Deprecated: Function strftime() is deprecated in /var/www/vhosts/ilnuovorinascimento.org/wp-dev.ilnuovorinascimento.org/site/wp-content/themes/nuovo-rinascimento/functions.php on line 220
La prova dei fatti - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 14:54

356

Stampa

La prova dei fatti

Laura Barbieri

Il Buddismo offre una spiegazione esaustiva e affascinante del significato della vita, ma il suo vero valore risiede nalla capacità di trasformare profondamente l’esistenza di chi lo pratica. Per questo è tanto importante sperimentarne concretamente i principi, “mettendoli alla prova” in ogni aspetto della vita quotidiana

Dimensione del testo AA

Il Buddismo offre una spiegazione esaustiva e affascinante del significato della vita, ma il suo vero valore risiede nalla capacità di trasformare profondamente l’esistenza di chi lo pratica. Per questo è tanto importante sperimentarne concretamente i principi, “mettendoli alla prova” in ogni aspetto della vita quotidiana

L’esperienza nel mondo buddista è oggetto di una strana contraddizione: da una parte è la prima cosa che viene letta all’arrivo del Nuovo Rinascimento, l’aspetto che più colpisce durante un corso o una riunione di discussione; dall’altra è considerata come letteratura d’evasione, qualcosa che dà colore e calore ma fa da contorno allo studio, che è il momento più serio, impegnativo e importante. È un’impostazione che riflette la separazione fra corpo e mente, per cui alle attività della mente vengono associati attributi virtuosi, mentre gli aspetti legati al corpo sono sottovalutati.
Così si incontrano spesso persone ricchissime di esperienza che si sentono a disagio durante le riunioni buddiste o anche frenate nel parlare agli altri di Buddismo a causa delle loro limitate capacità nello studio. Eppure nella tradizione buddista proprio le persone particolarmente brillanti nello studio a volte hanno finito per allontanarsi dalla fede, perché la loro capacità di comprendere ed esporre gli insegnamenti buddisti non aveva come fine ultimo la felicità degli altri ma era diventata un mero esercizio intellettuale fine a se stesso, o ancor peggio un mezzo per mettersi in luce, per affermare la propria superiorità e prevalere sugli altri.
C’è un esempio che illustra il rischio di percorrere questa parabola, la storia di Sammi-bo, uno dei discepoli più dotati di Nichiren Daishonin che univa alla profonda comprensione degli insegnamenti buddisti una grande eloquenza. Tuttavia fu rimproverato severamente dal Daishonin perché si vantava di tenere conferenze sul Buddismo ai nobili, mostrandosi superbo e vanitoso. Quando Nichiren lo inviò ad assistere Nikko Shonin, impegnato in un’intensa attività di propagazione nella zona di Atsuhara, cedette alle lusinghe degli oppositori e abbandonò la fede. Un elemento che contribuì ad allontanarlo fu il sentirsi offeso per dover assistere Nikko Shonin, che riteneva inferiore a lui [vedi Daisaku Ikeda, Nel momento cruciale, NR 235, 12-13].
In quello stesso periodo ad Atsuhara tre contadini vennero giustiziati per non avere abbandonato la fede nonostante il durissimo regime carcerario e le torture cui furono sottoposti. Si trattava di persone che non erano mai state a diretto contatto con Nichiren Daishonin e prive di particolari conoscenze dottrinali. Eppure fu grazie a loro che Nichiren Daishonin comprese che era arrivato il momento di iscrivere il Dai-Gohonzon per la felicità di tutto il genere umano.
Dunque la conoscenza dei principi buddisti o il fatto di essere a diretto contatto con la guida del movimento per kosen-rufu non sono garanzie sufficienti per mantenere la fede se diventano motivo di orgoglio e di superbia, se ci separano dagli altri. Costruire una ricca cultura buddista crea valore a seconda dell’uso che se ne fa: se viene messa a servizio degli altri per aiutare le persone a comprendere meglio il funzionamento della vita e quindi a trasformare le sofferenze diventa uno strumento per creare valore; se invece è un modo per rivestire la propria immagine di gloria e onori, ci espone al rischio di allontanarci dalla fede, come nel caso di Sammi-bo. In questa prospettiva “di servizio”, in una riunione di studio che prevede la presenza di tante persone, non c’è alcuna differenza fra chi offre la spiegazione e chi accoglie le persone al parcheggio o ha recitato Daimoku perché tutto proceda nel migliore dei modi. Anche nello studio del Buddismo quello che più conta è lo spirito dell’offerta. Cercare di comprendere un principio buddista per trasmetterlo agli altri può essere la chiave per studiare con energia, senza la pesantezza che deriva dal senso del dovere.
Comunque la naturale destinazione dello studio è la sua applicazione nella vita, l’assimilazione dei principi buddisti attraverso l’esperienza diretta della loro validità. Il Buddismo di Nichiren Daishonin è nato così, dalla verifica concreta e puntuale di quanto era scritto nel Sutra del Loto. Il Daishonin ha costruito la certezza che il Sutra del Loto descrivesse la realtà della vita umana, e quindi della sua stessa vita, attraverso la sperimentazione diretta. Nel commento al Gosho Dono di una veste sfoderata, Daisaku Ikeda scrive: «Per dimostrare che “il Buddismo è vero”, il Daishonin fece deliberatamente in modo che le forze negative si manifestassero e le sfidò. Senza questa sua strenua lotta anche la scrittura più importante non sarebbe stata, alla fine, nient’altro che un libro, anche il sutra più profondo si sarebbe limitato a essere composto di sole parole. Queste parole diventano Buddismo, diventano una vera religione, soltanto quando la vita ne dimostra la veridicità. […] Josei Toda […] ha dedicato la sua intera vita a dimostrare la verità delle parole di Nichiren Daishonin, ha utilizzato ogni attimo per trasformare in realtà l’ideale di kosen-rufu, due parole che per settecento anni erano rimaste tali. Il Daishonin afferma: “Se non vi fosse Nichiren, le parole del Budda non esisterebbero più”. La Soka Gakkai, le sue attività e il suo spirito si basano essenzialmente sul forte desiderio di non permettere che le parole del Budda originale, Nichiren Daishonin, siano state proferite invano. Tale era lo spirito del suo fondatore, il presidente Tsunesaburo Makiguchi, e di Josei Toda. E ogni discepolo si dovrebbe ispirare a questo stesso principio» (DU, 57, 45). Quindi le scritture buddiste rimangono tali, cioè parole che compongono libri, finchè la loro validità non viene vissuta e sperimentata, trasformando queste parole in una religione che migliora la vita delle persone.
Inoltre, mentre procedeva verificando personalmente ciò che affermava, Nichiren Daishonin ha anche enunciato un sistema di valutazione delle dottrine: «Per valutare le dottrine buddiste, io, Nichiren, credo che i metodi migliori siano la prova teorica e quella documentaria. Ma ancora migliore di queste è la prova concreta» (I tre maestri del Tripitaka pregano per la pioggia, SND, 8, 204) e ancora: «Niente vale più della prova concreta» (L’insegnamento, la pratica e la prova, SND, 6, 212). La prova concreta, cioè un principio buddista che si trasforma in un fatto inconfutabile, è la dimostrazione più efficace di quello stesso principio, anche se si fosse già dimostrato che non è in contraddizione con la logica e che ha fondate basi dottrinali.
In fondo l’esperienza è davvero un esperimento compiuto su se stessi. Si parte da un problema o da un obiettivo visti secondo la prospettiva che ci è propria, quindi senza possibilità di vittoria. Però alcune parole di Nichiren Daishonin ci mostrano uno spiraglio, un altro punto di vista, uno stimolo ad affrontare la realtà con una diversa modalità. Allora inizia un percorso interiore, attraverso la recitazione del Daimoku, in cui la forza di quelle parole, la verità che raccontano, si sostituisce al modo di pensare precedente e, attraverso questa trasformazione, il problema viene risolto o l’obiettivo raggiunto. Ma il beneficio più grande che deriva da questo cambiamento è il cambiamento stesso, cioè l’aver sperimentato concretamente l’aderenza alla realtà del Buddismo di Nichiren Daishonin. Così, esperienza dopo esperienza, tanti principi escono dalla teoria, dalla carta stampata e diventano il nostro punto di vista sulla vita, la nostra esperienza della vita. Allora, quando parliamo di Buddismo, le nostre parole sono convincenti non se sono ricercate o rivelano una profonda conoscenza dottrinale, ma se sono radicate nel nostro modo di vivere.
Scrive Ikeda: «Per quanto una persona possa dichiarare di aver ottenuto l’Illuminazione, se non si comporta in maniera compassionevole, sta mentendo. La saggezza è invisibile, perciò il comportamento di una persona è il metro per misurare la sua saggezza. È con il comportamento che il Budda realizza lo scopo della sua apparizione in questo mondo. […] Nella misura in cui riflettiamo su noi stessi ed eleviamo il nostro stato vitale, possiamo comprendere gli altri e apprezzarne la personalità. Una persona saggia cerca di valorizzare gli altri così che diano il meglio di se stessi. Coloro che sembrano saggi ma mancano di compassione non sono in grado di farlo. Anzi, a volte sviluppano un’abilità perversa e spietata nel far del male alle persone» (Saggezza, 1, 223). Sono parole inequivocabili: il comportamento rivela il mondo interiore delle persone. Quindi valorizzare gli altri, comprendendone gli aspetti positivi, indica la presenza di saggezza e compassione ed è il riflesso “sociale” del lavoro che si sta facendo su se stessi. Ciò equivale a ribadire la superiorità della prova concreta, manifestazione visibile di quello in cui si crede.
Perciò l’esperienza, trasformare un principio buddista in un modo di vivere, è il momento più significativo della pratica, quello in cui si fondono armoniosamente lo studio, la preghiera e l’azione. Infine, l’esperienza può essere condivisa con gli altri, ispirare chi è in difficoltà e consolidare la fiducia nel potere del Gohonzon. Quando si realizza un obiettivo o si supera un momento difficile, la gioia che ne deriva fa scaturire la gratitudine che ci lega a chi ci ha accompagnati in questo percorso. Allora è naturale “raccontare” l’esperienza, offrire all’ambiente un contributo positivo dopo aver ricevuto il sostegno necessario per realizzarlo.
Nella rete di scambi che raccontare un’esperienza crea, si impara anche a comprendere il modo di vivere delle altre persone, il loro panorama interiore. Così accade spesso di sentire vicine persone apparentemente diverse e lontane da sé e di stabilire con loro un legame profondo. Accade anche di trovare spiegazione a comportamenti giudicati in prima battuta in chiave negativa e questo aiuta a diffidare dei propri giudizi e pregiudizi e stimola a guardare gli altri con maggiore pazienza e compassione. Ascoltare l’esperienza altrui porta, in sostanza, a rafforzare la propria umanità.
Inoltre lodare i benefici, sperimentare gratitudine ed esprimerla, desiderare di comunicare agli altri speranza e coraggio, arricchisce le vittorie di una gioia ancora più profonda e fa brillare ancora di più i benefici. Come insegna Nichiren Daishonin: «Dobbiamo proclamare esplicitamente le virtù di Myoho-renge-kyo. Così come i composti velenosi si trasformano in medicina, i cinque caratteri di Myoho-renge-kyo trasformano il male in bene. La “sorgente dei gioielli” si chiama così perché in essa le pietre si trasformano in gioielli. Allo stesso modo questi cinque caratteri possono trasformare i comuni esseri umani in Budda» (Cavalli bianchi e cigni bianchi, SND, 9 , 216).
In fondo il vero “beneficio” è la gratitudine che lo precede e che deriva da una corretta lettura della realtà. Attraverso la recitazione di Myoho-renge-kyo si sperimenta una condizione vitale che rende possibile la trasformazione di ogni situazione della vita. Quando questa percezione è presente con intensità e chiarezza, nonostante le circostanze esterne, emerge la gratitudine che lega ogni persona alle altre e al proprio ambiente e la gioia di aver incontrato il Gohonzon. Allora esprimere la propria gratitudine con parole di lode è naturale, e queste parole di lode sono a loro volta la fonte di altri benefici, come spiega lo stesso Nichiren Daishonin: «Più si lodano i benefici del Sutra del Loto, più benefici si ricevono. Tieni a mente che i ventotto capitoli del Sutra del Loto contengono solo pochi passaggi che spiegano la verità, ma moltissime parole di lode» (Lettera a Myomitsu Shonin, SND, 7, 192).

©ilnuovorinascimento.org – diritti riservati, riproduzione riservata