento, per il quale la domanda era molto alta, diventò inavvicinabile. In quei momenti era difficile procurarsi perfino le maniglie delle porte e scarseggiavano i materiali da costruzione di qualunque tipo. Ciò nonostante, i membri ganesi erano determinati a costruire il loro Centro culturale che, sapevano, sarebbe diventato la fortezza di kosen-rufu, un baluardo di felicità e pace nel loro paese. La loro forte decisione li rendeva capaci di superare qualunque ostacolo ed erano disposti a fare grandi sacrifici pur di acquistare il necessario per continuare a costruire. Così facendo riuscirono ad andare avanti con i lavori.
A dispetto dei frequenti sconvolgimenti, il Centro culturale della SGI-Ghana fu infine completato nel 1983. Era il primo Centro della Soka Gakkai in Africa e il Gongyo di Capodanno del 1984 ne celebrò l’apertura. Questo avveniva nove anni dopo la nascita della SGI, avvenuta nel 1975 [nell’isola di Guam, n.d.r.].
Il Centro culturale della SGI-Ghana si ergeva su un’area di circa 2400 mq. Era una maestosa struttura in cemento armato su due piani che ospitava un salone con più di quattrocento posti a sedere, piccole sale per riunioni, un ufficio e un’area per l’accoglienza. Ogni gradino, ogni muro, ogni colonna rappresentavano il sincero impegno dei membri, il loro duro lavoro, il loro voto di realizzare kosen-rufu.
Tutti i partecipanti alla prima Conferenza mondiale per la pace, durante la quale venne fondata la SGI, erano risoluti.
Andando in giro per la sala riunioni, Shin’ichi [pseudonimo di Daisaku Ikeda, n.d.r.] diceva: «Proprio in questo momento una nuova onda di pace che toccherà tutto il mondo si sta alzando da Guam. Forse non ve ne rendete ancora conto, ma nei prossimi cinquanta o cento anni il significato di questo giorno brillerà in tutta la sua chiarezza. Il nome di ognuno di voi passerà alla storia. Ciò che farete da questo momento in poi determinerà il futuro del mondo».
Come diceva José Martí (1853-95), eroe dell’indipendenza cubana: «La storia è ciò che facciamo ogni giorno». I passi che ogni giorno compiono coloro che combattono per kosen-rufu creano un nuovo futuro per l’umanità.
Shin’ichi non poteva fare a meno di essere dispiaciuto per i membri coreani perché non era stato loro possibile nominare un delegato ufficiale alla conferenza.
Con il cosiddetto Trattato di annessione del 1910, la Corea era sottomessa al Giappone, e i successivi trentasei anni di dominio imperiale furono un periodo di grande sofferenza per i coreani che, totalmente in balia dell’impero giapponese, vennero obbligati al culto scintoista e all’adorazione dei suoi talismani. Per questo motivo dopo la Seconda guerra mondiale il governo coreano fu molto diffidente verso ogni religione che proveniva dal Giappone.
Attorno al 1960, i membri coreani residenti in Giappone iniziarono a diffondere il Buddismo di Nichiren nella Corea del Sud. Secondo il Dipartimento per l’estero della Soka Gakkai, nell’ottobre 1963 le famiglie di praticanti erano circa mille, principalmente a Seoul, Daegu e Pusan. Benché il governo sudcoreano stimasse la presenza di diecimila membri, non era ancora stata istituita alcuna organizzazione.
Nel gennaio 1964 sarebbero dovuti arrivare in Corea del Sud alcuni responsabili giapponesi della Gakkai, per offrire ai membri incoraggiamenti e consigli sulla fede, ma il governo coreano rifiutò loro il visto di ingresso. Senza dubbio, il comportamento del governo militare giapponese aveva indotto il governo coreano a essere prevenuto e a mal interpretare le motivazioni della Gakkai.
I membri della Soka Gakkai nella Corea del Sud erano inoltre soggetti a rigidi provvedimenti e l’attività che potevano svolgere era limitata. Tuttavia, anche in mezzo a queste prove, continuavano tenacemente a portare avanti il dialogo buddista.
Coloro che, con tutto il cuore, professano la propria fede anche nelle circostanze più difficili, ricevono indubbi benefici. La gioia che deriva da questi servirà a sua volta come forza motrice per introdurre altre persone agli insegnamenti del Daishonin. La prova concreta contiene il potere persuasivo più grande. Questa è una formula eterna per diffondere gli insegnamenti del Daishonin.
Josei Toda affermava: «La Soka Gakkai è più preziosa della mia stessa vita». Questo perché il ruolo della Soka Gakkai è quello di trasmettere fedelmente il Buddismo del Daishonin a tutti, e i responsabili, per primi, devono essere sicuri che la loro fede sia salda e coerente. Dal 1964 la Soka Gakkai non aveva la possibilità d’inviare in Corea del Sud responsabili in grado d’incoraggiare le persone che vivevano là; tuttavia, i membri coreani che abitavano in Giappone riuscivano a compiere frequenti viaggi in Corea del Sud offrendo tutto il loro sostegno ai membri locali. Questi, a loro volta, cercavano di recarsi come turisti in Giappone per visitare la sede della Soka Gakkai, a Tokyo, dove chiedevano consigli nella fede. Shin’ichi dava loro sempre la priorità assoluta, rendendosi disponibile nel rispondere a qualsiasi domanda e offrendo con tutto il cuore il proprio incoraggiamento.
Non era possibile, però, sostenere i membri sudcoreani in modo organizzato e, dal momento che i praticanti erano sparsi in tutto il paese, sorsero diversi gruppi strutturati a volte in modo del tutto personale.
La maggior parte dei membri praticava correttamente, tuttavia alcuni responsabili di questi gruppi tenevano un comportamento scorretto, sollecitando donazioni da parte dei membri con falsi pretesti, o raccogliendo voti elettorali su richiesta di certi candidati politici. Questi responsabili sfruttavano la fede delle persone manipolandole e perseguendo scopi personali, invece di dedicarsi, come avrebbero dovuto, a kosen-rufu. Mancando di una guida corretta, i princìpi basilari e lo spirito della Gakkai si erano diffusi malamente nella Corea del Sud generando quindi una grande disorganizzazione. Questo aveva portato a una situazione tragica.
Gradualmente, verso la metà degli anni ’70, il governo sudcoreano cominciò a comprendere e apprezzare la Soka Gakkai. Furono avviati contatti con funzionari dell’ambasciata sudcoreana in Giappone, cui fu sottoposta, confidando nella loro comprensione, la richiesta di far entrare nel paese alcuni responsabili giapponesi. L’ambasciata rispose positivamente concedendo il visto ai responsabili della Gakkai.
Poco prima che ciò avvenisse, accadde un grave episodio che coinvolse il futuro presidente sudcoreano, Kim Dae-jung.
Nell’agosto del 1973 Kim Dae-jung, che allora, come leader politico, lavorava a una serie di riforme democratiche in Corea del Sud, venne rapito in Giappone dai servizi segreti sudcoreani, e riportato nel suo paese. Il fatto era accaduto in Giappone, e ciò dette origine a uno scontro diplomatico fra le due nazioni. In conseguenza a questi attriti, la Soka Gakkai fu obbligata a rinviare il viaggio dei suoi responsabili.
Intanto, in Corea del Sud il numero dei praticanti aumentava, ma anche le divisioni fra i vari gruppi si facevano più evidenti. Ogni gruppo rivendicava la propria legittimità, e partirono reciproci attacchi e critiche. C’era anche chi tentava di dividere i membri in ulteriori fazioni. Mentre il Giappone e la Corea del Sud riuscirono a ricucire le loro relazioni diplomatiche, le rivalità all’interno dei gruppi si facevano sempre più marcate.
La prima Conferenza per la pace mondiale si svolgeva proprio in quel periodo. I membri della Corea del Sud erano divisi in tre fazioni principali, e pareva impossibile arrivare a un accordo per inviare un rappresentante unico alla conferenza. D’altro canto, se il Comitato organizzativo avesse scelto un rappresentante senza l’approvazione di tutte e tre le fazioni, probabilmente ciò non avrebbe fatto altro che inasprire i contrasti fra loro. Shin’ichi e lo staff organizzativo considerarono a lungo la questione, decidendo che l’unica soluzione era tenere la conferenza senza alcun delegato della Corea del Sud.
Accadde però che alcuni responsabili di una fazione, arrivassero a Guam senza essere stati invitati. Non erano motivati da alcuno spirito di ricerca nella fede: speravano piuttosto di sfruttare la loro presenza per dimostrare la legittimità del gruppo che rappresentavano. Ben consapevoli di questo, i membri del Comitato organizzativo negarono loro il permesso di partecipare alla conferenza. Non si può in alcun modo permettere che individui ambiziosi e assetati di potere sfruttino o mandino in frantumi il nostro sodalizio di persone dal cuore pieno di fede pura e la nostra dedizione a kosen-rufu. In ogni occasione, la SGI deve salvaguardare la purezza della fede.
Shin’ichi passeggiava per il salone della prima Conferenza mondiale di pace col pensiero rivolto ai membri sudcoreani, ed era veramente addolorato per la loro situazione. Quella notte, egli discusse i fatti accaduti in Corea del Sud con i responsabili centrali della Soka Gakkai. «Voglio fare qualcosa per sostenere i nostri membri in Corea del Sud. Sarebbe un vero guaio se permettessimo a quella situazione di rimanere così com’è. Oggi sono stato nominato presidente della SGI, e uno dei miei compiti è quello di non permettere la nomina di responsabili che incoraggiano la divisione in fazioni e lo sfruttamento a scopi personali dell’organizzazione, cosa che invece, vediamo accadere in Corea del Sud. Se questa situazione andasse avanti, potrebbe danneggiare non soltanto coloro che sono coinvolti direttamente, ma tutti quanti i membri, anzi, il paese intero. E oltre tutto, non è un fatto che si può circoscrivere alla sola Corea del Sud. Se il fluire della fede pura si interrompe, in ciascuna delle nostre organizzazioni nel mondo i responsabili potrebbero divenire corrotti e degenerati, il che a sua volta porterebbe a divisioni faziose e personalistiche e lotte intestine foriere di scissioni. Non si può permettere che questo avvenga».
Shin’ichi proseguì dicendo che il primo compito che aspettava la SGI era dare ai membri sudcoreani la guida e l’incoraggiamento di cui avevano bisogno per andare avanti in armonia e unità: «Per cominciare, creiamo al quartier generale della SGI una sezione apposita che dia sostegno ai nostri membri in Corea del Sud. E questo compito non si può affidare a chiunque: sono i responsabili centrali che devono occuparsene. In secondo luogo, bisogna che i responsabili designati si rechino spesso in Corea del Sud, incontrino i membri di ogni gruppo, e li stimolino a costruire un’organizzazione armoniosa su scala nazionale».
(11. continua)

©ilnuovorinascimento.org – diritti riservati, riproduzione riservata