È necessario decidere di vincere in anticipo, attraverso una preghiera determinata e seguita da un’azione che sia rivolta verso il nostro scopo. Solo così potremmo vincere le funzioni negative nella nostra vita e promuovere kosen-rufu
Toda soleva dire: «Ciò che importa è che ogni persona trabocchi di energia e faccia emergere una forza vitale effervescente». Come responsabili, quando nel corso di una riunione offriamo un incoraggiamento, dovremmo nutrire il forte desiderio di ispirare le persone a prendere la decisione di agire in prima persona. Dovremmo parlare con una voce chiara e piena di fiducia, capace di toccare il cuore. Nichiren Daishonin scrive: «Myo significa rivitalizzare, rivitalizzare significa resuscitare» (Il Daimoku del Sutra del Loto, SND, 5, 45). Noi che recitiamo e sosteniamo la Legge mistica, riusciamo sempre ad attingere a una fresca riserva di forza vitale, facendo pulsare in noi l’energia della giovinezza. Se non ci riusciamo, non stiamo davvero praticando la Legge mistica.
Qual è la chiave per conseguire una vittoria? Innanzitutto la preghiera. Kosen-rufu è una lotta tra il Budda e i demoni. Solo la preghiera, solo la spada affilata della Legge mistica può sconfiggere le funzioni negative della vita. Più la situazione è complessa e impegnativa, più è importante che la preghiera sia il punto di partenza. Un’altra cosa importante è l’azione. Agendo, muoviamo la realtà nella direzione del risultato per il quale stavamo pregando. Quando preghiera e azione si combinano, possiamo vincere i demoni e promuovere il nostro movimento di kosen-rufu. La strategia è altresì vitale. Lo statista Chuko K’ung-ming, uno degli eroi del Romanzo dei tre regni, disse: «Il saggio perfeziona la propria strategia prima di una battaglia, assicurandosi la vittoria in anticipo. Lo stolto, invece, si getta nella lotta senza alcuna strategia e poi cerca una via d’uscita». I responsabili devono unirsi e discutere tutto in dettaglio. Essere dispotici o far da soli porta dritto a un insuccesso. Come dice il Daishonin: «[I generali in un’epoca turbolenta] elaborano strategie dietro le quinte, e la vittoria si decide a migliaia di miglia [dal campo di battaglia]» (GZ, 183).
Tra le enormi difficoltà incontrate durante l’esilio sull’isola di Sado, il Daishonin scrive: «Solo sconfiggendo un potente avversario si può dimostrare il proprio valore» (Lettera da Sado, SND, 4, 75). Gli avversari ci rendono più forti. Le persecuzioni favoriscono il raggiungimento della Buddità e forgiano persone decise a lottare. Le difficoltà sono opportunità: questa è l’essenza del Buddismo di Nichiren Daishonin. Quando i demoni si presentano, siamo di fronte alla scelta di usare o meno la lotta per espandere il nostro stato vitale, accumulare fortuna e affermarci come autentici leader di kosen-rufu. Ecco perché bisogna tirar fuori il coraggio e lottare. Inoltre, dovremmo incoraggiare gli altri e condividere con loro la chiave per la vittoria, facendo crescere così tante nuove persone capaci. Invece di impartire ordini e aspettarci di essere seguiti, dovremmo insegnare lo spirito Soka di maestro e discepolo e sviluppare la fede insieme. Se non facciamo crescere persone capaci, ci aspetta solo il declino. Dove i membri pieni di buona volontà praticano insieme e si sostengono c’è crescita e prosperità.
I leader di kosen-rufu non devono essere arroganti o presuntuosi. Vi prego di essere responsabili che stanno in mezzo alle persone, rispettosi dei loro sentimenti, capaci di tessere legami da cuore a cuore.
Accogliere ogni persona
Scrive il Daishonin: «Il Budda Shakyamuni insegna che chi fa offerte al devoto del Sutra del Loto nell’Ultimo giorno della Legge anche per un solo giorno, acquisterà una fortuna incomparabilmente più grande che se offrisse innumerevoli tesori al Budda per centomila eoni» (La persona e la Legge, SND, 4, 281). La Soka Gakkai è l’unica organizzazione che porta avanti kosen-rufu nel mondo proprio come insegna il Daishonin. Alla luce del Gosho, i benefici acquisiti sostenendo e proteggendo con sincerità la Soka Gakkai sono incommensurabili.
Il Daishonin afferma: «Quando un uccello si avvicina al monte Sumeru, assume una tinta dorata» (GZ, 1536). In altre parole, egli promette che chiunque avanzi con spirito di ricerca verso la Legge mistica, beneficerà di uno stato vitale aureo. Il Joju Gohonzon della Soka Gakkai reca la scritta: «Per la realizzazione del grande desiderio di kosen-rufu attraverso la compassionevole propagazione della grande Legge». Prego affinché ognuno di voi che visita il Centro dove è custodito questo Gohonzon e che si dedica alla propagazione della Legge, sperimenti una crescente salute, risplenda delle quattro nobili virtù di eternità, felicità, vero io e purezza e assapori una vita di vittoria e fortuna magnifiche.
I membri del gruppo Soka Choja-kai che si occupano del Centro dedicato ai visitatori della Soka Gakkai adiacente alla sede, accolgono sempre gli ospiti con calore, nello spirito descritto nel Sutra del Loto: «Se vedrai una persona che accetta e sostiene questo sutra, dovrai alzarti e salutarla di lontano, mostrandole lo stesso rispetto che mostreresti a un Budda» (SDL, 435). Il Daishonin dice che le persone che si comportano così «attireranno la fortuna da diecimila miglia lontano» (Gosho di Capodanno, SND, 4, 272). I benefici di chi risponde con gioia, diciottesimo capitolo del Sutra del Loto, afferma: «Se nel luogo in cui viene esposta la Legge una persona incoraggia un’altra a sedere e ad ascoltare il sutra, in virtù dei meriti acquisiti otterrà il seggio di Shakra, di Brahma e di un re che gira la ruota» (SDL, 330). Chi condivide Nam-myoho-renge-kyo con altri, acquisirà lo stato vitale di un grande leader. Questo si estende anche a chi apre la propria casa o struttura privata alle attività dei nostri membri.
Quando mi occupavo delle pubbliche relazioni della Soka Gakkai, Toda era solito dirmi: «Incontrare le persone è di per sé kosen-rufu. Rendere ognuno un alleato è kosen-rufu. Chiunque incontri nell’intento di realizzare kosen-rufu e chi, per il tuo coraggio e la tua sincerità, metti in grado di stabilire un legame con il Buddismo, in futuro sarà un tuo alleato e ti proteggerà e sosterrà». Il Buddismo non è in un qualche regno remoto separato dalla vita quotidiana. È nel nostro cuore e ancor di più nel nostro comportamento e nelle nostre azioni.
Toda usava dire: «Il terzo presidente è cruciale. Durante la terza presidenza dobbiamo avventurarci nella società e nell’ambito della cultura». Costruire una solida base per la Soka Gakkai durante la terza presidenza è la realizzazione del mio voto a Toda e la restituzione del debito di gratitudine che ho nei suoi confronti. Stiamo adesso puntando all’ottantesimo anniversario. Con i nostri sforzi mirati a questo traguardo, incoraggiamo nuove schiere di persone capaci, nell’interesse di kosen-rufu mondiale.
Affinché “la Legge duri a lungo”
Il filosofo danese Søren Kierkegaard (1813-55) disse: «La persona buona è forte, più forte di tutto il mondo». La Soka Gakkai è un insieme di “persone buone”. Non dobbiamo permettere che questa corrente si esaurisca. Come scrisse Francesco Petrarca (1304-74): «Ché bono a buono ha natural desio» (I trionfi, Triumphus Cupidinis, I). Preparare dei successori è il lavoro più nobile che ci sia. Continuiamo con orgoglio a dedicarci alla crescita di persone capaci.
Come possiamo garantire che la Soka Gakkai viva in eterno, in modo da assicurare la trasmissione della Legge mistica per i diecimila anni e più dell’Ultimo giorno della Legge? È su questo che sto concentrando i miei sforzi in questo momento. Alla fine dell’Apertura degli occhi, Nichiren Daishonin afferma: «Se esaminiamo il capitolo Hoto del Sutra del Loto, troviamo il Budda Shakyamuni, il Budda Taho e tutti i Budda delle dieci direzioni (che sono le emanazioni del Budda Shakyamuni) riuniti insieme. Per quale motivo? Come afferma lo stesso sutra: “Per far sì che la Legge duri a lungo, sono venuti in questo posto”. Si può comprendere da questo che Shakyamuni, Taho e tutti gli altri Budda intendessero assicurare la futura propagazione del Sutra del Loto in modo che potesse essere utilizzabile da ogni singolo essere vivente nei tempi a venire. La loro preoccupazione e la loro compassione sono ancora più grandi di quelle di un padre e di una madre che vedono il proprio unico figlio afflitto da una grande sofferenza» (SND, 1, 207).
Il cuore del Sutra del Loto e lo spirito di kosen-rufu stanno nel desiderio di condurre per sempre tutte le persone sofferenti alla felicità e dunque assicurare che la Legge mistica sopravviva in eterno. Shakyamuni cercò di guidare tutti gli esseri umani all’Illuminazione e i suoi discepoli, in unità con il loro maestro, si mossero con pari risolutezza. I concili buddisti convocati per compilare gli insegnamenti di Shakyamuni dopo la sua morte furono una manifestazione di questo impegno. Il Daishonin cita la determinazione dei discepoli di Shakyamuni durante il primo concilio buddista: «Discutendo fra di loro dissero: “Che ne sarà di tutti coloro che vivranno fra cento o mille anni, o nell’Ultimo giorno della Legge? In che modo potranno ricordare il Budda? […] Non dovremmo trascrivere anche noi i vari insegnamenti che abbiamo udito predicare dal Budda agli ascoltatori della voce e ai grandi bodhisattva nell’arco di cinquant’anni, in modo che possano servire da occhio alle persone del futuro?”» (Cavalli bianchi e cigni bianchi, SND, 9, 211).
Il Daishonin descrive ancora il primo concilio ne Il vero aspetto di tutti i fenomeni: «I mille arhat versarono lacrime ricordando il Budda e piangendo il bodhisattva Monju pronunciò Myoho-renge-kyo. Fra quei mille arhat, il venerabile Ananda replicò in lacrime: “Così io ho udito” e gli altri novecentonovanta diluirono l’inchiostro con le loro lacrime e scrissero “Myoho-renge-kyo” seguito da “Così io ho udito”» (SND, 4, 234). Questo è ciò che ho udito dal mio maestro, questo è il suo vero spirito! Questo grido che viene dal cuore dei discepoli del Budda è ciò che permette al Buddismo di sopravvivere. L’affermazione «Così io ho udito» rappresenta la decisione dei discepoli di incidere gli insegnamenti del maestro nella vita e di metterli in pratica con coraggio, in unità con lui. Rappresenta anche lo spirito dei successori che sostengono con fierezza gli insegnamenti del maestro e li tramandano.
Ne La raccolta degli insegnamenti orali, discutendo la frase «Così io ho udito» (lett. Questo è ciò che io ho udito), il Daishonin cita un brano di Parole e frasi del Sutra del Loto di T’ien-t’ai: «”Questo è ciò” sono parole che indicano fede e ottemperanza. Fede significa comprensione di ciò che si è udito, ottemperanza significa che [lo si segue mentre] si segue il sentiero di maestro e discepolo» (OTT, 10). E restando fedeli al sentiero di maestro e discepolo si può aprire la strada alla realizzazione di kosen-rufu per il futuro dell’Ultimo giorno della Legge. Toda dedicò la sua vita a questo sentiero come discepolo di Makiguchi e ci insegnava con severità l’importanza di dimostrare il massimo rispetto e stima a Makiguchi, un grande maestro di fede e il fondatore della Soka Gakkai. A questo proposito diceva: «A meno che la stessa Gakkai non si dedichi appieno a promuovere lo spirito di maestro e discepolo, perderà il suo scopo e la sua anima di organizzazione che diffonde correttamente il Buddismo del Daishonin».
Come discepolo di Toda, anch’io sono rimasto fedele al sentiero di maestro e discepolo. Ho ricevuto un allenamento rigoroso da Toda. Ho imparato tutto da lui. Il solo sapere che mi stava osservando dava alla mia vita un enorme significato. Questa è la natura della relazione maestro e discepolo. Toda è sempre nei miei pensieri, trecentosessantacinque giorni all’anno: quando cammino, quando viaggio in auto, quando mangio, in ogni singolo istante penso a Toda. Seguire il sentiero della non dualità di maestro e discepolo significa mettersi in gioco. Solo chi ha affinato e temprato la propria vita seguendo la guida severa del maestro diventerà una persona realmente capace.
Gratitudine e ingratitudine
La Soka Gakkai è un regno permeato dallo spirito di riverire il proprio maestro e ripagare il debito di gratitudine nei suoi confronti. Nessuno in questo puro regno della fede dovrebbe essere geloso o risentirsi della grandezza altrui. È un comportamento stupido. Non dobbiamo permettere a nessuno di danneggiare il nostro regno spirituale.
Devadatta covava ostilità nei riguardi del Budda Shakyamuni e complottò di ucciderlo, sebbene fosse dello stesso clan di Shakyamuni e fosse considerato uno dei suoi più stretti discepoli. Perché, allora, insorse contro Shakyamuni? Perché la sua natura fondamentale era la gelosia ed egli era consumato da un forte sentimento di rivalità. Sebbene Devadatta nutrisse un profondo debito di gratitudine nei confronti del suo maestro Shakyamuni, cedette all’arroganza e divenne egocentrico. Egoista e spietato, non era più in grado di riconoscere e sostenere i meriti del suo maestro. Cercò perfino di autonominarsi capo dei seguaci di Shakyamuni, con il pretesto che quest’ultimo era troppo vecchio.
Comparvero dei traditori perfino tra i responsabili della Soka Gakkai che lavoravano al fianco di Toda e anche un certo numero di massimi responsabili dell’epoca di Makiguchi abbandonò la fede e l’organizzazione. Dopo la morte del Daishonin, cinque dei sei preti anziani designati dallo stesso Daishonin come principali discepoli, in seguito tradirono il loro maestro. Solo Nikko Shonin gli rimase fedele e nei suoi confronti gli altri cinque preti nutrivano gelosia. È una lezione storica importante.
In nessuna circostanza si deve permettere alle persone senza scrupoli di agire indiscriminatamente e infliggere sofferenza ai nostri membri dal cuore puro. Toda aveva l’abitudine di dire: «Non favorite i malvagi che cercano di distruggere kosen-rufu o gli ingrati che ripagano la gentilezza della Gakkai con inimicizia. Sono nemici del Budda e come tali, nessuna condanna sarà troppo dura».
È con questo spirito che Nikko Shonin continuò fino alla fine dei suoi giorni a denunciare la corruzione dei cinque preti anziani che tradirono il Daishonin e ciò lo condusse a scrivere I ventisei ammonimenti per la posterità. Spiegando le sue motivazioni affermava: «Questo unicamente perché attribuisco valore alle auree parole del Daishonin riguardo kosen-rufu» (GZ, 1617) e «per l’eterna salvezza e protezione dell’umanità» (GZ, 1619).
Afferrare le redini di kosen-rufu significa non solo avere successo nel presente ma anche aprire una strada per la vittoria futura. Spero che incidiate questo punto nel vostro cuore.
La forza delle donne
Quando i fratelli Ikegami, Munenaka e Munenaga, perseguitati dal prete senza scrupoli Ryokan e dalla sua corte, si trovavano a un difficile bivio, Nichiren Daishonin scrisse alle loro mogli: «Se entrambe vi unite per incoraggiare la loro fede, seguirete il sentiero della figlia del Re dei Naga e sarete il modello delle donne che ottengono l’Illuminazione nell’Ultimo giorno della Legge. Se agirete in questo modo qualunque cosa accada, io, Nichiren, dirò ai due santi e ai due dèi celesti, alle dieci dee e ai Budda Shakyamuni e Taho di farvi diventare Budda in ogni futura esistenza» (Lettera ai fratelli, SND, 4, 121).
Nella vita di ognuno, chi più o chi meno, ci sono avversità e svolte decisive. Se in simili momenti cruciali una donna saggia resiste con fede coraggiosa e, senza esitare, parla con chiarezza, la sua famiglia sarà protetta. Le sue azioni apriranno la strada verso la felicità, l’Illuminazione e il successo per tutta la sua famiglia e i suoi cari per l’eternità. Questa è una formula immutabile del Buddismo.
Lo ripeto in continuazione: desidero che i responsabili uomini si ricordino sempre di rispettare e tenere in grande considerazione donne e giovani donne, che sono indiscutibilmente la forza trainante dello sviluppo della Soka Gakkai.
La scrittrice francese George Sand (1804-76) scrisse: «Una splendida passione allarga l’anima». Nessuna passione è più bella e nobile della passione per kosen-rufu e le azioni che ispira incrementano la felicità che sentiamo dentro di noi. È cruciale vincere la paura e non tirarsi mai indietro: questa era la ferma convinzione di George Sand. Il suo romanzo La città nera è ambientato in una città industriale popolata da operai, un posto infernale annerito dalla fuliggine e in cui riecheggia il rumore di pesanti macchinari. Si dice che sia modellata su una cittadina francese reale del diciannovesimo secolo. George Sand racconta di una giovane donna saggia che decide di “alzarsi da sola” e, mossa dall’amore per la propria città natale, determina di trasformarla in un luogo meraviglioso e ideale in cui vivere. Quando una donna decide di raggiungere un obiettivo può diventare una forza per uno sviluppo inimmaginabile. La giovane Tonine è una povera orfana, gracile e pallida ed è solo una bambina quando comincia a lavorare in una delle fabbriche della città. Lì svolge il lavoro di due persone. Avendo sopportato numerose difficoltà sin dall’infanzia, diventa una giovinetta calma eppure profonda, saggia e sicura di sé. Infine diventa una luce di speranza per i suoi concittadini. Sand scrive: «Dopo una infanzia disagiata e infelice, era diventata premurosa e accogliente, come se all’improvviso avesse rinunciato al desiderio di vivere solamente per sé». E le persone notavano che: «Era generosa e sensibile con chiunque intorno a lei desse segni di sofferenza». Essere gentile con gli altri era la gioia più grande per Tonine. Aveva dedicato con gioia la sua gioventù a dare speranza alle persone.
Quando il cuore e lo scopo a cui dedichiamo la vita cambiano, cambia tutto. Lavorando per la felicità e il benessere degli altri, intraprendiamo un cammino che fa risplendere d’immensa lucentezza la nostra vita. Proprio come dice il Daishonin quando scrive: «Se accendi una lanterna per un altro, illumini anche il tuo cammino» (GZ, 1598).
Trasmettendo il suo atteggiamento positivo, Tonine, l’eroina di George Sand, dice: «Il modo più semplice per intristirsi è lamentarsi. Non vedete che cosa ho realizzato mettendo il benessere degli altri davanti al mio?». Tonine trascorre la propria gioventù non inseguendo piaceri effimeri, ma dedicandosi alla prosperità degli altri e della sua comunità. E, sostenuta dalla fiducia e dalla gratitudine di chi la circonda, riesce a trasformare la città e i suoi abitanti.
La storia di George Sand ha molti paralleli con le valorose lotte delle donne e delle giovani donne della Soka Gakkai. Le nostre vite, dedicate a kosen-rufu, sono spesso molto più impegnate e impegnative di quelle di tanti attorno a noi. Ma proprio per questo, tante volte abbiamo anche la possibilità di godere della realizzazione e della felicità degli altri.
Per quanto sul momento i nostri sforzi per kosen-rufu possano sembrare faticosi, riguardandoli nel corso del tempo comprendiamo e apprezziamo quanto positivi siano stati per la nostra vita. Ogni sforzo che facciamo ci ritorna sotto forma di beneficio. Questo è garantito. In accordo con il principio che i desideri terreni conducono all’Illuminazione, più abbiamo lottato per realizzare un obiettivo rilevante e più grande è lo stato vitale che acquisiremo. Possiamo forgiare un sé che, di fronte ai problemi, ci permette di contemplarli con calma, senza ansia.
In La città nera, la saggia Tonine sollecita gli amici a un’azione immediata sostenendo che rimandare le cose sortisce l’uno o l’altro di questi effetti: non farle mai oppure farle a un costo maggiore. Traiamo il massimo da ogni istante e facciamo un coraggioso passo avanti. Possiate tutti voi scrivere una brillante storia della vostra giovinezza e della vita costruendo un cammino assieme ai vostri compagni di fede.
Lottare con passione
In Risposta a Sairen-bo, il Daishonin afferma: «Il Demone del sesto cielo ha cercato di impossessarsi del mio corpo, ma io stavo già in guardia e non mi si è avvicinato. Poiché il potere del demone celeste non ha alcun effetto su di me, egli si impossessa del governante e degli alti funzionari o di preti stupidi come Ryokan, inducendoli a odiarmi» (SND, 9, 156).
L’opera dei demoni è davvero formidabile, ma non possono dominare il devoto del Sutra del Loto la cui vita è dedicata a diffondere la Legge mistica. Essi pertanto esercitano una influenza sulle persone in posizione di potere e sui loro lacchè e li inducono ad avere cattive intenzioni nei confronti del devoto.
La fede nella Legge mistica è un’eterna lotta tra il Budda e i demoni. Dovremmo pertanto incidere queste parole del Daishonin nel nostro cuore: «Rafforzate la vostra fede giorno dopo giorno e mese dopo mese. Se vi rilassate anche solo un po’, i demoni prenderanno il sopravvento» (Le persecuzioni che colpiscono il Budda, SND, 4, 188). Chi si impegna nella fede con fermezza incrollabile riesce a respingere le influenze negative. È capace di percepire e vincere le funzioni negative che affondano le radici nel cuore di chi sta loro intorno. Ecco perché abbiamo bisogno di rafforzare la fede «giorno dopo giorno, mese dopo mese». In Lettera a Niike, il Daishonin scrive: «Sviluppa sempre più la tua fede dal primo all’ultimo istante, altrimenti avrai dei rimpianti» (SND, 4, 245). Dobbiamo portare avanti la fede fino all’ultimo istante, avanzando spediti con crescente dinamismo. Toda osservò severamente: «Il peggior tipo di persona è quello che ripaga il proprio debito di gratitudine con l’inimicizia. Un simile comportamento è il massimo della meschinità». Non dobbiamo mai cedere all’ingratitudine. La fine della vita è importante; ciò che conta è il modo in cui concludiamo l’ultimo capitolo. Non dobbiamo virare verso l’aridità dell’ingratitudine e pentircene per l’eternità. Come disse il grande poeta americano Walt Whitman (1819-92): «La gratitudine […] è indispensabile a un carattere completo […] la disposizione ad apprezzare, a essere grato. Questa è la questione principale, il principio costruttivo» (Fronde di Novembre).
Napoleone Bonaparte osservò che talvolta c’è bisogno di tutta la propria energia per riuscire a far qualcosa di buono per i propri concittadini. È vero. Per realizzare qualcosa di buono è necessaria una lotta appassionata. Portare a termine una causa giusta richiede coraggio. Aggiunse che la morte è la perdita della volontà. Niente è più triste dello sperimentare una “morte da vivi”, una vita in cui si sono perduti gli ideali o la passione. Ecco perché dobbiamo costantemente risvegliare in noi lo spirito di andare sempre avanti.
Dichiarò anche che piuttosto di non lasciare alcuna traccia delle realizzazioni raggiunte nella vita, sarebbe meglio non aver vissuto affatto. Nell‘Apertura degli occhi, il Daishonin afferma: «Ho dedicato la mia vita al Sutra del Loto e il mio nome sarà tramandato alle generazioni future» (SND, 1, 170). La fortuna e i benefici raggiunti da chi ha combattuto con tutto il cuore per kosen-rufu sono eterni. Sebbene nessuno possa vedere i nostri sforzi, il Gohonzon li osserva con attenzione e li loda. Ecco perché dovremmo lottare con tutto il nostro essere. Solo nel mezzo della lotta assaporeremo realizzazione, gioia e vittorie enormi. Chi si dedica con impegno a kosen-rufu, sta seguendo il sentiero corretto della fede. Non c’è ricompensa maggiore della lode del Gohonzon.