26. Dopo aver lottato in prima persona per incoraggiare gli altri verso l’Illuminazione, il Daishonin inizia a incoraggiare i suoi discepoli a seguire il suo esempio
di Daisaku Ikeda, Katsuji Saito, Masaaki Morinaka
SAITO: Questa serie ha un duplice scopo: narrare i fatti della vita di Nichiren Daishonin e spiegare i suoi principali insegnamenti.
Per quanto riguarda la vita del Daishonin samo giunti al periodo immediatamente successivo all’esilio di Sado. E, da adesso in poi, ci occuperemo delle attività del Daishonin e delle dottrine che elaborò dal ritiro a Minobu fino al termine della sua vita.
MORINAKA: Il ritorno del Daishonin da Sado segnò la sua vittoria sulle quattro principali persecuzioni che incontrò nel corso della sua vita.
IKEDA: Non si trattò di difficoltà qualsiasi. Al contrario, il superare queste persecuzioni richiese al Daishonin un’intensa battaglia contro la natura demoniaca che esiste all’interno del potere secolare e religioso. Così facendo egli dimostrò con la sua vita il potere della Legge mistica e del mondo di Buddità, che sono capaci di sconfiggere qualsiasi forza o tendenza demoniaca.
MORINAKA: All’epoca della persecuzione di Tatsunokuchi, il Daishonin “abbandonò il transitorio e rivelò il vero” manifestando la condizione vitale di Buddità che è una sola cosa con la Legge mistica.
SAITO: È grazie al potere della Buddità contenuto nella vita umana che le persone dell’epoca impura dell’Ultimo giorno della Legge possono ottenere l’Illuminazione. Per questo il Daishonin materializzò la Buddità sotto forma di Gohonzon che donò a tutta l’umanità.
Possiamo giungere persino ad affermare che le quattro principali persecuzioni che dovette affrontare furono opportunità per mettere alla prova il potere della Buddità.
IKEDA: Come già detto, l’Ultimo giorno della Legge è un’epoca di conflitto. Come mossi da una forza inarrestabile, intere nazioni e singoli individui sono sospinti da un conflitto all’altro. La forza di rimanere saldi in mezzo a questa furiosa corrente dei tempi risiede in una fede incrollabile nella natura di Budda, nostra e degli altri, unita ad azioni per mettere concretamente in pratica questa convinzione e dimostrare rispetto per la vita di tutte le persone. Questo perché l’impulso irresistibile che conduce al conflitto sorge dall’”ignoranza”. Nel Buddismo ignoranza significa mancanza di consapevolezza o fede nel fatto che le persone posseggono la natura di Budda. È anche l’impulso oscuro che conduce a mancare di rispetto alla vita umana e a violarne la dignità innata. La natura demoniaca intrinseca nell’autorità e nella religione, principale causa dei conflitti dell’Ultimo giorno, ha la sua radice in questa ignoranza.
MORINAKA: La tecnologia e i sistemi sociali hanno avuto un notevole sviluppo negli ultimi tempi. Ciò nonostante l’umanità deve ancora liberarsi da questa ignoranza e dalla malvagità che essa alimenta. Anzi, il livello di conflitto sembra continuare a crescere.
SAITO: Si potrebbe concludere che più ci sono stati avanzamenti nella scienza e nelle realizzazioni umane più pericolosa è diventata la situazione mondiale.
IKEDA: Proprio per questo la filosofia e la pratica del Buddismo del Daishonin, che identifica la natura di Budda come nucleo essenziale della nostra umanità, è così importante. Solo il Buddismo del Daishonin può curare la profonda malattia dell’epoca attuale causata da un’assenza di umanità, dalla mancanza dell’impegno di porre al primo posto il benessere e la dignità delle persone.
SAITO: Nella sua proposta di pace 2002 – pubblicata quattro mesi dopo l’attacco terroristico negli Stati Uniti dell’11 settembre 2001, lei domandava: «Qual è il vero pericolo?», « Chi sono i veri nemici?». E suggeriva che il nemico più potente è «la disumanizzazione che esercita il suo potere diabolico sulla società contemporanea».
MORINAKA: Mi hanno colpito le parole dello psicologo svizzero Carl Jung che lei citava nella proposta: «Purtroppo un milione di zeri sommati non danno come risultato uno. In definitiva tutto dipende dalla qualità del singolo…»
IKEDA: I numerosi problemi dell’epoca attuale possono essere realmente risolti solo se affrontati con una profonda comprensione della natura della vita umana. Il Buddismo del Daishonin tratta approfonditamente della lotta fra la natura del demone e la natura di Budda all’interno della vita umana. Le quattro persecuzioni del Daishonin furono i campi di battaglia sui quali ebbe luogo questo scontro fondamentale. In ognuno dei casi il Daishonin riportò un vittoria decisiva. Il Buddismo è sempre una lotta in cui si vince o si perde.
Solo attraverso questa battaglia fondamentale a livello della vita potrà esserci un cambiamento nel destino dell’umanità. In questo senso, via via che appare sempre più chiaro che questa è un’”epoca di conflitto”, l’umanesimo attivo del Buddismo del Daishonin si dimostra più necessario che mai.
SAITO: In ciò consiste la missione della Soka Gakkai. Credere nella natura di Budda, nostra e degli altri, e portare avanti la pratica per farla emergere. Questa in sintesi è la missione dei Bodhisattva della Terra.
IKEDA: Viviamo in quella che il Buddismo definisce un’”epoca impura”. Atti di deprecabile follia che feriscono la coscienza e la decenza proliferano, avvolgendo il mondo nell’oscurità.
Molti esprimono pessimismo per questo stato di cose e si chiedono se l’umanità stia davvero progredendo, oppure si sentono schiacciati da una sensazione di impotenza. Ma allo stesso tempo ci sono tantissime persone che continuano a sperare, convinte che adesso è proprio il momento giusto per credere nel magnifico potenziale che gli esseri umani possiedono.
Riuscirà il ruscello sporco a inquinare quello puro? O saranno le acque di quest’ultimo che ripuliranno le acque inquinate dalla sporcizia? Sfortunamente nel mondo attuale l’intensità delle forze corrispondenti alle “acque del ruscello sporco” non sembra dar segni di diminuzione.
Molti studiosi e persone consapevoli che ho incontrato in tutto il mondo sono convinte che l’umanità si trovi a un bivio molto importante. Molti individui saggi, responsabili e lungimiranti sono giunti alla conclusione unanime che niente cambierà se non saranno gli esseri umani stessi a cambiare.
Più l’oscurità e il caos mondiale aumenteranno, più l’umanità stessa verrà chiamata in causa. Dobbiamo concentrarci sull’essere umano. Come possiamo mettere in grado ogni persona di elevare la propria condizione vitale? Questa è una domanda urgente dalla quale dipende il futuro dell’umanità.
MORINAKA: È giunto il momento che l’umanesimo attivo del Buddismo del Daishonin riveli il suo vero potere.
IKEDA: È davvero giunto il “tempo”. Il Buddismo di Nichiren Daishonin è il Buddismo di maestro e discepolo. Dapprima, svolgendo lui per primo shakubuku, una pratica di profondo rispetto per la natura di Budda propria e degli altri, il Daishonin si pose all’avanguardia della battaglia per la Legge, battendosi strenuamente per sconfiggere le funzioni della natura demoniaca in modo che le persone potessero rivelare la propria natura illuminata. In seguito, spinto dai fatti di Tatsunokuchi e dal successivo esilio a Sado, il Daishonin cominciò a incoraggiare energicamente i suoi discepoli a unirsi a lui in questa grande battaglia per condurre le persone all’Illuminazione. Dall’esilio di Sado in poi ebbe inizio il tempo in cui i suoi discepoli dovevano alzarsi e combattere. Questa battaglia contro la natura demoniaca inerente alla vita non è altro che shakubuku.
Sono convinto che la Soka Gakkai sia apparsa in quest’epoca perché è giunto il momento decisivo di questa battaglia. Oggi parleremo del significato della pratica di shakubuku.
SAITO: Poiché shakubuku si interpreta spesso come refutazione degli altri insegnamenti, a volte si pensa che sia una pratica fanatica ed esclusivista. Ma ritengo che sia un punto di vista errato.
IKEDA: Shakubuku è un’espressione concreta della nostra fede nell’esistenza della natura di Budda in noi e negli altri; è un atto umanistico che esprime il massimo rispetto per gli altri. Tuttavia tende a essere frainteso e penso che ciò sia dovuto alla sua fermezza nell’affrontare radicalmente la natura demoniaca intrinseca alla vita.
SAITO: È solo dopo la persecuzione di Tatsunokuchi che il Daishonin cominciò seriamente a insegnare ai suoi discepoli il significato di shakubuku. Circa un mese dopo la persecuzione di Tatsunokuchi, il Daishonin aveva inviato la lettera dal titolo Alleggerimento della retribuzione karmica a Ota Saemon no-jo, al prete laico Soya Kyoshin e al Ponte del Dharma Kimbara (tre suoi discepoli che risiedevano nella provincia di Shimosa, n.d.t.). In essa insegna che coloro che portano avanti la pratica di shakubuku sono certi di incontrare grandi persecuzioni[ref]«I ventiquattro successori del Budda, il cui avvento era stato da lui profetizzato, erano tutti suoi emissari. Il quindicesimo di questi, il bodhisattva Kanadeva, venne ucciso da un bramano e il ventiquattresimo, il venerabile Aryasinha, fu fatto decapitare dal re Danmira. Anche Buddhamitra e il bodhisattva Nagarjuna subirono molte persecuzioni, mentre altri propagarono il Buddismo sotto la protezione di sovrani devoti senza incontrare persecuzioni. Questo sembrerebbe mostrare che nel mondo vi sono paesi buoni e paesi cattivi e di conseguenza due metodi di propagazione, shoju e shakubuku. Vi furono persecuzioni anche durante il Primo e il Medio giorno della Legge persino in India, il centro del Buddismo. Ora noi siamo all’inizio dell’Ultimo giorno della Legge e in un paese lontano dall’India. Per questa ragione avevo previsto l’insorgere di persecuzioni e le aspettavo da tempo» (SND, 4, 94).[/ref].
IKEDA: Nella stessa lettera il Daishonin spiega che nei “paesi buoni” la Legge si diffonde rapidamente mentre nei “paesi cattivi” la propagazione della Legge è accompagnata da persecuzioni e repressione. E spiega che di conseguenza si dovrebbero impiegare secondo la situazione i due metodi di shoju[ref]Shoju: metodo di esporre il Buddismo, che contrasta con shakubuku, in cui si guidano gradualmente le persone all’insegnamento corretto secondo le loro capacità e senza refutare il loro attaccamento a punti di vista errati.[/ref] e shakubuku.
Ne L’apertura degli occhi il Daishonin afferma che shoju dovrebbe essere il metodo principale in un tempo in cui «il paese è pieno di persone ignoranti e malvagie» e che shakubuku dovrebbe avere la precedenza in «un’epoca in cui ci sono persone dalle vedute perverse che offendono la Legge» (SND, 1, 203)[ref]«Quando il paese è pieno di persone ignoranti e malvagie, allora shoju è il metodo principale da adottare, così come viene descritto nel capitolo Anrakugyo. Ma nell’epoca in cui ci sono persone dalle vedute perverse che offendono la Legge, allora si deve principalmente fare shakubuku, così come viene descritto nel capitolo Fukyo» (SND, 1, 203).[/ref].
Cosi spiega che, nel caso del Giappone, dato il tipo di paese, era necessario dare la priorità al metodo di shakubuku. Egli afferma: «Ci sono due tipi di paesi: quelli passivamente malvagi, e quelli che cercano attivamente di distruggere la Legge. Dobbiamo considerare attentamente a quale categoria appartiene il Giappone di oggi». Intendeva affermare che nel Giappone del suo tempo occorreva shakubuku perché si trattava di un paese dominato da idee perverse che cercava attivamente di distruggere la Legge.
Tuttavia il Daishonin spiega che, a un livello ancor più fondamentale, la questione dell’impiego di shoju o shakubuku “dipende dal tempo” e conclude la sua dissertazione sull’argomento ne L’apertura degli occhi affermando: «T’ien-t’ai ha detto che la pratica deve “accordarsi ai tempi”. La propagazione della Legge buddista segue infatti il tempo».
Allo stesso modo in Lettera da Sado e in La pratica dell’insegnamento del Budda il Daishonin spiega che il metodo di propagazione dovrebbe essere scelto in accordo con il tempo.
MORINAKA: In Lettera da Sado scrive: «Nel Buddismo si deve impiegare il metodo di shoju o di shakubuku a seconda del tempo. Sono paragonabili alle due arti della penna e della spada nelle cose del mondo. Per tale ragione i santi del passato praticarono l’insegnamento che si conveniva ai loro tempi» (SND, 4, 74).
SAITO: In La pratica dell’insegnamento del Budda scrive: «In questa epoca gli insegnamenti provvisori sono diventati nemici del vero insegnamento. Quando il tempo per propagare il supremo insegnamento è maturo, gli insegnamenti provvisori diventano nemici. Se essi sono fonte di confusione, devono essere confutati dal punto di vista del vero insegnamento. Dei due tipi di pratica, questa è shakubuku, la pratica del Sutra del Loto. A buona ragione T’ien-t’ai affermò: “La pratica del Sutra del Loto è shakubuku, la confutazione delle dottrine provvisorie”» (SND, 4, 11).
IKEDA: L’Ultimo giorno della Legge è “un’epoca di dispute in cui la pura Legge è andata oscurata e perduta”, un tempo in cui non solo le persone hanno perso di vista che il Sutra del Loto è l’insegnamento che spiega il vero intento del Budda – permettere a tutte le persone di rivelare la propria natura di Budda – ma anche un tempo in cui esse hanno difficoltà a distinguere il vero insegnamento da quelli provvisori che non sono altro che espedienti.
MORINAKA: Inoltre in un’epoca simile gli insegnamenti provvisori fuorviano le persone e le fanno cadere nei cattivi sentieri. Abbondano i preti aberranti che calunniano il vero insegnamento del Sutra del Loto e l’autentica dottrina del Budda è andata perduta. È in quell’epoca che apparve il Daishonin.
IKEDA: Come spiega la frase de La pratica dell’insegnamento del Budda, gli insegnamenti provvisori funzionano concretamente per ostacolare la vera intenzione del Budda di permettere a tutti la manifestazione della propria natura di Budda. Essi non sono diventati altro che “funzioni demoniache”.
Il Daishonin era l’unico ad averlo veramente capito. Perciò, sia per condurre le persone alla felicità sia per proteggere il Buddismo, combatté la natura demoniaca che dilagava all’interno delle istituzioni buddiste del suo tempo. Non aveva scelta, poteva solo “scatenare la battaglia fra l’insegnamento provvisorio e quello vero” che avrebbe deciso se le persone sarebbero riuscite a rivelare la propria natura di Budda o sarebbero state sopraffatte dalla natura demoniaca.
SAITO: In questa luce appare chiaro che non c’è niente di esclusivista nella pratica di shakubuku.
IKEDA: Nell’affermare che il metodo di propagazione dipende dal tempo, il Daishonin ammette che certe particolari pratiche degli insegnamenti provvisori erano valide nel Primo e nel Medio giorno della Legge quando le forze demoniache che cercano di impedire alle persone di manifestare la propria natura di Budda attraverso la Legge non erano così forti. A quel tempo era adatto il metodo di propagazione di shoju.
In pratica il Daishonin raccomanda shoju fintanto che le persone non hanno perso di vista lo scopo del Buddismo, l’obiettivo di rivelare la propria e altrui natura di Budda, insegnato nel Sutra del Loto. Questa è la premessa principale.
Ma all’inizio dell’Ultimo giorno della Legge quest’obiettivo fondamentale era stato completamente dimenticato. Perciò, oltre all’affermazione del vero insegnamento, il Daishonin riteneva che per propagare il Buddismo fosse necessario anche refutare esplicitamente la natura demoniaca che allignava nei vari insegnamenti provvisori esposti dalla varie scuole buddiste.
MORINAKA: Indubbiamente le scuole buddiste dei tempi del Daishonin non si potevano definire organizzazioni religiose dedite ad aiutare le persone a ottenere la felicità per sé e per gli altri. Al contrario andavano tutte contro l’intenzione originaria del Buddismo, di risvegliare le persone alla natura di Budda che esisteva nella loro vita in modo che potessero ottenere la felicità nel presente e nel futuro. I loro insegnamenti in realtà ottenevano il risultato opposto.
IKEDA: Possiamo intendere shakubuku come una battaglia fra la tendenza a rispettare gli esseri umani e quella a sminuirli. Grazie al Buddismo le persone riescono a sviluppare una personalità solida e un forte senso della propia identità. Sia Shakyamuni che Nichiren insegnavano che “un singolo individuo può salvare il mondo”. Il Buddismo afferma categoricamente che non esiste niente di più grande dell’essere umano e spiega il “comportamento da essere umano” indispensabile per vivere nella maniera migliore possibile, per vivere una vita piena di compassione e di coraggio. Il Buddismo permette alle persone di sviluppare la propria capacità di compiere buone azioni e sconfiggere l’ignoranza fondamentale che offende la sacralità e la dignità della vita umana. Questa è l’essenza della pratica buddista nell’Ultimo giorno.
SAITO: Potremmo affermare che shakubuku è la particolare azione necessaria per raggiungere questi fini.
IKEDA: Nichiren Dashonin esortava tutti i suoi discepoli a seguire come lui questa nobile strada, pur sapendo che se l’avessero fatto probabilmente anche loro sarebbero stati perseguitati. Eppure li incoraggia egualmente a praticare shakubuku senza paura perché solo seguendo questo nobile sentiero si può trovare la vera felicità. L’altra ragione era che voleva crescere discepoli decisi ad agire in prima persona per realizzare kosen-rufu, l’impresa di mettere in grado ogni persona di manifestare la propria intrinseca natura di Budda.
Solo quando ci sono discepoli pronti ad agire con lo stesso spirito del maestro si può realizzare kosen-rufu. Ciascun praticante deve diventare un coraggioso “re leone”. È essenziale che tali autentici discepoli emergano per poter elevare la condizione vitale dell’umanità.
SAITO: Il Daishonin scrisse molti importanti trattati e lettere fra cui L’apertura degli occhi e Lettera da Sado in un’epoca in cui sia lui che i suoi discepoli venivano aspramente perseguitati. Mentre erano vittima dell’oppressione da parte delle autorità dominanti, egli proclamava che quello era proprio il momento giusto per fare shakubuku.
IKEDA: La realizzazione di kosen-rufu non è possibile senza il passaggio della fiaccola della Legge mistica da maestro a discepolo. In ogni epoca non è possibile contrastare la corrente torbida dell’Ultimo giorno della Legge se i discepoli del Daishonin non decidono di agire con la “stessa mente di Nichiren”.
Questo è ciò che intende il Daishonin ne La vera entità della vita quando afferma: «Dapprima solo Nichiren recitò Nam-myoho-renge-kyo, ma poi due, tre, cento lo seguirono, recitando e insegnando agli altri. Questo accadrà anche in futuro. Non vuol dire ciò “emergere dalla terra”?» (SND, 4, 233).
MORINAKA: I discepoli decidono di agire e praticare shakubuku, come il Daishonin. Pensa che Nichiren abbia lasciato Kamakura e si sia ritirato sul monte Minobu per dedicarsi a istruire discepoli in grado di farlo?
IKEDA: Il suo ritiro sul monte Minobu può essere interpretato in vari modi, ma rimanderei queste riflessioni a un’altra occasione. Ovunque fosse il Daishonin non cessava mai di sforzarsi per diffondere la Legge. Alla fine de L’essenza del Sutra del Loto (GZ, 331-38), che scrisse immediatamente dopo essersi trasferito a Minobu, il Daishonin espone le sue vedute sulla realizzazione di kosen-rufu.
MORINAKA: «Senza dubbio – afferma il Daishonin – dopo che il paese è precipitato in un simile caos [per via delle tre calamità e dei sette disastri] il bodhisattva Pratiche Superiori [guida dei Bodhisattva della Terra] e altri saggi appariranno e stabiliranno i tre principi dell’insegnamento essenziale [cioè le Tre grandi Leggi segrete], affinché Nam-myoho-renge-kyo possa diffondersi ampiamente attraverso il mondo dei quattro continenti e i quattro mari» (GZ, 338).
IKEDA: Il Daishonin esprime una grande fiducia nel fatto che il tempo di kosen-rufu alla fine arriverà. Lungi dall’essersi ritirato, egli proseguiva la sua battaglia verbale senza quartiere per gettare le fondamenta di un’epoca in cui i suoi insegnamenti si sarebbero diffusi in lungo e in largo.
SAITO: E i suoi discepoli cominciavano ad avere un ruolo determinante nel propagare gli insegnamenti nelle varie regioni del paese.
IKEDA: Avevano cominciato a fare attività nelle rispettive comunità fino a che le autorità decisero di sferrare un pesante attacco ai discepoli di Atsuhara, nella provincia di Suruga, dove Nikko Shonin aveva realizzato un’intensa attività di propagazione. Questa persecuzione ebbe una funzione determinante per la realizzazione dello scopo dell’avvento del Daishonin nel mondo. Ma anche di questo punto preferirei discutere in un’altra occasione. Non c’è dubbio comunque che i discepoli si stessero impegnando in una grande campagna di shakubuku con lo stesso spirito del Daishonin.
Ovunque i discepoli erano decisi a gettare le fondamenta per la diffusione della Legge grazie al loro tenace impegno. E nella “controffensiva” che seguì all’esilio di Sado vi furono grandi esempi di propagazione e prova concreta del potere della fede che videro come protagonisti discepoli devoti come Shijo Kingo, i fratelli Ikegami e altri. Dunque, sin dai tempi del Daishonin, shakubuku era il nucleo fondamentale della pratica buddista dei suoi discepoli.
MORINAKA: Ora mi piacerebbe discutere del significato e dei benefici di shakubuku.
(continua)