A cura di Rossella Maci
Perché il Buddismo è rappresentato dal fiore di loto?
La parola “renge” indica letteralmente il “fiore di loto”. Nel Gosho Nichiren Daishonin afferma: «Renge, che significa fiore di loto, simboleggia la meraviglia e il mistero di questa Legge» (Il conseguimento della Buddità in questa esistenza, RSND, 1, 4), perché racchiude l’essenza dell’insegnamento stesso, ovvero il principio della simultaneità di causa ed effetto.
In natura ci sono piante che prima fioriscono e poi producono i frutti, e altre in cui i frutti nascono prima dei fiori, e altre ancora in cui addirittura emerge o solo uno o l’altro. Ma nel fiore di loto i fiori e i baccelli contenenti i semi si producono simultaneamente. Nichiren Daishonin spiega:
«Il principio supremo [cioè la Legge mistica] in origine non aveva nome. Mentre il santo osservava il principio e assegnava i nomi a tutte le cose, percepì l’esistenza di quest’unica Legge meravigliosa [myoho] dotata simultaneamente di causa ed effetto [renge] e la chiamò Myoho-renge. Quest’unica Legge di Myoho-renge comprende in sé tutti i fenomeni dei Dieci mondi e dei tremila regni, nessuno escluso. Chiunque pratichi questa Legge otterrà simultaneamente sia la causa che l’effetto della Buddità» (L’entità della Legge mistica, RSND, 1, 374)
Nell’insegnamento esposto nel Sutra del Loto, così come per il fiore di loto, la causa e l’effetto nascono nello stesso momento. Mentre secondo tutti gli altri insegnamenti prima bisognava porre buone cause e solo in un secondo momento sarebbe emerso, eventualmente, l’effetto. La simultaneità di causa ed effetto è il cuore del Buddismo perché indica che in ogni circostanza e in ogni istante della vita si può cambiare completamente il futuro che ci aspetta rivoluzionando il presente.
Il principio di causa ed effetto spiega anche come nel momento presente si può far emergere lo stato vitale di Buddità inerente a ognuno e ognuna di noi. Indica dunque che la vita non dipende dal fato o da un destino predeterminato: è tutto nelle nostre mani.
Effetto latente ed effetto manifesto
È per noi facile comprendere e accettare la teoria per cui a un’azione A corrisponda una reazione B. L’aspetto che può risultare più ostico – ma che allo stesso tempo è fondamentale – del principio di simultaneità di causa ed effetto esposto dal Buddismo è il tempo che l’effetto impiega per manifestarsi: il punto è riuscire a credere profondamente che nello stesso istante in cui si pone la causa, nella profondità della nostra vita si sta già producendo un effetto, anche se ancora latente, soprattutto quando poniamo le cause per la realizzazione di un obiettivo che riteniamo impossibile.
Daisaku Ikeda ci aiuta a comprendere questo principio paragonandolo alla teoria scientifica del Big Bang:
«In tutti gli esseri, senzienti o insenzienti, esiste la Legge che incarna la simultaneità di causa ed effetto. Questo è il punto focale del Buddismo, che trova riscontri anche in moderne teorie scientifiche come quella del Big Bang, l’inimmaginabile esplosione che avrebbe avuto luogo circa venti miliardi di anni fa e dalla quale, secondo quanto è generalmente accettato, è nato il nostro universo fisico, composto da centinaia di miliardi di galassie ognuna delle quali contiene a sua volta centinaia di miliardi di stelle e pianeti. Poiché l’universo cominciò a espandersi nell’esatto istante in cui venne all’esistenza, possiamo considerare il Big Bang come un esempio della simultaneità di causa ed effetto nel mondo fisico» (I misteri di nascita e morte, Esperia, pag. 203)
Nella concezione buddista della causalità si penetra in una dimensione molto profonda della vita che trascende il tempo e lo spazio, dove causa ed effetto esistono simultaneamente e in cui la propria personale decisione ha una funzione cruciale, poiché rappresenta il potenziale di cambiare il presente ponendo delle cause finalizzate a manifestare gli effetti desiderati nel futuro.
Per comprendere tale principio è necessario considerare gli elementi: causa interna, effetto latente, effetto manifesto e relazione, ovvero la nostra interazione con l’ambiente.
La “causa interna” consiste nella direzione che abbiamo dato alla nostra vita attraverso i pensieri, le parole e le azioni fatti in passato.
La “relazione” è la relazione o le cause indirette della causa interna. Le cause indirette sono le varie condizioni, interne o esterne, che aiutano la causa interna a produrre un effetto.
L’“effetto latente” è il risultato prodotto simultaneamente nella profondità della vita a seguito di questa interazione, ovvero quando una causa interna è attivata tramite la relazione con varie condizioni.
Mentre l’“effetto manifesto”, o retribuzione, è il risultato visibile e percepibile che appare col tempo come un’espressione di un effetto latente e perciò di una causa interna.
Poiché il legame tra questi quattro elementi è così profondo, lo stato vitale con cui viviamo il presente è fondamentale.
L’importanza di andare fino in fondo
«Quando dalla nostra vita facciamo emergere la suprema condizione della Buddità, l’intera rete di cause ed effetti che costituisce il nostro karma personale si trasforma radicalmente, cominciando a basarsi sull’Illuminazione anziché sull’illusione e a operare dunque per favorire il nostro progresso e il nostro sviluppo come esseri umani» (Ibidem, pag. 204)
Queste parole del maestro Ikeda sottolineano l’estrema libertà che abbiamo come esseri umani: poiché dentro di noi possediamo l’infinita potenzialità per ripartire “da ora in poi”, possiamo porre ogni volta, tramite i nostri pensieri, le parole e le azioni, nuove cause.
Nell’istante in cui recitiamo Daimoku, la causa e l’effetto della Buddità cominciano immediatamente a operare in noi nasce la causa dell’Illuminazione e in quell’istante nella profondità della nostra vita quella preghiera ha già ottenuto una risposta, che si manifesterà al posto giusto e nel momento più opportuno.
Perciò è cruciale mantenere tale determinazione per arrivare fino in fondo senza abbandonare la strada che si è deciso di percorrere, anche se ancora non si vedono gli effetti desiderati, perché devono solo manifestarsi. Nel Gosho L’apertura degli occhi si legge:
«Se vuoi conoscere le cause del passato, guarda gli effetti del presente; se vuoi conoscere gli effetti del futuro, guarda le cause del presente» (RSND, 1, 252)
È questa scelta, questo libero arbitrio che ci permette di tirare fuori il nostro innato potenziale e di ripartire da oggi per costruire la storia della nostra vita, senza delegare la nostra felicità all’ambiente, alla fortuna o a qualsiasi altra condizione esterna. In questo modo, in ogni istante possiamo promettere al nostro eterno maestro che vinceremo a qualsiasi costo!
