Pubblichiamo una parte del discorso tenuto dal presidente Ikeda nel 2006 in cui trasmette alcuni insegnamenti ricevuti dal suo maestro Josei Toda
Grazie agli sforzi tenaci dei nostri preziosi membri, la Soka Gakkai prospera e cresce a velocità sempre maggiore diffondendo coraggiosamente kosen-rufu, il mandato del Daishonin, nel mondo intero.
Vorrei esprimere la mia più profonda gratitudine ai nostri membri per i loro sforzi quotidiani nel propagare il Buddismo. Condividere gli insegnamenti del Daishonin con gli altri è un’impresa molto difficile. Non sempre otteniamo i risultati sperati e so che molte persone si crucciano di questo, ma si tratta di una sfida che di per sé ci permette di crescere e fare la nostra rivoluzione umana; inoltre, quando i nostri sforzi alla fine danno i loro frutti, non esiste gioia più grande.
Il Dashonin afferma: «Insegna agli altri come meglio puoi, anche una sola frase o un solo verso» (RSND, 1, 342). I benefici che ottengono le persone che fanno conoscere la Legge mistica agli altri sono illimitati e incommensurabili. Spero che voi, come Bodhisattva della Terra che ardono di spirito di missione, vi incoraggiate l’un l’altro con gioia mentre piantate semi di speranza, vittoria e felicità nella vita di tutti coloro che incontrate. La vittoria, fondamentalmente, si raggiunge attraverso la fede, la determinazione e l’unità.
Il filosofo del Rinascimento americano Henry David Thoreau (1817-1862), che leggevo avidamente in gioventù, scrisse nel suo capolavoro, il Walden: «Per chi con pensiero elastico e vigoroso tiene il passo del sole, il giorno è un perpetuo mattino». Ciò è ancor più vero per coloro che dedicano la vita alla Legge mistica. Facendo sorgere costantemente il sole del tempo senza inizio nelle nostre vite, possiamo godere per sempre di un mattino di speranza pervaso dalle quattro nobili virtù di eternità, felicità, vero io e purezza. In una vita simile non esiste oscurità o disperazione.
Una vittoria decisiva
Esattamente cinquant’anni fa, l’8 luglio 1956, mi trovavo alla nostra sede nel Kansai. Era il giorno decisivo della campagna di Osaka per la quale avevo pregato e combattuto con tutte le mie forze. Erano le cinque del mattino quando lo squillo del telefono risuonò nel silenzio della sede. Intuii immediatamente che Toda stava chiamando da Tokyo. Mi ricomposi, sollevai il ricevitore e udii la voce del mio maestro: «Com’è la situazione nel Kansai?». Risposi senza un istante di esitazione: «Vinceremo!». Era la risposta immediata del discepolo.
«Davvero? Vincerete? Vincerai per me? Sono molto, molto felice!». Ricordo ancora la sua voce che esprimeva gioia dal profondo del cuore. Effettivamente, insieme ai miei cari compagni di fede del Kansai, abbiamo vinto. Abbiamo realizzato l’impossibile. Un maestro autentico mostra ai discepoli la via della vittoria. O meglio, quando si vive tenendo sempre fede al sentiero di maestro e discepolo, la capacità di vincere in qualsiasi circostanza sgorga copiosa da dentro di noi. Allo stesso tempo i Budda, i bodhisattva e le forze positive dell’universo ci proteggono assolutamente.
Toda mi aveva affidato la guida dell’impresa del Kansai. Avevo ventotto anni. Non avevo il minimo desiderio di mettermi in mostra o di conquistarmi una fama personale, tutto ciò che desideravo era portare una vittoria al mio maestro. La relazione maestro-discepolo fa sorgere saggezza, coraggio e vitalità illimitati.
Lavorai fino in fondo anche per riuscire a saldare gli enormi debiti che Toda aveva accumulato quando la sua azienda era fallita. Era pienamente consapevole di ciò che avevo fatto e disse con le lacrime agli occhi: «Ho costretto Daisaku a lavorare troppo. Se continua così non arriverà a trent’anni. Ho fatto una cosa terribile».
Toda aveva una mente acutissima ed era anche molto severo. Capiva tutto di una persona, solo dal rumore dei suoi passi: che cosa stava pensando, cosa stava cercando di realizzare. Riusciva a vedere in fondo al cuore delle persone. Niente è più meraviglioso di un maestro che ti capisce completamente. Questa è la relazione maestro-discepolo nella Soka Gakkai.
Spesso usavamo la parola sensei per riferirci a Makiguchi e Toda. Questa parola giapponese che significa insegnante, o maestro, ha un significato profondo. Incarna la solenne promessa, la preghiera e la vittoria di maestro e discepolo.
Quanto hanno lavorato Makiguchi e Toda, quanto hanno lottato senza mai stancarsi, dietro le quinte, per proteggere la Soka Gakkai e i suoi membri! La loro lotta è anche la mia lotta, come terzo presidente e come loro successore.
Paragonata ai tempi di Toda, la nostra organizzazione è molto migliorata sotto ogni aspetto. Disponiamo di Centri culturali e di quartiere in tutto il Giappone, e si contano tanti membri capaci. Tuttavia, se i responsabili diventano pigri, indifferenti o arroganti, se perdono il loro spirito combattivo e dimenticano la via di maestro e discepolo, la sconfitta è inevitabile. I veri discepoli si impegnano risolutamente e onorano il maestro con la loro vittoria: questa è l’essenza del ripagare il proprio debito di gratitudine.
«Vincerai?». «Sì, lo farò!». Questo breve scambio di battute fra Toda e me in quella mattina di luglio di tanti anni fa, simboleggia lo spirito profondo, l’unità di maestro e discepolo, la fonte di ogni vittoria. E io desidero trasmettere questo spirito a tutti i giovani uomini e le giovani donne che seguiranno le mie orme.
Scuotetevi dall’apatia e dall’arroganza
Il quarto capitolo del Sutra del Loto “Fede e comprensione” descrive come, dopo aver udito l’insegnamento senza precedenti del Sutra del Loto, i discepoli anziani di Shakyamuni, i quattro grandi ascoltatori della voce [Mahakashyapa, Maudgalyayana, Katyayana, e Subhuti, n.d.r.], si risvegliarono dalla loro apatia e pigrizia. Nel corso degli anni la loro pratica era diventata un’abitudine, erano vecchi e stanchi e presumevano con arroganza di aver raggiunto la massima condizione a cui si potesse aspirare.
Ma il ruggito del leone del maestro Shakyamuni spezzò quest’idea illusoria. Essi si risvegliarono all’incommensurabile profondità del Buddismo e riaccesero il loro spirito di ricerca. Sentirono una gioia immensa, mai provata, e la espressero con queste parole: «Questo cumulo di gioielli inestimabili è venuto a noi senza bisogno di cercarlo» (SDL, 4, 141).
Allo stesso modo, indipendentemente da quanto a lungo abbiamo praticato o da quanto elevata è la nostra posizione nell’organizzazione, dobbiamo continuamente ripartire con fresca determinazione, mirando a coronare di vittoria i capitoli finali della nostra vita, o meglio, mirando a proseguire verso la vittoria attraverso le tre esistenze di passato, presente e futuro. La missione dei discepoli, colmi di illimitata gratitudine per il maestro e in perfetta unità con lui, è di spalancare la strada alle innumerevoli persone che seguiranno.
Toda diceva sempre: «La Gakkai esiste per il bene dei giovani. Non siate gelosi dei membri più giovani, pregate per la loro crescita! Il vostro compito è far crescere giovani meravigliosi che possano contribuire al benessere della società, del loro paese e dell’umanità. Questo è lo scopo della Gakkai».
Aristotele (384-322 a. C.), il filosofo dell’antica Grecia, affermò: «La felicità […] non si trova nei divertimenti». Piuttosto, si trova nell’azione. Agiamo per kosen-rufu! Le attività per kosen-rufu portano un’autentica e indistruttibile felicità, a noi stessi e agli altri.
Denunciare l’ingratitudine
Ho dedicato la mia gioventù interamente a kosen-rufu. È così che si è costruita la Soka Gakkai di oggi. Sulla vetta di una maestosa montagna soffiano forti venti, e infatti Josei Toda, secondo presidente della Soka Gakkai, un grande maestro di pace, fu invidiato, rappresentato in modo non veritiero e calunniato dai mass media proprio per la sua grandezza. Ogni volta che mi imbattevo in qualche meschino e infondato attacco nei suoi confronti mi precipitavo a difenderlo: ho confutato con precisione ogni accusa nei suoi confronti dicendo le cose come stavano. Toda apprezzava sempre i miei sforzi. La nostra relazione era meravigliosa.
Finché continuiamo ad avanzare saldamente sul sentiero dell’unicità di maestro e discepolo, non giungeremo mai a un punto morto. Per il bene del futuro, vorrei condividere alcune guide di Toda e riconfermare il suo messaggio con voi.
Prima di tutto, Toda era molto severo con le persone prive di senso di gratitudine. Diceva infatti: «Coloro che ripagano il debito di gratitudine verso la Gakkai con il tradimento cadranno nello stato vitale di inferno. Non c’è niente di più riprovevole dei responsabili arroganti, privi di gratitudine. Dopo aver ottenuto una posizione di rilievo nella società grazie al sostegno della Gakkai, guardano dall’alto in basso i compagni di fede. Dimenticano il loro debito di gratitudine e invece di proteggere i membri li sfruttano: queste persone non agiscono secondo lo spirito di “diversi corpi, stessa mente”. Non si comportano come membri della Gakkai». E ancora: «Se permettiamo agli ingrati di fare ciò che vogliono, la Gakkai sarà distrutta. Questo accade in ogni organizzazione».
Inoltre Toda riportava spesso un passo del maestro di T’ien-tai, Nan-yüeh, così come viene citato da Nichiren Daishonin: «Un bodhisattva che protegge le persone malvagie, prolungando così il male, portando dolore alla brava gente e distruggendo l’insegnamento corretto, non è un vero bodhisattva» (RSND, 2, 961). È proprio così. Chi vede fare il male e non interviene, o non combatte per ciò che è bene, non è diverso da chi commette il male. Dobbiamo sfidare l’ingiustizia con tutte le nostre forze. Questa è vera compassione.
I responsabili esistono per la felicità dei membri
Il secondo punto che Toda sottolineava è che i responsabili non dovrebbero mai comportarsi in modo autoritario o come se fossero investiti di chissà quale potere: «I responsabili esistono per sostenere i membri, per lavorare per la felicità delle persone che praticano da meno tempo di loro. Non devono mai dare ordini ai membri o farli soffrire». «Rispettare le persone più giovani nella fede e prendersi cura di loro è un esempio di fede autentica. Non guardate mai dall’alto in basso i nostri preziosi membri». E ancora: «Non c’è bisogno di responsabili apatici e indolenti che ostacolano lo sviluppo del nostro movimento; o di quelli arroganti e autoritari che causano problemi o situazioni spiacevoli».
In una delle sue commedie lo scrittore russo Lev Tolstoj (1828-1910) fa dire a un personaggio che l’arroganza ben presto cede il passo alla codardia. In realtà arroganza e codardia sono due facce della stessa medaglia.
La terza guida di Toda era che i responsabili arroganti dovrebbero essere severamente ripresi. Egli diceva con forza: «Lodate sempre i membri che lottano con tutte le forze! Lodateli per tutta la vita, lodate le loro famiglie, i loro figli e nipoti. Non permettete ai responsabili di deviare dal sentiero corretto solo perché nessuno ha il coraggio di dire loro di smetterla con quel comportamento sbagliato. Il potere è veramente insidioso».
Toda auspicava che emergessero responsabili capaci, in grado di lavorare per il benessere della gente e della società. Per tale ragione era particolarmente severo con i responsabili che avevano ottenuto notorietà grazie al sostegno dei membri e poi erano diventati arroganti.
L’organizzazione si muove dal basso
Il quarto punto che Toda sottolineava spesso era l’importanza di far crescere i giovani e di permettere loro di rivelare il loro pieno potenziale. Ai responsabili diceva: «Spero che proteggiate con affetto la Soka Gakkai e aiutiate a sviluppare le capacità dei giovani». Affermava anche che il suo metodo era «allenare accuratamente i giovani finché son giovani». Esprimendo le sue grandi aspettative nei loro confronti, diceva: «Realizzate imprese su una scala più vasta che potete e impegnatevi al massimo per difendere la verità e le persone che soffrono. Le sfide della vostra gioventù diventeranno tesori meravigliosi che apprezzerete per sempre».
Toda diceva anche che senza la crescita dei giovani è impossibile realizzare sia kosen-rufu, sia un futuro luminoso. «Invece di aspettare ordini dall’alto – diceva – i giovani dovrebbero prendere l’iniziativa e far muovere l’organizzazione dal basso». Poiché era certo dell’esistenza anche di responsabili corrotti, esortava i giovani ad aprire bene gli occhi e ad affrontare con decisione le persone che hanno modi affabili ma in realtà sono false, o coloro che cercano di sfruttare la Soka Gakkai per fini personali. Altrimenti, disse, non avrebbero potuto garantire l’eterna trasmissione della Legge, né dimostrare la correttezza della fede.
Le donne sono la chiave di kosen-rufu
Infine Toda sottolineava l’importanza di apprezzare le donne: «Date valore all’opinione delle donne che hanno un’acuta capacità di vedere oltre le bugie e gli inganni. Un’organizzazione che non tratta bene le donne è destinata al declino». E sottolineava che i responsabili maschi non devono mai rimproverare le donne o le giovani donne. Toda credeva fermamente nell’eguaglianza di donne e uomini e rimproverava severamente qualsiasi responsabile che sminuisse le donne.
Spesso citava questo passo da una lettera che il Daishonin aveva inviato a Nichigen-nyo, la moglie di Shijo Kingo: «Solo nel Sutra del Loto si legge che le donne che abbracciano questo sutra non solo sono superiori a tutte le altre donne, ma eccellono su tutti gli uomini» (RSND, 1, 410).
Il Daishonin loda la nobiltà d’animo delle donne che abbracciano la Legge mistica e si dedicano alla suprema missione di kosen-rufu.
Toda disse ai membri della Divisione donne: «Se perseverate nella fede fino in fondo, la vostra famiglia e ogni altro aspetto della vita sicuramente sarà baciato dalla felicità. Semplicemente abbiate una forte fede, vivete pienamente la vostra vita e diventate più felici possibile». E alle giovani donne diceva: «Il Buddismo vi fornisce quattro solide basi: una corretta visione di voi stesse, della vita, della società e dell’universo». Come sapete, chiedeva alle giovani donne di fare dello studio il proprio fondamento e pregava ognuna di loro di realizzare assolutamente la felicità. «Kosen-rufu dipende interamente dalla donne» ribadiva sempre.
8 luglio 2006
(traduzione di Marialuisa Cellerino)