Abbiamo incontrato alcuni responsabili del settore Fermi di Roma che ci hanno raccontato di un’iniziativa realizzata per contribuire al miglioramento del quartiere
Nel settore tutti desideravano che aumentassero i praticanti, che ci fosse maggiore unità e un’atmosfera più allegra. Due responsabili di gruppo, Marina e Mimmo, avevano il desiderio di fare qualcosa per le persone del quartiere e, con un entusiasmo contagioso, hanno proposto di organizzarsi per far conoscere il Buddismo. Questo desiderio, e il Daimoku fatto insieme ogni settimana, sono stati i punti di partenza. Era maggio e l’evento avrebbe avuto luogo il 19 novembre. Lo scopo era che partecipassero 150 persone di cui almeno 100 abitanti del quartiere. Ognuno si è impegnato a invitare due persone a cui far conoscere Nam-myoho-renge-kyo e la Soka Gakkai. Tra ostacoli e intuizioni si è arrivati a decidere di fare una mostra con un percorso itinerante, un “viaggio” nel Buddismo per i loro ospiti. Realizzarla è stata una grande esperienza di unità.
Marina: «Nonostante momenti di crisi, con il Daimoku eravamo così in sintonia che ci si capiva al volo, abbiamo realizzato uno scopo che in tanti momenti sembrava impossibile come, per esempio, trovare il luogo gratuitamente!». La preside di un liceo della zona ha offerto gli spazi della scuola per quella domenica. Anche per l’allestimento ci sono state tante complicazioni, ma alla fine è andato tutto benissimo. Il percorso prevedeva una mostra fotografica sul quartiere in cui abbiamo incluso delle foto scattate dagli studenti del liceo, coinvolgendoli insieme ai professori; un documentario sul tema della felicità, realizzato da alcuni artisti che hanno intervistato gli abitanti del quartiere, e una mostra sul “mutuo possesso dei dieci mondi”. Facendo da guida con le nostre esperienze, ne aiutavamo la comprensione.
Mimmo: «Alle riunioni non parlavo quasi mai, ma quel giorno mi sono sfidato e spiegando i dieci mondi ho parlato per tre ore, anche a degli sconosciuti, in maniera molto naturale. Ho anche superato la mia difficoltà di fare shakubuku che fino a quel momento mi sembrava un’azione non alla mia altezza».
C’era anche uno spazio dedicato ai bambini di cui eravamo tutti felici, soprattutto i bimbi! Al termine del percorso chiedevamo alle persone: «Chi può realizzare la pace?». Loro, aprendo una tenda, trovavano uno specchio con la loro immagine riflessa, sentivano che la pace parte da ognuno di noi. Tantissimi i commenti sul quaderno dei saluti. Eccone uno: «Può essere davvero pesante, a volte, aprire la porta della propria vita e renderla un capolavoro di energia, armonia e altruismo ma, grazie a voi, pare che sia possibile».
è stato un grande successo! Abbiamo superato lo scopo che avevamo messo, infatti hanno partecipato 178 persone, di cui 123 ospiti. Abbiamo subito scritto al presidente Ikeda per informarlo. Ora il nostro desiderio è di rimanere in contatto con tutti i visitatori, alcuni hanno già partecipato agli zadankai di dicembre, ma l’impegno nel quartiere continuerà per tutto il 2018. È una promessa!