Rino ha raccontato questa esperienza durante il Corso nazionale studenti del 18–20 ottobre, incoraggiando tutti a porsi grandi scopi per kosen-rufu e per la propria vita
Ho ventidue anni e sono cresciuto in una famiglia buddista. Furono le riunioni del Gruppo futuro a farmi avvicinare di più al Buddismo. All’epoca odiavo il sistema scolastico che mi opprimeva, a scuola non rendevo e mi sentivo una delusione per i miei genitori. Fondamentalmente mi sentivo solo e trovavo molto difficile relazionarmi con i miei coetanei, ogni giorno entravo con il broncio in una classe dove non avevo amici.
Quando in terza superiore cominciai a praticare il Buddismo, lo feci per dimostrare che la pratica non funzionava, anche se sotto sotto mi auguravo che funzionasse. Dopo un periodo di Daimoku costante, notai che entravo a scuola con il sorriso nonostante l’ambiente fosse lo stesso. Decisi di continuare e mi misi obiettivi su tre fronti: studio, amore e amicizia. L’anno seguente feci una scommessa con un praticante della mia zona: lui si sarebbe sfidato nel sostenere l’esame buddista di primo livello e io per essere promosso senza debiti. Grazie a quella scommessa, con tanto Daimoku e tanto studio riuscii a superare l’anno senza un’insufficienza. Quell’estate partecipai al primo corso Futuro italiano, e lì cambiò tutto. Decisi che non avrei mai smesso di praticare e di mettere il Gohonzon al centro della mia vita.
Arrivò il momento di scegliere l’università, con grandi dubbi su ciò che avrei voluto fare. Sensei scrive: «Dopo che inizierete l’università, studiando diverse materie e grazie allo stimolo di nuove amicizie, gradualmente vi farete un’idea più chiara della strada che volete seguire. La cosa importante è concentrarvi sempre al cento per cento sulle sfide che avete davanti. Se farete così, la vostra missione vi si rivelerà naturalmente nel corso del tempo» (Scuola e lavoro, Esperia, pag. 52).
Decisi di iscrivermi alla facoltà di Economia e management. Il primo anno è stato magnifico, ogni giorno prima delle lezioni facevo un’ora di Daimoku e mi impegnavo a dialogare sul Buddismo, arrivando a fare dieci shakubuku al giorno! Nello stesso periodo mi chiesero di prendermi cura dei giovani del mio settore e accettai. I giovani erano davvero pochi, ma con loro riuscii a creare una grande unità. Grazie a questi sforzi, non solo riuscii a concludere gli esami del primo anno in tempo, ma vinsi anche una borsa di studio.
Il secondo anno universitario mi portò a frequentare corsi e persone nuove. Cominciai a sentirmi come se fossi tornato al liceo. Non conoscevo quasi nessuno, lo studio era la cosa più difficile di questo mondo e trovavo pesantissimo seguire i corsi. Di nuovo quel vecchio senso di pesantezza e malessere: a volte non riuscivo a terminare le lezioni e dovevo correre a casa. Al contempo non riuscivo più a fare tanto Daimoku, le attività procedevano per inerzia e mi sentivo debole. Quell’anno ho dato pochi esami ed è passato come se non lo avessi vissuto.
A settembre 2017 entrai nell’ultimo anno universitario, mi mancavano quattro esami dell’anno precedente e come giovani di settore eravamo meno di dieci alle riunioni.
A volte, quando si dovrebbe studiare di più, si pensa sia normale tralasciare l’attività buddista. Ma come dice sensei, la preghiera per kosen-rufu ha una forza invincibile. Così decisi di ripartire nell’attività, di sostenere tutti gli esami e di laurearmi entro il 18 novembre 2018. Poco dopo alcuni giovani uomini, ai quali sono immensamente grato, emersero dal nulla e decidemmo di impegnarci tutti assieme nella campagna “Io sono Shin’ichi Yamamoto”. Stabilimmo l’obiettivo che dodici nuovi giovani ricevessero il Gohonzon nel settore, e per realizzarlo decidemmo di leggere insieme il volume 10 de La rivoluzione umana e di andare a trovare a casa quante più persone possibili. Ciò che accadde ha dell’incredibile: alla fine del 2017 due giovani ricevettero il Gohonzon; poi, alla riunione del 16 marzo 2018 parteciparono quarantasette persone, di cui più della metà nuove o principianti. E dieci di loro hanno ricevuto il Gohonzon entro il 2018!
Sebbene in quel periodo mi sia sforzato negli studi, non sono riuscito comunque a laurearmi in tempo, e nonostante i risultati nell’attività mi sono sentito un incapace. Ma ancora una volta sono state le guide di sensei a risollevarmi: «Alcuni studenti impiegano più tempo di altri per completare la loro educazione, […]. Se ciò dovesse accadere anche a voi non avete motivo per confrontarvi con gli altri. La vita è lunga, non dovete permettere agli alti e bassi che sperimentate lungo il percorso di influenzare la vostra prospettiva. Ciò che conta è che vinciate alla fine. Non dovete mai scoraggiarvi» (Corriamo insieme verso kosen-rufu, pag. 112).
Per me studiare e avere buoni voti era un modo di rispondere alle aspettative della società. Ma il nostro maestro afferma che ciò che conta è diventare leader umanistici dal carattere retto e integro. Questa è la ragione per cui esiste il Gruppo studenti: continuare a studiare per diventare leader in grado di proteggere le persone.
Avevo iniziato a praticare il Buddismo per risolvere le mie difficoltà nello studio, nell’amore e nell’amicizia, e ora posso dire di aver realizzato questi obiettivi: ho compreso il vero motivo dei miei studi, ho avuto il beneficio di trovare una ragazza con la quale sto costruendo una relazione di valore, e ho trovato una grande rete di amici. Ma la cosa più importante di questi anni di pratica è avere accumulato dei tesori del cuore che non verranno mai distrutti.
Adesso, in una forte unità con gli altri giovani, abbiamo deciso di ripartire con un’altra campagna di shakubuku verso il 18 novembre 2020, novantesimo anniversario della SGI. Io conseguirò la laurea con una tesi incentrata sull’humanistic management (management basato sull’umanesimo).
Non ho alcun dubbio che vinceremo, grazie alla nostra coesione e alle guide di sensei!